Capitolo 2 - Tra le stelle 🥀

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Playlist 🎧🖋️
Extraordinary you ost - See the fantasy
Extraordinary you ost - Through time
Benson Boone - In the stars
Chani - Starlight
BTS - Butterfly prologue mix

- In fondo ho messo il link della playlist, se ti va di ascoltarla.-

15 ottobre 1999

Era un pomeriggio ventoso in Corea del Sud, uno di quelli che suggeriva che l'autunno aveva ormai preso il sopravvento su tutto. Le foglie degli alberi erano cadute ai margini delle ampie strade trafficate da autobus e vetture e avevano colorato di un arancione sbiadito i marciapiedi.

Su di essi dei gruppi di studenti giocavano a farle scricchiolare, noncuranti che dietro di loro ci fosse una delle sciamane più potenti del Paese. Jung Haena camminava silenziosa, come se stesse ascoltando la voce della propria testa, o forse sarebbe più corretto dire le varie voci che brulicavano da ogni angolo lei rivolgesse lo sguardo.

Avendo un legame fortissimo con il regno dei morti, non riusciva mai a vivere in pace, perché ogni volta che passava in luoghi infestati, veniva assalita dagli spiriti, che la usavano come un portale per il mondo dei vivi.

In quel momento però la situazione era nettamente peggiore, e le voci non avevano niente a che fare con ciò. Aveva appena concluso un incontro con una giovane madre, che l'aveva chiamata a causa di continui incubi che le disturbavano il sonno.

Sentiva ancora le sue parole rimbombare passo dopo passo.

«Piacere, sono Sejin. Si accomodi pure sul divano.»

La mudang Haena aveva fatto come le era stato consigliato e le aveva chiesto di spiegarle la situazione in maniera precisa.

Sejin a quel punto sedeva accanto alla donna, con un'aria decisamente impaurita per via della forte aura che emanava la sciamana. Non aveva indossato gli abiti tradizionali per non destare la curiosità delle persone, ma aveva comunque optato per un outifit altrettanto curioso. Indossava un hanbok moderno completamente nero e ai piedi aveva calzato degli zoccoli di legno, invece aveva acconciato i capelli in una treccia spessa che aveva poi arrotolato su se stessa, creando uno chignon.

Sejin, prima di esordire, accarezzò il pancione, coperto da un maglione di cotone bianco e giallo e da una salopette larga, e lasciò il palmo della mano adagiato sopra l'ombelico, come a voler proteggere la creatura che stava crescendo dentro di lei.

«Da circa un mese non smetto di sognare una creatura terrificante che mi insegue per strapparmi dalla pancia mio figlio e mangiarlo. Forse sarà la gravidanza, forse gli ormoni o lo stress, ma vorrei essere sicura che non ci sia anche qualcos'altro dietro questi incubi.»

Haena nel frattempo era stata distratta da una sagoma nera non distinta che stava nascosta tra le scale che portavano al primo piano della casa. Sejin si accorse che la sciamana stesse fissando le scale e si bloccò, cercando di capire cosa stesse accadendo.

La donna allora si girò di nuovo verso la cliente e buttò fuori dai polmoni un gran quantitativo di aria.

«Ho compreso qual è il suo problema.»

Rimase in silenzio per un quantitativo di tempo che alla padrona di casa parve durare ore, a causa dell'ansia di sapere. Haena era stata assalita da quell'ombra che adesso si era piazzata sopra di lei e continuava a tartassarla di parole.

«Non vuoi dirle che suo figlio è maledetto? Hai paura che possa morire davanti a te? Tanto lui morirà, che sia ora che tra ventitré anni. Non ha scampo! Non ha scampo!»

La donna strinse i denti e si trattenne ancora, per non terrorizzare la donna che aspettava ansiosa un responso. Era una delle situazioni più complicate che avesse mai dovuto affrontare. Non era nemmeno sicura di essere in grado di aiutare quella madre e il suo bambino e questo la fece innervosire ancora di più.

«Diglielo, diglielo!» Ripeteva ancora, insistendo in maniera ossessiva.

A quel punto Haena estrasse dalla tasca interna del suo corpetto un'erba essiccata e un pacchetto di fiammiferi.

"Questo basterà per farti chiudere il becco almeno per adesso, maledetto!" Gli disse nella mente, senza guardarlo, ma terrorizzandolo abbastanza da farlo urlare.

«Non accenderlo! Tanto alla fine vincerà la maledizione.»

«Sejin, potresti prendermi una ciotola? Dobbiamo bruciarlo.» Le spiegò, indicando ciò che aveva tra le dita. La donna allora si alzò scattante verso la credenza che si trovava alle loro spalle e ritornò con una ciotola azzurra.

«Perfetto, è quello che serve a certi becchi che non si vogliono chiudere mai.» Parlò e nell'esatto momento in cui l'incenso cominciò a bruciare e a produrre un fumo bianco, quell'ombra si dissolse nel nulla.

«Adesso posso parlarti con più riservatezza.»

La più giovane la osservò terrorizzata, chiedendo delle spiegazioni.

«Quella cosa che mi descrivevi poco prima viveva nelle scale di casa tua e veniva a trovarti nei tuoi incubi per impaurirti. Lì stava al buio, come puoi notare tu stessa, quindi si trovava molto al suo agio a infastidire te e tutti quelli che abitano qui dentro. Lascia consumare tutto l'incenso, così non verrà più a disturbarti.»

«Quindi il problema è risolto?» Le domandò, illuminandosi di speranza.

«Purtroppo no. Cercherò di spiegarlo nel modo più semplice possibile.»

L'espressione estremamente seria della mudang, suggerì a Sejin che quella "cosa" era solo l'inizio.

Haena sospirò in maniera rumorosa e pesò parola per parola, prima di raccontare parte della faccenda. Se avesse rivelato tutto, probabilmente avrebbe fatto venire un colpo a quella povera ragazza. Perciò parlò nel modo più delicato possibile.

«Cara Sejin, tuo figlio è speciale, perché davanti a lui si stagliano due destini. Uno di questi è cattivo, ma l'altro è abbastanza luminoso da farmi credere che non ci sia nulla di cui preoccuparsi. Per fare sì che si avveri il secondo, dovrai chiamare tuo figlio Byeonghye.»

Il fatto che la sciamana stesse parlando di un bambino, dimostrò a Sejin che non stesse mentendo o raccontando cialtronerie. Fino a quel momento non le aveva rivelato il sesso della creatura. Però quel nome non le diceva nulla di buono perché Byeong in coreano significa malattia e non capiva perché avrebbe dovuto mettergli proprio quello, tra tanti che ce n'erano.

«Ti starai chiedendo il perché, vero?»

Sejin balzò seduta stante, come se le avesse letto la mente. Annuì, ma non parlò.

«Quando suo figlio starà per completare l'università scoprirà di soffrire di una malattia. In questo modo si scongiurerà che avvenga sul serio. In più dalla combinazione di queste due parole si deriverà un buon auspicio di luminosità. Una luce accompagnerà suo figlio dalla dea Bari che lo reinderizzerà verso la strada propizia.»

«Ma la dea Bari è famosa per aver resuscitato i suoi genitori defunti! Significa che mio figlio morirà?» Cominciò ad allarmarsi ancora di più, mostrando già i primi segni di un imminente crisi di pianto.

«Non preoccuparti, alla fine andrà tutto bene. Per adesso goditi gli ultimi mesi di gravidanza. Tutto andrà per il verso giusto. Fidati di me.»

Sejin le sorrise, confortata dalle parole sincere della donna.

Haena aveva ancora impresso quel sorriso. Avrebbe preferito vedere la faccia di un demone piuttosto, anche quella di quella bestia maledetta che prima le alitava dietro le orecchie. Era abituata a vedere mostri, fantasmi, spiriti maligni, ma vedere il viso speranzoso di una donna ignara del destino crudele del proprio figlio l'aveva trafitta nel profondo del cuore.

Schiacciava le foglie del marciapiede immaginando di star pestando quell'ombra, un agglomerato di peli irsuti e unti. Passo dopo passo il suo risentimento aumentava. Anche gli spiriti attorno a lei le dicevano che non era giusto, che non avevano mai visto qualcosa del genere dopo tutto quel tempo nel mondo dei defunti.

"Qualcuno di molto potente lo ha maledetto assieme ad un'altra anima, ma è ancora presto per quest'altra di rinascere. Deve arrivare il prossimo millennio per potersi reincarnare. Questa situazione mi sconforta molto, credetemi, nemmeno io avevo mai visto una maledizione del genere, dopo trent'anni di servizio. Mi fa veramente paura pensare a quello che accadrà alla famiglia di Sejin. Che gli dei aiutino queste due anime. Se non romperanno questa maledizione, non avranno pace fino alla fine dei tempi".

13 aprile 2023

Nello stesso esatto momento in cui Sole ebbe quella crisi violenta, era notte fonda a Seoul, Corea del Sud. In un piccolo quartiere della città, Kim Byeonghye morì. Aveva appena compiuto ventitré anni e si trovava a frequentare l'ultimo anno di economia alla Yonsei University.

La vita era stata ingiusta con lui, che l'aveva sempre amata fino in fondo. Aveva scoperto da poco di avere un problema al cuore, ma non si era fatto scoraggiare.
Mangiava con gusto, si allenava con diligenza, usciva con gli amici quando riusciva a ritagliarsi degli spazi liberi, faceva tutto con impegno e niente poteva ostacolarlo nel raggiungere un obiettivo.

Era la persona più a modo della zona, sempre educato nell'esprimere un suo parere e nel rispettare quello altrui, sempre disponibile nei confronti di chi avesse bisogno. Era una persona sensibile, al punto tale che quando provava un sentimento forte, annotava su un quaderno i suoi pensieri, scrivendo delle piccole poesie.

La sua anima aveva abbandonato il suo corpo senza che lui se ne fosse accorto: in quel momento stava sognando di trovarsi in mezzo alle stelle, di riuscire a muoversi in mezzo ad esse, finché una voce lo aveva chiamato.

«Byeonghye, vieni.»

Era una delle stelle, che brillava nelle vicinanze. Era così luminosa che sembrava giorno attorno a lei, nonostante fosse buio.

Il ragazzo le si avvicinò, interrogativo. Credeva ancora di star sognando, non aveva capito che quella fosse la realtà.

«Guardati intorno, Byeonghye. Dove ti trovi?» Domandò quella voce, così solenne, quanto calmante.

«Nello spazio. È un sogno.» Rispose lui, sicuro delle proprie parole.

«Non è un sogno, Byeonghye. Purtroppo la tua anima ha abbandonato le tue spoglie mortali.»

Il ragazzo provò a chiudere gli occhi e a riaprirli per dimostrare che quello fosse solo uno scherzo della mente, ma si rese conto subito dopo che anche lui era una massa azzurra di luce indefinita.

Lui non vedeva, percepiva le cose attraverso le loro vibrazioni e le energie che emanavano.

Era ancora troppo incredulo per pensare che fosse reale.

La luce allora lo trascinò con sé e lo portò dentro la casa in cui aveva vissuto sin da piccolo.

Il salotto era pieno di persone piangenti radunate attorno a qualcosa. Più si avvicinava ad esse, più riusciva a distinguere i loro volti e a riconoscerli.

Byeonghye osservava tutto ciò, incredulo e spaventato.

Si fece largo tra quelli che erano stati i suoi zii, cugini, amici, fino a raggiungere i suoi genitori e sua sorella maggiore. Si trovavano attorno al suo corpo privo di vita.

Quella visione lo sconvolse ancora di più, lasciandolo impalato davanti a quella visione terribile.

Non poteva essere vero, si sarebbe risvegliato a momenti. Era tutto uno scherzo della sua stupida mente!

Non voleva morire: era troppo giovane. In pochi mesi si sarebbe laureato e sarebbe stato assunto in un'azienda. Avrebbe conosciuto l'amore della sua vita e con lei avrebbe costruito una famiglia. Avrebbe visto invecchiare i suoi amici e li avrebbe presi in giro per come si sarebbero ridotti. Si sarebbe preso cura dei suoi genitori e di quelli di sua moglie. Sarebbe diventato il miglior zio della Corea. Avrebbe viaggiato per tutto il mondo, visitando luoghi inimmaginabili.

Eppure era diventato tutto impossibile. Irrealizzabile. Com'era potuto succedere?

«Il tuo cuore si è fermato a causa di quella malattia.»

Il ragazzo comprese, ma non si arrese.
«I medici mi avevano detto che sarei riuscito a sopravvivere se avessi seguito le medicazioni. È stato tutto inutile!»

Avrebbe voluto piangere dalla disperazione, ma non era che un mucchio di energia e l'energia non piange.

Si avvicinò a sua sorella, che aveva il viso rigato dalle lacrime e chiamava il suo nome. Provò a toccarla, ma la sua essenza non aveva consistenza, così la trapassò con un getto luminoso.

Odiava la forma in cui si trovava: non poteva nemmeno abbracciare per l'ultima volta i suoi cari.

Byeonghye provava delle sensazioni che non riusciva più ad esprimere. Erano solo delle energie senza controllo.

«Non riesco a sopportare oltre, voglio andare via.» Comunicò alla sua guida.

«Ciao mamma, papà, nuna³. Ciao zii, cuginetti. Ciao amici miei. Chissà se ci rivedremo mai più.»

Cercò di percepire per l'ultima volta i loro volti per non dimenticarli mai, poi si rivolse alla luce e la seguì. In poco tempo si ritrovarono di nuovo in mezzo alle stelle.

I due volteggiavano leggeri nell'etere, quando il giovane espresse tutti i suoi dubbi.

«Cosa sono diventato? Non posso piangere o toccare le cose, che senso ha esistere così? Voglio scomparire e cadere nel silenzio eterno.»

«Byeonghye, sei energia adesso. Assomigli alle altre stelle che gli uomini tanto invidiano per la loro luminosità e longevità. Sei eterno, Byeonghye. Non temere.»

Lo spirito del giovane non fu comunque confortato dalle sue parole, poiché si sentiva come una pecorella smarrita in un bosco oscuro.

«Ho paura. Non sono abituato a questa forma. Vorrei ritornare ad assomigliare al mio corpo, poter vedere le cose che mi circondano, non limitarmi a percepirle.»

«Puoi farlo, ma quando ritornerai sulla Terra. Che senso avrebbe una sembianza umana in mezzo all'universo? Sei un fascio di luce che attende la prossima reincarnazione, Byeonghye.»

«Cosa significa? Rinascerò di nuovo?»

«Per ora no. È troppo presto. Devi assolvere ad un compito prima, se vuoi avere delle prossime vite felici.»

La luce indirizzò un bagliore verso lo spirito del ragazzo, che assunse le sue fattezze umane, ma senza consistenza. Adesso i suoi sensi cominciavano a funzionare quasi come quelli di una persona: sentiva e vedeva, mentre non poteva avvertire i sapori e gli odori. La prima cosa che fece fu guardarsi per vedere che cosa indossava: erano gli stessi abiti che aveva visto addosso al suo corpo quando era tornato sulla Terra poco prima, ovvero un completo nero elegante con un paio di scarpe lucide dello stesso colore e una camicia bianca a fare da punto luce.

Provò a toccarsi i pantaloni, ma non ci riuscì. Luce intervenne, spiegandogli che la capacità di percepire il tatto dipendeva da lui: se lo spirito avesse mantenuto una bassa frequenza, assumendo una consistenza densa che non trapassava le cose, si sarebbe potuto muovere con libertà. Se Byeonghye si fosse esercitato, sarebbe riuscito anche a prendere gli oggetti e quindi ad abbracciare i suoi cari.

Lui si sentì sollevato, anche se guardò interrogativo la sua guida spirituale per avergli accennato di dover compiere una missione.

«Guardati il polso sinistro.»

Il ragazzo sollevò la mano all'altezza del viso e notò un filo di luce rossa annodato attorno al punto appena menzionato.

«Cosa significa?» Chiese interrogativo e spaventato dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.

Sarebbe stato legato per sempre dentro una stanza? Tenuto prigioniero con una punizione infinita?

«Non conosci il mito del filo rosso del destino, per caso? Significa che hai un'anima gemella, Byeonghye.»

Il ragazzo rimase in silenzio, incuriosito da quell'informazione.

«Voi due siete destinati a stare insieme in questa vita, in quelle passate e nelle prossime, fino alla fine dei tempi, in vita e in morte. Questa volta è andata così purtroppo: c'è stato un cambiamento nel vostro destino. Originariamente vi sareste dovuti incontrare fra un paio di mesi. Lei sarebbe arrivata in Corea del Sud a settembre e vi sareste conosciuti in un supermarket.»

«È tutto così strano. Non riesco a capire. Perché sono qui allora?» domandò, ancora una volta confuso.

«Riesco a comprendere ciò che provi. Tutte le anime che vengono a me sono spaventate. È normale.» Quelle frasi, seppur semplici, diminuirono l'inquietudine della neonata anima.

«Riguardo questo cambiamento... Credo proprio che siate riusciti a vivere felicemente nella vita passata e che qualcuno per gelosia abbia combinato una qualche maledizione per separarvi nelle prossime. Siete stati divisi proprio prima del vostro incontro, in questo caso.»

«Non voglio che succeda di nuovo.» Rivelò, nella paura che anche nelle prossime vite si potesse ripetere una situazione simile o peggiore.

«Non temere, indagherò più a fondo e se scoprirò qualcosa ti richiamerò quassù.» Lo confortò con quella sua voce bassa e calmante che riempiva il cielo.

«Cosa significa che mi richiamerai? Non devo restare qui e aspettare di reincarnarmi?»

«Ti ricordi che poco fa ti ho detto che hai un compito da assolvere? Bene, la tendenza del filo rosso è di attrarre i due prescelti, accorciandosi sempre di più, finché le loro strade si incrociano. Non vedi come il filo che ti cinge il polso sia teso più di una corda di violino, sebbene ti trovi lontanissimo da lei?»

Byeonghye osservò che ciò che la luce gli stava descrivendo era vero. Provò a scuotere la mano ma gli risultò difficile, perché dall'altra parte qualcuno lo tirava a sé.

Lui, che in vita aveva sollevato pesi sempre più grandi per aumentare la forza muscolare del suo corpo, si ritrovò in difficoltà a causa di un sottilissimo fascio di luce rossa.

«La forza del filo rosso è indiscutibile, Byeonghye. Anche se questa ipotetica maledizione ha vinto nel separarvi nella vita mortale, non è più forte del legame che è nato con le vostre anime. Per questo verrai condotto da lei e sarai il suo angelo custode per un breve periodo. Potrai spostarti e andare a trovare i tuoi cari, per dare loro un po' di conforto, ma non dimenticarti della tua protetta, intesi?»

Egli annuì, anche se tutto ciò non aveva senso per lui. Sperava ancora che stesse semplicemente sognando, anche se sapeva che non era così. Non avrebbe mai immaginato di morire in quel modo e di continuare ad esistere come spirito. Non si era quasi mai posto il problema di morire, almeno fino a prima di scoprire della sua malattia cardiaca. Aveva creduto che la morte fosse qualcosa di astratto, lontano nel tempo, rimandato ad una versione di lui molto più vecchia. Invece il destino lo aveva preso in giro, colpendolo vigliaccamente alle spalle, per non dargli nemmeno la possibilità di difendersi.

Luce proseguì a spiegargli altre cose.

«Dopo aver concluso la tua missione, ritornerai qui e cadrai in un sonno profondo, da cui ti risveglierai quando sarà arrivato il momento di rinascere.»

«Spero di tornare qua sopra il prima possibile. Ho tanta paura e non sono certo di essere all'altezza dell'incarico. Alla fine non la conosco, non so di cosa abbia bisogno e come potrei esserle utile.»

«Non temere. Tornare lì giù non ti dispiacerà così tanto. Fidati e goditi questo piccolo soggiorno sulla Terra. Ti aiuterà a guarire da questa esperienza traumatica. Sei hai bisogno, chiamami, ti aiuterò. Adesso vai, anima, e porta pace ovunque tu cammini.»

Sentite quelle parole, il filo rosso strattonò il polso del ragazzo e cominciò a trascinarlo verso il basso. Si accorciò così velocemente, che l'anima di Byeonghye emise una scia simile a quella che rilasciano le stelle cadenti appena sfiorano l'atmosfera. Forse qualcuno, vedendo la striscia luminosa che aveva creato, avrebbe additato il cielo e urlato in preda all'entusiasmo:

«Guarda là, una cometa!»

La Terra si fece sempre più vicina: prima vide il globo nella sua interezza, poi il continente dell'Europa si restrinse fino all'isola a forma di triangolo che viene chiamata Sicilia. I palazzi si fecero più grandi, finché il filo si spostò verso una parte più boscosa e frastagliata da colline. Byeonghye chiuse gli occhi per paura di schiantarsi, ma appena li riaprii, si ritrovò nella stanza di una ragazza, proprio quella di Sole.

La giovane stava dormendo profondamente sotto le lenzuola morbide, che facevano su e giù per via del suo respiro regolare.

"Tu puoi respirare ancora, io non sono più nulla."
Pensò rattristato, provando una normale forma di invidia. Si rannicchiò per terra, stringendosi a sé, come per creare un uno scudo protettivo. Sarebbe voluto rimanere così per sempre, a riflettere su cosa aveva fatto di sbagliato per meritarsi tutto questo. Pensava a sua sorella e ai suoi genitori, a quanto stessero soffrendo in quel momento per lui. Aveva fatto così tante promesse a loro, ma non aveva avuto il tempo di mantenerle.

In più avrebbe dovuto fare da babysitter a quella ragazza. La sua anima gemella. Tra i due era lui quello che aveva perso la vita e doveva per giunta aiutarla. Lui, che stava soffrendo sicuramente più di lei. Nascose il viso tra le sue braccia.

"Voglio scomparire!" Urlò nella disperazione e cominciò a singhiozzare, senza poter piangere. Sbatté la testa sul muro e strizzò gli occhi, per spingere fuori almeno una lacrima, ma niente.

"Impazzirò, se mi è concesso almeno questo!" Esclamò, affondando le guance tra i palmi. Con la coda dell'occhio vide un'aura rossa provenire da lontano. Era il filo rosso, che partiva dalla coperta, sotto cui si trovava la mano di Sole, e si andava a ricongiungere al polso del giovane.

Continuò ad osservarla, ammaliato dal tepore che gli provocava quella visione. Dentro di sé si accese qualcosa che gli riscaldava il petto e lo tranquillizzava. Sembrava che quell'anima stesse cercando di accarezzargli il cuore, anche se non l'aveva nemmeno. Si tranquillizzò senza nemmeno accorgersene, alla stessa velocità con cui crebbe in lui un forte senso di dovere.

"Non so niente di te, se non che devo fare in modo di proteggerti ed evitare che succeda qualcosa di simile anche a te. Altrimenti la mia morte non avrebbe alcun senso sul serio."

Nonostante quei buoni propositi, non sapeva cosa fare in quel momento, visto che lei stava dormendo e di sicuro non avrebbe avuto bisogno di lui, così si decise a fare un giro per la stanza per conoscerla meglio. Di lei sapeva solo che era italiana, perché cadendo aveva riconosciuto la forma dello Stato, e che viveva in un'isola, la Sicilia. Ne aveva sentito parlare tanto in quel periodo, perché alcuni suoi amici volevano convincerlo ad andarci in vacanza ad agosto. Sbuffò, malinconico, e controllò che ore erano dall'orologio da parete.

Erano le nove di sera. Calcolando che tra l'Europa e la Corea c'erano molte ore di differenza, significava che era passato un bel po' di tempo da quando era salito alle stelle.

Curiosò dentro lo scaffale che si trovava di fronte al letto e scoprì con piacere che la ragazza aveva acquistato diversi libri di lingua coreana, di fiabe coreane e di poesie.

Sulla copertina di uno di essi aveva inserito con una forcina per capelli una foto di una luna piena. Lui amava la Luna. Sua madre gli aveva detto che il suo nome aveva un legame con la Luna e che avrebbe dovuto sempre cercare conforto in lei. Quel dettaglio lo fece sorridere, perché iniziò ad entrare in sintonia con lei, ma fu quando lesse il titolo di quel libro in particolare, che rimase veramente scioccato.

"Vento blu" di Yun Dongju.

«Anch'io ho questo libro!» Esclamò, di nuovo stupito nel vedere che avessero qualcosa in comune sul serio. Fino a quel momento aveva pensato che fosse solo una questione metafisica, un semplice filo che ti costringe a stare con quella persona. In realtà più scopriva qualcosa di nuovo, più si rendeva conto che fosse tutto vero, poiché probabilmente avevano degli interessi simili.

Fece per impugnare quella raccolta di poesie tra le mani, per leggerne qualcuna, ma si ricordò che molto probabilmente avrebbe fatto cadere il libro, non riuscendo a controllare i suoi poteri, e avrebbe svegliato e spaventato quella ragazza che dormiva a pochi centimetri da lui, cosa che un angelo custode non avrebbe dovuto fare. Quindi ritrasse il suo arto invisibile all'occhio umano e sospirò malinconico.

Continuò ad osservare quello scaffale e notò che c'era una discreta collezione di makeup coreano. Precisamente tre tinte labbra rosate, un fondotinta in cushion e una palette di ombretti sui toni del marrone.

"Anche nuna acquista da questi brand. Andrebbero d'accordo, se si conoscessero, visto che lei è ossessionata dal makeup e dalla skincare."

Si ritrovò a sorridere per una cosa così insignificante in maniera apparente, ma si rese conto che non sarebbe mai potuto succedere nella realtà a causa di quello che gli era capitato, quindi ritornò serio e continuò il suo tour nella stanza.

Su una delle quattro pareti era appesa una foto che ritraeva due ragazze e un ragazzo. Tra di loro doveva esserci la sua protetta, anche se non sapeva esattamente quale tra le due fosse quella giusta. Una aveva i capelli biondo scuro, molto ricci, gli occhi azzurri e un viso chiaro; l'altra era il suo opposto a causa dei capelli lisci castano scuro e gli occhi castani, che andavano a decorare un viso altrettanto chiaro.

"Se è la mia anima gemella, dovrei riuscire a sentirlo."

Provò a concentrare la sua energia e osservò nuovamente le due amiche. Con la prima non accadde niente, mentre quando incrociò gli occhi della seconda, si sentì stringere il petto, nonostante non avesse nessun organo dentro di sé. Era un formicolio simile a quello che aveva provato poco prima, quando aveva visto quel bagliore rosso provenire dal letto della ragazza.

"É lei." Pensò, girandosi verso di lei per osservarla nuovamente, ma la ragazza rivolgeva la faccia verso il muro, alla quale era appoggiato il letto, ed era tutta coperta dal lenzuolo.

"Come fa a dormire con la faccia sotto le coperte?"
Sorrise di nuovo, perché dormiva in modo buffo.

Istintivamente si avvicinò per controllare che stesse bene. Respirava, a volte russava, altre volte parlava nel sonno.

"Sei divertente." Le disse, scuotendo il capo e lasciandosi scappare una risatina.

Decise di proseguire le sue indagini, spulciando ancora dentro quello scaffale e localizzò altri libri, che non erano coreani, ma horror. Sobbalzò per quella scoperta insolita.

"Oh, bene. Compra i trucchi cute e poi legge libri di questo genere. Mi sembra una combinazione equilibrata." Constatò sarcastico.

Dietro di sé provenne un urlo strozzato.

Che l'avesse visto? Era tutto questo il coraggio che aveva sviluppato dopo aver letto di vampiri che si avvicinano al collo della protagonista dormiente per farle il prelievo del sangue?

Mudang¹: sciamana coreana che ha ricevuto i suoi poteri dalla nascita.

Hanbok²: vestito tradizionale coreano

Nuna³: sorella maggiore o ragazza più grande. Viene detto dai ragazzi più piccoli.

https://youtube.com/playlistlist=PLgv636Hty1mY2xFgZRLa6_7MzgApOlbc9&si=MisE2lMAct7sdBfZ

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Bentornati!
Come da calendario, torno anche questa settimana con un nuovo aggiornamento. Voglio ringraziare tutte le persone che stanno leggendo, mettendo la stellina o inserendo la storia nell'elenco di lettura. Ogni singola notifica mi rende felice e spero che la storia continui a interessarvi in futuro. Grazie veramente di cuore.

Questo capitolo è stato molto doloroso da scrivere, per questo ho cercato di mettere delle scene essenziali e non essere troppo cruda nella descrizione della morte di Byeonghye e nel modo in cui i suoi genitori l'hanno scoperto.

Adesso passiamo al momento delle teorie: secondo voi perché Sole ha urlato? Byeonghye sarà in grado di non farsi scoprire già dalla prima notte? Fatemi sapere nei commenti.

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