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Il nostro sostare estenuato nell'esasperante attesa di Sebastian rimase silenzioso, come da aspettativa, Erika sembrava sull'orlo di una crisi, mentre Katrina aveva preso a battere violentemente il tacco degli stivali scuri sul duro pavimento, attanagliata da un'ira indomita, le dita incastrate fra le pieghe soffici della maglia scura.

«Ok» quest'ultima si schiarì la voce con evidente disagio, soffiando in un refolo d'aria una ciocca di soffici capelli color liquirizia «Credo che dovremmo camminare» socchiuse gli occhi di gelide pianure su di noi, inarcando le ciglia corvine, dedita ad un muto avvertimento.

Β«Camminare verso dove?Β» Si accigliΓ² Erika, posando le pallide mani sui fianchi stretti, i loro sguardi verdeggianti tanto simili, seppur tanto differenti, s'incontrano nel fuoco incrociato del sospetto.

Mi osservai cautamente attorno, stringendomi in me stessa, incrociai le braccia sul seno minuto, avvertendo le cuciture delle lunghe maniche nere sotto le dita esili, capivo cosa intendesse Katrina, qualcosa non andava, mi pareva di essere osservata, avvertivo quella stessa sensazione che avevo percepito solamente quando, ormai quasi un mese prima, ero tornata, per la prima volta dopo un po' di tempo, a casa mia, priva della compagnia di Sebastian.

Β«Erika...Β» asserii convinta, volgendo lo sguardo, carico di scintille di cielo e mare, verso la mia scettica amica Β«Credo che qui ci sia un piccolissimo problemaΒ» affondai i denti candidi nel soffice labbro inferiore.

Aprì la bocca, sul punto di una probabile protesta, poi parve cambiare idea, scuotendo il capo, in un frusciare di capelli d'oro liquido «Non possiamo entrare e neppure andarcene» lanciò un'occhiata esasperata alla porta di metallo, poco lontano da noi, al termine del corridoio, lo stesso varco che ci avrebbe ricondotto all'interno.

Β«FidatiΒ» scattΓ² Katrina, forse in maniera fin troppo brutale Β«I ragazzi in questo momento sono l'ultimo dei nostri problemiΒ» strinse fra le dita sottili un mio braccio e mi sospinse verso l'esterno, colta da un'idea improvvisa quanto azzardata.

Erika ci seguì con una certa incertezza, non ero molto lieta di essere trascinata come una bambola di porcellana da una parte all'altra del parcheggio, la ragazza dai capelli corvini armeggiò per un po' con le proprie tasche e ne estrasse un mazzo di chiavi, che lanciò all'altra amica.

Quest'ultima avvolse le dita attorno allo strumento, battendo le palpebre un paio di volte, poi parve prendere una decisione, infilΓ² la fredda chiave nella piccola serratura, girando, ma, come avendo percepito un segnale improvviso, il cofano sobbalzΓ², emettendo un rumore a metΓ  fra uno stridore acuto ed un ringhio, una lieve nuvola di fumo si innalzΓ² nell'aria gelida.

Β«FantasticoΒ» gorgogliΓ² Katrina, negli occhi squarci di distruzione scura, calciΓ² la fiancata del veicolo, la tinteggiatura rossa, precedentemente perfetta, si imbrattΓ² di crepe, mentre si spandeva sulla superficie una profonda ammaccatura, non potei fare a meno di pensare a quanto Kelly avrebbe disapprovato un'azione del genere Β«Dio, se sento la puzzaΒ».

Mi liberai con fervore dalla sua stretta, guadagnandomi un'occhiata lievemente sorpresa Β«Ho capito che c'Γ¨ un problemaΒ» asserii, scostandomi con stizza Β«ma se continui a trattarmi come un'idiota giuro che, di problemi, ne avremo molti di piΓΉΒ» trascinai le gli stivali sull'asfalto gelido Β«Quindi adesso dimmi semplicemente cosa sta succedendo e vediamo di risolvere in frettaΒ».

Indugiò per qualche secondo, stringendosi nelle spalle quasi dolorante d'attesa, poi annuì, sotto il taglio dritto della frangia, lo sguardo si fece più torbido «Sono arrivati, e credo che sia tutto programmato, ma chi...» sfiorò con iridi di giada il perimetro circostante.

Β«Per Rose?Β» Erika si fece avanti, arricciando il soffice mantello scuro fra le dita pallide, ricevendo in risposta un esitante cenno affermativo, entrambe mi lanciarono, improvvisamente d'accordo su qualcosa, uno sguardo profondo di verde, poi forzarono un sorriso, la ragazza dai capelli biondi mi sospinse verso un angolo piΓΉ appartato, parevano tentare di rassicurarmi.

Piantai i piedi nell'asfalto grigio, Erika mi fulminΓ² Β«Rose, non sai cosa stai facendoΒ» mi rivolse un'occhiata implorante, da sotto le ciglia chiare, iridi plumbee e sincere di speranza rigogliosa.

Β«NoΒ» scossi la testa fermamente, delle ciocche ramate mi scivolarono lievi sulle tempie Β«Ora mi state proprio a sentireΒ» lasciarono cadere le braccia lungo i fianchi, le labbra rosee dischiuse nella sorpresa.

Β«Io capiscoΒ» portai una mano fra quegli stessi, morbidi, ciuffi, frustrata Β«E sono stanca di gente che mi dice che non capiscoΒ» puntai un dito pallido contro entrambe, dinanzi a me Β«siete voi che non avete capitoΒ» Katrina battΓ© le lunghe ciglia scure, apparentemente incredula riguardo qualcosa che non mi riusciva di inquadrare Β«Io ho capito che ogni volta che Sebastian non Γ¨ con me succede qualcosaΒ».

Erika fece un gesto, come per parlare, ma la ignorai in un disinteressato sguardo marino Β«Ho capito... Β» ripetei, con maggiore veemenza Β«che quei mostri mi stanno cercandoΒ» increspai le labbra muovendo un lento passo avanti Β«ho capito che sono dei vigliacchiΒ» trascinai le dita sulle rifiniture eleganti di una manica.

Β«Ho capito che temono Sebastian, che aspettano di trovarmi sola, vulnerabile. Volgono le situazioni a loro favore. Forse le architettano ancheΒ» le osservai da sotto le ciglia sanguigne, il cuore che pulsava nelle orecchie Β«E adesso ditemi...Β» lasciai andare un sospiro, nell'incresparsi dell'aria Β«chi Γ¨ che non ha capito? Cosa altro c'Γ¨ da capire?Β».

I loro sguardi di significati inespressi non si incrociarono piΓΉ come se io non ci fossi, mi guardarono, quasi vedendomi davvero per quella che pareva la prima volta, poi Erika sorrise, sfoggiando un preludio di denti perlacei fra la carne rosea delle labbra.

Β«Qual Γ¨ la tua idea, Rose?Β» Mi interrogΓ², ciuffi color fieno a sfiorarle la fronte Β«O meglio... Quale sarebbe se io ti lasciassi partecipare e non mi preoccupassi di quanto siano affilati i canini di Sebastian?Β» risposi a quel tendersi sincero di lineamenti.

Β«Bene, molto sempliceΒ» lanciai a Katrina un'occhiata interrogativa, in una silenziosa domanda, lasciΓ² andare la tensione delle fragili spalle in un sospiro d'aria pesante, annuendo infine Β«Osserviamoli, attiriamoli, confondiamoli e, soprattutto, scoviamoli prima che siano loro a scovare noi, diventiamo cacciatrici, non prede, dimostriamogli che Sebastian non Γ¨ l'unico di cui dovrebbero avere pauraΒ» sentenziai.

Entrambe alzarono una mano, mostrandomi il palmo, battei il cinque prima a una, poi all'altra, c'era una parte di me, la parte piΓΉ astuta, che loro ancora non avevano visto, ero stata tagliata fuori da ogni cosa fino a quel momento, ignorando le mie proteste, avrei cominciato ad assicurarmi che mi vedessero, non ero vulnerabile, non ero un fantasma, ero solo stanca di urlare in silenzio.

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π–―π—ˆπ—‚, π—‡π—ˆπ—‡ 𝗆𝗂 𝗉𝗂𝖺𝖼𝖾 π—†π—ˆπ—…π—π—ˆ π—Œπ—‰π–Ίπ—†π—†π–Ίπ—‹π—†π—‚, π—‡π–Ύπ—‰π—‰π—Žπ—‹π–Ύ 𝖽𝖺 π—Œπ—ˆπ—…π–Ί, 𝗆𝖺 π—π—ˆπ—…π–Ύπ—π—ˆ 𝖽𝗂𝗋𝖾 𝖼𝗁𝖾 π—Œπ–Ύ π—π—ˆπ—…π–Ύπ—Œπ—π–Ύ 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗋𝗆𝗂 𝖺 π—Œπ–Ύπ—€π—Žπ—‚π—‹π–Ύ π—Œπ—Ž π—‚π—‡π—Œπ—π–Ίπ—€π—‹π–Ίπ—† 𝗂𝗅 𝗅𝗂𝗇𝗄 𝖾̀ 𝗂𝗇 π–»π—‚π—ˆ 𝖾 𝗂𝗅 π—†π—‚π—ˆ π—‡π—ˆπ—†π–Ύ 𝖾̀ π—‰π–Ίπ—“π—“π–Ίπ–Ίπ—…π–Όπ—Žπ–»π—ˆ.𝗐𝖺𝗍𝗍𝗉𝖺𝖽, π—Šπ—Žπ—‚ π—Œπ—ˆπ—‡π—ˆ π—Œπ–Ύπ—†π—‰π—‹π–Ύ 𝖺𝗍𝗍𝗂𝗏𝖺 𝖾 π—‰π—‹π—ˆπ—‡π—π–Ί 𝖺 π—‹π—‚π—Œπ—‰π—ˆπ—‡π–½π–Ύπ—‹π–Ύ 𝖺 π—Šπ—Žπ–Ίπ—…π—Žπ—‡π—Šπ—Žπ–Ύ π–½π—ˆπ—†π–Ίπ—‡π–½π–Ί.

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