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14 Maggio 1997

Venni presa con la forza e trascinata all'interno del maniero, proprio mentre l'orologio batteva la mezzanotte. La villa era enorme, ma i colori e l'atmosfera le davano una sensazione tetra, non c'era da aspettarselo se uno si ricordava chi ci abitava dentro. La mia bocca era ancora coperta e le mie mani attaccate dietro alla schiena, quindi in realtà l'uomo che mi teneva mi stava trascinando.

Decisi che sarebbe stato stupido ribellarsi, soprattutto con Bellatrix alle spalle e Piton, quel traditore, che camminava a passo svelto con Draco. Il biondo aveva il volto pallido, segnato dalla violenza che a causa sua si era consumata sta notte. Le lacrime mi scorrevano involontarie sul viso, mentre la scena di Piton che ammazzava Silente continuava a ripetersi nella mia testa.

Le enormi porte in mogano si aprirono mentre il mio aguzzino scalciava con forza i pavoni, i bellissimi pavoni, che scorrazzavano nel giardino. «Posso mangiarne uno?» chiese direttamente a Draco.

Lui si voltò serio. «Non ti azzardare.» si limitò a dire con un tono che mi fece raggelare le vene.

L'ingresso era ampio, spazioso ma allo stesso tempo vuoto. I colori che dominavano mi mettevano angoscia e soprattutto i quadri che ci seguivano con gli occhi, inconsapevoli del fatto che potevo osservarli benissimo.

Una donna con i capelli raccolti ci raggiunse immediatamente, l'avevo vista alla partita di quidditch, era Narcissa Malfoy, la madre di Draco. Era una donna bellissima e somigliava davvero molto al figlio, ma il suo sguardo era severo, rigido.

Prima di guardare chiunque altro guardò me, lo notai probabilmente solo io, ma strabuzzò leggermente gli occhi, sorpresa probabilmente che Draco mi avesse portata lì, sorpresa un po' come lo ero io d'altronde.
Non disse niente e dopo aver salutato il figlio con un bacio sulla guancia, ci permise di passare, ma sapevo che di certo il nostro incontro non sarebbe terminato lì.

Venni condotta in un corridoio grande che dava ad est della casa. Le pareti erano imponenti e ogni cinque metri, o forse quelli che mi sembrarono cinque metri, il soffitto si adornava di un lampadario di cristallo.

«Dove porto la principessina?» mi strattonò.

Draco sospirò. «Nella mia camera.»

Dato che non avevo più il controllo delle mie gambe, arrivare nella stanza di Draco fu come volare. Ci fermammo dopo qualche metro e il biondo aprì una porta bianco latte che si distingueva da tutte le altre, probabilmente per evitare che da piccolo si perdesse in questo posto.

«Lascia a me Greyback.» venni lanciata verso il biondo che mi afferrò saldamente prima di richiudersi la porta alle spalle.

La sua espressione seria mutò all'istante addolcendosi. «Ti libero.» disse voltandomi e sciogliendomi immediatamente le mani.

Prima che potesse fare un altro passo afferrai la bacchetta nel retro dei suoi pantaloni e gliela puntai. Alzò immediatamente le mani in segno di resa, ma poi cercò di avvicinarsi.

Con la mano libera mi strappai il tessuto che mi teneva la bocca. «Non ti avvicinare.» sibilai e lui fece un passo indietro.

«Eve metti giù la bacchetta, posso spiegare.»

«Non dire una cazzo di parola!» gridai disgustata. «Non ti rendi conto di cosa hai fatto? Ci hai condannati a morte!»

Lui scosse la testa. «Avrebbe ucciso la mia famiglia.» rispose alterato. «Non avevo altra scelta Eve, non l'avevo.»

«C'é sempre una fottuta scelta, sempre!» gridai ancora sentendo le lacrime scendere sul mio viso. «Hai preferito uccidere l'unica persona che poteva salvarti, ti aveva dato l'occasione di redimerti. E ora mi hai portata qui?» indicai la stanza. «Mi hai portata al patibolo, in un covo di mangiamorte.»

«Perché tu mi hai seguito, se fossi rimasta a letto, non saresti qui. Poi ho detto che sei una Greengrass quindi non ti faranno niente.» abbassò le mani massaggiandosi le tempie.

«Credi che non lo scopriranno? Credi che siano tanto scemi da crederci? Ho visto come mi guardava tua madre, lei lo sap-...»

Venni interrotta dalla porta che si aprì e si richiuse velocemente. «Si lo so chi sei Mckinnon.» sbottò la signora Malfoy aggiustandosi la veste verde smeraldo sul corpo.

Avanzò qualche passo e io non mi accorsi di aver abbassato la bacchetta. «Ma a mio malgrado devo ammettere che la mezzosangue ha ragione, è stato un errore portarla qui, se Bella venisse a saperlo non perderebbe un attimo ad ucciderla.»

Draco inghiottì un groppone e fece scorrere lo sguardo tra me e la donna, che se mi rivolgeva uno sguardo di rimprovero, guardava il figlio con dolcezza, con preoccupazione. «Te l'ho detto!» strillai. «Riportami al castello Draco, adesso!» ordinai forse un po' troppo severamente.

«Non mi piace questo tono in casa mia.» gridò la signora Malfoy.

«E io non sto sotto lo stesso tetto della squilibrata che ha ucciso mia madre!» Narcissa si zittì camminando verso la porta.

Sapevo che le mie parole erano state forti, ma non potevo nascondere quanto fossi terrorizzata di stare in quella casa.
Solo il pensiero che Bellatrix potesse torturarmi o che potessi finire al cospetto del signore oscuro, mi faceva tremare come una foglia.

Lei sospirò. «Fin quando resterai qui, sarai Astoria Greengrass. Non so nemmeno perché ti protegge!» dopo avermi guardata male per l'ultima volta si richiuse la porta alle spalle.

Draco si avvicinò e afferrò la bacchetta tra le mani. Poi se la rigirò tra le dita mentre io lasciavo che i singhiozzi mi scuotessero il corpo e caddi strisciando con la schiena contro la parete. I miei jeans erano strapparti sulle ginocchia e sulle caviglie a causa degli spintoni che avevo ricevuto quella notte.

Silente non c'era più e ora cosa ne sarebbe stato del mondo magico? Cosa ne sarebbe stato della mia famiglia? Zia Felicitè e zio Ernest erano in pericolo e io non potevo fare nulla per aiutarli. «Troverò un modo per portarti a casa Eve. Ti giuro non ti accadrà niente qui con me, lo giuro.»

Ma non lo stavo ascoltando, la mia mente non era nemmeno più lì. Lui si alzò. «Vieni, ti porto a darti una sciacquata e magari cambiare i vestiti, sono logori.» mi tese la mano.

«Non vengo da nessuna parte con te.» ringhiai e lui sospirò.

«Non farmi la guerra ti prego.» si abbassò al mio livello guardandomi impietosito. «Sono stato costretto Eve, non potevo permettere che mia madre morisse, ma non ho avuto il coraggio una volta lì.»

Passai una mano sotto il mio viso. «Ne ho abbastanza dei tuoi continui pentimenti Draco. Potevamo salvarti, ma tu hai perso quell'occasione. Hai perso me.» quelle ultime tre parole lo fecero restare di sasso.

«Eve non trattarmi cosí, parliamo.» mi alzai anche io, sorpassandolo.

«Dov'é il bagno?» chiesi fredda, non sopportavo più l'odore orribile sui miei vestiti.

«Prima chiariamo questa situazione.» cercò di afferrarmi il polso ma lo scansai violentemente.

«Ho bisogno di andare in bagno e sai perché? Perché sono stata trascinata da quegli schifosi mangiamorte per tutta la foresta oscura, con le mani legate e senza poter emettere neanche un suono, mentre tu fingevi che io non esistessi.» lo spinsi via. «Quindi indicamelo e poi sparisci, almeno lasciami da sola, non voglio vederti.»

Lui fissò il soffitto con il volto contratto in una smorfia concentrata, quasi per capire cosa avesse dovuto fare. «Puoi dormire qui, in camera mia. Io dormirò sul divano. Non posso in altre stanze.» disse senza guardarmi. «Il bagno è in quella porta in fondo, ti farò portare quello che ti serve da qualcuno.» indicò un punto alle mie spalle.

Poi si voltò e senza guardare verso di me si diresse verso l'uscita, chiudendo in un tonfo sordo la porta alle sue spalle. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Affidarsi alla parola di Lord Voldemort che sicuramente l'avrebbe ucciso comunque.

I pensieri mi tormentarono fin sotto il getto d'acqua bollente che mi versai sulla pelle. Le gocce battevano sulla mia pelle nuda, quella sera erano successe troppe cose. Solo qualche ora prima ero abbracciata a Draco, con il viso nascosto nel suo petto e le gambe strette intorno al suo busto. Solo qualche ora prima andava tutto bene.

Il sangue che mi macchiava le ginocchia si era fermato e l'acqua bruciava leggermente sulle ferite, soprattutto vicino ai polsi che mi dolevano terribilmente. Pregai che a casa stessero tutti bene e che soprattutto a Hogwarts nessuno fosse morto, pregai che lo violenza inaudita si fosse consumata solo nella torre di astronomia.

Quella scena probabilmente riempirà il mio cervello per mesi prima che quell'episodio sarebbe diventato solo un ricordo. Mi guardai allo specchio, avevo il volto pallido di un fantasma ed ero talmente stanca che gli occhi gonfi dal pianto mi si chiudevano da soli. Non meritava di morire.

Trovai su una delle sedie nell'enorme bagno dei vestiti, probabilmente erano di Draco. Un pantalone nero e una maglietta a maniche corte grigia. Le infilai senza protestare, dato che i miei abiti erano da buttare direttamente nella spazzatura. Legai i capelli in una coda bassa e mi diressi di nuovo in camera. Non mi dispiaceva per niente essere pulita.

Prima di mettermi a letto diedi un'occhiata in giro. La camera era enorme, ma non c'era da aspettarselo. Una libreria in legno scuro decorava la parete adiacente al suo enorme letto a baldacchino, con centinaia di libri con diverse copertine, di diversi colori.

Venni incuriosita da una di quelle, la afferrai delicatamente ritrovandomi tra le mani un libro che sembrava antichissimo. "Verità sui riti neri" questo era quello che recitava la copertina, abbastanza inquietante.
Le pagine erano delicatissime e mentre ne sfogliavo alcune venni spaventata da una voce alle mie spalle.

«Al signorino Malfoy non piace quando si toccano i suoi libri.» disse sprezzante la voce di una donna sulla sessantina.

Aveva i capelli scuri raccolti all'indietro. Indossava una divisa, una simile a quelle delle domestiche babbane. La sua espressione era dura e teneva le mani nodose allacciate davanti a se. Mi squadrò poco gentilmente, di sicuro sapeva che non ero una Greengrass, non si sarebbe mai azzardata a guardarmi in quel modo.

Lo misi apposto. «C'è altro che da fastidio al signorino Malfoy?» chiesi mandando gli occhi al cielo, il fatto che ti pagassero non ti costringeva ad essere acida.

Lei respirò profondamente. «Quando si invadono i suoi spazi.» quasi mi ringhiò, ma io non le diedi retta dirigendomi verso il divano, non avrei dormito nel suo letto.

«Posso fare qualcosa per lei?» le chiesi cercando di mantenere la calma a quell'evidente provocazione.

Lei non rispose, si voltò e uscì dalla porta. Ci si metteva anche la domestica squinternata in questa famiglia di pazzi. Sospirai e mi stravaccai su quel divano che era più comodo del previsto. Sistemai un cuscino sotto la mia testa, battei una mano sul tessuto per renderlo più morbido e dopo essermi voltata verso la porta, cercai di ricordare dove avessi messo la mia bacchetta, ma sicuramente il lupo l'aveva presa.

Avevo sentito il suo nome e sapevo che era stato lui a far diventare zio Remus un lupo mannaro, non sapevo davvero cosa ci facesse uno così con i mangiamorte, Voldemort non disprezzava queste creature?
Ma chi lo capiva quello lì, un pazzo furioso con le manie del controllo era persino peggio di zio Sirius rinchiuso in casa d'estate.

I miei pensieri vagarono all'ordine, alla mia isola, dove figurai davanti agli occhi le mie bambine e il bellissimo mare che mi attendeva. Poi pensai a Harry, immaginai quanto fosse distrutto per la perdita di Silente e maledissi Draco per avermi portato via di lì, proprio quando i miei amici avevano bisogno di me.

La porta si aprì, ma io ero troppo addormentata per fare qualsiasi cosa. Probabilmente Draco era entrato e si era accorto che stessi dormendo sul divano, infatti mi sentii afferrare sotto le cosce e venire sollevata. Andai a finire a stretto contatto con il suo petto, questo perché ricordo ancora il suo odore, e venni poi lasciata sul suo letto.

Le sue labbra vennero in contatto con la mia fronte. «Buonanotte amore mio.»

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