E non abbiamo voglia
di decadenti melanconie,
i flebili crepuscoli
dei poeti disillusi.
Dateci l'erba
preziosa di brina e pungente d'afrori
e un vespro schiumante di colori.

Non abbiamo spazio per cancelli
sbarrati all'avvenire,
le fortezze intellettuali
tronfie di compiacimento,
ritornelli marcescenti
d'ignave distopie.

Per voi fummo un danno
collaterale
noi sbocciati dai deserti
ai margini sfilacciati
delle vostre oligarchie.

Dateci curiosità,
scoperta ed entusiasmo,
voce cruda e graffi di violino,
tele imbrattate e una pesca
in apnea nel vino.

Non abbiamo tempo
per rimpianti decennali,
ci basta il mentore
dei trascorsi affanni per sapere
che anche dall'inferno si esce
indenni.

Sordi al livore che gonfia le budella,
dateci la tempra
di scommettere ogni volta
sempre sulla meraviglia,
ossa rotte e pelle abrasa,
il rischio e la disfatta,

abbastanza da dire
l'ultimo giorno
ti ho vissuta tutta.