Chiaro di Roma

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All'acqua che annega l'asfalto
di pioggia, torba e lordura
nel novembre inquieto di tenebra
che al solstizio apparecchia dimora
la città rispose sognando
una più lesta primavera.

Il cielo di Roma alle volte dimentica
quanto grigio sa esser l'inverno,
di ruggine rossa le vene,
amante bugiarda, vezzosa,
che più ti odia chi a te più appartiene
e t'ama chi fu colto di sorpresa.

Sorride la città e non pensa
alle strade ferite e il cemento;
s'inventa d'azzurro e s'appresta
al vespro che preda le ore.
Tornerai, torneranno sui muri
il glicine e i gelsomini;
tra l'orchestre nei vicoli e i lumi
un'altra sera è passata,
a domani.

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