iii. magiche delusioni

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( C A R L O S )

Se c'era qualcosa che Carlos odiava più di una mattinata passata al castello di Malefica, era doverla passare anche in compagnia di Hunter delle Isole del Sud.

Hunter era il figlio primogenito del Principe Hans, ed era simile a suo padre in tutto e per tutto. Alto, moro e leggermente muscoloso, era uno di quei tipici ragazzi a cui tutti andavano dietro. Era famoso per essere il rubacuori più ambito di tutta la Dragon Hall, secondo solo a Jay. Carlos sapeva per certo che ogni ragazza o ragazzo della scuola avesse sognato almeno una volta di fare breccia nel suo cuore. Ed era ancora più sicuro del fatto che ad Hunter tutta questa fama piacesse da impazzire. I suoi modi di fare erano educati e composti, esattamente come suo padre, ma tutti sapevano quanto in realtà fosse freddo e privo di emozioni. Era quel tipo di persona che ti inganna con il suo sorriso radioso per poi sfruttarti in un compito di matematica. E questo, sull'isola, non faceva altro che aggiungere punti al suo repertorio. Bello, affascinante, intrigante e cattivo. In poche parole la combinazione che chiunque, lì, invidiava.

E Carlos provava questa invidia ogni giorno, costretto a vederlo passare per le strade della città, con un intero corteo di ragazze e ragazzi alle sue spalle.

E quel giorno non era diverso.

«Auradon?» chiese Hunter «Cioè Auradon il mondo dove regna sovrana la bontà?».

Carlos alzò gli occhi al cielo: «No, l'Auradon dove regna sovrana la stupidità! Sai, potrebbe esserti familiare!».

Il figlio di Hans gli rivolse un'occhiata confusa, mentre in sottofondo si udivano le risatine di Mal, Jay e Evie.

Carlos dovette trattenersi dal sbattersi una mano in faccia: «Certo che è l'Auradon dove regna sovrana la bontà, idiota!».

«E allora perché non l'hai detto subito!» replicò Hunter scuotendo una mano in aria, come a voler scacciare una mosca fastidiosa.

Se gli sguardi potessero uccidere, Hunter si troverebbe in fin di vita nella morsa di una delle trappole per orsi di Crudelia. Carlos approvò quel pensiero.

Non capiva per quale assurdo motivo dovesse venire anche lui. A scuola, la fama del figlio di Hans era conosciuta, ma mai Mal aveva parlato di far entrare Hunter nel loro gruppo. Carlos per un po' si era chiesto il perché: ma un giorno, mentre ne parlava con Evie, si era reso conto che il ragazzo non aveva ciò che lui, la figlia della Regina Cattiva, Mal e Jay condividevano. Fiducia. Sicuramente la cosa più preziosa al mondo. Non puoi fare niente senza fiducia. Non puoi vivere, non puoi essere te stesso. Forse lì sull'isola poteva essere vista come una debolezza, ma Carlos e i suoi amici avevano imparato a loro spese come invece potesse salvarti la vita. E come potesse preservarla.

I suoi pensieri tornarono alla ricerca dell'Occhio del Drago. Quell'impresa li aveva segnati in modo profondo ed evidente. Li aveva indotti ad esplorare il lato più oscuro di loro stessi, ma, al tempo stesso, li aveva lasciati andare colmi di una nuova luce. Ormai i quattro condividevano un legame che andava ben oltre l'essere nella stessa banda.

«Si può sapere perché deve venire pure lui?».

Con grande sorpresa di Carlos, era stata Mal a parlare.

«Non mi sembra una persona molto acuta» aggiunse.

Hunter si girò verso di lei con un'espressione da pesce lesso: «Acuta? In che senso?».

Mal lo indicò con un dito, come a voler provare la sua ipptesi: «Visto?».

«Oh cara, ma se c'è il mondo in ballo, un alleato in più non può che essere utile!» squittí Malefica.

Alleato. Per Carlos era difficile stare anche solo nella stessa stanza con quel ragazzo, e ora avrebbe dovuto considerarlo un alleato. La giornata si faceva sempre più strana.

«Alleato?» chiese Evie «Alleato per cosa?».

Anche Carlos avrebbe voluto saperlo.

Sul volto di Malefica comparve un sorriso malvagio, che fece rabbrividire tutti i presenti nella stanza.

Si buttò a sedere sulla sua "sedia-trono" e fece finta di aggiustarsi le unghie, indifferente.

Rivolse un ultimo sguardo a sua figlia prima di iniziare a parlare.

«Andrai lì, rintraccerai la Fata Smemorina, e poi mi porterai la sua bacchetta magica» spiegò, mentre Carlos e i suoi amici si avvicinavano a lei.

Carlos per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Cosa intende con prendere la bacchetta? pensò. Non ci teneva a compiere un'altra impresa mortale per recuperare l'ennesimo oggetto magico voluto da Malefica. Come minimo stavolta avrebbe voluto guadagnarci qualcosa. E preferiva evitare le conseguenze che aveva affrontato qualche mese prima.

A quanto pare, Mal la pensava al suo stesso modo.

«Che ci guadagniamo?» chiese, mentre, con un braccio sul fianco, osservava la madre. Era evidente l'indecisione sul suo viso. Carlos capì subito il perché. Mal era quella che aveva dovuto affrontare le conseguenze più disastrose a causa del loro fallimento. Non la biasimava per questo suo scetticismo.

«Un paio di troni» rispose Malefica «Una corona per te e una grande per me!».

Carlos, che non voleva far arrabbiare la Regina di ogni Male, alzò mentalmente gli occhi al cielo. Ma alla fine decise di parlare lo stesso.

«Ehm . . . lei intendeva dire noi quattro».

Mentre Mal li indicava tutti con un braccio, Jay e Evie annuirono, chiaramente d'accordo.

Malefica fece una smorfia infastidita, mentre diede cenno a sua figlia di avvicinarsi a lei.

«Dipende tutto da me e da te!» sbottò, cosa che fece alzare, stavolta sul serio, gli occhi al cielo a Carlos. «Ti diverte veder soffrire le persone innocenti, piccola?».

Mal sbuffò, insieme a Carlos, Evie e Jay. Ovvio che le piaceva, come piaceva anche a tutti loro. Certo, Carlos sarà anche stato maltrattato dalla madre in passato, preso a a calci e pugni da lei e da altri ragazzi, e questo un tempo l'aveva sempre fermato dal far del male agli altri. Ma da quando era diventato amico di Mal e Jay (ovvero i due ragazzi più temuti dell'isola), aveva acquisito più fiducia in sé stesso, e soprattutto, aveva finalmente imparato ad essere cattivo. Senz'ombra di dubbio.
Ormai lui, insieme a Evie, era parte integrante della banda di Mal, ed era riuscito a farsi una reputazione sia tra le vie della città che per i corridoi della Dragon Hall. Adesso i ragazzi non lo prendevano più in giro per il suo amore per la scuola, e quelli che osavano farlo si ritrovavano a fine giornata rinchiusi nei sotterranei della scuola. Carlos aveva capito la filosofia di Mal. Ora anche lui provava gusto nel suscitare paura.

Immerso nei suoi pensieri, non si era reso conto di come tutti i suoi amici si fossero avvicinati ai loro genitori. Sembravano tutti assorti in delle fitte conversazioni.

Con un sospiro, decise anche lui di avvicinarsi a sua madre.

«Non avranno mai il mio Carlos!» esordì Crudelia, mettendo una mano sulla spalla del figlio «Perché mi mancherebbe troppo!».

Il ragazzo in questione venne inondato da un'onda di speranza al suono di queste parole. Forse sua madre teneva davvero a lui!

«Davvero, mamma?» chiese euforico, gli occhi che scintillavano di aspettativa.

Crudelia annuì: «Certo! Sennò chi mi sistema i capelli, si prende cura delle mie pellicce e mi toglie quei dannati calli?».

L'espressione di Carlos tornò ad essere un cipiglio rassegnato. Era ovvio che le sarei mancato solo per questo, cosa credevo? pensò abbattuto — Non mi ha mai voluto bene e mai me ne vorrà.

Ma quando si rese conto di aver pensato queste cose, una strana rabbia iniziò a bruciare dentro di lui. Come aveva potuto sperare che sua madre gli volesse bene? Era figlio di un Cattivo! Era un VK! L'amore non faceva parte della sua vita, tanto meno la sua variante materna. Non poteva sperare che sua madre fosse gentile e amorevole con lui, così come non potevano sperarlo Mal, Evie e Jay. Non era così che funzionavano le cose lì sull'isola.

Nonostante questo, però, Carlos si ritrovò a chiedersi perché sua madre lo trattasse in quel modo. Nessuno dei suoi amici doveva lavare i pavimenti di casa loro. Nessuno dei suoi amici doveva assicurarsi che la casa fosse sempre in ordine. Nessuno dei suoi amici doveva dormire per terra in uno stanzino come un— un cane . . .

Pensò che forse andare ad Auradon poteva non essere così male. Magari poteva prendersi una pausa da sua madre e dai suoi capricci.

Decise di esporre i suoi pensieri: «Forse andare in quella scuola non è la cosa peggiore».

«Oh, Carlos» cantinellò Crudelia, con un luccichio furbo negli occhi, mentre gli accarezzava la guancia con finta gentilezza «Ad Auradon ci sono i cani!».

Subito, un brivido di terrore si fece strada sulla schiena del ragazzo. L'immagine di un enorme bestia dagli artigli affilati, e dagli occhi grandi e rabbiosi comparve nella sua mente. Sua madre poteva anche essere molesta, crudele e capricciosa, ma Carlos non avrebbe rischiato la sua incolumità solo per scappare dalle faccende domestiche.

«Oh no, io non ci vado!» esclamò senza un minimo di esitazione.

Vide Malefica, dall'altro lato della stanza, alzare gli occhi al cielo e portarsi le mani alla testa. Hunter, vicino a lui, ridacchiò. Carlos gli scoccò un'occhiataccia. Vedremo se riderà ancora quando un cane lo sbranerà vivo — pensò — in quel momento riderò io.

La voce del padre di Jay, Jafar, lo riportò alla realtà.

«Neanche il mio Jay ci andrà!» esclamò a gran voce »Deve rifornirmi gli scaffali in negozio!».

Carlos scosse la testa. Il Carabattola Shop era solo uno delle decine di negozi che vendevano cianfrusaglie sull'isola. Jafar cercava in tutti i modi di farlo passare come un qualcosa di elegante e raffinato, ma tutti sapevano come in realtà qualunque oggetto ci potessi trovare non era altro che un qualcosa rubato da suo figlio. Jay passava giornate a rubare qualunque cosa gli capitasse sotto al naso. Una volta aveva persino provato a portare con sé una delle pellicce di Crudelia. Ma Carlos lo aveva beccato con le mani nel sacco e aveva dato di matto. Letteralmente. Jay promise che non avrebbe mai più provato a toccare o anche solo ad entrare nello stanzino di Crudelia. A quanto pare un Carlos arrabbiato poteva far paura tanto quanto sua madre.

«Ma che cosa vi prende?!» tuonò Malefica. Le pareti del castello tremarono, mentre Carlos si nascondeva impaurito dietro sua madre. Improvvisamente l'attenzione di tutti era rivolta verso la Regina di ogni Male.

«Prima la gente arretrava al solo sentire i nostri nomi!» continuò, sbattendo indignata un pugno sul tavolo di legno. Le ciotole di cereali ammuffiti si rovesciarono. «Per vent'anni IO ho cercato una via d'uscita dall'isola!».

Era vero. Mal spiegava sempre a Carlos, Evie e Jay come Malefica tentasse in continuazione di creare nuove pozioni e incantesimi che potessero aiutarla a fuggire. Ma i risultati erano ogni volta deludenti. Quando l'Occhio del Drago si era risvegliato Malefica aveva seriamente sperato di poter finalmente scappare, ma quella stupida cupola anti-magia sulle loro teste riusciva persino ad annullare un potere del genere. Carlos pensò che il massimo che erano riusciti ad ottenere era stato grazie ad una sua invenzione, con la quale era stato stato in grado di fare un buco nella cupola. Il pensiero che lui, un ragazzino qualunque e senza poteri magici, fosse quasi riuscito a distruggere qualcosa di così potente, solo con il suo cervello, lo fece sorridere.

Ma Malefica non aveva ancora finito: «Per vent'anni ci hanno impedito di vendicarci!» esclamò.

Si rivolse alla Regina Cattiva, che con una pinzetta stava sistemando le sopracciglia di sua figlia Evie: «Vendicarci di Biancaneve e di quei nanetti!».

Sia madre che figlia fecero una smorfia infastidita al suono di quei nomi.

«Vendicarci di Aladdin e del suo borioso Genio!».

«Io lo . . !» iniziò Jafar, alzando un cucchiaio che aveva in mano, come pronto a lanciare un incantesimo con il suo vecchio scettro. Scettro che ormai non esisteva più. Almeno lì sull'isola. Per fortuna Jay intervenne a calmare il suo vecchio.

«Vendicarci di Elsa, della sua stupida sorellina e di quel pupazzetto di neve idiota!».

Hans, che stava seduto in un angolo, bisbigliando qualcosa a suo figlio, strinse i pugni. Hunter incrociò le braccia al petto.

«Vendicarci di quegli ingrati dalmata, che sono sfuggiti alle TUE grinfie!» indicò la madre di Carlos.

Oh no, e adesso chi la ferma più? pensò il ragazzo. Ogni volta che qualcuno nominava quegli stupidi cani, o anche solo un ricordo della sua vita passata, Crudelia dava di matto. E voi non volete trovarvi di fronte a un De Mon che dà di matto. Potrebbe essere una delle ultime cose che fate nella vostra vita.

«Tutti tranne il mio Baby! Lui è ancora qui!» ribatté Crudelia, mentre accarezzava un pupazzetto di una testa di dalmata che portava sulla spalla «È fedele il mio Babyyy!».

Carlos, dietro di lei, alzò gli occhi al cielo. Sì, sua madre in questi anni non aveva fatto altro che peggiorare. Molti dottori-stregoni l'avevano visitata, e tutti credevano che questo suo stato mentale fosse dovuto a della rabbia repressa. Cosa che Carlos trovava alquanto stupida, poiché sua madre trovava sempre il modo di sfogare la sua rabbia su di lui.

L'ennesimo urlo di Malefica lo riportò alla realtà.

«E io! Malefica!» esclamò. «La più cattiva di tutte . . . Alla fine, avrò la mia attesa vendetta sulla Bella Addormentata e sul suo spavaldo principe».

Pronunciò queste parole come se non vedesse l'ora di carbonizzare in una fiammata Aurora e Filippo. Carlos pensò che non era strano che lo sperasse.

«Cattivi!» richiamò Malefica.

«Si?» risposero in coro tutti gli adulti.

Negli occhi della Regina dell'isola brillò una scintilla quasi maliziosa.

«È giunto il momento!». Si rivolse ad Evie, facendole un occhiolino. Carlos era certo di aver visto la sua migliore amica rabbrividire. «Dalle lo specchio magico!».

La Regina Cattiva porse a sua figlia un piccolo oggettino, che vagamente ricordava uno specchio portatile. Carlos alzò un sopracciglio, neanche un po' impressionato.

«Questo è il tuo specchio magico . . ?» disse Evie, mentre si rigirava l'oggetto tra le mani, anche se sembrava più una domanda.

«Ormai non è più quello di una volta» le rispose la madre «Ti aiuterà a trovare le cose».

«Come un principe?» chiese speranzosa Evie.

«Come il mio punto vita» disse la Regina Cattiva.

Come il vostro cervello pensò Carlos.

«Come una bacchetta magica, sveglia!» ricordò Malefica esasperata «Il mio libro d'incantesimi. Mi serve quel libro . . .».

La Regina Cattiva indicò verso il frigorifero.

«Oh ma certo! La cassaforte!» esclamò la Regina dell'Isola «Grimilde aiutami! Non riesco mai ad aprire questo aggeggio!».

Carlos si morse un labbro, per impedirsi dal ridere. Certo, Malefica era la Signora di ogni Male, la Cattiva più cattiva di tutti. Era famosa per la sua crudeltà e per la sua ambizione. Tutti, compreso Carlos, la temevano. Ma in situazioni come questa non riusciva a non domandarsi perché. Davvero lui e altre migliaia di persone erano terrorizzati da una donna che non sapeva neanche aprire un frigorifero?

L'attenzione di Carlos fu richiamata dal suono delle parole "libro degli incantesimi". A quanto pare Malefica possedeva un vecchio grimorio pieno di formule e pozioni, che aveva utilizzato in passato per scatenare caos ovunque andasse.

Il libro era più piccolo di quanto ci si potesse aspettare. Era rilegato in pelle marrone, e le pagine gialle davano l'idea di quanto fosse vecchio. Poteva quasi sentire l'odore della carta. Al centro della copertina vi era incastonata in oro l'immagine di un drago.

Carlos non capì per quale motivo qualcuno come Malefica avesse bisogno di un libro d'incantesimi. Lei stessa possedeva un potente scettro, e poteva trasformarsi in un lucertolone alato gigante sputafuoco. Un drago. Decisamente Carlos non capiva perché le servisse qualcosa di semplice come un libro.

Malefica spiegò che era arrivato il loro turno, di Mal e dei suoi amici, di costruirsi dei ricordi. Quel libro li avrebbe aiutati ad essere dei Cattivi modello.

Il figlio di Crudelia fece una smorfia.

Non era mai stato molto attratto dalla magia. Lui era un uomo di scienza. Per lui la vera magia stava in una perfetta reazione chimica, nel modo in cui gli ingranaggi di una macchina giravano tra loro senza incepparsi. Di certo non in uno stupido bastone o in un vecchio libro marcio. Se avrebbe dovuto portare il caos ad Auradon, lo avrebbe fatto a modo suo.

Il lontano suono di un clacson fece sobbalzare tutti i presenti della stanza. Carlos sospirò. Era arrivata l'ora di andare. Non sapeva se esserne felice o no.

«Be', che si dia inizio alla festa!» esclamò Jay, saltando giù dal tavolo dove era seduto.

Mentre lui e i suoi amici iniziavano ad impacchettare alla bene e meglio le loro cose (non che ne avessero molte), la voce di Hunter lì fece fermare.

«Mal!» chiamò il ragazzo.

La figlia di Malefica si girò verso di lui con un cipiglio infastidito: «Che vuoi, Hunter?».

«Che tu faccia un incantesimo».

«Be', se non te ne fossi accorto, abbiamo una cupola anti-magia sulle nostre teste!» ribatté sarcastica Mal.

Hunter si grattò un orecchio: «Ne sono cosciente. Infatti, che ne pensi di farlo una volta arrivati a Noiadon?».

«E sentiamo, che incantesimo ti servirebbe».

«Qualcosa per questa». Prese in mano un vecchio panno. La stoffa logora era attorcigliata attorno a un oggetto lungo non identificabile. Hunter lo aprì facendo vedere alcuni pezzi di metallo contenuti al suo interno. C'era anche l'elsa di una spada.

Mal alzò un sopracciglio, non impressionata.

«Sono i resti della spada di mio padre» spiegò Hunter «Sai, quella con cui ha provato a far fuori quella principessina di ghiaccio. Ma poi la cara, stupida sorellina si è messa in mezzo e la spada è andata in mille pezzi».

La figlia di Malefica sembrava ancora scettica. Iniziò distrattamente ad arrotolarsi attorno ad un dito una ciocca dei suoi capelli viola. «Mettiamo che lo faccia. Che ci guadagno?».

Questa domanda parve prendere Hunter alla sprovvista, perché aprì la bocca come per rispondere ma poi la richiuse subito.

Mal ridacchiò: «Sì, be', non lo farò». La sua risposta fece per qualche strano motivo sorridere Carlos. Era felice che un idiota come il figlio di Hans non avesse ottenuto ciò che voleva.

Quest'ultimo fece per ribattere, quando il suono di un clacson risuonò per la seconda volta.

Evie sorrise a trentadue denti: «Faremo meglio a sbrigarci!». E senza aspettare nessuno, corse saltellando giù per le scale.

Mal, Jay e Carlos non riuscirono a nascondere un sorriso, dirigendosi anche loro fuori dal Castello delle Occasioni.

Il figlio di Crudelia fece giusto in tempo a mettersi in tasca una boccetta, piena di uno dei suoi tanti composti chimici, che sentì riecheggiare sui muri la voce infuriata di sua madre.

«Carlos!».

Senza pensarci due volte, afferrò la sua busta piena di cianfrusaglie, e corse giù per le scale del castello.

Auradon sarà anche stato un regno pieno di gentilezza, bontà e altre stupidaggini del genere, ma una volta salito sull'enorme limousine, Carlos non potè fare a meno di pensare che la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

—— angolo autrice!

Terzo capitolo fatto!!! Cosa pensate del personaggio di Hunter? Secondo voi che ruolo avrà nella storia? Io ho sempre voluto dare vita ad un figlio di Hans, perché come cattivo mi ha sempre incuriosito molto.

Domanda del giorno: Qual'è la vostra TOP 3 delle canzoni di Descendants? Tra tutti e tre i film.

La mia è questa:
1.Ways To Be Wicked
2.Chillin Like A Villan
3.Rotten To The Core

Menzione speciale per What's My Name, You And Me e My Once Upon A Time.

La vostra? Fatemi sapere!

Alla prossima!

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