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I giorni successivi trascorsero in una silenziosa calma placida, fortunatamente Kelly e Ashley erano tornate a parlare tra di loro normalmente, seppur l'aria tra le due potesse essere sempre percepita come tesa e densa di significati a me e ad altri sconosciuti.

Camminando per i corridoi scolastici si poteva giΓ  cominciare ad avvertire la trepidante attesa che caratterizzava i pochi giorni restanti prima delle vacanze di Natale, l'emozione palpitante, comunque, non era veramente condivisa da tutti, nel branco si muovevano vari contrasti e molte divergenze di opinioni.

Qualcosa, tra l'altro, aveva subito un cambiamento imprevisto.

Madison pareva, straordinariamente, non provare piΓΉ piacere nell'infastidirmi, erano giorni che non l'avevo vista attaccarsi alle costole di Sebastian con malsano interesse, oppure allungargli bigliettini nei momenti piΓΉ impensabili.

A lui non sembrava importare particolarmente, immaginai fosse per i problemi piΓΉ seri che necessitavano la nostra attenzione, io avrei dovuto esserne oltremodo felice, ma avvertivo solamente preoccupazione.

Un altro problema era rappresentato proprio dallo stesso avvicinarsi delle vacanze, piΓΉ il tempo passava piΓΉ ricordavo che saremmo dovuti partire a fatti incompiuti, Sebastian non ne parlava e un poco temevo fosse troppo infastidito e preferisse non riflettere a lungo sulla prospettiva a cui io stessa non gioivo.

Mi sentivo il cuore pesante, come quello di una traditrice, a lasciar lì tutti i miei amici, sebbene la distanza sarebbe stata poca e in caso di emergenza immediata saremmo potuti tornare senza alcun problema, non volevo che la mia anima sperimentasse la leggerezza per poi essere trascinata nuovamente negli inferi da catene invisibili.

Il mio estenuante riflettere venne interrotto da un flebile rumore, nello schiantarsi di qualcosa sul mio banco a velocitΓ  imprevista, emettendo un debole ticchettio a contatto con il legno plastificato, mi accorsi di star mordicchiando il retro della penna a sfera.

Alzai lo sguardo, avvertendo alcune ciocche ramate scivolarmi sulla tempia, sfuggendo alla lunga treccia, proprio affianco alla mia piccola agenda bianca, che fungeva da diario, vi era una stretta pallina di carta, la srotolai, attenta che il materiale non si sgretolasse fra le mie dita.

Era ben impressa in nero, con calligrafia particolarmente elaborata ed elegante, una sola parola: "presto"; mi guardai attorno, spostando le mie iridi salmastre fra i banchi, nessuno mi stava prestando particolare attenzione, incrociai, perΓ², lo sguardo castano e languido di Ashley, la osservai interrogativa, ma lei scosse la testa, apparendo ugualmente turbata, mentre la folta coda castano ramata le rimbalzava sulla schiena.

DistricΓ² le braccia, che fino a quel momento aveva tenuto conserte, e mi indicΓ² con un dito esile la mia destra, Kelly, al suo fianco, non prestΓ² molta attenzione al movimento, avevamo un'ora di inglese condivisa praticamente da tutte e questo giocava spesso a mio favore.

Attonita, mi voltai verso il punto consigliato, conscia che avrei trovato solamente la finestra semiaperta, lasciata socchiusa affinchΓ© l'aria nella stanza non divenisse irrespirabile per la professoressa Felkry, che perseguiva spesso nella malsana convinzione di star soffocando e continuava sventolare un lembo del maglioncino marrone, mentre i capelli di un castano sfumato le si attaccavano alla fronte corrucciata, sotto una patina di sudore, seppur fossimo in pieno inverno.

Approfittai della disattenzione dell'insegnante per accostare maggiormente la sedia alla parete sulla quale era posta la finestra, Katrina, seduta al mio fianco, non si scomodΓ² affatto, presa com'era a scarabocchiare sul suo quaderno.

Comunque fuori non pareva esserci nessuno, anche se non avevo idea, seppur ci fosse stato, di come avrebbe potuto lanciarmi quel bigliettino attraverso uno spiraglio così piccolo, da una distanza tanto considerevole quanto quella che separava quell'aula, che si trovava al terzo piano, dal cortile.

Decisi di non restare a riflettere troppo, specialmente perchΓ© nel frattempo la professoressa aveva richiamato la precaria attenzione di tutta la classe verso la lavagna, ma mi appuntai mentalmente l'idea di aggiungere maggiori nozioni su quel bigliettino alla lista delle innumerevoli domande cui avrei voluto Sebastian portasse risposta.

Successivamente i miei pensieri furono impegnati in ben altro, perchΓ© la docente stava tracciando bianche linee sulla superficie nera, in un lento percorso del gessetto, fin troppo piccolo fra le mani rovinate e goffe della donna, formando delle parole che qualunque studente non puΓ² far altro che temere.

Scrisse che ci sarebbe stato un compito in classe tre giorni dopo, per poi elencare, sotto i nostri occhi spalancati, i vari argomenti che esso avrebbe compreso, sfogliai senza ragione una pagina del quaderno a righe azzurre, trattenendo la carta porosa fra le dita bianche, abbandonando ogni speranza di ascoltare la lezione.

Fortunatamente non dovetti crogiolarmi per lungo tempo nell'inerzia, il trillo della campanella giunse attraverso la porta gialla, in maniera lievemente soffusa e lentamente gli studenti si dispersero per i corridoi, pronti a proseguire nel viaggio verso la lezione successiva.

Mi ritrovai affiancata dalle ragazze, ci muovevamo a passi svelti verso la nostra prossima lezione, Kelly si volse verso me e le altre, accennando un sorriso, mentre una ciocca color fieno le ricadeva sullo sguardo azzurro, caparbia Β«Che ne dite se domani ci dedichiamo ad un intensa sessione di studio? Potremmo stare a casa di una di noiΒ» si fermΓ² dinanzi al suo armadietto, aprendo l'anta malconcia per depositare alcuni libri e afferrarne altri.

Feci distrattamente specchio ai suoi movimenti, Ashley, invece, si bloccΓ² nel mezzo del corridoio, ignorando le spallate che stava ricevendo, boccheggiΓ² per un po', indignata Β«Ma dai...Β» si lagnΓ² poco carinamente Β«Non Γ¨ affatto giusto darci false speranze, bisogna arrendersi, letteratura inglese Γ¨ impossibileΒ» strinse i libri al petto, con fervore.

Kelly sbuffò, alzando gli occhi al soffitto bianco «Lo dici di ogni santissima materia!» fece notare, sbattendo lo sportello e chiudendo nuovamente il lucchetto «Non puoi continuare così, potresti essere rimandata quest'anno e non sempre si può risolvere con un recupero dell'ultimo minuto. Sei tu che ci rimetti. Vorrà dire che l'anno prossimo avremo classi diverse».

«Ma quando mai c'è stato questo rischio?» sminuì Ashley, lisciandosi la folta coda castano ramata, poi ci rivolse uno sguardo color cioccolato «Ricordate, ragazze, appuntamento domani pomeriggio per studiare, a casa mia» io e Katrina ci limitammo ad annuire, ingoiando un sorriso divertito.

Presero entrambe a camminare, con passo affrettato, Ashley totalmente dimentica dei libri che le sarebbero serviti per l'ora successiva, bisticciando come due vecchie comari, da lontano avvertii le voci farsi piΓΉ acute, mentre insieme si aprivano un varco fra la folla, senza neppure provarci davvero.

Loro erano così, un po' come due colori primari che si mescolano dando vita a tinte sempre diverse, imprevedibili, ma non mancavano mai di distinguersi nel grande dipinto della vita.

Rivolsi lo sguardo a Katrina, rimasta sola affianco a me, con i libri e un quaderno consumato fra le braccia, mi limitai a scrollare le spalle e lei fece lo stesso, mentre, armandoci di buone speranze e bombardate dal risuonare divertente di quei battibecchi, ci dirigevamo in una diversa direzione alla lezione successiva.

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