20.2. 𝗢𝗿𝗱𝗶𝗻𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹'𝗮𝗹𝘁𝗼

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Lysander and Tina's pov

Lysander stava quasi impanicandosi, quando bussando alla toilette delle donne, dopo aver atteso più di due ore davanti alla porta, non ricevette alcuna risposta.
«Capo?!»
E se si fosse sentita male? E se avesse avuto un mancamento? E se l'avessero avvelenata nel mentre?
Era corso da una parte all'altra dell'edificio in cerca di aiuto. Non smise di tremare neanche quando la vide camminare verso di lui, accompagnata dal nobile Percival Graves.
«Capo, io... l'ho cercata da per tutto...» non aveva più fiato, dovette piegarsi per riprendere aria, completamente rosso e sudato in viso.
«Temevo... di... di averla... persa.»

I due auror si scambiarono una rapida occhiata, quella di Percival era appena furente.
«Non glielo dico, questa volta...» lasciava intendere.

E in quel momento Tina si sentì un po' in colpa, per averlo spaventato a quel modo.
«Tutto bene, Lysander. Ho dovuto conferire con il gran capo!» nuovamente si guardarono negli occhi.
Gli accennò un mazzo sorriso.
Il ventenne annuì, ancora un po' tremante.
«La prossima volta, però... mi, mi avvisi. Mi ha fatto prendere un tale spavento!»

Aveva ragione, se si fosse trovata nei suoi panni anche lei si sarebbe spaventata.
«Hai ragione. Ma non chiamarmi capo!» gli accennò un'occhiataccia bonaria.

Adesso vi erano cose più importanti di cui parlare. Si fece incredibilmente seria, mentre si avvicinava al suo orecchio e si piegava appena sulle ginocchia, perchè le sue labbra fossero a livello.
«Ho bisogno di te per una missione segretissima.» la sua voce appariva alquanto inquietante, se ne rendeva conto.
«Gradirei che tu venissi con me. Ma non devi parlarne con nessuno, per alcuna ragione al mondo!»
La giovane recluta abbassò lo sguardo, votandosi dall'altro lato per non incrociare il suo sguardo. Si sentiva un bambino, era costretto spesso a sollevarsi sulle punte per incrociare il suo sguardo. Eppure, nonostante le dimensioni, non aveva paura di lei.
«Io non sono il più adatto per una missione, per... per qualsiasi missione... sono solo una recluta, ancora. Non sono ancora un auror! Sono solo»
«La mia migliore recluta, nonché il mio migliore dipendente! E poi è come se lo fossi!»

Aveva affidato la sua protezione a un ventenne, non era tanto folle portarlo con sé in missione.
«Ma non sono adatto per quel genere di...» abbassò lo sguardo «cose.»
«D'accordo... Lysander. Non posso obbligarti se non vuoi. Ma potrebbe farti bene un po' di esperienza sul campo. Sei agile, veloce. E leale. Mi fido di te, tanto da averti affidato la mia vita. Vuol pur significare qualcosa, no?» gli accennò un sorriso materno, per tranquillizzarlo e rassicurarlo.
Mai lo avrebbe esposto, se non lo avesse ritenuto all'altezza.

Il giovane mago scosse la testa, non era preoccupato per la missione imminente, lui non aveva paura scampo da battaglia, lo aiutava piuttosto a schiarirsi le idee. Era lui il problema, la parte malvagia che aleggiava in lui, che gli faceva perdere il controllo di ogni molecola di sé.
«Non posso. Lo sa che non posso. Se mai quella cosa che ho dentro... dovesse prendere...io non posso correre»
«Non accadrà nulla di tutto questo, lo sai bene.» si affrettò a rassicurarlo, poggiandogli una mano sulla spalla.

Rimase nel vago. Non poteva dire apertamente la sua condizione, che certamente era vista negativamente dai suoi colleghi. Meglio che non ne fosse al corrente nessuno. Avrebbe fatto di tutto per il bene della squadra, anche rinunciare al suo lavoro.

«Farei qualsiasi cosa per lei, capo.» abbassò lo sguardo.
Sempre così gentile e rispettoso.
«Ma questa volta dovrò deluderla. Non posso permettermi di mettere la squadra in pericolo!»
In tutta risposta Tina lo abbracciò, inizialmente lo sentì irrigidirsi e subito dopo sciogliersi fra le sue braccia.
«So già che è un sì.» gli accennò un sorriso «Grazie, Lys.»
Il ragazzo sospirò ed annuì.
«Sa bene che ho un debole per lei, capo. E poi... vorrei accompagnare mia sorella ad Hogwarts quest'anno, magari per un tratto di strada.»

Non ne dubitava. Solitamente incaricava qualcun altro di accompagnarla da quando due anni or sono si era trasferito in America. Sarebbe stata alquanto felice di sapere che il suo fratello è sarebbe venuto con lei.
«Va bene.»
«Nessun problema?»
«Certo che no!»

Era il minimo che potesse chiederle, e anche se gli avesse chiesto un castello glielo avrebbe dato, se lo avesse avuto ovviamente. La piccola Filemina non si sarebbe limitata a prendere una passaporta questa volta, sarebbe andata ad Hogwarts in grande stile.
«Grazie,Capo.»

Nonostante il suo viso si fosse addolcito in un sorriso, vi era ancora quella nota di paura e preoccupazione. E come biasimarlo! Anche lei sarebbe stata alquanto titubante a partecipare in una missione, sapendo che era vicinissima la luna piena. Nessuno, se lo avesse saputo, avrebbe certamente desiderato averlo accanto, con il timore di rimanere feriti e portare la sua stessa sciagura sulle proprie spalle.

Maglio rimanere lontani da un ragazzo con la pelliccia così ripugnante.
«Per cosa? Salutami tua sorella piuttosto! E non essere troppo duro con lei... ha quindici anni, non è più una bambina!» trattene un singhiozzo.

Era davvero difficile per lui darle del tu, rompere le distanze, riuscire a mantenere quel tono informale per più di qualche minuto. Le accennò un sorriso forzato, impallidendo improvvisamente come se fosse venuto a conoscenza di qualche losco segreto.

«Sta crescendo troppo in fretta... e questa cosa non mi piace!» mugugnò infastidito «Perchè non mi ha detto che ha un ragazzo?» si grattò la nuca.
In tutta risposta Tina scrollò le spalle e scoppiò a ridergli in faccia, con le lacrime che le bagnava le guance.
«Perchè si tratta di un segreto fra donne, no? E poi... sai essere alquanto soffocante, certe volte.» gli fece l'occhiolino.
«Ma...»
«Dalle un po' di fiducia. Arrabbiarsi non servirà a niente! Prova a parlarle e non urlarle, piuttosto!»

Da quando era diventata così saggia? forse era il vantaggio di essere cresciuta con una sorella ribelle come Queenie. Aveva imparato molto bene a gestire il suo carattere impetuoso.
Ovviamente non poteva biasimarlo. I due avevano litigato quel giorno. Lo aveva capito perchè Lysander il pomeriggio dopo era tornato al macusa come una furia, svolto il suo lavoro e l'allenamento deconcentrato e alquanto tremante. E, soprattutto, non l'aveva degnata di una parola. Così infuriato che bramava di essere impegnato, e ci era riuscito. Aveva messo dapprima in disordine gli archivi e poi rimesso tutto nuovamente al proprio posto. E silenzioso se ne era andato.

«È una bambina...una bambina di quindici anni.» tagliò a corto lui, gravemente.

Bastò solo quella genuina forma di affetto ad alimentare nuovamente le risate del capo auror.
«Sembri me, lo sai? Anche io ero così con Queenie. Mi sentivo... molto più grande della mia età.» abbassò lo sguardo.

Ben presto l'ilarità lasciò il posto alla serietà, a un'esigenza molto più importante da soddisfare: il caso, il lavoro.
«Dobbiamo farci venire in mente un'idea per agire indisturbati.» a rompere il silenzio fu Percival Graves, che aveva deciso di allontanarsi momentaneamente, per dare delle direttive ad alcuni suoi dipendenti. Con un orecchio sempre attento nella loro direzione.
Tina gli lanciò dapprima un'occhiataccia, poi si ricordò del torto che aveva fatto ad entrambi, e preferì rimanere zitta.
«Possiamo prendere delle passaporte...» propose la giovane recluta, cercando di farsi venire alcune alternative per la mente.
«E farci monitorare dal macusa e dal ministero?» Percival lo guardò in cagnesco, costringendolo a ritentare strategia.
«E il presidente che ci invita a usarle...» scrollò le spalle Tina.
Le sembrava alquanto strano, in effetti, che potesse proporre qualcosa del genere.
«Forse alludeva alle passaporte illegali ai confini...»

Lysander li guardò entrambi, alquanto confuso.
«Perchè... esistono?» si sentiva incredibilmente stupido certe volte.

Certo che... ne aveva di cose da imparare, a quanto poteva sentire.

«O sì! Eccome! Ma sarà comunque facile per Grindelwald rintracciarci... sai che controlla i confini e gli spostamenti di ogni singolo mago.» sospirò la bruna, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi, rassegnata.
Tempi difficili, per tutti loro. specialmente adesso che avevano tutti quanti una taglia sopra la testa.
«Allora... fatevi venire un'idea!» borbottò Percival, passeggiando lentamente intorno a loro.

Ma Tina non lo stava ascoltando. Automaticamente il suo sguardo ricadde su una strega ricurva che trasportava un carrello, intenta a consegnare un'enorme caraffa, dalla quale era possibile scorgere la superficie increspata di un liquido scarlatto, che brillava a contatto con la luce del sole. Guardò attentamente l'incredibile chioma riccia e folta della strega, e nuovamente la caraffa.

«Tina?»

Percival Graves si era accorto che lei non prestava attenzione ai suoi ragionamenti. Lo aveva lasciato parlare, e ad udirlo erano solo le pareti dell'edificio. Lysander era anche lui piuttosto concentrato, nel tentativo di farsi venire qualche idea in mente. La donna si voltò di scatto verso di lui, con una nuova speranza negli occhi e un gran sorriso dipinto sulle labbra.
«Credo di aver avuto un intuizione!» dichiarò sicura di sé, indicando la strega sulla quale si era posata tutta la sua attenzione.

«Hai ancora delle polisucco, vero Lysander?»

🟠Albus and Minerva's POV🟠
«Ha accettato!» dichiarò Albus, traendo un sospiro di sollievo.

Minerva Mcgrannit, avvolta nella sua veste porpora di flanella, lo guardò incredula. Le notizie viaggiavano davvero così velocemente da un continente all'altro?

«Ha detto di sì qualche ora fa!» si accarezzò la barbetta, illuminata dai raggi del tramonto.
«E tu come hai fatto a saperlo così presto?» inarcò un sopracciglio.

Albus Silente ridacchiò appena fra sé e sé, cercando di trovare le parole giuste per darle fastidio.

«Io e il tuo amico Elphinstone parliamo spesso. E si dà il caso che il presidente Americano sia in buoni rapporti con lui. Mi ha comunicato che la signorina Goldstein è stata avvisata della missione.»
Minerva si mise gli occhiali e iniziò a fissarlo insistentemente, con aria di sfida, e qualche istante dopo prese la lettera dalla tasca che aveva ricevuto stamani, e la avvicinò al naso.

Quel nome le dava i nervi!

«Bene, buona fortuna allora!» gli rispose schietta, continuando ad avanzare di corridoi del castello.

Chissà per quale assurda ragione avevano evitato volontariamente di discutere in ufficio, consapevoli che anche i quadri avevano le orecchie. Oltre a loro vi era anche il preside Dippett, intento a sistemare gli ultimi dettagli per l'accoglienza dei nuovi primini di Hogwarts. Di tanto in tanto incrociavano qualche elfo domestico frettoloso nei corridoi. Mancavano meno di due settimane alla ripresa delle lezioni, e il castello andava ripulito da cima a fondo, e disinfestato dai doxie del seminterrato.

Aspettarono in silenzio che le scale decidessero che direzione prendere, senza guardarsi direttamente negli occhi. Fu Minerva a slanciarsi, a superare di corsa le scale per raggiungere il secondo piano.
Anche le armature erano alquanto incrostate, ad Albus ovviamente questo dettaglio non passò inosservato.
«Andrebbero lucidate.» le fece notare, indicandole con un gesto fugace della mano.
«Oh ma ci sono tante cose che andrebbero migliorare qui!» gli fece eco lei, con un sorrisetto tirato.

A partire dal corpus docenti, si ritrovò a pensare.

«Pensavo...» cercò di riprendere il discorso precedentemente interrotto dalle scale, «Che tu»

«Hey Minnie!!» si sentì gracchiare contro la strega.

Una voce di uomo, che lei riconobbe seduta stante.
Lo riconobbe dietro la cornice, con un calice perlato in una mano e l'altra stretta agli ornamenti, nel tentativo di mantenersi in equilibrio. Non c'era bisogno di chiedere che cosa gli fosse capitato, era evidente che era il whisky incendiario ad impedirgli di essere lucido. Rideva da solo, tutte le volte che la lunga barba ai margini del mento ricadeva nel calice, imbevendosi di liquido. Di tanto intanto apriva la bocca per parlare, ma ne uscivano soltanto qualche sbadiglio e parecchi singhiozzi.
«Vuoi favorire?!» continuò a strillare.
«No, grazie. Un'altra volta.» cercò di quietarlo, in qualche modo.

L'uomo tentò di ribattere, ma l'unica risposta che riuscì a trasmetterle fu un sonoro tonfo, della sua fronte contro il tavolo di legno della taverna. Non riuscendo più a mantenere la presa sul telaio e fare pressione coi gomiti, si abbandonò sulla superficie di legno. Lasciò la presa e non alzò neanche il viso, affondato nel boccale di birra accanto al calice ormai vuoto, alquanto contento di aver trovato qualcosa di buono.
Minerva rivolse gli occhi al cielo, borbottando fra sé e sé.
«Vecchio ubriacone!» mugugnò «Vecchio di un Peverell ubriacone!»

Anche da ritratto non aveva cancellato la sua indole violenta e fastidiosa, la stessa indole che lo aveva condotto a peggior fine. Era bastata una lama, un taglio netto alla gola mentre dormiva.
Glielo aveva raccontato lui, e lei a stenti ci credeva.
«Sempre lo stesso!» affrettò il passo.
A quel punto Albus, con un sospiro, si affrettò a riprendere il discorso.
«Pensavo che saresti venuta In missione!» ammise, accennandole un sorriso spento, continuando a seguirla.
«Lo sai che non posso.» gli sussurrò.
Aveva molte altre cose importanti da fare, sulle quali non lo avrebbe sicuramente messo a corrente.
«Ma questo non significa che non vi aiuterò. E poi Eulalie è più che brava con gli incantesimi. E poi... qualcuno deve gestire i club dei duellanti, non ti pare?»

Chi avrebbe insegnato agli studenti a difendersi dalle minacce che irrompevano il loro mondo? E poi, Albus...
«Io non verrò con loro, Minerva.» proprio ciò che temeva.
«Non subito almeno. Devo fare alcune ricerche sul campo, prima di attaccarlo apertamente.» mormorò «Ricerche... di vitale importanza!»

Era piacevole stare in compagnia l'uno dell'altra, ma sicuramente sarebbe stato preferibile in altre circostanze. Magari parlare delle loro vacanze, anche se... erano anni che nessuno dei due si divertiva. Albus era riuscito a strapparle un sorrisetto quando l'aveva invitata come amica a partecipare al ballo di natale. L'ultima volta glielo aveva chiesto parecchi anni prima, più volte, e aveva categoricamente rifiutato l'invito. Fino a quando ovviamente era stata costretta ad accettare. Minerva era stata una grande ballerina, a differenza di Albus che non faceva altro che prestarle i piedi durante la cerimonia, mentre la urtava continuamente. Era agile ma allo stesso tempo goffo.
«Ti insegnerò a ballare.» era scoppiata a ridere, trattenendo le lacrime non soltanto per il dolore all' alluce ma anche per le risate. Quel giorno Albus sembrava sotto l'effetto della Felix felicis, un po' troppo fiducioso per i suoi gusti.

«Va bene, va bene.» acconsentì, continuando a scrutare le mattonelle di pietra scheggiate.

Iniziava nuovamente a fare freddo, era necessario indossare almeno un mantello in quel luogo protetto dai raggi del sole. Era piacevole rimanere immobili, a guardare i raggi del tramonto, romanticizzare un po' quel castello che di storie ne aveva da raccontare. Hogwarts era la loro casa, e come da ragazzini continuava ad ergersi in tutto il suo splendore. Sorrise quando sentì il calore dei raggi dorati colpirle le guance, e dolcemente giocò con una a ciocca di capelli ribelli, adagiandola accuratamente dietro l'orecchio.

Era orgogliosa di sapere che stava lasciando qualcosa a quel castello incantato, e che avrebbe invogliato gli studenti a spingersi oltre quelle colline sfumate all'orizzonte. Il lago nero era così opaco da non assorbire le mille cromie della luce, così scuro, vasto. A Minnie a volte metteva i brividi. Su di lei la foresta proibita aveva lo stesso effetto. Era contenta che fosse vietata agli studenti, chissà quali mostri si celavano fra gli alberi. Eppure, nella sua totalità aveva un certo fascino. Come i marinai attratti dal canto delle sirene.

«Ho una voglia pazza di burrobirra...» le fece l'occhiolino.
Minerva Mcgrannit si voltò molto lentamente verso di lui, in evidenza gli occhi cristallini. Era la proposta più bella che le avessero fatto in quelle ultime settimane.
«Sono una strega più da Whisky incendiario.»
«Uhm, non ne dubito, professoressa Mcgrannit...» gli strappò un sorriso.
«Anche se la tua offerta mi lusinga molto...»

Non le dispiaceva affatto fare un salto ai tre manici di scopa, certamente il preside non se ne sarebbe accorto.

Tina's POV

«Oh, mi scusi davvero tanto!!» recitò la sua parte. Dopo averla letteralmente fatta ruzzolare sul pavimento, e per poco rovesciato le caraffe dal carrello, le strappò una ciocca di capelli. Ne aveva tanti, non se ne sarebbe accorta se gliene mancavano qualche dozzina. Fu talmente rapida, talmente abile da essere riuscita nel suo intento senza farsi scoprire. Era bastato trasfigurare la punta della propria bacchetta in una lama affilata, era stato facile. La rimise in piedi, e se ne andò nella sua strada.

Sarebbe stato perfetto passare inosservati, agire sotto le sembianze di una noiosa segretaria di ufficio. Era consapevole che non era del tutto legale, anche il gusto non faceva altro che rammentarglielo.

E lei che aveva rimproverato Newt per aver assunto le sembianze del fratello!

«Ci siamo!» esultò a sé stessa, a voce un po' troppo alta.
Adesso doveva soltanto pensare come convincere Jacob e Queenie a non venire con lei. Sua sorella era uno spirito libero come lei, sarebbe stato alquanto difficile impedirle di seguirla. Adesso era necessario mettere a punto i dettagli della missione. Doveva essere tutto ben studiato, nei minimi particolari. Non potevano assolutamente permettersi di fare errori.
Lanciò un'occhiata complice ai due uomini, che risposero con un cenno del capo.
«Bene! Abbiamo i capelli e tutto l'occorrente. Pronta a fare le valigie?»

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