2. Non è un buongiorno

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Maristella

Il suono delle nocche che sbattono dall'altra parte della porta mi prende alla sprovvista.
Cerco di raccogliere tutta la mia sicurezza perché devo affrontare questa situazione nel miglior modo possibile.

«Puntuale come sempre.»
Bofonchia il direttore mentre apre la porta.

Lorenzo Alessandri è in piedi vicino alla porta. Oggettivamente ha davvero una presenza imponente, impossibile che passi inosservato e sicuramente emana il forte carisma anche quando dorme.
I lineamenti del viso sono decisi ma armoniosi, le iridi grigio ghiaccio sono ancora più magnetiche e glaciali rispetto al video. I capelli folti sono più spettinati, dandogli un'aria sbarazzina, ma che stonano con l'eleganza del suo abbigliamento.

Guardo la sua postura e cerco di ricavare quante più informazioni possibili, non è certo la prima volta che vedo un uomo affascinante... È molto impostato, con un'espressione quasi indifferente. Ottima tattica per non far capire all'altro le proprie intenzioni.

«Buongiorno» affermo sorridente, sicura e rispettosa. L'educazione prima di tutto. Inoltre non posso dimenticare l'autorevolezza del suo ruolo.

Fa un cenno di saluto col capo, non dandomi troppa importanza, si rivolge al padre «non credevo fosse impegnato... »
La pseudo formalità che usa Lorenzo Alessandri non mi meraviglia, non sa chi ha davanti e non può certo parlare al padre come nulla fosse.

«Lorenzo, la professoressa Maristella Buongiorno, che lavora all'Istituto il De Tarso, è qui per quella questione. Le ho già spiegato come risolvere, ora vorrei dirlo a te...»

Solo a questo punto, Lorenzo Alessandri rivolge realmente l'attenzione su di me... Inclina leggermente la testa in avanti, stringere le spalle e incrociare le braccia. Lo sguardo è scrutatore, con sopracciglia aggrottate e occhi semichiusi. Sicuramente sta cercando di capire che sta succedendo e nel suo sguardo leggo solo due emozioni: sospetto e diffidenza.

Benvenuto nel club.

«Beh, il cognome dice tutto, sicuramente non sarà un "Buongiorno". Che cosa ti stai inventando, ora? E perché lei è qui?»  Lorenzo Alessandri sbotta a denti stretti, facendo un cenno col capo verso la mia direzione.

I miei occhi strabuzzano leggermente, e le labbra si aprono leggermente dallo stupore.
Non mi aspettavo subito questa reazione, credevo che almeno ascoltasse tutta la questione, invece parte prevenuto.
Sa chi sono? Dato che il suo cambiamento l'ho notato appena il padre ha pronunciato il mio nome e quello dell'istituto.

«Siediti e parliamo. Non avere conclusioni affrettate.»
Anche se combattuto alla fine si siede di fianco a me.

«Buongiorno, professoressa... Buongiorno.» bofonchia un po' infastidito. Accavalla le gambe e tamburellare le dita sopra il suo ginocchio.

Resto in silenzio, ma dentro di me si cela una tempesta, se dovessi esplodere potrei navigare in acque pericolose e non deve capitare! Cerco di apparire tranquilla e a mio agio perché volente o nolente quest'uomo sarà il mio nuovo datore di lavoro, perciò devo collaborare. Lo devo fare per i miei ragazzi: quegli ultimi che non vuole nessuno, coloro che soffrono per abbandoni e disagi vari. Devo far capire a Lorenzo Alessandri che sono una professionista, come tale prendo sul serio il mio lavoro e  so quello che faccio. Forse capirà che la gestione di queste fragilità è una ricchezza anche per lui, per tutti noi... A livello professionale, ma soprattutto umano!

Il direttore inizia il suo discorso, illustrando al figlio tutta la situazione, lui fissa il padre senza fiatare, finché non sbotta.

«No. Non farò nulla di tutto questo.»

«Lorenzo, non è una scelta, è un ordine impartito dal consiglio!»

«Ringrazia che ci sono delle signore, altrimenti ti avrei detto dove il consiglio può ficcarsi gli ordini!»

Resto completamente a bocca aperta, non mi aspettavo certo un atteggiamento del genere... Davanti a me, una sconosciuta.

«Lorenzo come ti permetti! Porta rispetto!»

«Rispetto... -scimmiotta- mi hai convocato qua con la massima urgenza senza anticiparmi nulla. Ne hai discusso prima con lei e solo dopo con me... Pretendi rispetto e sei il primo a non portarne.»

I modi sono da cavernicolo, ma in un certo senso può avere le sue ragioni.

«Sono un tuo superiore, non devi dimenticarlo. Gestisco le cose come meglio ritengo, non devo dar conto a te.»

«Ma sei anche mio padre!»

Distolgo lo sguardo da entrambi, cerco di estraniarmi da questa situazione che a mio parere sta sfuggendo di mano, sono nel bel mezzo di una faida famigliare. Mi chiedo come mai lo facciano in mia presenza.

«Certe faccende le dovremmo discutere in altri contesti.» borbotta Luigi Alessandri.

«Potevi convocarmi prima e ne avremmo parlato, ma dato che hai deciso diversamente, non mi lasci scelta!» ribatte lui.

«Lorenzo! Hai il Sistema Nazionale di Valutazione che ti controlla, forse non ti rendi conto in cosa ti stai cacciando!»

«Oh davvero? Mi tremano le mutande!»

«Parliamo del Ministero dell'Istruzione! E subirete la visita ispettiva»

«Falli venire! Ti ricordo che abbiamo i risultati migliori dell'INVALSI di tutta Italia... C'è dell'altro, cosa mi nascondi?» l'uomo scruta il padre con uno sguardo penetrante e glaciale, come se volesse levargli una maschera e capire cosa realmente succede.

«Basta! Farai questa cosa, è chiaro!?»

Luigi Alessandri alza il volume della voce e per un attimo sussulto anche io, non lo avevo mai visto così. Lorenzo fissa il padre per alcuni secondi, non è affatto intimidito anzi, direi traspare una inquietante tranquillità. Fa schioccare la lingua e con una tranquillità inquietante ribadisce:

«No. Il mio istituto non diverrà un riformatorio, come il De Tarso.»

«Ma come si permette?» sbraito, mi alzo in piedi e le mani piantate sui fianchi. Ora basta, non ne posso più.

Luigi Alessandri sospira arreso e mi guarda, sta cercando il mio appoggio e aiuto.
Cerco di contenere il mio fastidio, mi risiedo, e  preparare la mia mente per elaborare uno miei discorsi... Infatti  quando fuoriesce la mia eloquenza da professionista dell'inclusione, le persone restano affascinate, sorprese, felici e soddisfatte. Non pretendo che succeda anche a lui, però vorrei che rispettasse la mia professionalità.

«Dirigente Alessandri, io penso che il direttore stia facendo il nostro interesse...» cerco di iniziare un tono più tranquillo e pacato, in maniera tale da allontanare questa atmosfera di tensione, dove la stanza sembra più piccola e l'aria più densa.

L'uomo si volta e mi osserva mentre pronuncio quelle parole, la sua espressione sarcastica, mi infastidisce. È come se a priori non volesse dar reale peso alle mie parole.

«Mi dica come, mi illumini, professoressa.»

La sua è più una sfida, piuttosto che curiosità nel capire come potrei convincerlo.

«I nostri istituti seppur diversi non possono che trarre beneficio l'uno dall'altro. Relazionarsi con la diversità, in qualsiasi forma, non può che potenziare le competenze trasversali di ciascun ragazzo e le nostre: empatia, ascolto attivo, autostima, autoefficacia, interdipendenza positiva...»

«Ha finito?»

Lorenzo mi interrompe proprio sul più bello e mentre Luigi Alessandri mi scruta con soddisfazione, l'altro resta impassibile.

«In realtà no...» bofonchio indispettita.

«Senta, non mi sono recato qua per sentire della fuffa buonista da due soldi... Ora risponda a questo, lei è davvero d'accordo con tutta questa pazzia? Perché è chiaro che dietro ci sia molto altro.»

«Questo non è tollerabile! La fuffa di cui parla è la formae mentis che ci ha permesso di accogliere, di accettare e di trarre ricchezza da ciò che prima veniva allontanato ed escluso.»

Ha superato il limite, non me ne starò qua zitta e buona! E no, non sono d'accordo, ma non ho scelta e neanche lui. I nostri sguardi si incrociano come spade, con sopracciglia aggrottate, occhi semichiusi e labbra serrate.

«Proverò a chiederglielo un'altra volta... È d'accordo, sì o no? Non è difficile professoressa.»

La mia sfuriata non lo ha minimamente scomposto, anzi lo ha indispetitto di più, aiuto mi sembra di negoziare con Lucas. Non va bene, cerco di tranquillizzarmi anche io, una litigata ora è proprio poco professionale.

«Ho alcune perplessità, ma...»

«Ma non ha scelta, giusto?»

Sto in silenzio per qualche secondo, perché sono un po' in difficoltà, ma non posso manifestare il mio disappunto così palesemente davanti al direttore.

«Neanche lei, dirigente Alessandri.»

Non ribatte alla mia affermazione e il padre ne approfitta,
«Lorenzo, la formalità per il vostro nuovo ruolo e già stata avviata, non si può tornare indietro. Lo faccio per te...»

«O per te stesso? O per qualcun altro che non è qui presente?» sibila inviperito.

«Se in futuro vorrai coordinare i dirigenti scolastici nazionali, devi cambiare alcune tue impostazioni, devi essere più flessibile. Senza influenze esterne...»

Lascia in sospeso queste ultime parole, come se ci fosse ben altro, oltre l'apparenza.

Cala il silenzio per alcuni secondi, che viene interrotto da una notifica che arriva al mio cellulare, ma non solo... Suona anche quello dell'uomo vicino a me.

«È l'avviso ufficiale dei vostri nuovi incarichi. Buon lavoro.»

Luigi Alessandri taglia corto e nel frattempo controllo il cellulare. È veramente come ha detto, sono convocata alla riunione plenaria presso l'istituto Santa Monica per domani alle ore dieci. In allegato c'è un file con tutte le indicazioni dei nuovi incarichi.

Lorenzo Alessandri si alza fortemente indispettito «non finisce qui, troverò il modo per evitare lo sfascio che mi stai causando.»

Si alza ed esce dalla stanza, poi si blocca in prossimità della porta
«Professoressa Buongiorno, l'aspetto fuori, credo che io e lei dovremmo discutere.»

Mi alzo, saluto il direttore e lui con sguardo preoccupato pronuncia:

«Professoressa, la situazione è molto più precaria di quello che sembri, quindi vada fino in fondo. Ma stia attenta. Arrivederci.»

Attenta a cosa? A chi?

Detto questo mi congeda e io ammutolisco, cammino lungo il corridoio che porta all'uscita. Sono abbastanza scossa da tutta questa situazione, ho temuto per il mio lavoro e vado via sentendomi peggio del previsto.

«Professoressa.»
La voce di Lorenzo Alessandri, risveglia il mio terpore, è fuori dall'ingresso che mi aspetta.

«Dirigente.»

«Facciamo due passi e parliamo, l'accompagno alla macchina.»

Il suo invito un po' mi spiazza, come anche il suo atteggiamento. Non riesco pienamente a comprenderlo, è completamente impassibile, forse anche lui sta cercando un modo per collaborare?

Mi sembra strano.

Mentre ci avviamo verso la mia macchina, aspetto che inizi la conversazione.

«Professoressa Buongiorno, sarò breve e conciso. Per me questa collaborazione è fuori discussione. Perciò le dirò che io non ho alcuna intenzione di stravolgere le politiche del mio istituto. Venga a fare osservazione, dica che va tutto bene e chiudiamo la faccenda.»

«Mi sta chiedendo di dichiarare un eventuale falso?»

«Le sto dicendo di farsi da parte, il Santa Monica non si tocca, tanto meno da una come lei.»

Una come me?

«E cosa sarei di preciso?» ribatto inviperita, perché il suo non è certo un complimento.

«Una ciarlatana buonista, che si riempie la bocca di concetti apparentemente nobili, ma che poi nella realtà dei fatti si tratta solo di pura ipocrisia. Siete un'ipocrita, professoressa.»

Mentre pronuncia quelle parole mantiene un volto impassibile, senza mostrare emozioni. Le sopracciglia sono rilassate, e gli occhi non tradiscono alcuna reazione. Respira lentamente e mantiene una innaturale tranquillità.

Assottiglio lo sguardo e rimango così per un po' di tempo, finché lui non alza un sopracciglio.
Mi sta mettendo alla prova. Vuole tastare il mio tempo di rottura.

«Sta bleffando.»

«Davvero?» chiede questa volta incuriosito.

«Sì, non simpatizza per la filosofia inclusiva, ma quelle parole le ha usate di proposito per farmi esplodere... Mi chiedo, perché?»

Lui bozza un sorriso, apre la bocca per rispondere, poi la richiude.

«Avrà la sua risposta, forse. Però è necessario che prima veda il Santa Monica. Ci vediamo domani mattina alle nove puntuale, non tollero i ritardatari.»

«La riunione inizia alle dieci.» borbotto perché vorrei prima passare al De Tarso.

«Alle nove professoressa. Le arriverà l'ordine di servizio. A domani.»
Non ammette repliche, detto questo va via, lasciando la portiera aperta della mia macchina.

Sospiro...

Su una cosa ha ragione:
Non è stato un buongiorno.

Ciao a tutti ❤️❤️❤️
Sto accelerando con questa storia... Vi avevo detto che sarei stata veloce fino al quinto capitolo.

Metterò alcune specifiche:

Sistema di Valutazione Nazionale:  organo del ministero dell'istruzione che coordina e valuta il sistema di istruzione e regola le verifiche ispettive nelle scuole.

INVALSI:  ente del sistema di valutazione che attraverso delle prove standard somministrate nelle classi verifica il livello di apprendimento degli alunni...

Ecco spero di aver detto tutto, nel caso chiedete e correggete ...

Il capitolo di non sarai mai abbastanza è quasi pronto, tratta argomenti un po' delicati quindi sto finendo di elaborarlo.

Grazie

Bi❤️❤️

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