3. But I've never felt this way for no one

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Capitolo 3
But I've never felt this way for no one

Aprii i miei occhi prima che l'alba potesse fare il suo ingresso. Nonostante la stanchezza accumulata il giorno prima, il fuso orario continuava ad avere la meglio.
Mi alzai piano dal divano dove Kyle e Madison dormivano ancora profondamente.
Salii in stanza e aprii la cabina armadio. Mi infilai un paio di pantaloncini, un top sportivo con sopra una felpa gialla col cappuccio, calzettoni e scarpe da ginnastica. Presi dal cassetto le mie air pods e uscii di casa.

Guardai la Mercedes nera posteggiata nel vialetto di casa. "Una macchinina" l'aveva definita mia nonna. Sorrisi a quella sua assurda affermazione e mi avviai per strada a passo veloce.

Cominciai a correre con la musica nelle orecchie.
L'aria fresca mattutina di Los Angeles mi pizzicava le gambe scoperte che cominciavano a scaldarsi dallo sforzo e più sentivo calore più correvo.
Avevo mille pensieri per la testa, ed erano tutte paure.

Nonostante avessi la certezza di non essere sola in quell' avventura, la paura costante di non riuscire a conoscere gente nuova mi torturava. Alla fine, ero pur sempre una ragazza italiana catapultatasi prepotentemente in America.
Avevo il terrore di non riuscire a farmi capire, nonostante il mio inglese impeccabile.
Paura di non riuscire a seguire tutti i corsi, di bocciare agli esami.
Paura di non essere all'altezza, di deludere i miei genitori, mia nonna, me stessa.

Nell'ultimo anno passai intere giornate a studiare e prepararmi a questo.
Quel poco di vita sociale la eliminai direttamente.
Ero entrata in un loop di solitudine e speranza.
Non ebbi mai dubbi però sul trasferimento. Sapevo che era la cosa giusta. 

Scossi la testa come a volerla liberare dai miei pensieri.
Arrivai sulla spiaggia di Santa Monica giusto in tempo per vedere il cielo cambiare colore e accogliere l'alba di un nuovo giorno. Mi poggiai con le mani alla ringhiera e cominciai a sentire un forte strappo al petto seguito dai battiti del mio cuore che acceleravano più del dovuto.
<<Merda.>> lo sussurrai e chiusi gli occhi stringendo quel pezzo di ferro sul quale mi ero appoggiata.

Mi concentrai sul mio respiro, sui battiti che sentivo rimbombare dentro le mie orecchie. I muscoli delle gambe bruciavano e pizzicavano sotto la pelle. Forse ricominciare a correre per così tanti chilometri, come prima volta dopo 10 mesi di stop, era un po' troppo.
Ci misi qualche minuto prima che il mio cuore tornasse a battere quasi regolarmente, nonostante il respiro ancora pesante.
Aprii gli occhi e guardai il mare.
Ne assaporai il profumo, il rumore.
Dava pace, e su quello mi concentrai.

La spiaggia, così come il lungo mare, cominciavano a popolarsi di persone. Chi correva, chi passeggiava il proprio cane e chi, ancora preso dalla sbronza della sera prima, guardava l'alba prima di tornare a casa.

Sorrisi all'immagine davanti ai miei occhi. Era la prima volta che vivevo davvero la città.
Da più piccola per lo più venivo obbligata a partecipare a qualche party esclusivo organizzato da mia nonna dove per lo più si parlava di affari o aste benefiche, cose che ad una bambina interessavano ben poco.
Mia madre però, non poteva tirarsi indietro e mio papà per amore, acconsentiva a tutto.
Ci spettavano solo due settimane qui a Santa Monica che passavamo rigorosamente con Madison e i miei zii.
Sorrisi al ricordo mio e di Maddy rotolarci proprio in quella spiaggia per avere la scusa di stare ore e ore in acqua.

Recuperata la forza, lasciai la presa dalla ringhiera azzurra che stavo stringendo e mi girai per avviarmi verso casa.
Forse troppo velocemente.
Mi scansai giusto in tempo per evitare un impatto frontale con un ragazzo.

I suoi occhi marroni, visti dalla penombra data dal cappellino, mi gelarono così tanto che dovetti chiudermi la felpa a causa di un brivido.
Non riuscii a guardare bene il resto del viso.
Indossava un cappellino con visiera messo al contrario. Una felpa verde chiusa fino al collo e dei pantaloncini neri. Le gambe abbronzate e sudate, perfettamente scolpite, scintillarono alla prima luce del sole. Lo guardai fino a quando non girò l'angolo come se fossi rimasta intrappolata nel suo sguardo.

Ripresi fiato. Non mi accorsi che trattenni l'aria per tutto il tempo.
Ricordai anche che imprecò qualcosa, ma ero così in trance che non riuscii a ricordarlo.

Scossi la testa e guardai l'ora sul mio cellulare.
Perfettamente in orario, entrai in uno dei bar di Santa Monica che aveva già aperto. Presi la colazione anche per Maddy e Kyle e chiamai un taxi. Il mio corpo non avrebbe retto un altro solo minuto di corsa.

Entrai in casa. Apparecchiai la tavola in attesa che si svegliassero e mi infilai in doccia. Avevo ancora un po' di affanno così chiusi gli occhi sperando che il getto d'acqua facesse placare quella fastidiosa sensazione di impotenza.
Fortunatamente dopo qualche minuto il mio respirò tornò regolare.

Uscita dalla doccia mi asciugai i capelli e mi vestii. Scelsi accuratamente i vestiti la sera prima. Gonna a jeans, top nero e camicia a quadroni Bianca e nera. Semplice e informale.
I capelli castani scendevano morbidi fino a metà schiena. Misi solamente mascara, blush e illuminante. Fortunatamente le mie ciglia lunghe e curve per natura mi facilitavano il tutto.
Scesi di nuovo in sala da pranzo e notando che i miei nuovi compagni di college continuavano a dormire noncuranti del ritardo che stavano per portarmi sulla tabella di marcia, aprii tutte le finestre facendoli accecare dal sole ormai alto su Santa Monica.
<<Sveglia!!!>> urlai sbattendo le posate sui bicchieri.
<<Ellie ti giuro che ti ammazzo.>> disse biascicando Madison e tirandomi un cuscino che ovviamente scansai.
Kyle stropicciò gli occhi e si alzò spostando delicatamente Madison che era finita su di lui.
Rimasi incantata da quella visione idilliaca.
Con quei capelli scuri, quasi neri, gli occhi verdi così intensi e fisicamente perfetto, avrebbe fatto invidia a qualsiasi ragazzo sulla terra.
Mi sorrise dolcemente nonostante la mia faccia da pesce lesso.
<<Buongiorno Ellie, e grazie per la colazione.>> si accorse del tavolo apparecchiato dietro di me.
<<Ma di che. Sono ancora sotto fuso orario, sono andata a correre e tornando mi sono fermata al bar.>>
<<Sei andata a correre?>> Maddy scattò in piedi e si mise davanti a me a scrutarmi con attenzione.
<<Sto bene. Sono stata bene e al ritorno ho preso il taxi.>> mentii a fin di bene. Se avessi detto la verità non me la sarei più tolta di dosso.
Kyle ci scrutava con attenzione cercando di capire a cosa ci riferissimo mentre addentava un pancake, ma non chiese spiegazioni.
Madison mi guardò ancora per qualche secondo e quando si convinse che effettivamente stavo bene, si sedette su uno sgabello e cominciò a sorseggiare il suo caffè latte rigorosamente con cacao amaro.

L'entrata della University of California, Los Angeles, era immensa. Molto più alta di quello che immaginavo. Davanti a se un grande giardino colmo di ragazzi che si andavano sparpagliando verso i padiglioni che più interessavano.

<<Io già mi sono innamorata una decina di volte!>> esclamò Madison con gli occhi sognanti. Kyle le diede uno scappellotto sul braccio che lei prontamente ignorò mentre io li guardavo confusa.
<<Forse dovremmo andare da quella parte. So che hanno allestito delle bancarelle per le matricole!>> dissi venendo ignorata dai due. A quanto pare ero l'unica interessata realmente ai corsi.

Riuscii a trascinarli con me e ci dirigemmo verso il giardino principale. Rimasi stupita dalla quantità di gente che poteva ospitare quel luogo.
Nei vari tendoni, ragazzi e ragazze degli anni successivi esponevano i programmi delle molteplici facoltà a chi chiedeva informazioni.
Poi improvvisamente una mandria di ragazzi si fiondò verso il padiglione che comprendeva tutte le attività sportive, ovviamente presenziato dalle cheerleader.

Eppure..

Mi diressi verso lo stand provando a farmi spazio tra i gorilla che sbavano davanti quelle ragazze perfettamente perfette dentro i loro completini blu e giallo e presi al volo il volantino di atletica leggera.

Uscii dalla folla ritrovandomi davanti Madison e Kyle. Provai a nascondere il volantino a mia cugina che però aveva già  intuito tutto.
<<Cosa pensi di fare?>> mi disse con sguardo accusatorio.
<<Niente! Volevo solo vederlo!>>
<<Dammelo subito Elisabeth!>> provò a strapparmelo dalle mani mentre cercavo di scappare nascondendolo.
Nella foga andai a sbattere contro qualcosa anzi, qualcuno.
Le mie narici furono invase da un inebriante sapore di muschio, dolce e frizzante al punto giusto.
Vidi davanti a me Madison spalancare la bocca e arrossire.

<<Allora l'hai per vizio.>> disse la figura dietro di me. La sua voce cruda e fredda mi fece rabbrividire, e io quella sensazione l'avevo già provata.
Mi girai lentamente e capii in quell'istante le sue parole.
Due occhi grandi e marroni che alla luce del sole presentavano striature verde bosco mi fissavano truci.
La mascella in tensione contornata da un tatuaggio che scendeva sul collo gli conferiva un aspetto quasi minaccioso.

Passarono una quantità indefinita di secondi prima che riuscissi ad aprire bocca per togliermi dall'imbarazzo che mi stava recando quel ragazzo. E io odiavo sentirmi così.
<<Non so di cosa tu stia parlando.>> feci qualche passo indietro e mi allontanai guardandolo meglio.
Era alto, almeno 1,90m. Dalla maglietta grigia chiaro che indossava a mezze maniche si potevano vedere le braccia muscolose, ma non troppo, perfettamente scolpite come lo erano le gambe che notai la mattina, di cui una totalmente tatuata. Risaltavano all'occhio 3 rose rosse che si confondevano perfettamente tra gli altri disegni.
I capelli corti scuri con sfumature biondo platino mi fecero pensare ad un colore passato che stava pian piano andando via.
Capii il suo fastidio nell'essere guardato quando prese di nuovo parola, non rivolgendosi a me però.
<<Ma poi da quando al college vengono ammesse minorenni?>> si stava proprio riferendo a me?

Guardò con un sorriso falso l'amico biondo che gli stava accanto. Si formarono attorno ai suoi occhi delle rughe di espressione è una minuscola fossetta a sinistra della sua bocca.
Madison scoppiò a ridere e lo guardò.
<<Questo ragazzo mi sta simpatico! Anche io le ho detto che sembra un'adolescente oggi.>> disse rivolgendosi al ragazzo davanti a me. Divenni rosso peperone e la fulminai con lo sguardo.
<<Tu no.>> replicò lui gelido guardano male mia cugina che Immediatamente si ammutolì diventando anche lei di mille sfumature.
Poche persone al mondo riuscivano a zittire Madison Carter.
Lui ci sorpassò e prima di andare via definitivamente fece un cenno col capo verso il ragazzo che era con noi come se volesse salutarlo.
<<Kyle.>> disse semplicemente.
<<Noah.>> rispose lui porgendogli lo stesso gesto. Poi sparì tra la folla.

Noah.

Io e Madison ci girammo a fissarlo in attesa di spiegazioni dopo le pessime figure che ci aveva riservato quello lì.
<<Tu. Lo. Conosci.>> Kyle si grattò la testa imbarazzato all'affermazione di mia cugina. <<Tu conosci quel presuntuoso e odioso Dio greco???>> Madison. La solita.
<<Sarebbe un problema se non conosci mio fratello.>> lo disse a voce bassissima. Maddy sussultò emettendo un versetto stridulò.
Ecco perché quel sorriso perfetto e le sfumature verdi nei suoi occhi mi ricordavano tremendamente qualcuno.
<<C-come scusa? LUI è tuo fratello?>> la bionda rimanesse sconvolta dalla sua confessione.
<<Ho forse omesso che Noah frequentava il terzo anno. Ma non vedo cosa ci sia di cosi grave Maddy.>> sentivo Kyle dare spiegazioni a Madison ma le loro voci arrivavano alle mie orecchie ovattate ormai.
Scrutai tra la folla dietro i due che stavano discutendo, e lo vidi girarsi verso di noi. Incrociò freddamente il mio sguardo per poi rigirarsi dopo qualche istante. 
Rimasi immobile col fiato sospeso, e quando sparì dal mio raggio visivo tornai a respirare.

Spazio autrice

Scusate il mio enorme ritardo ma questo covid mi sta uccidendo 😞
Perdonatemi anche se nella revisione ho fatto qualche errore, giuro che la prossima andrà meglio 😞
Fatemi sapere come sempre se vi è piaciuto 🙏🏼🙏🏼

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