Casa dolce casa;

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31 Agosto 1997

L'elfa sistemò il suo panno sudicio sul corpicino minuto e mi guardò con gli occhi spalancati. Credo che non dimenticherò mai come le sue labbra si incurvarono in un piccolo sorriso rivolto a me.

«Padroncina Eve.» mi incitò con un movimento del capo.

Mi destai sbattendo velocemente gli occhi. «Tu come?» balbettai alzandomi dal letto.

«Cosa come padrona?» chiese inclinando il capo.

«Niente padrona Winky.» scrollai le mani arrivando alla sua altezza. «Come sei arrivata qui dentro?»

Lei sorrise. «Sono un elfo, posso muovermi da un luogo all'altro padroncina Eve.»

La porta venne spalancata improvvisamente. Afferrai Winky nascondendola dietro di me, non potevo rischiare che qualcuno la vedesse.
Tirai un sospiro di sollievo quando la testa bionda apparve togliendosi furioso la giacca nera che sicuramente gli stava provocando un calore inaudito.

«Non vedevo l'ora di tornare.» sospirò togliendosi la cravatta e scaraventandola via sul divano affiancato alla parete.

L'elfo si faceva barriera con il mio corpo, ma appena riconobbe la voce di Draco sbucò piano con la testa. Il ragazzo fece per sbottonarsi la camicia. «No!» esclamai e poi indicai i miei piedi.

Lui mi fissò stranito per poi strabuzzare gli occhi alla sua vista. Sorrisi e scostandomi la mostrai meglio. Si avvicinò sistemandosi la camicia e afferrandomi il fianco destro per avvicinarmi a lui. «Come sei arrivata qui?»

Mi guardò. «La padroncina Eve mi ha chiamata.» Draco sembrò ancora più sorpreso.

«La padroncina Eve ti ha chiamata.» ripeté accovacciandosi alla sua altezza. «Ti sei smaterializzata?»

Lei annuí. Il volto di Draco si illuminò di una luce spaventosa. «Dimostramelo.» l'elfa fece volare lo sguardo verso di me. Le feci un cenno affermativo con il capo e con uno schioccò scomparì.

Il biondo si alzò nella mia direzione e afferrò la mia mano accarezzandomi il dorso con il pollice. Dopo qualche secondo l'elfa riapparve con in mano un libro. «L'ha lasciato a Hogwarts.» me lo porse e subito riconobbi la copertina.

Era il libro di pozioni che mi aveva regalato Draco a Natale per prendermi in giro. Risi sfogliando le pagine e ricordando la sorpresa e l'emozione provata quando l'avevo visto la prima volta. «Me l'hai regalato tu.» mormorai mentre lui si affacciava.

Come un fulmine lasciò la mia mano e corse verso l'armadio afferrando una borsa. «Winky!» esclamò e lei sobbalzò. «Devi portarla via.» mise qualche vestito che mi aveva regalato per la permanenza qui e lo posò ai piedi dell'elfo.

«Tu vieni?» chiesi seguendo con lo sguardo i suoi movimenti.

«Tu vai per prima, io ti seguo.» affermò.

Sbiancai. «Avevi detto che saresti venuto con me!» sbottai afferrandogli il braccio.

Lui mi afferrò il volto. «Verrò, ma non oggi Eve. Non posso lasciare mia madre qui, se scompaio la uccideranno.»

Cominciai ad andare nel panico. «Non puoi lasciarmi, l'avevi promesso.» scossi la testa.

Lui sorrise. «Non ti sto lasciando, verrò da te quando sarà al sicuro, te lo giur-...»

Erik entrò nella stanza calciando la porta. «Sanno che qualcuno si è smaterializzato.» disse respirando pesantemente.

Notò immediatamente l'elfo. «Eve devi andartene.» corse velocemente verso di me.

Riportai il mio sguardo su Draco. «Torna da me, non lasciarmi di nuovo, promettimelo.» gli accarezzai il volto pallido.

Mi avvolse tra le sue braccia. «Promesso.» unii le mie labbra con le sue mentre passi sempre più veloci si avvicinavano alla stanza.

«Vai.» mi disse lasciandomi la mano. «Va con lei.» ordinò a Erik assottigliando lo sguardo.

Winky mi afferró la mano e quella di Erik, con uno schiocco e un ultimo sguardo disperato a Draco, la stanza sparì dalla mia vista. Tenni la mente vuota evitando di pensare a luoghi specifici e in men che non si dica le mie ginocchia caddero pesantemente sulla sabbia generando un tonfo sordo.


Il vento mi sferzava sul viso e il suolo rovente mi cuoceva la pelle delle mani, non ci volle molto a capire che ero a casa. Alzai lo sguardo vedendo Erik e Winky alla mia destra e difronte a me i miei zii, richiusi nelle braccia l'uno dell'altro, che appena mi videro sui loro volti l'espressione terrorizzata si tramutó in gioia pura. Corsero nella mia direzione, zia Felicitè più veloce, controvento, si accasció a terra e mi prese tra le sue braccia.

«Sei viva, sei qui.» ripeteva come un mantra mentre il suo profumo alle rose mi inondava le narici. Piangeva sulla mia spalla, le passai un braccio intorno al collo avvicinandola a me e dopo momenti di silenzio, scoppiai il lacrime anche io.

«Si sono viva zia, sono qui.»


Spero che tutti voi possiate perdonarmi per questa lunga assenza, sono stati mesi difficili, dove ho avuto a che fare con problemi fortunatamente si sono risolti o che almeno sto cercando di risolvere.

Ovviamente non mi sono mai dimenticata di voi, o di Eveleen, anzi avete uno spazio nel mio cuore che nessuno vi toglierà mai. Ho deciso di scrivere un capitolo non corto, ma di piú solo per farvi sentire ancora la mia presenza. Riprenderó a scrivere e pubblicare regolarmente, spero voi non vi siate scordati di me.

Con amore xx

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