x. stupidi sentimenti

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E S M E

Stava succedendo qualcosa di strano.

E il problema era che non sapeva di preciso cosa.

Era passata una settimana dall'incontro con Carlos nella dispensa delle cucine. Un'intera settimana di dubbi e scontri fortuiti. Sembrava che il mondo girasse in modo che si trovasse sempre con il figlio di Crudelia ovunque andasse.

In mensa? Stava a due tavoli di distanza. A lezione di storia? Ormai si sedeva sempre vicino a lei. A qualsiasi altro tipo di lezione? Stessa identica cosa.

Persino durante 101 Rimedi di Bontà non le toglieva gli occhi di dosso.

Esme aveva cercato di ignorarlo, di continuare a fare le sue cose come se niente fosse, ma il problema era che non ci riusciva. Per quanto si sforzasse, ogni incontro finiva con loro due che si mettevano a parlare e non la finivano più. Non importava quanto provasse a concentrarsi sulla lezione, o sul semplice fatto che lui era un Cattivo, ne era attratta. Ed era una cosa che la seccava in maniera incredibile.

Per questo, non appena l'ora finiva, lei scattava subito verso la porta dell'aula. Ormai funzionava così: si incontravano, chiacchieravano, scherzavano, e poi Esme scappava da lui e non si faceva sentire per il resto della giornata.

Non sapeva perché. Quando succedeva, era come se fosse divisa in due: una parte vogliosa di rimanere accanto a lui, e l'altra di allontanarsi il più presto possibile.

Snervante. Ecco come lo definiva Esme. Un continuo tira e molla, che la stava facendo impazzire.

Non ne aveva parlato con Audrey. Né con qualunque altro dei suoi amici. E pregava perché non lo scoprissero. Sicuramente non l'avrebbero presa molto bene. Mio Dio! Persino lei non l'avrebbe presa molto bene! Anzi! Avrebbe sicuramente odiato una persona del genere! Invece eccola qui, alla terza ora del martedì, seduta accanto a Carlos, a lezione di Fate Cattive.

Si tirò una ciocca di capelli, facendo una smorfia per il dolore. No. Non era un sogno.

«Ehi, tutto bene?».

Si girò verso il figlio di Crudelia con un sorriso appena accennato sul volto: «Sì, tranquillo» mentì.

Lui percepì la bugia, ma non ci diede peso, anzi. Le regalò un ghigno particolare, che non sembrava contenere nessun tipo di cattiveria, piuttosto, una specie di orgoglio velato.

Quando entrambi tornarono a rivolgere la loro attenzione alla professoressa, le sopracciglia di Esme erano aggrottate. Era perplessa: cosa significava quel ghigno?

La lezione del giorno avrebbe trattato dei genitori dei nuovi studenti, proprio in "onore" dell'arrivo dei ragazzi ad Auradon.

Oltre a Carlos, frequentavano quel corso anche Mal ed Evie, che in quel momento erano sedute alle spalle di Esme. Dire che era nervosa era dire poco.

Soltanto perché aveva iniziato a parlare con uno dei figli di Cattivi, non voleva dire che si fidasse di loro. E non aveva intenzione di farlo molto presto. Si fidava di Carlos esattamente quanto di Mal, Hunter, Jay od Evie. Cioè zero. Per niente. Li conosceva ancora troppo poco per poter dare un giudizio positivo, e soprattutto aveva troppe poche informazioni per "un'analisi" completa. Una settimana non basta per conoscere una persona, specialmente se questa è il figlio o la figlia dei nemici giurati del tuo paese.

Dopotutto con Carlos parlava soltanto di scuola, o al massimo di cosa aveva fatto la giornata. Lui non si azzardava a mai a farle domande diverse o personali, e lei faceva altrettanto. Per adesso, non erano altro che compagni di scuola. Niente di più, niente di meno. E ad Esme andava benissimo così. L'idea di diventare anche solo amica di un Cattivo la spaventava. Non era ancora pronta.

Per quanto il ragazzo sembrasse dolce ed effettivamente gentile con lei, la fiducia era un sentimento difficile da conquistare. Non l'avrebbe regalato molto facilmente.

«Chi di voi sa dirmi la storia della Fata Oscura?».

La voce della giovane professoressa Lighter la riportò con i piedi per terra, facendole distogliere lo sguardo dalla penna rossa di Carlos, che continuava a fare scarabocchi sul suo quaderno.

«Intende Malefica?» chiese una ragazza dai capelli biondi, che Esme riconobbe come Ally, la figlia di Alice.

La principessa sentì qualcuno trattenere il respiro dietro di lei. Non ci voleva un genio per capire che fosse Mal.

La donna annuì: «Esattamente. Malefica era una fata dai poteri oscuri, che maledisse una povera neonata al suo battesimo. Adesso, come tutti i Cattivi, si trova segregata sull'Isola degli Sperduti».

Al nome dell'isola, Esme sentì Carlos irrigidirsi per attimo accanto a lei. Ma fu un movimento così veloce che pensò di esserselo immaginato.

«Cosa prevedeva la maledizione?» chiese la professoressa.

Si guardò intorno, sperando in una risposta da qualcuno degli studenti. Ed Esme stava per parlare, ma una risatina bassa e maliziosa le fece richiudere la bocca e correre un brivido lungo la schiena. Questa era decisamente Mal.

La Lighter alzò un sopracciglio verso la sua direzione: «C'è qualche problema, mia cara?». Aveva un tono di voce zuccheroso, ma era palese che nascondesse del veleno tra le righe.

Mal continuò a ridacchiare dietro ad Esme, che non aveva la minima intenzione di girarsi per guardarla. Al contrario, Carlos si era appoggiato con le spalle al muro e, tenendo un braccio sulla spalliera della sua sedia, osservava l'amica con un sorrisetto sulle labbra. Evidentemente sapeva dove avrebbe sfociato la conversazione.

«È divertente» disse la ragazza, ancora con le spalle che si muovevano per la risata che tratteneva tra i denti. «Continua a parlare di Malefica. Di quanto sia forte, e potete, e spaventosa. Ma si è scordata che sua figlia, la sua erede, è nella sua classe?» e si indicò con entrambe le mani.

Esme non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Era ovvio che tutti loro, compresa la professoressa, sapessero chi fosse lei. Allora perché continuava a sottolinearlo?

Con lo sguardo cercò Carlos, in una muta richiesta di aiuto. Lui la colse, e con l'ombra di un ghigno sul viso, si avvicinò alla principessa: «A Mal piace fare scena» le sussurrò all'orecchio. «Tranquilla, resta vicino a noi e non ti succederà niente. Intanto, mettiti comoda e goditi lo spettacolo!». E le fece un occhiolino.

Quando lei lo guardò per capire se fosse serio, dovette impegnarsi per impedire ad un brivido di passare lungo la sua colonna vertebrale. Gli occhi del ragazzo si erano scuriti di colpo, come circondati da una nuova oscurità. Esme avrebbe scommesso fosse lo sguardo che indossava sull'isola.

Impaurita, seppur con un pizzico di euforia, deglutì, rimettendosi composta sulla sedia.

Non sapeva se fidarsi di lui, ma qualcosa dentro di lei le stava dicendo di ascoltarlo. Chiuse gli occhi, tirando un grosso respiro. E si sorprese nel sentire una parte di sé eccitata dalle parole di Carlos. (N/A vi prego non pensate a male... Oppure sono solo io che reagisco male alla mia stessa scrittura, e penso che possiate pensare male voi... Vabbè)

Ma la figlia di Malefica non aveva ancora finito: «Qui, in questo momento? Sul serio? E questo quello che vuole far vedere? Cosa vuole dimostrare esattamente?».

«Ci siamo quasi . . . » sentì mormorare da Carlos.

«Sta veramente spiegando a questi poveri, poveri, ragazzi . . . » la voce della ragazza era dolce come lo zucchero, ma sembrava scorrere tra le sue labbra come un serpente: letale e ipnotica. «. . .uno dei modi che potrei utilizzare per divertirmi, mettendoli a dormire in un sonno di morte?!».

Non appena Mal pronunciò queste parole, accompagnate dalle sue mani che si infrangevano con un colpo sul suo banco, la classe esplose nel caos.

Tutti, meno Carlos, Evie, Esme e naturalmente Mal, scattarono su dalle loro sedie, e corsero fuori dall'aula come inseguiti da uno sciame di vespe, gridando a tutto volume.

La voce della professoressa non serviva a niente, sovrastata dalle urla degli studenti che ancora riecheggiavano nel corridoio. Stava provando a mantenere la calma, ma la paura che animava i ragazzi sopprimeva le parole confortanti della donna.

La figlia di Malefica era ricaduta sulla sedia, incrociando le braccia e accavallando le gambe, un espressione soddisfatta sul volto.

Vicino a lei Evie ridacchiava con la sua voce melodica. Stessa cosa faceva Carlos.

Esme, invece, era completamente paralizzata. Con gli occhi spalancati, e la schiena dritta, guardava gli studenti andare nel panico, sparpagliandosi per prendere le loro cose e poi correre di nuovo fuori dall'aula.

Se le fosse capitata una cosa del genere una settimana prima, avrebbe avuto di sicuro la stessa reazione dei suoi compagni. Sarebbe scappata, e molto probabilmente avrebbe terminato la giornata in camera sua a piangere.

Ma adesso non sentiva nessuna di queste urgenze.

Mal poteva anche essere la figlia di Malefica, ma le era sembrata abbastanza intelligente da non fare magie di quel genere ad Auradon. Non quando sapeva che la preside della scuola era la fata più potente del reame. Era ovvio che stesse bluffando. Allora perché i suoi compagni non l'avevano capito? Gli Auradoniani erano davvero così accecati dalla paura dei Cattivi, che non riuscivano a pensare lucidamente? Erano veramente così stupidi?

Trattenne il respiro. Lei era così stupida? Per mesi era andata nel panico sapendo dell'arrivo dei figli dei Cattivi. Aveva passato la settimana precedente in ansia che potesse succedere qualcosa di orribile. Patetico. Era stata così terrorizzata da questi ragazzi, solo per il posto da dove venivano e per la loro discendenza, che si era dimenticata di ragionare. Di usare il cervello.

Mal, Evie, Jay, Hunter e Carlos erano solo ragazzi. Dei semplici adolescenti. Cosa avrebbero potuto fare? Nella peggiore delle ipotesi la scuola si sarebbe ritrovata con dei graffiti sui muri, e un paio di oggetti spariti nel nulla. Ma di concreto cosa potevano fare di così terribile? Tutta la scuola, se non tutto il regno, era sotto la protezione della Fata Smemorina. Di sicuro, non avrebbero fatto niente di avventato.

Questo terrore che avevano tutti era incredibilmente stupido.

Si sentì arrossire pensando che anche lei lo aveva provato. Che sciocca! Dov'era finito il coraggio che avrebbe dovuto contraddistinguere i Buoni? La ricchezza e lo sfarzo avevano davvero fatto dimenticare a tutti le loro forti e nobili origini? I loro genitori avevano sconfitto streghe e stregoni! Allora perché loro erano così spaventati da dei semplici ragazzi della loro età?

Contro ogni sua aspettativa, si ritrovò anche lei a ridere insieme a Carlos, Evie e Mal.

Non era una risata a tutto volume, ma era una vera risata. La situazione era così ridicola! Davvero era stata terrorizzata da questi ragazzi per così tanto tempo? Adesso, le sembrava così irreale e così incredibilmente idiota!

Vide Carlos accanto a lei guardarla a bocca aperta. E la risata della principessa aumentò di volume.

Ben presto anche il figlio di Crudelia si unì a lei.

Esme rise come non aveva mai fatto. Non con una di quelle risate finte o sarcastiche che aveva usato fino ad allora, o di quelle controllate che erano state insegnate a lei e ai suoi amici essendo dei reali. Rise di gusto, di gioia, con una naturalezza che non si era mai vista addosso. L'ultima volta che aveva riso in quel modo aveva nove anni, e Febo le aveva appena fatto la sua prima lezione di scherma.

Quando uscì dall'aula insieme a Carlos, Mal ed Evie, non le importava neanche della punizione che avrebbe dovuto scontare la sera dopo.

Si sentiva viva.

•✵•

«Cos'è questa voce che ti sei beccata detenzione?».

L'ora di pranzo era arrivata, ed Esme era seduta al solito tavolo con i suoi amici.

Mentre Bayley e Aziz parlottavano tra di loro su chi fosse più carino tra Cucciolo e Abù, Chad ed Audrey non avevano smesso di farle questa domanda a ripetizione.

Richard, invece, era rimasto accanto a lei fin dall'inizio della lezione di Storia di Boscaioli e Pirati, ovvero due ore prima, e non faceva altro che chiederle come le fosse andata la giornata. In particolare continuava a domandare se avesse parlato con Carlos durante la settimana, il che era parecchio strano. Come mai voleva saperlo?

Ma alla fine, mettendo da parte le sue curiosità, gli aveva risposto che sì, l'aveva incontrato alcune volte a lezione, e che avevano parlato di compiti e roba del genere. Non aveva menzionato dell'incontro nelle cucine, o dell'episodio poche ore prima nell'ora di Fate Cattive. Esme dovette ammettere che aveva paura della sua reazione.

Per quanto si fosse divertita prima a ridere con Carlos, non era ancora sua amica, e di certo non voleva perdere i suoi veri amici. Sicuramente questa strana attrazione che aveva nei suoi confronti sarebbe passata, e lei non avrebbe più dovuto mentire ad Audrey e Richard. Un po' di pazienza e tutto sarebbe tornato come prima.

«È vero» rispose la principessa dagli occhi neri all'ennesima domanda di Chad. «Per un'ora, alla biblioteca, domani pomeriggio».

«Uhh, e si può sapere cosa hai combinato?» chiese Aziz, che aveva smesso di parlare con Bayley, per rivolgersi ad Esme con un sorrisetto sulle labbra.

Lei alzò gli occhi al cielo: «Niente di niente, Az. Semplicemente, così guadagno ancora più crediti per Scienze Forestali Incantate, e non dovrò più fare da tutor a quei ragazzi dell'isola» mentì, cercando di non apparire colpevole.

In realtà la professoressa Lighter aveva dato una punizione a lei, Carlos, Mal ed Evie, per come si erano comportati in classe. Sarebbero dovuti rimanere un'ora in biblioteca dopo le lezioni del giorno dopo a sistemare tutti i libri e fare l'inventario. Ma Esme non poteva essere più felice: i libri erano una delle sue cose preferite, e amava passare ore e ore in quell'enorme stanzone tra i vari scaffali.

Da quando la Fata Smemorina aveva scoperto questo suo amore, faceva sempre un'eccezione per lei sull'orario di chiusura. Il che diceva tanto.

«Ancora non capisco per quale motivo la preside ti sta facendo fare questa cosa. Davvero pensa che queste lezioni speciali serviranno a qualcosa?» continuò Chad.

Esme scrollò le spalle: «Non ne sono sicura. Ma è la preside, quindi che ci posso fare?».

Il figlio di Cenerentola sospirò, tornando a gustare le sue lasagne.

«Dev'essere un vero supplizio passare un'ora alla settimana attaccata a quei ragazzi» le disse Audrey. «Come fai a mantenere la pazienza?».

La figlia di Esmeralda rimase con la forchetta a mezz'aria. E già: come faceva? Di regola, lei avrebbe dovuto odiare i Cattivi. E li odiava. Di sicuro. Era l'unica cosa di cui era certa al 100%. Nella sua vita aveva sempre considerato i Cattivi il nemico. Dopo quello che aveva fatto suo padre era normalissimo.

Allora perché parlava, rideva e scherzava con Carlos? Sua madre era la folle Crudelia De Mon, una delle peggiori Cattive mai esistite! Perché Esme continuava a passare il tempo con suo figlio? Lui era uno di loro. Uno degli Sperduti. C'era un motivo per cui quella gente e l'isola venivano chiamati così: chiunque ci vivesse era perso, e non solo fisicamente. La sua anima non si poteva salvare. Ma allora perché si divertiva con lui? Perché sentiva di poter essere sé stessa solo in sua presenza? Perché. Perché. Perché.

Che parola stupida. Come se potessimo sapere sempre il motivo delle nostre azioni! Come se potessimo controllare cosa ci dice il nostro cuore o la nostra testa. Era stressante. E in quel momento c'erano davvero troppi perché nella sua vita.

«Penso . . .» provò a rispondere la principessa. «Penso che sia solo questione di allenamento, credo . . .».

Risposta più stupida non la poteva trovare. Davvero un ottimo lavoro!

Ma a quanto parve Chad e Audrey la accettarono, e tornarono a chiacchierare tra loro come se niente fosse. Al contrario, Richard continuava a guardarla con le sopracciglia aggrottate. Esme lo notò.

«Cosa?».

Lui sembrò risvegliarsi da una trance, per poi scuotere la testa e ritornare a spilluccare i pezzetti della sua bistecca, senza nessuna spiegazione.

La ragazza sospirò frustata.

Senza sapere di preciso il perché, portò il suo sguardo verso il tavolo dei VKs che, come ogni giorno dal loro arrivo, mangiavano a tutto volume.

Ma stavolta era Carlos, non Mal, quello perso nei suoi pensieri.

Certo, continuava a godersi il roastbeef con patate al forno che aveva davanti, ma sui suoi occhi aleggiava una nebbia che sembrava lo avesse portato in un mondo tutto suo.

Esme si domandò a cosa stesse pensando.

Magari aveva nostalgia di casa? A lei l'isola non era mai sembrata molto accogliente, ma forse per qualcuno che ci aveva vissuto tutta la vita poteva esserlo.

Gli poteva veramente mancare sua madre? Lei non sapeva niente del rapporto che i due avevano, ma alla fine cosa poteva esserci di così terribile? Sicuramente Crudelia lo aveva istruito ad essere un Cattivo modello. Forse era quello su cui si basavano i rapporti madre-figlio sull'isola. Poteva non esserci amore, ma dedizione.

Poi però lo vide prendere un respiro profondo, e dopo aver detto qualcosa ad Evie, alzarsi in piedi.

Esme osservò ad occhi sbarrati il ragazzo, che dopo essersi sistemato meglio la giacca, si avvicinava a passi incerti al suo tavolo.

Richard e gli altri non si erano accorti di niente e continuavano a magiare e chiacchierare tra loro. Ma la principessa dagli occhi neri stava andando nel panico. Cosa avrebbero detto i suoi amici se il figlio di Crudelia si fosse messo a parlare con lei?

Non ebbe il tempo di progettare un piano di fuga, perché il ragazzo dai capelli bianchi era già arrivato al loro tavolo, fermandosi esattamente davanti ad Esme, alle spalle di Aziz.

Tutti i componenti del tavolo smisero di parlare, girandosi a guardare il ragazzo con diversi cipigli annoiati sul viso. La figlia di Esmeralda, invece, cercava in tutti i modi di nascondersi sotto i suoi capelli corvini, facendo finta di essere impegnata a mangiare.

«Possiamo aiutarti?» gli chiese Audrey con finto tono dolce, poggiando la testa su un braccio. Esme non poteva vedere la sua faccia, ma era sicura che i suoi occhi mandassero scintille.

Scorse Carlos mettersi le mani in tasca.

«Vorrei parlare con Esme».

La bomba era stata sganciata.

La principessa in questione sollevò lentamente la testa dal suo piatto di pasta, solo per incontrare lo sguardo di un Carlos tutto sorridente, e quelli dei suoi amici che la guardavano stupiti e confusi.

Non le sfuggì neanche il modo in cui Richard sembrava voler impalare il figlio di Crudelia con la sua forchetta.

«I—io?» chiese tremante.

Lui annuì, rivolgendole il sorriso più luminoso che avesse mai visto, mettendo in evidenza i suoi denti bianchi come la neve. Per qualche strano motivo, Esme si ritrovò ad arrossire.

E ancora una volta notò come Richard la stesse guardando con il fumo che quasi gli usciva dalle orecchie.

«E—ehm . . . certo».

Un po' impacciata, si tirò su dalla sedia, e dopo aver salutato i suoi amici con un filo di voce, si allontanò dal tavolo con Carlos.

«A—allora?» gli chiese, incrociando le braccia. Voleva apparire decisa, ma la sua voce la tradiva.

Lui le rispose con un altro sorriso, facendo per prenderle la mano, ma Esme si ritrasse ancor prima che potesse sfiorarla.

Il figlio di Crudelia fece una smorfia, ma non protestò.

«Ti volevo chiedere se volessi pranzare con me al mi- nostro tavolo».

La principessa smise di colpo di camminare, e solo ora si accorse che si stavano avvicinando al tavolo dei VKs. Spalancò gli occhi, cercando di non fare caso a i diversi sguardi degli studenti che li osservavano curiosi. Poteva sentire sulle spalle il peso di quelli di Audrey, Chad e Richard.

E ora che faccio? si chiese.

«Non so . . . ne sei sicuro? Non credo che ai tuoi amici piacerebbe».

Lui scosse la testa, lo stesso sorriso ancora sulle labbra: «A loro non importa. Dai, che ti costa? Sarà molto più divertente che stare con quelle principessine e principi perfettini!».

Esme gli lanciò un'occhiataccia: «Si da il caso che quelli di cui stai parlando siano i miei migliori amici! Nonché mezza Auradon! E per tua informazione anch'io faccio parte di quel gruppo!».

Stavolta fu il turno di Carlos di arrossire.

«Volevo solo che ti sedessi con me . . .» sussurrò, ma Esme lo sentì comunque.

Si morse il labbro, continuando a far viaggiare lo sguardo dal suo tavolo verso quello dei figli dei Cattivi, che li stavano fissando con dei ghigni divertiti.

Infine, guardò Carlos. Era più alto di lei di un paio di centimetri, ma in questo momento, con le guance rosse e la testa piegata per osservare il pavimento, lo avrebbe potuto scambiare per un bambino.

Questa volta la principessa si morse il labbro per soffocare un sorriso. Era così dolce! Esme era stranita. Si era aspettata di incontrare un ragazzo borioso, sicuro di sé, spietato e anche un po' pazzo. Ma in questa situazione il figlio di Crudelia non sembrava altro che un semplice ragazzino imbarazzato. Le faceva tenerezza.

La ragazza sospirò, dando un'ultima occhiata al tavolo alle sue spalle, dove Chad e Richard stavano scuotendo la testa compulsivamente: uno con un'espressione disgustata negli occhi, e l'altro con questi ultimi che sembravano mandare lame affilate a Carlos. Ancora una volta la corvina si chiese il perché. Audrey invece la guardava ad occhi spalancati e, strano ma vero, con le labbra incurvate in un mezzo sorriso. Quasi fece sorridere anche Esme. La figlia di Aurora era veramente la migliore amica che potesse desiderare.

Con un ultimo sospiro, ma con un senso di leggerezza che mai si era sentita prima, la principessa si rigirò verso Carlos.

«Fammi strada».

Lui alzò la testa di scatto, con un sorriso gigante che gli andava da un orecchio all'altro.

Entrambi si avvicinarono al tavolo dei figli dei Cattivi, e questi ultimi non persero tempo a bombardare la principessa dagli occhi neri di domande. Cose tipo: come fai ad indossare sempre vestiti? A questa, Evie pestò il piede di Mal; il rosa è davvero il tuo colore preferito? Esme non vi rispose; come diavolo fa il cibo ad essere così buono? Ehm . . . questa non era proprio diretta a lei, ma Jay continuava a mormorarla fra sé e sé, e la figlia di Esmeralda preferì fare finta di niente.

Il resto della giornata passò così in fretta che quando tornò in camera sua era già mezzanotte.

Audrey era crollata sul letto, le coperte di cotone che coprivano il suo completo notte in preziosa seta.

Non avevano più parlato dall'ora di pranzo, ma Esme era sicura che non le importasse. E stranamente non importava neanche a lei. La giornata le era piaciuta, e si era divertita.

Ormai sotto le lenzuola, la figlia di Esmeralda si fermò ad osservare il soffitto ad occhi spalancati.

Si . . . si era effettivamente . . . divertita. Aveva passato la giornata con dei Cattivi . . . e se l'era goduta. Esme non riusciva a crederci. Era quasi un sogno.

Anzi no. Era un incubo.

Come poteva aver passato così tanto tempo con delle persone come loro? Lei avrebbe dovuto odiare quei ragazzi! Come poteva aver fatto una cosa del genere? Aveva addirittura pensato che fossero gentili! Che idiota!

Non poteva permettersi di abbassare la guardia, specialmente con i tre ragazzi del gruppo! In particolare con Carlos! Le avevano fatto qualcosa, non c'era altra spiegazione!

Con una mano spense l'abat-jour sul comodino.

Pochi secondi dopo cadde in un sonno agitato, i suoi incubi popolati dal mostro che era suo padre. Non li aveva da almeno due anni.

La mattina dopo si alzò con uno sguardo determinato, e un solo pensiero per la testa: non sarebbe finita come con sua madre.


—— angolo autrice!

Capitolo molto tirato e un po' filler, ma alla fine non fa così schifo.

Cosa ne pensate? Come vi sembra Esme per adesso? Vi sta sui nervi, la amate, o vi fa schifo? Ditemi tutto.

Oh! E che ne dite del rapporto che si sta creando tra lei e Carlos? Troppo sdolcinato? Troppo lento? Troppo brutto? A me piacciono le slow burn, e poi con il carattere di Esme sarebbe stata impossibile una relazione in pochi capitoli.

Domandina del giorno: Auradon Prep o Dragon Hall? Io Dragon Hall tutta la vita! Anche se come ho già detto non sopravviverei sull'isola ahahahah.

Al prossimo capitolo!

P.S. comunque adoro la frase nella foto ad inizio capitolo, perché descrive benissimo Esme ahahah.

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