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Alis

Lunedì

Erano giorni che non andavo a scuola a causa della febbre, come mi aveva consigliato nonna.
Era stata una tragedia. Avevo dormito più di quindici ore su ventiquattro, un sonno continuo o forzato per non annoiarmi o non sentire il mal di testa passeggero.
Ma dormire peggiorava le cose, ero sempre più stanca.

Mi ero sentita con Ashley più di tutti gli altri. Anche Justin e Micheal mi avevano scritto; quest'ultimo mandava anche dei riassunti sulle lezioni svolte per non farmi rimanere indietro.
Di Dan nessuna traccia. In fondo era normale... Non eravamo amici e sinceramente nemmeno lo capivo.
Non comprendevo il suo carattere, il suo comportamente, niente!

La settimana passata di riposo mi era servita per schiarirmi le idee, avevo smesso di pensare a Ryan e di farmi problemi.
Consideravo tutto strettamente inutile...

"Hey!" Urlò Ashley sorprendendomi.

"Mi sei mancata tanto!" Continuò stritolandomi in mezzo al parcheggio della scuola.

"Sì, anche tu. Non ce la facevo più a stare chiusa in camera!" Ammisi.

Continuammo il percorso verso l'entrata. Justin si affiancò a noi e ci salutò informandoci di qualche scoop degli ultimi giorni.
Michael invece era già in classe.
Una volta vicino alla porta, entrai anch'io salutandoli.

Raggiunsi Mike e mi piazzai dinanzi a lui aspettando una qualche reazione.

Tutto ciò che disse fu: "Hey!"

"Hey?!" Notai che qualcosa non andava e mi preoccupai.

"Che succede?" Chiesi subito.

Mi guardò sorpreso come se non capisse cosa intendessi, ma intuì che fosse solo un metodo per passare inosservato.
Mi sedetti sulla sedia accanto alla sua e appoggiai lo zaino sopra il banco aspettando qualche spiegazione. 

"Sicura che posso dirtelo?" Si rassegnò poi.

"Hai dubbi?"

Prese un lungo sospiro: "Ultimamente non riesco più a stare con Ashley e Justin... Cioè, mi da fastidio quando Ash gli sorride o gli parla così spesso. Non capisco se è normale che senta lo stomaco incenerirsi ogni volta..."

Lo ascoltai sorpresa, avevo pensato che il problema fosse di famiglia o scuola o cose del genere...
Mentre probabilmente era solo geloso di mia cugina! Non avevo mai sentito delle parole del genere dette da un ragazzo e... suonavano così dolci!

Sorrisi involontariamente e lo notò.

"Che c'è?"

"Oh scusa, non interpretare male i miei gesti. È che... Sei innamorato di Ash!" E questa sarebbe stata la notizia più bella, perché lei stessa mi aveva confessato di provare qualcosa per Mike.

"Sì... forse." Lo guardai storto e sorrise.

"Non credi che dovresti dirglielo?" Consigliai. Ashley ne sarebbe stata fin troppo felice, ma non avrei dovuto dirglielo io!

"Sì... forse." Ripeté. Gli diedi un colpetto sulla spalla:"Smettila!"

Sorridemmo entrambi e concluse dicendo:"Ci proverò... Ti giuro che così non riesco ad andare avanti!"

Mi strappò l'ultimo sorriso prima di ricordarmi dov'era il mio posto.
Mi spostai di un banco avanti e mi sedetti restando girata verso Mike.
Dan non era ancora arrivato e preferivo non venisse.

"Questi giorni è venuto?" Mi interessai.

"A volte sì, a volte no... come sempre." Rispose impassibile, perché ormai abituato ai suoi atteggiamenti. 

Sospirai sollevata girandomi talmente convinta che non sarebbe venuto quando me lo ritrovai di fronte. Mi guardò con il suo solito sguardo malizioso e io con le mie medesime occhiatacce.

"Ti sono mancato?" 

"Mmh aspetta che devo pensarci..." Lo presi in giro.

"Non ho bisogno di risposte, già so che hai versato lacrime per me..." Continuò scettico. 

"Sì guarda, ho gli occhi gonfi dalle lacrime" Scherzai.

Si spostò per sedersi accanto a me, mancava poco al suono della campanella. 

In quel momento mi tornò in mente Aron... Non sapevo se chiedere a Dan, che di per certo ne sapeva qualcosa.

"Ora sei silenziosa?" La sua voce mi metteva sempre di malumore. Aveva quel non so che di aggressivo, menefreghista, scontroso... in ogni situazione.

"Qualche problema?!" Cercai di usare lo stesso tono che riusciva a mantenere lui, con il quale mi aveva tolto la curiosità di sapere cosa era successo. 

L'insegnante entrò pochi secondi prima dell'inizio della lezione. Durante l'appello sentii un bisbiglio provenire dietro alle mie spalle così mi girai.

"Alis" Sussurrò Michael...

"Che c'è?" Provai a non farmi vedere né sentire dagli altri.

"E se parlo oggi con Ashley?"

Notai il nervosismo nelle parole dette che misero in soggezione anche me. Riflettei un attimo su cosa sarebbe stata la scelta migliore. 

"Fai quello che ti senti, non è importante quando." Sorrisi. Immaginavo quanto avrebbe potuto infastidirlo la compagnia di Justin con Ash, nonostante fosse anche lui suo amico. Potevo solo immaginare, perché non ero mai stata gelosa di nessuno e non riuscivo nemmeno a mettermi nei suoi panni.

"Prof, Alis sta parlando." Esclamò Dan con il braccio alzato. Mi girai di scatto e notai lo sguardo della prof diretto nella nostra direzione.

"Bene, ora faccia silenzio." Disse continuando a digitare sul mini computer.

"Mi spieghi perché lo hai fatto?" Gli rivolsi un'occhiataccia interrogativa. 

"Mi disturbavate..." Fece spallucce. 

"Sei insopportabile!" Commentai irritata e sorrise non facendo altro che infastidirmi maggiormente. 

Mi distrassi leggendo qualcosa sul libro di antologia, prima che la prof iniziasse ad interrogare. Continuai il racconto senza dare minima concentrazione alla lezione. Dan utilizzava il telefono senza farsi notare nascondendolo con l'astuccio e i libri.

Quando finii la storia, presi coraggio e domandai: "Cosa è successo ad Aron? Sta bene?"

Non si mosse, nessuna reazione. Continuò ad osservare lo schermo luminoso come se nessuno gli avesse appena rivolto parola. 

"Hey, guarda che ti ho parlato." Insistetti; continuò ad ignorarmi.

Mi venne un piano, così alzai la mano.

"Cosa vuoi fare?" Chiese voltandosi.

"Dirò di avere mal di testa per chiamare a casa, però andrò all'ospedale a fare le domande ad Aron di persona..." Non abbassai la mano tenendola in alto penzolante.

Si fermò a guardarmi, poi si rigirò noncurante: "Fai quello che vuoi."

"Bene."

L'insegnante notò il mio braccio e mi richiamò. Mentii inventandomi la scusa del mal di testa secondo il piano e ci credette. Quando mi alzai per poter uscire, Dan mi afferrò stretto il braccio. Lo tirai e mollò la presa.

"Va bene, ti rispondo se è questo che vuoi." Si rassegnò. Scacco matto!

Lo guardai vittoriosa e fiera: "Prima vado in bagno."

Uscii per reggere il gioco siccome non mi aveva reso le cose facili. Se non mi avesse fermato, sarei andata in bagno e avrei fatto finto di stare di nuovo bene, dandogliela vinta, o sarei andata realmente in ospedale. In fondo era un buon piano anche quello!

Quando tornai in classe, raccontai alla prof l'ennesima bugia e tornai a sedermi. Dan mi guardò rabbioso: "Da quando sei diventata una sporca bugiarda?"

"Da quando sai che prima non lo ero?" Dan non sapeva nulla di me, della mia vita, del mio carattere... A dirla tutta nemmeno io. Magari dietro a quel ragazzo di ghiaccio si celava il fuoco, ma, dal momento che quei elementi non avevano nulla a che fare fra loro, lo dubitavo.

Gli ricordai del discorso che avrebbe dovuto affrontare così fece un bel respiro. In quell'esatto istante suonò la campanella del cambio d'ora e Dan si fiondò fuori dall'aula. Mi sbrigai a raggiungerlo urlando il suo nome, ma era più veloce di me. "Diamine"Pensai "Era riuscito a non dirmi niente!"

Tornai in classe furiosa. Il solito! Ma non se la sarebbe cavata in quel modo siccome decisi che avrei raggiunto io stessa l'ospedale per incontrare Aron e avere delle spiegazioni.

Una volta tornata a casa, chiamai Justin per farmi dare una mano. Mentre il telefono squillava, nonna entrò nella stanza: "Alis, ti va di fare una passeggiata insieme?"

A malincuore dovetti rifiutare: "In realtà volevo passare all'ospedale..."

Lasciai quella frase in sospeso, non sapevo come darle delle spiegazioni per farle capire.

"Ospedale?" Aggrottò le sopracciglia preoccupata. Sospirai pronta a raccontarle la verità.

"Un ragazzo si è fatto male, l'avevo conosciuto prima di ammalarmi... Volevo andare a fargli visita." Dissi senza specificare nome e causa. Sorpresa mormorò un semplice: "Oh."

"E ci andrai da sola?" Chiese. In quell'esatto istante mi ricordai di aver chiamato Justin che in effetti ripeteva 'pronto?' a vuoto. 

"Justin scusa." Risposi ridendo.

"Non ti preoccupare." Ridacchiò. "Perché hai chiamato?" Domandò e spiegai le mie intenzioni. Rimase sorpreso dalla mia richiesta, soprattutto perché non gli avevo riferito i dettagli, ma accettò: "Passo tra mezz'oretta."

Lo ringraziai e chiusi la chiamata.

"Mi accompagna Justin. Domani facciamo la passeggiata." Dispiaciuta le diedi un bacio che non fecero altro che aumentare i miei sensi di colpa e mi preparai per uscire. Nonna Rose scese in salotto sorridendomi incitandomi di fare attenzione. Ormai ero abituata a quelle raccomandazioni.

Sentii il suono di un clacson familiare dopo circa venti minuti passati, così corsi fuori da casa per non farlo aspettare e salii in auto.

"Ma non mi dici perché vuoi andare all'ospedale?" Domandò curioso partendo.

"Perché?"

"Sai, non è normale chiamare un amico per essere accompagnata all'ospedale di punto in bianco." Disse ironicamente sorridendo.

"Questa volta voglio tenere i miei segreti." Scherzai o almeno volevo far credere che stessi scherzando. 

"Almeno puoi dirmi se ti caccerai in qualche guaio?" Insistette.

"No, non preoccuparti." Lo tranquillizzai.

Nel frattempo riflettevo sul fatto di riferire quello che stavo facendo a mia cugina, se sarebbe stato meglio farlo o no. Ma in fondo non avevamo segreti... E non volevo iniziare ad averli da lì.

Vidi un edificio molto grande bianco, l'ospedale. Lo stesso dove ero nata io.

"Ti aspetto?" Chiese Bieber.

"Oh nono, troverò un modo per tornare a casa. Grazie per il passaggio." Lo salutai e mi incamminai verso l'ospedale sotto il suo sguardo.

Aprii la porta in vetro osservando il via vai delle persone che uscivano o entravano frettolosamente. Mi sentivo smarrita, non sapevo dove andare. Seguii una donna entrata prima di me che stringeva la mano di un bambino, quella scena mi faceva tenerezza e se avessi continuato a guardarla sarei crollata. Quel bambino mi faceva tornare in mente la mia infanzia, la mia paura di entrare in ospedale per fare una semplice visita; ricordavo la maggior parte dei miei momenti di timore. Quella paura si celava anche dietro quel corpicino minuto che stringeva la mano della madre silenzioso, lo divorava come se quell'anima indifesa avesse colpe.

La donna si fermò davanti a un bancone sul quale un'infermiera stava sistemando dei fogli. Mi avvicinai anche io e sentii le loro voci. Lei impaziente chiedeva di suo marito e lì capii che il bambino non aveva paura per sé, ma probabilmente di ciò che inconsciamente stava accadendo al padre. Quando si allontanarono secondo le informazioni date dall'infermiera, accantonai quel pensiero e mi avvicinai anche io. 

"Scusi... Sa dirmi dove si trova Aron?" Mi guardò stranita.

"Cognome?" Chiese. Mi bloccai... Non sapevo il suo cognome.

"Ora che ci penso, un Aron è venuto qua qualche giorno fa..." Ci pensò su e mi indicò il corridoio dove probabilmente si trovava la sua stanza: "Prova di là."

La ringraziai sorridendole e mi diressi verso il luogo indicato con cautela.
Appena pensai di aprire una porta, da un'altra uscirono Aron e Matthew che mi guardarono sorpresi.

"Alis, che ci fai qui?" Chiese il primo avvicinandosi.

"Sono venuta per sapere come stavi..."

"Sto bene, grazie." Rispose velocemente, poi rivolgendosi all'amico disse:"Torno a casa con mio padre..."

Si allontanò da noi salutandoci e uscì dall'ospedale. Io e Matt fecimo lo stesso.

"Tu hai bisogno di un passaggio?" Domandò a pochi passi dalle scale.

"In realtà sì." Senza proferire altra parola, raggiunse l'auto e seguendolo salii anche io.

"Tu sai chi è stato a far male ad Aron?" Mi feci coraggio trattenendo la voglia di voltarmi e guardare i suoi occhi per non perdere la concentrazione.

Stette in silenzio ed era quello che mi aspettavo... Ma ora ero convinta del fatto che lui ne sapeva qualcosa.

"Matt. Ti prego dimmi qualcosa..." Lo implorai. Non capivo nemmeno io il motivo per cui volevo così tanto saperne di più di quella storia, ma sentivo che non era solo curiosità.

"Ti va un gelato?" È l'unica frase che uscì dalla sua bocca.

"Per quello c'è sempre posto..." Sorrisi pensando all'idea di un bel gelato davanti ai miei occhi.
Rise anche lui.

"Però devi promettermi che mi dirai qualcosa." Continuai e vidi una mossa incerta del capo in segno di consenso.

Fermò la macchina in un piccolo parcheggio e ci avvicinammo alla gelateria. Mi aprì la porta e feci per entrare, quando vidi i capelli inconfondibili di Ashley.
Non potevo farmi vedere da lei con Matt! Chissà cosa avrebbe pensato!

Feci un passo indietro.

"Che succede?" Si accorse Matthew.

"Conosci qualche altra gelateria?"

"Quante ne desidera signorina." Disse con un sorrisetto stampato in faccia; tornammo nell'auto, subito l'ansia che avevo scomparì e sospirai.

"Dopo mi spieghi cosa è successo."

"A patto che lo faccia anche tu." Esclamai.

"Affare fatto." Decise e ripartì.

Ashley

Michael mi aveva inviato un messaggio dicendo di volermi incontrare quel pomeriggio. Ero sorpresa, uscivamo spesso, ma quei giorni mi era sembrato molto strano e non riuscivo a capire il perché. 

Quel incontro mi metteva un pò d'ansia, perché Michael mi piaceva e non poco. Speravo solo di non combinare guai come al solito e di non creare situazioni di imbarazzo. In tutta la mia vita avevo avuto tre cotte durature; la prima in assoluto era per Rafael all'asilo. Ricordo che si era dovuto trasferire e con le maestre gli avevamo scritto una lettera di classe. Io non avevo aperto bocca per proporre delle frasi per tutto il tempo talmente ero sconcertata e dispiaciuta per la sua partenza.

Poi mi ero innamorata di Justin, un anno più grande di me, alle elementari. Non ricordavo come ci eravamo conosciuti, fatto sta che eravamo diventati subito migliori amici e a me non dispiaceva; avevo scoperto di volergli veramente bene, solo quello.

E alla fine Michael, dopo una lunga pausa che mi ero presa dai ragazzi e una lunga amicizia tra noi. Ho sempre saputo che il bene che provavo per Mike era diverso da quello di Justin. Ero addirittura arrivata a pensare di non tenere a lui, quando in realtà lo amavo e non riuscivo a crederci.

Scesi di casa e raggiunsi la sua macchina che mi aspettava aldilà della staccionata. Era una macchina piccola, aveva preso la patente da poco meno di un anno.

"Dove andiamo?" Chiesi impaziente e nervosa.  

"Gelato. Ti va?"

"E me lo chiedi?" Esclamai felice, il gelato aveva questo effetto su di me. Avrei continuato a commentare la bontà dei gusti che scelgo sempre, ma tenni la bocca chiusa per non esagerare.

Una volta arrivati, entrammo nella gelateria. 

"Un cono grande con amarena, limone e fior di letta, grazie." Dissi velocemente, sperando non dovessi ripeterle l'ordine e fu così. Ormai la gelataia era abituata alla mia presenza, perché andavo spesso lì e prendevo i soliti gusti. Aggiunse la panna senza il bisogno di chiedermelo.

"Io un cono piccolo con cioccolato." Sorrise Mike. "Niente panna."

Iniziai a leccare il gelato in fretta nonostante non ci fosse pericolo di sciogliersi per via del freddo, mentre camminavamo verso un tavolino per sederci.

"Come fa a piacerti il cioccolato?" Domandai incredula. Io odiavo il gelato al cioccolato a differenza delle barrette.

"Gusti. Per esempio io odio l'amarena... E il limone, soprattutto il limone!" Fece una faccia disgustata e risi non accorgendomi di aver inclinato il cono facendo cadere tutto il gelato al limone.

"Questo è merito tuo!" Scherzai. 

Mi aiutò a pulire il tavolo mentre io mi occupai dei pantaloni. Fortunatamente c'era solo una piccola macchia che sparì quasi totalmente.

"Hey Ash." Mi richiamò quando ebbe finito. "Volevo uscire con te perché devo dirti una cosa importante."

Mi bloccai e mi fiondarono più pensieri per la testa. Cosa intendeva per importante? 

"Mi piaci." 

Il mio cuore stava per esplodere, lo aveva detto veramente. Io ero lì davanti a lui... che aveva appena confessato di amarmi... Inchiodai gli occhi sul suo viso, mi sembrava un sogno.

"Oh scusa..." 

"Nono." Mi affretto a dire. "È che non pensavo che questo momento sarebbe arrivato."

Vidi i suoi occhi riaccendersi e brillare. Si avvicinò al mio viso e mi baciò riempiendomi di felicità.    Di tutte le mie cotte, Michael si era rivelato l'unico successo.  E in quel momento pensavo all'indomani, a cosa sarebbe successo da lì in poi. Mi domandavo se sarebbe stata una favola.

"E ora chi glielo dice a Justin?" Disse staccandosi e scoppiammo a ridere continuando a mangiare i gelati.

ℳ𝒶𝒹 •𝒶𝓂
Decalcomania-Jungkook

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Finalmente un aggiornamento...
Cosa ve ne pare?
Siate sinceri, non mi offendo.

Come state e come vanno questi giorni?

Come sempre se avete domande o dubbi non esitate a chiedere 💙

Per quanto riguarda la revisione, non sto cambiando fatti che cambiano completamente la storia. Ho aggiunto per esempio il motivo della morte della madre (nei primi capitoli).

Il prossimo capitolo sarà la seconda parte 😏

~ Lasciate un commento o una stellina se vi va 🌟
(Mi fate felicissima ogni volta che li vedo, grazie)

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