Erik Collins

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20 Luglio 1997

La pace tra me e il biondo sembrò durare più del previsto. La prigionia in quella stanza con le mura bianco latte cominciò a pesarmi di meno, ma questo mi diede tempo per riflettere.
Nessuno era venuto a prendermi, neanche un futile tentativo, sapevano fossi qui, Harry mi aveva vista trascinata via nella foresta, avevo avvertito la sua voce gridare il mio nome.

Probabilmente era troppo pericoloso spingersi fino al Manor e Draco non mi aveva ancora parlato di un incontro con l'ordine, tutto taceva e con questo anche la mia speranza di uscirne viva. Draco entrava ed usciva dalla camera attraversando la cucina, portava con se dolci e riviste, non voleva che mi annoiassi e cominciassi ad essere di nuovo distaccata. La sera ci concedevamo un bagno o una passeggiata fuori, in modo che prendessi aria, ma solo di notte, il giorno non potevo sbirciare neanche dalla finestra.

Il tema matrimonio con Astoria fu accantonato, non per mio volere ovviamente, ma ogni volta che lo nominavo lui si incupiva e ammutoliva.

«Non è colpa mia!» diceva sbottando.

«Lo so.» rispondevo io ricacciando dentro le lacrime calde che minacciavano di solcarmi il viso. «Non sarò la tua amante.»

«No, tu sarai mia moglie.» diceva lui cercando la mia mano tra le coperte di raso, veniva ad accoccolarsi al mio petto e stava lì per ore intere.

Poi spariva per ore, lasciandomi lì a farmi divorare dai miei pensieri. Mi allenavo con qualche magia di poco conto, dato che non avevo la mia bacchetta. Stavo imparando a far levitare gli oggetti, afferrarli da lontano e scaraventarli via. Il mio umore era talmente a terra che sembrava un miracolo riuscire ad utilizzare quel poco di magia che fluiva dal mio corpo.

Ora avevo un motivo in più per non alzarmi dal letto e pensare a tutto quello che stava capitando alla mia famiglia. Poi mi ricordavo che demoralizzarmi non sarebbe servito a niente, così facevo addominali sul pavimento, mi appendevo come una scimmia sullo stipite della porta del bagno, sollevandomi a fatica e bevendo litri e litri di acqua.

«Se continua così signorina, diventerà pelle e ossa.» la voce alle mie spalle mi fece sobbalzare e atterrare con i piedi sul pavimento.

Non mi voltai subito a guardare, non volevo riconoscesse il mio volto, dopotutto io e Astoria eravamo completamente diverse. «Lo terrò a mente.» risposi decisa.

«Sono la nuova guardia del signorino Malfoy, sarebbe meglio se ci conoscessimo, non crede signorina Mckinnon?» al sentire il mio cognome mi sciolsi, se lo conosceva ed ero ancora viva, allora potevo decisamente voltarmi.

L'uomo stava con le mani giunte sulla pancia, i capelli erano tirati all'indietro ed erano di un nero pece forte, scuro, forse quasi simili ai miei. Un sorrisetto sincero era aperto sul suo volto mentre si dondolava sui talloni osservandomi bene. Il suo volto era familiare, segnato da poche rughe dal quale spiccavano due occhi color oceano. Mi sorrise. «Ora che ha fatto la sua radiografia posso stringerle la mano?» chiese con fare sarcastico.

Annuii. «Erik Collins, piacere.» disse stringendo la sua mano con la mia.

«Eveleen Mckinnon.» lui mi guardò incuriosito.

«Eveleen.» ripeté il mio nome in un mormorio. «Davvero un bel nome, l'ha scelto tua madre?» più che una domanda sembrava un affermazione.

Lo guardai confusa. «Credo di si.» risposi grattandomi la nuca.

Lui mi osservò, probabilmente vedendo la mia espressione stranita. «Non volevo importunarti.» si apprestò a rispondere, ma prima che potesse continuare la porta si spalancò.

Draco entrò con tutta la sua severità sul volto. «Che ci fai qui dentro?» chiese gelido.

Erik lo guardò ingoiando un groppone, ma restando comunque sicuro di se stesso. «Stavo facendo amicizia con Eveleen.» mi indicò.

Il biondo tirò un sospiro. «Nessuno entra qui, e nessuno si avvicina a lei.» con qualche passò fu accanto a lui. «Pensavo di essere stato chiaro Collins.» sbottò.

Sospirò. «Non è di tua proprietà.» ringhiò al ragazzo che si infuocò con lo sguardo.

Mi avvicinai a loro ponendomi al mezzo. «Infatti non appartengo a nessuno. È stato un piacere conoscerti Erik.» sorrisi. «Potresti lasciarci da soli?» chiesi facendo sfiorare le mie dita con il dorso della mano del biondo.

Lui chinò poco la testa. «Certamente signorina.» sfiorò di poco la spalla di Draco e uscì sbattendo la porta.

Il biondo fece scivolare una mano lungo la mia schiena tirandomi a lui. «Ti ha infastidita?» chiese fissando la porta chiusa.

Scossi la testa. «Una guarda del corpo eh?» lo presi in giro facendogli roteare gli occhi al cielo.

Ma il sorriso sul suo volto sparì all'instante facendomi contorcere lo stomaco. «È successo qualcosa?» balbettai quasi aggrappandomi al suo braccio.

Lui mi accarezzò il viso, addolcendo lo sguardo. «Sta notte, Potter è stato trasferito in un luogo sicuro.» affermò facendomi sospirare.

«È una buona notizia no?» chiesi sorridendo.

Draco però non sorrideva, ingoiò un groppone, come se quella frase che mi avrebbe detto da lì a poco stesse per strozzarlo. «È una buona notizia?» chiesi di nuovo leggermente insicura.

Mi baciò la fronte stringendomi a se. «C'è stato uno scontro con il signore oscuro, Malocchio, lui ha combattuto bene, ma non ce l'ha fatta Eve.» mormorò. «Anche uno dei gemelli è stato ferito, ma crediamo stia bene.»

Sentii la terra crollarmi sotto i piedi. «Fred?» chiesi in un sussurro allontanandomi da lui.

La sua mascella si irrigidì. «Non lo so.»

Malocchio era morto. Malocchio era morto.

Questo significava che non avevamo più speranze. «Devo andare da loro.» mormorai, immaginavo come stesse Tonks, era stato come un padre per lei e sicuramente era distrutta, aveva bisogno di noi. «Chi è stato?» chiesi con gli occhi che mi bruciavano.

Lui scosse la testa.«Sto facendo di tutto per riuscire a farti andare via senza sospetti.» annuii sospirando. «E a venire con te.» alzai lo sguardo su di lui, sarebbe venuto con me?

«Questo posto non fa per me. Questa violenza, io non voglio essere così.» sospirò avvicinandomi di nuovo a lui.

Gli accarezzai il viso. «Tu non sei così.» lui mi sorrise appoggiando la sua fronte alla mia.

«Mi dispiace per Malocchio piccola.»

Il getto freddo sembrava portare via con lui tutto, il dolore, la paura, il rancore. Batteva duro sulla mia schiena, mentre il mio petto tremava sotto sforzo per i tremiti e i singhiozzi. Dovetti aggrapparmi alle mattonelle per non crollare, mi sentivo responsabile per tutto quello che stava accadendo. Io ero qui, al sicuro, protetta dalle mura di questa casa, protetta da Draco.

Loro invece erano soli contro una forza che non sarebbero riusciti a contrastare. Le lacrime sembravano creare dei solchi sulle mie guance, ero inutile, anche se fossi tornata a casa, sarei morta prima di poter lanciare il primo incantesimo. Dopotutto la guerra non era fatta per i deboli, per coloro che si nascondono, per me.

Non sapevo che il lutto comprendesse l'autocommiserazione, ma sentivo di meritare il dolore che ora mi attraversava il corpo, facendomi crollare sulle mie stesse gambe. Mi accasciai sul fondo della vasca portando le ginocchia a coprirmi il viso. La tenda si scostò di poco, non feci caso a Draco che prendeva posto nella vasca dietro di me. Afferrò i miei fianchi facendomi finire a contatto con lui.

Le labbra appoggiate alla mia schiena, lasciò una scia di baci umidi, sulle spalle, clavicole, tra i miei capelli bagnati. Cercò le mie mani.
Nascose il mio viso tra l'incavo del suo collo, ci poggiò il viso, racchiudendomi in quello spazio perfetto che era solo per me. Le sue mani accarezzarono le mie gambe fredde e il mio viso bagnato. Mi strinse. Le labbra calde a contatto con la mia pelle bianca, baciò ancora e ancora, come se le sue labbra potessero ricucire quelle ferite invisibili che si facevano spazio dentro di me.

Sentii il mio corpo rilassarsi al suo contatto, lasciandomi andare. «É colpa mia.» mi lasciai andare in un singhiozzo, mentre uno dei suoi baci restava sospeso, lì su quella piccola porzione di pelle.

«Perché mai dovrebbe?» chiese accigliato.

«Se fossi stata lì, probabilmente sarei morta io, era un brav uomo, il migliore di noi.» e piansi, mescolando le lacrime all'acqua calda che stagnava sotto i noi.

Lui parlò, ma io non lo ascoltavo, volevo solo che il dolore passasse. Quindi rimasi lì, mentre le sue parole fuoriuscivano fluide dalle sue labbra, dolci.


I giorni continuarono a trascorrere lenti, inesorabili, come se il tempo iniziasse a schiacciarmi la cassa toracica, tanto che a volte mi mancava l'aria tra quelle quattro mura. La guerra e la morte mi avevano toccata a causa di mia madre, ma ero troppo piccola per assaggiarne la paura e il dolore. Ora invece temevo ogni volta che Draco apriva la porta, temevo potesse dirmi che zio Ernest era morto, o zio Remus o zio Sirius. Che avevano catturato Harry e Hermione non ce l'aveva fatta. Tremavo al pensiero di un'altra morte, non ce l'avrei fatta.

Il mese di Agosto passò veloce, schizzò via dalle mie mani come un fulmine e ben presto Draco fu obbligato a tornare ad Hogwarts. Ormai il tempo stava finendo e io dovevo andare via di lì, senza il biondo non avrei avuto alcuna protezione. Draco pensava, camminava consumando il pavimento con le scarpe in cuoio e mi diceva che ce l'avrebbe fatta, l'avrebbe aggirata.

La presenza di Erik fu di profondo conforto invece. Era un uomo sulla quarantina, ma sembrava più giovane della sua eta, assomigliava moltissimo a zio Sirius, glielo dissi un giorno.

«Sai assomigli a mio zio, Sirius Black.» lui alzò la testa dal giornale che stava leggendo, facendo scattare i suoi occhi su di me.

Non veniva spesso a farmi compagnia, soltanto quando Draco non c'era, non gli faceva per niente piacere che fosse con me, si infuriava e lo minacciava di mandarlo per strada, ma ad Erik non importava, lo guardava con sufficienza, come un bambino arrogante e poi andava via.

«Sirius Black è tuo zio?» chiese soffocando un sorrisetto compiaciuto.

Annuii. «É un po' fuori di testa, però è un tipo apposto.» risposi mentre dalla noia sfilacciavo i braccioli del divano.

«Beh immagino.» sorrise sfogliando il giornale. «Lui e James erano davvero fuori di testa.»

Mi bloccai immediatamente. «Tu li conoscevi?» chiesi incrociando le gambe.

Gli morirono le parole in gola. «No.» rispose.

Mi accigliai. «Hai detto che erano fuori di testa, devi conoscerli per forza.»

«Forse andavamo a scuola insieme, sapevo solo che erano amici.» sbottò scocciato.

Inclinai il capo nella sua direzione. «Allora potresti conoscere mio padre, sai, dicono fosse loro amico.» ormai ero ritornata a sfilacciare i braccioli del divano.

«Davvero? Dicono così?» sembrò sorpreso.

Risi. «Di certo, doveva essere almeno simpatico, o la mamma non si sarebbe mai messa con lui. Almeno credo.» alzai le spalle.

«Sicuramente lo era molto, una persona buona.»

«Mi ha abbandonata quando mia madre è morta, non penso abbia niente di buono.» scossi la testa.

«Le persone commettono errori e quando vogliono ripararli è troppo tardi.» si affrettò a dire.

Sospirai. «Non mi piace parlarne.» dissi scocciata.

Non ne parlammo più, evitavamo come la peste gli argomenti a riguardo. Strano, pensavo continuamente, una guardia del corpo di Draco che non sta mai con lui. Infatti era sempre tra i piedi, o davanti alla mia porta o seduto sulle sedie che affacciano al giardino. Provai a chiedere spiegazioni, ma Draco non me ne dava nessuna e molto spesso mi lasciava da sola, proprio come ero ora.

Lo stomaco cominciò a brontolarmi. Ero stesa tra le coperte beandomi dell'ultimo scorcio di sole della giornata. Mi stiracchiai posando la mano sul ventre, non era ancora ora di cena? Guardai fuori e il panorama mi ricordò tantissimo quello di Hogwarts al tramonto, più che altro ricordai i magnifici pasticcini di Winky e come si sciogliessero in bocca perfettamente.

Ridacchiai pensando al sapore e dissi. «Wicky, ti prego fammi dei pasticcini.»

Poi all'improvviso, nella parte opposta della camera si sentì uno schiocco sordo.
Mi voltai e la vidi.

«Mi ha chiamata padroncina Eve?»





SALVE
Sono scomparsa, ok lo so, mi odiate? si lo so.

Ma a mia discolpa ho avuto taaante cose da fare e questo capitolo l'ho scritto in due ore perché avevo delle idee per il prossimo, ma questo doveva essere FUORI.

Grazie per essere rimasti.

Baci, Baci.

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