Casa Black;

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27 Giugno 1996

Caro Draco,
l'odore dell'ospedale sta diventando terribile da sentire. Zio Ernest non sta per niente bene, una maledizione l'ha colpito in pieno viso e ora è pieno di fasce sulla parte laterale. Ti scrivo perché so che tuo padre è finito ad Azkaban, non so se dirti che mi dispiace, quindi mi limiterò a non dirti niente.

So che sei andato via prima da Hogwarts, spero che niente di troppo importante ti abbia portato prima a casa. Me l'ha detto Daphne, lei e gli altri mi mandano lettere di continuo, anche Theo è dovuto tornare prima a casa, ma ma Tracey non sa il motivo. Cosa tramate voi due?

Tu a differenza degli altri non mi ha scritto, nemmeno un rigo, nemmeno per chiedermi come stessi.

Mi preoccupa questa cosa, pensavo sarebbe stato il tuo primo pensiero, ma probabilmente hai cose più importanti da fare. Mi sento sola, Hermione è andata via dopo due giorni e per tutti gli altri non è un bene stare qui, siamo troppo scoperti. Volevo dirti che non sei costretto a fare niente se non vuoi farlo.

Non ho avuto più visioni, quindi per ora sono tranquilla, ma solo su questo punto di vista. Non posso dirti dove andrò, non perché non mi fidi di te, ma non posso e basta.

Ti prego scrivimi appena puoi, mi manchi, Eveleen.

15 Luglio 1996

Non rispondi alle mie lettere e non riesco a dare una motivazione a questo tuo comportamento. Ho paura ti sia successo qualcosa di grave, per piacere Draco, scrivimi almeno una riga, almeno per farmi capire che stai bene.

Siamo tornati a casa, Zio Ernest sta meglio, ma le cicatrici resteranno tutte la vita.
Mi dispiace per lui, ma meglio vivo che morto, non avrei pensato di dirlo, ma non credo che zia Felicité mi farà tornare ad Hogwarts quest'anno.

Abbiamo litigato e mi sono rinchiusa in camera per giorni, crede che ormai Hogwarts non sia più un luogo sicuro, ma so che lo dice solo per paura, l'incidente l'ha traumatizzata. Sono andata via quando hanno saputo di quella cosa, non perché non l'avessero accettato, ma hanno già troppi problemi e non voglio mettergli addosso anche il peso dei miei.

Rispondi appena puoi, Eveleen.

28 Luglio 1996

Ormai sto parlando da sola, continui a non rispondere e non sai quanto questa cosa mi stia ferendo. Vuoi chiudere con me per caso?
Perché se è così allora facciamola finita.

Sto pensando di venire fino al Manor per tirarti un calcio in culo. Stai facendo il bambino.

Però mi manchi, ho voglia di parlare con te, di stare insieme a te. Vorrei che per te fosse lo stesso. Cercherò di convincere la zia a farmi tornare, dobbiamo vederci e chiarire questa situazione, so che le lettere ti arrivano e so anche che le leggi.

Sbrigati a rispondermi, Eveleen.

Posi nel becco di Araclito il biglietto e ripresi a camminare normalmente, mentre il gufo si allontanava.

Il sole tiepido di fine giornata di batteva insistentemente sulla mia pelle candida, provocandomi un leggero fastidio che mi aveva accompagnato per tutta la giornata.

Tutto purché uscire di casa, l'appartamento dei Black stava cominciando a starmi talmente stretto che quasi facevo fatica a respirare chiusa nelle quattro mura della mia stanza.

Probabilmente zio Sirius non l'avrebbe presa bene a sapere che ero uscita di casa, sia perché lui era rintanato lì, sia per la sua costante paura che qualcuno potesse uccidermi, come se a qualcuno potesse importare qualcosa di me.
Sosteneva che tutti i figli dei membri dell'ordine fossero in pericolo, ma ormai mi sentivo talmente sconnessa con il mondo che non mi importava un accidenti.

I piedi mi facevano male, troppo tempo rinchiusi in queste scarpe, era forse ora di tornare a casa. Guardai il mio orologio che segnava le sette in punto e subito le campane della chiesa più vicina presero a suonare.
La vista sul parco era più bella che mai ultimamente e decisi che prendermi altri dieci minuti per vedere il tramonto non avrebbe di certo ucciso nessuno.

Scelsi la panchina meno distrutta e mi sedetti portando le gambe al petto e togliendo il misero cappellino, che avevo indossato per evitare che il sole mi desse alla testa, e lasciai i capelli liberi di muoversi grazie al vento caldo.
Il cielo lentamente si sfumò dei colori più svariati, blu, arancione, rosa intenso, mi ricordarono i tramonti di Hogwarts, che riuscivo a vedere solo e soltanto quando sgattaiolavo dai sotterranei, rifugiandomi nei pressi del lago nero, i miei unici momenti di completa solitudine, dove potevo essere me stessa.

«Che ci fai ancora in giro?» la voce calma di Hermione arrivò alle mie orecchie.

«E tu che diavolo ci fai qui?» chiesi squadrando la ragazza che a passo svelto si avvicinava alla panchina. Prese posto al mio fianco appoggiando i gomiti sulle gambe e osservando ammaliata il tramonto.

Mi presi il tempo di osservare quanto fosse cambiata e quanto ormai il suo sguardo consapevole di cosa stava accadendo la rendesse sempre più adulta.
«Sei inquietante lo sai?» rise fissandomi di rimando.

Voltai subito il capo nell'altra direzione. «È un po' che non ti vedo.» affermai come se fosse una risposta plausibile.

«Stai affermando indirettamente che ti sono mancata?» chiese mettendo su un espressione sorpresa.

Mi accigliai. «Puoi scordartelo alla grande Granger.» lei rise ancora. «Sono stata una meraviglia senza di te.» sorrisi di rimando chiudendo gli occhi, cercando di afferrare quell'ultimo spicchio di sole, che lentamente si lasciava andare, lasciando spazio ai colori scuri della notte.

«Sirius ti stava cercando.» disse le quattro parole che mi aspettavo di sentire. «Da quanto sei fuori?»

«Tutto il giorno, lo sai che odio starmene rinchiusa.» non avevo ancora aperto del tutto gli occhi, ma potevo sentire lo sguardo apprensivo di Hermione su di me.

«Stai ancora pensando a Draco.»

Le avevo raccontato tutto in una lettera e a differenza di Ron e Harry, si era dimostrata molto disponibile, anche se non accettava completamente quello che avevamo costruito.

«No.» risposi mentendo più a me stessa che a lei.

Lei mi guardò per un attimo, scorsi nel suo sguardo quanto in realtà le dispiacesse che Draco non avesse risposto a nessuna delle mie lettere.

«Avanti torniamocene a casa.» affermò la riccia prendendomi a braccetto.

Camminammo in silenzio per qualche secondo. «Che ci fai qui?» le chiesi calma guardando in avanti.

«Ron mi ha fatta venire, hanno invaso casa tua sta mattina, il professor Silente e gli altri stanno facendo della riunioni alle quali non ci fanno assistere. La signora Weasley non voleva che uscissi, ma quando ha saputo che eri fuori mi ha lasciata andare.»

«Volevano rinchiudere anche te allora.» ridacchiai. «Con me di certo non ci sono riusciti.»

«Lo fanno perché ti vogliono bene, forse Sirius é più apprensivo con te che con Harry, ma è solo perché ti vede come una figlia.» disse.

«Oh Merlino Hermione, vuoi farmi vomitare la cena ancor prima di aver mangiato?» scoppiò in una risata cristallina mentre io roteavo gli occhi al cielo.

Ci mettemmo quasi un eternità a rientrare in casa, la sua compagnia mi era mancata più di qualunque altra cosa.
La voce di Harry rimbombò in tutta la casa facendomi salire i gradini a due a due per raggiungerlo il più in fretta possibile.

«Harry!» lo chiamai, lui sbucò dalla cucina spalancando le braccia e permettendomi di volare al suo interno. Mi strinse forte a lui facendomi roteare e per un istante mi beai del calore fraterno dei suoi abbracci.

«Mi sei mancata.» fu la prima cosa che disse quando ci staccammo e sorridemmo all'unisono.

La magia di quel momento venne spezzata dal solito guastafeste. Zio Sirius si schiarì la gola sonoramente costringendomi a voltarmi verso di lui con un espressione annoiata in volto. «Preferisce una stanza vista mare o vista montagna signorina Eveleen McKinnon?» cominciò la sua cantilena.

«Dobbiamo farlo sul serio zio?» portai gli occhi al cielo come facevo di solito e ruffiana com'ero mi avvicinai a lui stampandogli un bacio sulla guancia barbuta.

Un po' intontito guardò zio Remus, poi si posò una mano dove avevo appena lasciato il bacio. «Riesce a farmi sempre!» sbottò scocciato.

«Ciao zio.» mormorai all'altro abbracciandolo e stringendolo a me, lui negli anni era stato come un padre per me e non avrei mai potuto dimenticare tutto l'aiuto che mi aveva dato.

La stanza si era velocemente riempita di tutti i membri dell'ordine che avevo salutato uno per uno come era mia abitudine fare.

«Vuoi provare le nostre pasticche vomitose Eve?» chiese George dall'altra parte del tavolo.
«Ti fanno saltare la lezione noiosa di storia della magia.»porgendomene una che immediatamente posai in tasca, guadagnandomi un occhiataccia da Hermione.

«Tu sei l'unica alla quale può interessare qualcosa di storia della magia.» le dissi seria infilando altre caramelle in tasca.

«Cosa le state dando voi due?» chiese Molly portando le mani ai fianchi del corpo.

I gemelli si guardarono scuotendo insieme la testa. «Niente.»

Anche se ancora non parlavo con Fred i rapporti stavano diventando man mano più civili, o almeno così credevo.

«Allora Eve, com'è stare rinchiusa con Sirius?» chiese Tonks.

Potevo sentire il suo sguardo inquisitorio addosso. «La cosa più bella che mi sia capitata in tutti questi anni.» dissi sarcastica. «A parte il fatto che sono una carcerata!»

Tonks rise alla mia affermazione e i suoi capelli diventarono di un bellissimo rosa. «La faccia da carceriere ce l'ha.» lo indicò e lui spalancò gli occhi.

«Hai passato una bella giornata tesoro?» la signora Weasley mi accarezzò una spalla e venne a sedersi vicino a me e porgendomi un piatto con della carne e della verdura.

«Rilassante direi, sono andata a Londra a comprare qualche vestito.» lo dissi a voce bassa per non farmi sentire. «Poi un nuovo libro di incantesimi, non mi piacciono molto quelli che danno ad Hogwarts.»

«Cosí facendo sperpererai tutti i soldi che ti ha lasciato tua madre.» la voce della coscienza di zio Remus si fece sentire immediatamente.

«Marlene faceva lo stesso. Comprava vestiti e libri come se non ci fosse un domani.» Sirius portò gli occhi al cielo. «Ti ricordi quando ci costrinse ad accompagnarla in quel negozio per quegli stupidi orecchini?»

«Ben due ore a scegliere se le stesse meglio il verde o il celeste.» risero entrambi al suo ricordo e io con loro.

Amavo sentir parlare di mia madre, era come rivivere i suoi ricordi. Molto spesso mi ritrovavo in quello che lei faceva, e adoravo quando zio Sirius e zio Remus mi dicevano che le somigliavo tanto. «Quindi questo è un puoi spenderli?» chiesi.

«No.» risposero in coro. «Metteremo un doppio lucchetto alla tua camera blindata.»

Mangiammo tutti insieme, parlando del più e del meno, finalmente la casa era viva, o almeno più viva del solito. Poiché l'unico che mi rivolgeva la parola, se pur disprezzandomi, era Kreacher e a volte zio Sirius. Avevo passato la maggior parte di questi mesi in camera a provare incantesimi, poi la sera io e lo zio giocavamo a scacchi o leggevamo qualcosa insieme. Stavamo per ore in silenzio e sapevo che a lui piaceva avermi lì, poi a volte vedevo che si commoveva quando mi guardava o quando facevo qualcosa di molto simile a lei.

Kreacher spuntò all'improvviso alla mia destra porgendomi un biglietto sgualcito e dopo qualche brutta parola, sparì di nuovo.

Lo aprii con cautela.

"Sì, credo sia meglio finirla qui, sei stata un bel passatempo, ma ora non credo ci sia più spazio per te nella mia vita.

Draco"

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