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Sei la mia casa.

Nives

«Qual è stato l'ultimo libro che hai letto?» mi scosta una ciocca di capelli dal viso, cosparge il mio collo di schiuma. Siamo entrambi immersi nell'acqua, faccia a faccia. Ci sforziamo per non avvicinare troppo i nostri corpi, anche se l'idea di tornare nella camera da letto non è così sgradevole. Mi prende in giro, mentre cerco di improvvisare una canzoncina con l'ukulele.
Un piccolo regalo di Earl dalle Maldive.
«La ballata del carcere di Reading,Oscar Wilde e il suo essere tremendamente pessimista» risponde alla mia domanda con un'espressione contrariata.
«Non ti è piaciuto?» mi avvicino al suo corpo, annullo la distanza.
«Avrei preferito sprecare la mia vita a guardare Orgoglio e Pregiudizio, due ore di pura agonia. Una pallottola piantata direttamente nel cranio» si punta due dita alla tempia fingendo una pistola, rilassa il medio e scatta con la testa sul bordo della vasca.
«Stupido!» schizzo sul viso, rido come una quindicenne.
Perché è così che mi sento. Insieme a Blake sento come se facessi tutto per la prima volta. «Il tuo?» chiede.
«Ragione e Sentimento» rispondo con aria drammatica, immagino di essere Marianne e di vivere una storia d'amore infelice come la sua.
«Scontato, hai tutti i libri di Jane Austen nella libreria in salotto» metto il broncio e gli schiaffeggio il ginocchio. Mostro le spalle, incrocio le braccia sotto i seni.
«Scherzavo fiocco di neve, non essere così permalosa» mi bacia il collo.
Se pensa che possa ammaliarmi in questo modo si sbaglia di grosso.
«Ho voglia di...» intraprende un discorso grattandosi il mento con fare pensieroso. Lo guardo stranita e vengo sorpresa da una manciata di sapone direttamente sul naso.
«Cucinare una bella torta» ridacchio, ma torno seria ricordando di essere offesa. Nello stesso istante la sua espressione muta, un sorriso sincero si forma sul viso pallido. Stringe le dita nelle sue e se le porta sulla guancia.
«Promettimi che nulla potrà separarci, Nives sei l'unica che può uccidermi e amarmi allo stesso tempo» mi perdo nelle iridi azzurre, agisco d'impulso e con un gesto sfioro le labbra.
«Promesso» sussurro. Arpiona entrambi i fianchi, lascia dolci baci sulla pelle facendomi morire lentamente. Annaspo in cerca di ossigeno. Ansimo sotto il suo controllo, trasforma quel momento romantico in uno carnale.

*

«Allora passami il mascarpone» indica la sostanza sul ripiano di legno, afferro con lentezza la ciotola.
«Potresti per favore essere più entusiasta della meravigliosa cheesecake che sto preparando?» Lo sono, vorrei rispondere .É bellissimo avere Blake che circola per il mio appartamento a petto nudo, con i calzini a pois e i pantaloncini da basket. Il grembiule che ha indossato per questa occasione gli sta piccolo sul petto, ma sembra non importargli particolarmente continua ad amalgamare il formaggio spalmabile con i biscotti. Non penso si faccia così, ma adoro il modo in cui si concentra passando ripetutamente la lingua sul labbro superiore. Nel frattempo ho cucinato delle fettuccine Alfredo con una crema niente male, ha apprezzato così tanto il pranzo che, ne ha mangiato un secondo piatto.
«Questa torta è la mia preferita» cosparge i biscotti nello stampo, aggiunge subito la crema e la marmellata di arance. L'unica nel mio frigo, nonostante io preferisca quella di lamponi. Mi perdo a guardarlo, sono incantata dalle sue movenze. Introduce un dito nella crema, lo porta alle labbra.
«Cosa stai facendo?» chiedo con una vena ironica.
So benissimo cosa sta cercando di fare, scivola verso di me e si sporge con il viso sul mio.
«Un bacino? Piccolo, piccolo?» nego con il capo, scappo lontano da lui.
Non si arrende, ripone la teglia nel freezer e corre verso di me.
«Ho detto di no, sei sporco Blake. Non vedi come sei ridotto?» coglie il momento di distrazione per farmi cadere sul divano. Mi tiene ferma sotto di lui con le mani sui fianchi.
«Un bacio» impone con serietà. Gli concedo un piccolo bacio a stampo, assaporo quella delizia. Cavolo se è buona.
«Sei un cuoco provetto» complimento, si pavoneggia camminando con aria fiera.
«Adesso fiocco di neve ti concedo alcuni minuti di tregua» afferra la felpa dal divano, si dirige verso il ballatoio con il suo pacchetto di Lucky Strike nelle mani. Finalmente, niente più Camel nei paraggi. Lo seguo afferrando le Marlboro dal ripiano, metto la cicca tra le labbra e aspetto che sia lui ad accenderla.
«L'ultima volta ti ho ringraziato, ma sei sparito» ridacchio e lui fa lo stesso. Il suo sorriso sottolinea le fossette sulle guance, il sole pomeridiano gli sfiora delicatamente il viso e il venticello gli scompiglia i capelli.
È sereno, le iridi luccicano sotto la luce del giorno. Aspiro lentamente mentre i resti volano via, insieme emettiamo fumo. Qualche volta riesco a vedere la sua espressione estasiata e me ne compiaccio. Mi stringo nelle spalle per il freddo, con uno scatto sfila la piccola copertina ed avvicina il mio corpo al suo. Racchiude entrambi dentro di essa, regge il mento sulla mia testa. Lascia un bacio tra i capelli, prendendomi le mani. Penso di non aver mai amato così tanto una persona. Potrei scoppiare in un pianto bizzarro al solo pensiero che Blake possa fuggire lontano da me. Quando una piccola lacrima cade sulle dita, mi accorgo di frignare.
«Stai piangendo? Ti fa male qualcosa?» ruota la mia figura verso di sé, prende il viso tra le mani ed asciuga le goccioline che colano dalle guance.
«Devo chiamare qualcuno? Non sono bravo ma posso diventare il tuo infermiere personale» ghigna in modo perverso.
«Sono felice» l'estasi nelle parole mi fa rabbrividire e anche la sua pelle si ricopre di piccoli puntini. Schiaccia il volto sul petto, sospira pesantemente.
«Ora tu sei la mia casa, dove ci sei tu ci sono io. Non sono mai stata così felice, ti ho aspettato per anni e adesso che ti ho trovato non ti lascerò andare via» incrocio le braccia sulla sua schiena, mi spingo verso di lui con tutta la forza che ho. Husky ci viene incontro, si mette fra noi due. Blake si china per accarezzarlo e lui lo lascia fare, mostra il pancione tondo. Giocano come se si conoscessero da anni. Mi dirigo all'interno dell'appartamento per controllare la torta. Il cellulare di Blake squilla incessantemente, il nome di sua sorella lampeggia sullo schermo. Sono tentata di rispondere, ma preferisco che lo faccia lui. Lo richiamo a gran voce, saetta con passo veloce.
«Pronto Scarlett?» risponde, incerto. Riesco a percepire il batticuore, perché è lo stesso per me.
«Pronto?» richiede.
È nervoso, tentenna quando emette alcune frasi sconnesse.
«Ho capito Scarlett, tranquilla okay? Arriverò il prima possibile, la mamma non è nelle condizioni di poter lavorare lo sappiamo entrambi. Smettila di preoccuparti, pensa al prossimo esame» dice spazientito. Mi siedo al suo fianco per rassicurarlo, pongo la testa sulla spalla e inizio a giocare con il lembo del suo indumento. Si calma, ma sono sicura che sia solo questione di secondi, prima che scoppi del tutto.
«Scarlett ascoltami perché non lo ripeterò di nuovo, non voglio vedere nostro padre. Smettila! Se credi di poter risolvere la questione ti sbagli di grosso. Cresci una buona volta!» sbraita così tanto che la vena sul collo minaccia di fuoriuscire. Ringhia come un lupo, rantola in cerca d'ossigeno. Lancia il cellulare sul divano, si allontana da me ed esce per inalare aria. Persino Husky é scappato nell'altra stanza impaurito, raccatto tutta la mia pazienza per ricavare qualche parolina da parte sua. Vorrei riuscire a proteggerlo nello stesso modo in cui lui riesce con me, vorrei privarlo di ogni male nello stesso modo in cui lui mi priva dei miei stessi battiti. Vorrei portare via ogni sua preoccupazione per farla mia. Farei qualsiasi cosa per renderlo felice. Rincasa con il viso leggermente arrossato, straziato dai singhiozzi si stende con la testa sulle mie gambe.
«Ho bisogno di te» la voce spezzata è più roca del solito, profonda e mascolina. «Ho bisogno di te, non sono pronto a lasciarti qui mentre sono a Londra. Vieni con me, prendi casa a Denver e resta con noi» suggerisce. Rifletto per qualche istante, guardandomi attorno. A Denver ho lasciato la mia famiglia e i miei migliori amici. Se restassi qui sarebbe più difficile vedere Blake, non potrebbe spendere molto sostenendo anche la sua famiglia economicamente. Se mi trasferissi sarebbe tutto più facile, potrei tornare qui solamente per i successivi contratti da firmare e qualche volta per il compleanno di Claire.
«Potresti prendere l'appartamento che i signori Cox hanno lasciato, non costa molto. Non voglio obbligarti Nivs, non devi prendere una decisione così importante solo perché...» freno il fiume in piena.
«Va bene, per me va bene»
Scruta il volto, nota l'ottimismo e mi bacia.
«Grazie, graziee. Non ti farò mai del male, lo prometto».
Grazie a te.

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