Mossi un passo a disagio, avvertendo il delicato strofinare delle rifiniture, appartenenti alle strette calze a rete, contro la pelle pallida, lanciai uno sguardo seccato ad Erika, il volto nascosto nella spettrale penombra del corridoio, tirando giù, con mani pallide e goffe, il lembo della morbida gonna viola, facente parte del costume da strega, gli alti stivali, che mi fasciavano i polpacci fino al ginocchio, erano ulteriore motivo di difficoltà nei movimenti.

«Non fare il broncio» mi intimò, quasi prepotente, ondeggiando i fianchi, il corpo minuto nascosto nei meandri del lungo mantello da vampira, l'ironia di sicuro non era fra le doti che le mancavano «Sei bella» schioccò le rosee labbra, osservandomi piccata.

Incrociai le braccia al petto, in un silenzioso svolazzare di lunghe maniche dall'orlo estremamente largo, ricoperte di morbido pizzo, sbuffando ben poco lieta, sorda al mio celere scontento, tuttavia, Erika mi trascinò dentro la grande sala, colma di folla.

I tacchi che emettevano ticchettii impossibili da ascoltare, seppelliti sotto il pesante scrosciare della possente musica da discoteca, mi scontrai brutalmente contro la schiena di qualcuno, sussultando, depistata dagli strani fasci di luci colorate proiettati nell'aria rafferma, nessuno parve farci molto caso, nel caos generale che si era andato a creare.

«Dobbiamo solo capire che fine hanno fatto i ragazzi» borbottò pensierosa, sfiorandosi il mento con dita sottili, si esibì in un flebile sbuffare, estraendo l'enorme cellulare da una tasca nascosta, prese a digitare tasti, frenetica, in un debole ticchettio.

«Credo che Sebastian sia scappato» arricciai le labbra rosee in un sorriso silenzioso, riguadagnandomi la sua attenzione, scosse la testa, i ciuffi biondi rimasero ben incollati all'indietro dalla lacca.

«Lasciandoti qui?» Cinguettò, ridendo come se avessi fatto la battuta più esilarante dell'universo «Non credo proprio» la sua voce tornò seria e concentrata mentre, umettandosi le labbra piene, riprendeva a picchiettare sul povero apparecchio elettronico.

Non passò molto prima che il trillare malcelato di un messaggio si facesse spazio verso di me, che ero abbastanza vicina da riuscire a sentirlo anche sopra la musica.

Erika sorrise vittoriosa, gli occhi attentamente socchiusi, come se stesse sfidando il cellulare a darle notizie indesiderate, oppure era semplicemente sotto l'effetto di qualche droga, il che avrebbe spiegato un'inimmaginabile quantità di cose.

«Kelly e Ashley sono dentro» sbuffò, fingendosi offesa che ci avessero preceduto «A detta della seconda in un posto con tanta gente» si guardò attorno divertita, ovunque c'erano persone che ridevano, fra spallate, risate e corpi aggrovigliati nell'aria secca, mani ovunque e svolazzare di ciocche verdi e viola «Credo che dovremmo rinunciare all'idea di cercarle e sperare comunque di riuscire a trovarle» scrollò le fragili spalle, potei solo annuire, d'accordo con lei.

«Sebastian, invece?» Le domandai, sfoggiando un'indifferenza che non mi apparteneva, mi scoccò una verde occhiataccia, arricciando, tuttavia, le rosee labbra in un sorriso quieto.

«Ci stavo arrivando» mi informò con falsa esasperazione, fece per sfiorarsi i capelli, ma poi parve rimembrare di non poter metter mano fra la lacca appiccicosa «Lui e gli altri ragazzi stanno entrando ora, a meno che un buco nero non decida di risucchiarli...» lo disse in una maniera tanto seria e convinta che per un attimo pensai fosse possibile «Dovremmo vederli passare da un momento all'altro» concluse.

Il suo ragionamento era corretto, trascorse poco più di qualche istante prima che individuassimo l'entrata trionfale dei ragazzi, eppure arricciai il naso, supportata dallo sguardo corrucciato di Erika.

Sebastian camminava dietro di loro, silenzioso, per qualche ragione riusciva ad apparire soprannaturale nonostante non fosse stato applicato alcun cambiamento al suo stile.

Drake e Romeo si erano, invece, prestati alla festività, mentre Nate corse verso Erika non appena gli riuscì di individuarla, le soffici gote della ragazza si tinsero di un rosa tenue, solo più avanti avrei quindi compreso il perché di tutto il suo fervore, dimostrato sin dal giorno precedente.

In quel momento il mio sguardo su altro che non fosse Sebastian pareva incapace di posarsi e, mio malgrado, mi sentivo lievemente seccata mentre osservavo Katrina inseguirlo in un ondeggiare di folti capelli corvini, schiudendo le labbra paffute in un rimprovero che non riuscivo a cogliere, soffocato dall' alto volume della musica.

«Vanno avanti così da tutto il giorno, sin da quando stamattina ci siamo incontrati a casa di Jason» rivelò Nate, mosse le dita fra i capelli di un castano chiaro «Roba da mal di testa» borbottò, mentre il suo sguardo ambrato si spostava nuovamente verso i due con accortezza, ero abbastanza certa che lui potesse ancora sentirli.

«Per che cosa sta sbraitando la sociopatica sotto mentite spoglie di confetto?» Si prodigò Erika nel domandarlo, le fui estremamente grata, non avevo molta confidenza, se non alcuna, con Nate e mi sarebbe dispiaciuto sfruttarlo solo in quel momento, premura inutile perché non fu lui a rispondere.

«Rosie» trillò qualcuno, aggrappandosi alle mie fragili spalle con le braccia, mi irrigidii solo per un labile istante, riconoscendo subito la proprietaria di quella voce cristallina.

Ricambiai l'abbraccio con veemenza, non l'avevo più vista sin da quando ci eravamo salutate per i corridoi misteriosi della scuola chiusa.

«Tutto questo affetto mi sorprende» blaterò Ashley, soffocata.

«Piantala di far prendere colpi alla gente» cantilenò Kelly, incrociando le braccia sul seno, le labbra arricciate in un sorriso a cui si affacciavano due finte e candide zanne, pareva avesse ripetuto più volte quella frase.

«Sebby non si è spaventato» cinguettò Ashley, gonfiando le guance rosee, tuttavia si allontanò da me, lisciandosi le pieghe della svolazzante gonna azzurra «Siamo gemelle di vestito, Rosie» mi informò, su una nota più pacata, sorrisi, riconoscendo nuovamente in lei quella smania di non stare mai ferma mentre zompettava in giro su quei tacchi che sarebbero potuti essere trampoli e che io non riuscivo neppure a calzare.

«È bello rivederti Eri...» trascinò l'ultima lettera del soprannome, sembrava che perfino Erika riscontrasse difficoltà nello starle dietro, Nate si mosse a disagio, non abituato a quel genere di scenate.

«Comunque...» la mia amica assunse uno sguardo serio e circospetto, non beando il ragazzo neppure del più rapido sguardo, le labbra, rese vermiglie da uno scuro rossetto, arcuate in uno dei ghigni più furbi del suo repertorio.

«Katy La Sclerotica sta rompendo su qualcosa che il tuo Principe Ammazza Vampiri non avrebbe dovuto fare» gongolò, con una vocina saccente, battendo le ciglia scure.

«Piantala di spettegolare, Ash» La rimproverò Kelly, priva della sua solita veemenza, tracciando attentamente lo sguardo sulla sala, eppure si avvicinò a noi con fare circospetto «credo abbia qualcosa a che fare con "la terrificante avventura fra i banchi" che abbiamo avuto» sussurrò, cospiratrice.

Ashley emise un versetto di apprezzamento «Le hai dato il nome che ti ho consigliato» cinguettò deliziata, sporgendo lievemente il labbro inferiore quando, in risposta, venne semplicemente fulminata da un'occhiata azzurra della sua amica.

«Bene» Erika battè le mani pragmaticamente, annuendo in approvazione alle informazioni raccolte «Rose, vai!» ordinò, mi sentii un po' un cane mentre inclinavo il capo, confusa, le ciocche ramate lasciate sciolte che mi scivolavano sul viso silenziose.

«Dove dovrei andare?» borbottai, seppur accompagnata da un inquietante sospetto, tutte le ragazze inarcarono le sopracciglia, Nate si limitò a strabuzzare gli occhi screziati d'ambra sul nostro poco sano quartetto, sospettai si sentisse lievemente intimorito.

«Potere alle donne, Rosie!» canticchiò con fervore Ashley, incrociando le braccia al petto, le maniche svolazzarono, come poco prima avevano fatto le mie, lasciando intravedere un tratto di pelle estremamente pallida «Vai a chiedere spiegazioni» alzò gli occhi castani verso la loro direzione.

Quando mi accorsi che i due interessati si stavano dileguando dietro una pesante porta di legno non ebbi bisogno che qualcuno mi incitasse ulteriormente, armandomi di coraggio mi mossi svelta fra la folla, scostando dalla mia strada persone ubriache di ogni genere, riconsegnandole a quella massa informe di gente.

Sgusciarono in una stanza, infilai una pallida mano, impedendo alla porticina di serrarsi, mi acquattai sul pavimento sporco, alzando lievemente la gonna in modo che non sfiiorasse il suolo e mi concentrai sul soffuso vociare proveniente dall'interno, sforzandomi di eludere la musica, fortunatamente rimasero sull'entrata.

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𝔈 𝔞𝔡𝔢𝔰𝔰𝔬 𝔰𝔬𝔩𝔬 𝔪𝔢!

𝙱𝚞𝚘𝚗𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚒𝚜𝚜𝚒𝚖𝚘! 𝙴𝚌𝚌𝚘𝚖𝚒 𝚚𝚞𝚒, 𝚎𝚟𝚟𝚒𝚟𝚊 𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚏𝚞𝚘𝚛𝚒 𝚙𝚛𝚘𝚐𝚛𝚊𝚖𝚖𝚊! 𝙼𝚒 𝚙𝚒𝚊𝚌𝚎 𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚊𝚛𝚎 𝚙𝚊𝚛𝚎𝚌𝚌𝚑𝚒𝚘 𝚎 𝚜𝚘𝚙𝚛𝚊𝚝𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚗𝚘𝚗 𝚌𝚒 𝚌𝚛𝚎𝚍𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚊𝚗𝚌𝚊 𝚌𝚘𝚜𝚒̀ 𝚙𝚘𝚌𝚘 𝚊𝚒 𝚝𝚛𝚎𝚗𝚝𝚊 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚒, 𝚗𝚘𝚗 𝚊𝚟𝚛𝚎𝚒 𝚖𝚊𝚒 𝚙𝚎𝚗𝚜𝚊𝚝𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚒 𝚜𝚊𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎𝚛𝚘 𝚟𝚎𝚗𝚞𝚝𝚎 𝚒𝚗 𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚗𝚞𝚘𝚟𝚎 𝚒𝚍𝚎𝚎, 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚎 𝚜𝚊𝚙𝚎𝚟𝚘 𝚐𝚒𝚊̀ 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚒𝚕 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚜𝚊𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎 𝚍𝚘𝚟𝚞𝚝𝚘 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚛𝚎 𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚒𝚛𝚎. 𝙱𝚊𝚌𝚒-𝚋𝚊𝚌𝚒.