Duelli nei bagni;

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3 Marzo 1997

Sei mesi.
Erano passati sei lunghi mesi da quell'incidente che mi aveva quasi portato via la vita. La mattina dopo Natale avevo aperto gli occhi e i medici mi avevano avvertita che grazie a potenti incantesimi ero viva.
Ma partiamo dal principio, non per farvi provare pena per me, ma solo per rendervi partecipi dell'inferno che avevo passato.

Ero rimasta in coma a causa del sonno che la potente maledizione mi aveva provocato. Il mio corpo si era paralizzato, in modo tale da bloccare il mio respiro e il battito del mio cuore. Piton era riuscito a salvarmi, ma nonostante questo, ero finita al San Mungo.

Le gambe erano ancora bloccate, le muovevo poco e niente, ma grazie a Grace, l'infermiera che mi stava seguendo in tutto e per tutto, riuscivo a camminare almeno nel corridoio del reparto. Gli sforzi che facevo erano enormi e i dolori lo stesso, ma fui abbastanza brava da mettermi in piedi da sola per qualche secondo poiché poi caddi sulle mie ginocchia.

L'altra settimana stavo camminando finalmente fuori in compagnia di Grace, mi teneva saldamente il braccetto e qualche volta mi sorreggeva. Fu bello rivedere il sole e soprattutto il vento sulla pelle, ma durò
poco a causa del freddo che mi penetrava nella ossa.

Zia felicité aveva pianto tanto durante il mio eterno coma e a volte mi era parso di sentirla singhiozzare. Le bambine erano state qui per tanto tempo e venivano a trovarmi spesso nel weekend. Daphne era venuta a trovarmi, si era stesa vicino a me ed eravamo rimaste in silenzio per tanto tempo. Poi aveva pianto anche lei, mi aveva baciata sulle guance e si era addormentata insieme a me. Hermione, Harry e Ron erano venuti con tutta la famiglia.

Hermione e Ron non parlavano molto, lui si era fidanzato con Lavanda Brown e a lei non andava giù. Infatti quando ero venuti qui stavano a debita distanza l'uno dall'altro. Persino Fred e George erano venuti, il
primo dopo un secondo di insicurezza mi aveva abbracciato, mi ero lasciata andare a quella dimostrazione d'affetto, anche perché avevo notato le lacrime che si erano formate ai lati dei suoi occhi.

Draco non era venuto a trovarmi da quando mi ero svegliata, ma sapevo che era stato qui a causa dei mazzi di rose bianche che avevo trovato sul tavolo al mio fianco. Un'infermiera mi aveva raccontato che aveva pianto anche lui, praticamente era stato un piagnisterio continuo, poi mi aveva baciata sulla fronte e dopo aver detto un sonoro mi dispiace era sparito.

Poi mi aveva dato una scatolina, mi aveva detto che era un suo regalo, più precisamente un regalo di Natale. Era una collanina delicata, la catena era in oro bianco ed era talmente sottile che ebbi il terrore di frantumarla, pendeva da essa un punto luce, era una pietra blu notte, leggera anche lei. Girai il ciondolo e vidi che incise su di esso c'erano le nostre iniziali vicine.

L'avevo indossata immediatamente sentendo il cuore più comodo di quanto non lo fosse mai stato. Piansi anche io, probabilmente perché quel gesto mi spaventava più di quanto mi piacesse, non sapevo cosa avesse in mente.

«Pensi ancora a quel ragazzo Eve?» chiese Grace entrando in camera mentre me ne stavo affacciata alla finestra.

Il vetro si appannava con il mio respiro un tantino accelerato. «No.» mentii senza saperne una vera ragione.

Sistemò il mio letto. «Ti manca non è così? Lo vedo come conti i giorni per tornare ad Hogwarts.» ridacchiò tra se e se.

Le sorrisi. «Ci sono tanti motivi per cui non vedo l'ora di tornare.»

Mi fece un leggero occhiolino e venne a sedersi al mio fianco afferrandomi le mani. Grace era una donna sulla trentina, aveva dei bellissimi capelli rossi raccolti sempre in una crocchia disordinata. Gli occhi vispi si intonavano perfettamente al camice azzurro. Era un piacere stare insieme a lei, almeno in questo mese, dato che avevo giocato alla bella addormentata per un po'.

«Potresti dargli una seconda opportunità. Era distrutto Eve, davvero.»

«È stato lui a respingermi.» sospirai. «Gli parlerò di sicuro.»

La sua mano arrivò ad accarezzarmi i capelli. «Hai avuto altre visioni?»

Scossi la testa. «Mi hanno lasciata in pace per un po'.»

Mi sorrise e poi si voltò subito verso la porta, Daphne, Blaise e Theo erano lì in piedi, con un mazzo di rose in mano, tutto acchitatati, mentre io me ne stavo lì con una misera tuta nera.

Daphne mi corse immediatamente incontro stringendomi a se. «Piano.» mormorò Grace alzandosi e allontanandosi di poco.

La bionda allentò subito la presa guardandomi e stampandomi un sonoro bacio sulle guance. «Come stai Eve?» mi chiesero gli altri due, ma io mi stavo già sporgendo verso la porta.

Loro fecero lo stesso guardando probabilmente la mia espressione dispiaciuta. «Non sapeva se sarebbe stato io benvenuto.» cercò di giustificarlo Theo.

Ma non importava, non importava più. Mi alzai sotto lo sguardo un tantino sconvolto di tutti, era la prima volta che mi vedevano in piedi. «Quindi riesci a camminare?» chiese Blaise posando le rose sul mobile più vicino ed affiancandomi, probabilmente con la paura che potessi cadere da un momento all'altro.

Annuii. «Sì, ce la fa.» commentò prima di me Grace. «Lentamente potrà cominciare a correre e fare movimenti più bruschi.» mi sorrise e io feci lo stesso con lei.

Daphne si alzò. «Quindi può smaterializzarsi con noi?» chiesero, ormai eravamo maggiorenni e quindi potevamo tranquillamente smaterializzarci ovunque.

Lei mi guardò preoccupata. «Ma lei dovrà essere solo una trasportata, non può smaterializzarsi da sola.» mise in chiaro e tutti annuirono.

Mi diedero il tempo per vestirmi in modo adeguato. Andai in bagno e guardai la mia immagine allo specchio, ero pallida, magra, i capelli neri risaltavano ancora di più. Il mio sguardo era ancora un tantino spento, ma sicuramente mi sarei ripresa.

Mi lavai il viso, i denti e dopo una doccia veloce infilai la mia divisa che i ragazzi gentilmente mi avevano lasciato sul letto. Vestirmi finalmente con abiti che non fossero ospedalieri fu un sollievo. Sistemai la mia valigia e dopo aver lanciato un'ultima occhiata al mio letto, uscii fuori.

Theo mi afferrò immediatamente per il braccetto. Salutai Grace con un abbraccio veloce. «Scrivimi sempre Eve.» aveva detto prima di vedermi scomparire con gli altri.

«Vieni con me.» disse Theo passandomi il braccio attorno alle spalle. «fidati.» poi mi strinse e dopo qualche secondo eravamo all'ingresso della scuola.

Camminammo in silenzio fino in sala grande, avevo una fame da lupi. Tutti gli sguardi erano puntati su di me, la voce era sicuramente girata, anche perché non venivo a scuola da mesi ormai. Questo mi fece anche capire quante cose avessi da recuperare dato che gli esami erano alle porte, come avrei fatto a passare quello di trasfigurazione solo Merlino poteva saperlo.

Arrivata all'ingresso vidi Harry ed Hermione rivolti verso di me. Mi congedai dai miei amici e mi diressi immediatamente verso di loro. Mi accolsero abbracciandomi calorosamente. «Nessuno ci aveva detto che saresti tornata oggi.» disse Hermione mentre mi soffocava con i suoi ricci.

«Probabilmente Silente ha avvertito solo i ragazzi.» alzai le spalle e subito mi fiondai tra le braccia di Harry, che sembrava un tantino teso.

«Dov'è Ron?» chiesi e i due si lanciarono un occhiata strana.

Li guardai anche io. «É in infermeria, ha avuto un incidente con un veleno. Ma ora sta bene.»
ci tenne a rassicurarmi Hermione.

Mi coprii la bocca con le mani, anche Ron avvelenato. Ma cosa stava succedendo in quel castello? E perché avevo la sensazione che Draco centrasse qualcosa? Dovevo trovarlo, parlaci.

«Tu ricordi qualcosa?» chiese Harry.

Scossi la testa. «Sono entrata in bagno e da lì il buio. So solo che dovevo portare la collana a Silente, solo questo.» mi limitai a dire.

«Anche Ron. Il liquore doveva essere un regalo per Silente.» ma prima che potesse finire di parlare guardò alle mie spalle.

Mi voltai anche io. Draco era lì difronte a me, era peggiorato dall'ultima volta. Era pallido, cadaverico, molto più malato di quanto ricordassi. Mi sorrise e io toccai subito la collana che mi pendeva al collo, ma il suo sorriso si spense subito.

Si voltò cominciando a camminare, che bella accoglienza del cazzo! Lo guardai allontanarsi, senza nemmeno rendermi conto del fatto che Harry lo stesse seguendo. Quando me ne accorsi erano già usciti dal portone principale.

Senza avvertire Hermione mi avviai con loro. La testa aveva cominciato a farmi un male cane e una bruttissima sensazione stava prendendo possesso di me. Camminavo lentamente e a causa di questo li persi di vista.

Salirono le scale che portavano al piano superiore, entrambi cominciarono a correre ma io non ce l'avrei mai fatta. Chiamai Harry ad alta voce ma lui non si girò. Il terrore si impossessò di me quando cominciai a sentire rumore di incantesimi che si infrangevano sulla porcellana presente nei bagno delle ragazze.

Che avevano intenzione di fare? Cominciai a correre inciampando sui miei stessi piedi, sentendo il respiro farsi accelerato e il cuore andare decisamente a mille. Quando fui davanti alla porta del bagno, che sembrava impossibile da raggiungere, vidi incantesimi volare a destra e manca. Il pavimento era pieno d'acqua probabilmente dato dalle tubature.

«Harry, Draco, basta!» gridai terrorizzata.

«Eve sparisci.» gridò il biondo.

Poi la scena familiare che si parò davanti ai miei occhi mi fece gridare dalla paura. Harry lanciò un incantesimo sconosciuto contro Draco. Il biondo finì a terra mentre tagli enormi si aprivano sul suo petto, come la mia visione.
Corsi nella sua direzione inciampando vicino al suo corpo. I suoi occhi blu si incastrarono subito nei miei.

«Ciao amore mio.» singhiozzò mentre le lacrime gli colavano sulle guance bagnate.

Le sue ferite continuavano ad aprirsi, generando ancora più sangue. «Me lo merito Eve.»

«Sh.» sussurrai. «Non sforzarti, andrà tutto bene Draco.» poggiai la mia fronte alla sua.

Guardai Harry. «Va' a chiamate Piton.» gli gridai con tutto il fiato che avevo in corpo.

«Lasciami morire.» continuò a dire Draco facendomi terrorizzare a morte.

«Sta zitto!» gridai. «Non pensarci nemmeno.» non mi ero neanche accorta di star piangendo.

Lui alzò un braccio e lo portò ad accarezzarmi le guance. «Non me lo meritavo un angelo come te, non ti merito amore mio.» scosse la testa facendo ritornare l'arto vicino al corpo.

Chiuse gli occhi per un istante. «No.» gridai. «Tienili aperti, guardami ti prego.» piansi mentre lui cercava conforto spingendo il viso contro il mio corpo.

Lui li aprì. «Sei bellissima.» mormorò. «Il mio angelo.» singhiozzò. «Perdonami per averti fatto del male, merito di morire per questo.»

Scossi la testa. «No, non puoi morire.» gli baciai la fronte. «Dobbiamo fare tante cose insieme. Dobbiamo andare a vivere al mare.» dissi la prima cosa che mi veniva in mente per tenerlo sveglio.

«Sì.» guardando in alto. «Dobbiamo andare a vivere al mare.» chiuse ancora gli occhi.

Mi accasciai alla sua fronte. «Ti prego resta qui con me.» piansi forte mentre cercavo di tenerlo sveglio, lasciò la mia mano.

Tutti i peggiori pensieri si impossessarono di me. Lo stavo perdendo per sempre, stavo per perdere Draco. Afferrai la bacchetta e cominciai a recitare qualche incantesimo per bloccare il flusso di sangue ma nulla sembrava funzionare. Mi tolsi il maglione e lo premetti sulle sue ferite, cercando di tamponare il sangue.

Piton arrivò spingendomi via. Draco perdeva ancora sangue e stava morendo, lo sapevo che stava morendo. Non mi resi conto che gli incantesimi che Piton stava usando fossero perfetti, riuscivano a far rifluire il sangue nel corpo del biondo. Non riuscivo a smettere di tremare, non sapevo se per paura o per l'acqua gelata che mi circondava. Poi accadde.

Draco mi strinse di nuovo la mano.

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