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Pazza di te.

Nives

Sono immobile davanti all'ingresso. È sparito appena ha sbarrato la porta, le mani mi tremano per il nervoso. Ha frainteso, ma non ho avuto il coraggio di spiegare quello che ha visto e che ha sentito. Porto la mano all'altezza del cuore per captare i battiti lenti.
«Nives» il mio nome viene pronunciato da Starr.
Non me ne curo.
Sono troppo tesa per accorgermi dello sguardo preoccupato della mia amica.
«Ho bisogno di fumare» pronuncio solamente, afferro il pacchetto quasi vuoto dal tavolino. Mi dirigo verso la porta-finestra, estraggo la cicca per accenderla. Fisso il cielo grigio simile alle sue iridi. Il tempo scorre lento, le dita sono fredde strette intorno al filtro arancio delle Marlboro. Il silenzio all'interno dell'appartamento fa capire che la sua assenza ha reso instabile tutti noi. Ho visto Drew correre fuori con uno scatto. È tornato con il capo chino e le mani intrecciate tra loro. Chris non ha proferito, nemmeno quando il boato si è esteso. Il campanello suona varie volte, la voce di Hunter irrompe il silenzio.
Forse è arrivato il momento di rientrare.
Solo qualche altro secondo ripeto a me stessa, finisco per accenderne un'altra.
«Non ricordavo fossi una ribelle» il tono derisorio arriva all'orecchio, percepisco le mani lungo i fianchi e il respiro sui capelli. Non sono più una bambina vorrei ricordargli. Godo il momento, vorrei che altre braccia mi stringessero. Vorrei che Blake fosse qui, adesso.
«Ragazzi il pranzo è pronto» richiama Chris, tiene fra le mani un mestolo.
Sorride timido.
«Arriviamo» rispondo, getto il filtro aldilà del piccolo terrazzino. Sento afferrarmi il braccio, prima che possa dire qualsiasi cosa, le falangi sono sulle mie guance e le sue labbra poggiate sulle mie. La sua bocca è fredda, niente in comune con quella rosea e calda di Blake. Serro gli occhi, tendo le braccia rapidamente verso il petto. Ci fissiamo per alcuni secondi che sembrano interminabili. Hunter ha capito che per lui non c'è posto, ci sarà solo quando vorrò sentirmi la ragazzina di tredici anni alle prese con la prima cotta.
Il mio cuore e la mia anima appartengono a Blake.
«Ho capito Nives, sei innamorata di lui» mormora, compie qualche passo indietro per tracciare le distanze.
Annuisco con compassione, involontariamente gli accarezzo la guancia.
«Ho aspettato troppo» rivela con voce tremante, acconsento incapace di formulare una frase corretta.
Sono innamorata di lui.
Rivedo per qualche secondo l'immagine di Blake dormiente tra le bianche lenzuola, il sorriso perfetto e gli occhi lucidi.
«Mi dispiace Hunter, non posso ricambiare ciò che tu hai tenuto per così tanti anni» bisbiglio, colpevole.
Mi osserva con un ghigno divertito sulle labbra.
«Non dirlo nemmeno! Mi sarei dispiaciuto se ti avessi trovata brutta e bassa» ride, mentre si gratta ripetutamente il retro del capo.
«Bassa? Davvero Hunter?» chiedo divertita, mi aggiusto gli occhiali sulla punta del naso. Fa spallucce e si dirige all'interno dell'appartamento con passo rapido.
Estraggo il cellulare dalla tasca e cerco il suo nome in rubrica, premo invio. Le gambe oscillano, ma non ho bisogno di sedermi. Il cellulare squilla a vuoto, nel momento in cui la voce non si infrange contro il microfono.
«Pronto?» chiede ansimante, l'avrò interrotto nel bel mezzo di un allenamento.
«Blake...sono Nivs» non risponde, sono stata troppo affrettata?
«É successo qualcosa? Dio Mio lo sapevo... » la linea sembra mancare.
«Dove sei?»
La rabbia di poche ore fa è sparita completamente.
«Sono a casa nostra» ma non è casa se non ci sei tu.
Varie urla di incitamento arrivano tramite il telefono.
«Devo abbandonare l'allenamento?» e lui a chiedermelo dopo un silenzio assordante. «Potrei farlo, se solo tu me lo chiedessi».
«No Blake, ti ho chiamato perché volevo dirti che ti voglio nella mia vita. Hai frainteso, io sono...» vengo interrotta dal suono di un fischietto. Il coach sbraita, capisco che il Thompson che reclama è proprio il ragazzo che parla.
«Senti, adesso devo andare però tu aspettami okay? Ne parliamo a casa davanti ad una bella tazza di caffè» annuisco, anche se non può vedermi.
«Nives? Ci sei Nivs?» chiede.
«Si» formulo.
«Ti voglio anch'io» e bip.
La sua voce non viene più registrata.

*

Il pranzo passa velocemente tra una battuta di Drew e qualche parolina di troppo da parte di Starr. Hunter si sente a suo agio, ma non passano inosservate le numerose occhiate che ricevo quando gli tocco il piede. Chris è stato in silenzio tutto il tempo, fulminandolo di tanto in tanto. Alla fine del pranzo il pugile è andato via, si è scusato con tutti per il disturbo creato. Da quando è andato via, non ho scostato lo sguardo, come se da un momento qualcuno potesse suonare il campanello. Mi alzo dal tavolo e aiuto Starr, le rivolgo un sorriso mentre appoggio i piatti nella lavastoviglie.
«Nives potresti portarmi dell'acqua per favore?» domanda dolcemente Chris. Gli porgo il bicchiere, mi afferra i fianchi costringendomi a sedermi accanto a lui. Deglutisco a fatica, mi lascio andare sulla sua spalla.
«Tutto bene?» non scuoto la testa, comprende che qualcosa non va. Abbranca la mano e l'appoggia sulla sua gamba, con l'altra mi accarezza i capelli.
Crollo e socchiudo gli occhi. Al mio risveglio fuori è buio, la luna ha sostituito il sole. Controllo l'orologio e segna le undici di sera.
Quanto ho dormito? Dove sono gli altri? Mi guardo intorno, una tazzina di caffè è poggiata sul tavolino difronte. Scosto la coperta dalle mie gambe, stiracchiandomi.
«Non pensavo di poterlo dire... quando dormi russi davvero!» la voce di Blake mi fa sobbalzare. Ridacchio, anche se in realtà dovrei essere adirata. Si è dimenticato della piccola discussione avvenuta ore fa, dato il pericoloso sorriso con cui mi guarda. Attraversa il salotto con grandi falcate, si ritrova davanti al mio viso. Divento tremendamente seria e tesa, avverto uno spostamento d'aria vicino al mio corpo.
«Entrambi adesso siamo a casa nostra» faccio una smorfia, non raccolgo la provocazione. So benissimo di aver definito questa casa come nostra in chiamata. Non pensavo che lui cogliesse perfettamente il riferimento.
Sorseggio il caffè, ormai, freddo.
«Sei insopportabile quando bevi» gli lancio un cuscino mancandolo pienamente «Andiamo Nivs, davvero?È tutto ciò che sai fare?» mi deride, pizzica il fianco.
Non ho più voglia di ridere, entrambi restiamo in silenzio.
«Hai davvero frainteso tutto, Hunter non è il mio ragazzo. Forse è stato il mio primo amore, ma ero solo una ragazzina di tredici anni, non conoscevo nemmeno il vero significato della parola»
Il flusso di parole vengono emesse dalla bocca, lo guardo diritto negli occhi per fargli capire che è lui l'unico ragazzo che mi ha fatto scoprire lati di me che non conoscevo.
«Ti va una sigaretta?» cerco di smorzare la tensione, lui annuisce seguendomi in terrazza. La felpa grigia che indossa è troppo sottile, rabbrividisce. Mi stringo nel maglione e cerco di coprirmi con la poca stoffa che mi è rimasta. Mi porge il suo pacchetto ma lo rifiuto.
Odio le Camel.
«Vorrei che tu venissi alla mia prima partita» porta la cicca alle labbra ed emette il fumo dal naso.
«Se tu lo vuoi, verrò» sorrido e lui ricambia.
Osservo le macchine, fumiamo ad una certa distanza. Solo le nuvole di fumo si fondono insieme. Soffoco una risata, ma alla fine scoppio.
Lui mi fissa con insistenza.
«Sono pazzo di te Nives. Sono pazzo della tua risata, adoro le fossette che ti spuntano quando lo fai. Siamo così tremendamente simili che ho paura...» dice.
«Ho paura di te perché è proprio in te che vedo me».
I suoi occhi azzurri mi accarezzano il viso, poi scendono sul pavimento ed infine racchiudono il volto. Non riesco a prendere fiato, mi bacia. Blake mi bacia. Rimango paralizzata poi ricambio con asporto, m'intrufolo nei capelli e con l'altra gli accarezzo il retro del capo.
Non esiste nessun altro: la barba graffia la pelle, le dita accarezzano il labbro inferiore , il copro premuto contro il mio.
Solo lui, solo Blake è riuscito a farmi ardere come un fuoco vivo.

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