22.1. 𝗨𝗻 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗹𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗺𝗼𝗱𝗼

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Ancora non riusciva a credere come, nonostante la distanza fisica si fosse protratta per parecchi mesi, tutto fosse rimasto intatto.

O quasi.

Nonostante le ultime novità del momento e il nuovo membro in arrivo, erano ancora uniti emotivamente, come se quella distanza non fosse mai esistita. Erano in viaggio da qualche ora ormai, ma la noia non aveva mai avuto spazio in quel bizzarro gruppetto eterogeneo di maghi e... non soltanto. Incredibilmente compatti, uniti, non un singolo dibattito.

Lo stesso, ovviamente, non valeva per Newt e Tina, che non potevano fare a meno di rimbeccarsi di tanto in tanto a vicenda, riuscendo però casualmente a venire a compromessi.

Queenie era ben decisa a schierarsi dalla parte di Newt Scamander, mettendo in atto il suo piano per accasare la sorella in qualche modo. Era contenta di avere un alleato, Theseus Scamander dalla sua parte. Sarebbe stato più facile, nonostante avesse un brutto caratteraccio, che andava domato.

Bunty e Kama erano rimasti in silenzio, di tanto in tanto si scambiavano un mezzo sorrisetto e una sillaba di troppo. L'auror francese, che non vedeva l'avventura come loro  da qualche mese, ogni tanto aveva l'ardore di alzarsi per sgranchirsi le gambe, e di disturbare con la sua galanteria i passeggeri degli altri scompartimenti.

La nobile assistente di Newt, invece, non osava distogliere minimamente l'attenzione dalla strega sedutasi di fronte a lei, e un occhio sempre attento nella direzione della valigia del suo mentore.

Di Jacob e Queenie, invece, non vi era alcuna traccia, o meglio era come se non fossero presenti nella stanza, troppo allietati dalla gioia e dalla letizia, per non godere della felicità dell'altro.

Jacob aveva deciso di interrompere quella piacevole discussione con il suo migliore amico  sulle sue nuove paste del suo negozio, con tanto di degustazione, prima di rivolgersi alla biondina, intenta a scherzare con la sorella sulla sua presunta nipotina.

Tina poco dopo era crollata dalla stanchezza. Con la bocca aperta e la guancia poggiata sul suo pancione, a testimonianza di ciò un paio di cerchietti violacei che le scavano pesantemente il viso. E quella cipria, che le aveva regalato,  a poco giovava. Non dormiva da giorni e lei non aveva minimamente avuto l'ardore di svegliarla. Le aveva cullato i capelli fra le dita e coperta con il cappotto rosa confetto, troppo corto per  coprirle le lunghe gambe dimenticate dal tessuto della gonna a pieghe. Di tanto intanto la sentiva borbottare nel sonno, e per tranquillizzarla le stampava qualche bacio percettibile sulla guancia. Di tanto in tanto, quando era capace di scorgere dei  frammenti e delle immagini dai suoi sogni, non riusciva a non ridacchiare, ma ammutoliva subito dopo. Sapeva che non era il caso di scherzare con il suo lavoro.

Poteva, di tanto in tanto, percepire la sua inquietudine inerente al caso, e a volte il desiderio di svegliarla era davvero alto. Ma la sua presenza era più che sufficiente, e riusciva a placare quel fiume in piena con una semplice carezza.

«Hey amore, mi hai presa per un cuscino?»

Le passò nuovamente le dita fra i capelli, con il pollice le tracciò il contorno della guancia, la punta del naso. Le piaceva passare il dito fra le pieghe del mento. Anche nel sonno lamentava il solletico.

Jacob ridacchiò, era una vera peste sua moglie. Guardò prima Queenie e poi la cognata, che non si opponeva alle dita della sorella che le solleticavano il naso. A furia di tirarglielo glielo avrebbe staccato. Si era chiesto come fosse stata in grado di sopportarla per tutti quegli anni, ed era parecchio migliorata! Come minimo le avrebbero dovuto regalare una medaglia.

«Queenie... amore!! Lasciala dormire!» la implorò, le faceva pena, doveva ammetterlo.
Queenie in tutta risposta iniziò a fare esperimenti sui suoi capelli corvini, iniziando a farle le treccine.
«Non si sveglierà...» ne sembrava convinta «Tina ha il sonno pesante, come quello di un troll di montagna!»

Cacciò fuori dalla tasca un nastrino rosa di raso, interessata a legarle la frangetta con un fiocco, e altri due codini all'altezza delle orecchie e delle tempie.
Scoppiò a ridere euforica quando diede un'occhiata al suo incredibile capolavoro.
Newt trattenne a stenti un singhiozzo e un mormorio di disapprovazione, anche Jacob sembrava essere della sua stessa convinzione.

I capelli le piovevano sulla testa a cascata, fortunatamente non troppo lunghi da ricaderle disordinatamente sul viso.

«Poverina! Ma come fa a sopportarti?» nascose un sorrisetto con la mano, cancellando in qualche modo quel ghigno furbetto che gli era comparso sulle labbra.
Queenie in risposta scrollò le spalle e sollevò il viso orgogliosamente, e approfittando dell'attenzione di Newt Scamander, decise di rallegrarlo con una delle sue solite battutine.
«Non è carina, Newt?» fece spallucce, con un pizzico troppo accentuato di malizia.

Gli toccò la gamba con il piede e prese a ridere come una matta quando lo vide sobbalzare per la sorpresa, lasciando intendere volontariamente solo una piccola parte di ciò che voleva. E Newt inevitabilmente arrossì, abbassando lo sguardo e incapace di non lanciare qualche sguardo a quella ragazza, divenuta ormai la cara "cara bambolina vivente" della sorellina.

«Oh, ma sono entrambe belle... dico bene, Newt?»  non riuscì a trattenere un sorrisetto dolce il pasticcere. Forse l'avrebbe strappata un pochino dalle grinfie della sorella, e l'avrebbe lasciata riposare tranquilla.
Queenie sembrò illuminarsi a quelle parole, si voltò appena nella sua direzione, tingendosi appena sulle guance emozionata.
«Oh amore! Sei così dolce!»
«Io ho sposato la più bella!» ridacchiò, prendendole il viso delle mani e lasciandole un bacio a fior di labbra, urtandole volontariamente il naso. Scoppiarono a ridere all'unisono, alquanto accaldati, e ripresero a baciarsi con maggiore veemenza, il che costrinse Newt a indirizzare lo sguardo da un'altra parte.

«Merci Lewis!» a interrompere i mugolii nella stanza, fu la voce stranamente squillante di Tina, che si era svegliata ammirando quella dolce prospettiva.
Newt istintivamente si voltò a guardarla, e gli scappò un sorrisetto imbarazzato quando la vide con le guance in fiamme.
«Ti prego, Newt! Prestagli la tua valigia!» borbottò, voltando la testa di lato per non guardare nessuno dei due, togliendosi dalla testa i nastrini della sorella.

Queenie non parve essere colta di sorpresa, si allontanò appena dalle labbra del marito, senza scomporsi più di tanto. Una parte di Newt fu certa che Queenie era certa che la sorella fosse sveglia, giurò perfino di averla vista sorridere sotto ai baffi. Sapeva essere alquanto snervante, doveva ammetterlo. Adesso la proposta di Tina non gli sembrava niente male, a dirla tutta non gli dispiaceva prestare loro per qualche ora la sua preziosa valigia.

«Non stavi dormendo?» la guardò dall'alto.
Tina inarcò un sopraccigio.
«Dopo lo spettacolo che ho appena visto?» commentò sarcastica, sfidandola con lo sguardo, arricciando le labbra in un espressione vuota. Le scappò uno sbadiglio, e la cosa fece particolarmente ridere il magizoologo, anche se non capì esattamente per quale assurdo motivo. Forse era anche quello sguardo imbarazzato, lo stesso sguardo dipinto sul suo viso.

Mal comune, mezzo gaudio.

Si rimise lentamente a sedere, e si appiattì al finestrino, per avere almeno una baso su cui appoggiarsi. Era comoda e al calduccio abbracciata al pancione di sua sorella, di tanto in tanto era riuscita a sentire qualche calcetto a contatto con la sua guancia. Non credeva che una donna potesse vivere qualcosa di più bello.
Poi, con un fugace cenno della testa, lanciò loro una coperta che aveva trovato sul sedile accanto e lei, e li incitò a continuare.
«Fate pure.» ed aggiunse anche «Non badate a me...» come se davvero a loro importasse.

I due, ovviamente, la presero alla lettera, e Queenie ovviamente non perse tempo a fiondarsi nuovamente sulle labbra del pasticcere, e a baciarlo con la stessa naturale dolcezza.
E, senza separarsi dal suo viso, Queenie usufruì della coperta che aveva lanciato loro la sorella, che non faceva da schermo al suono delle loro risatine.

E, un po' più rassegnata e tranquilla, Tina Goldstein imprecò di nuovo, ritrovando il coraggio di incrociare lo sguardo del magizoologo.
«Buon Lewis!» si grattò il naso.
Era una consolazione per lei, sapere che non era l'unica imbarazzata tra i presenti. Newt era addirittura più paonazzo di lei.
Lally era troppo impegnata con Theseus, a parlare e sperimentare chissà quale incantesimo. Mentre Lysander e Filemina erano impegnati a litigare su un vecchio manuale scolastico, entrambi convinti di saperne più dell'autore stesso. Era bastato un lieve rimprovero diretto ad entrambi per farli smettere di litigare.
«Smettetela, ragazzi.» non aveva intenzione di ascoltarli lamentarsi.

Poteva forse anche soltanto sopportare quelle battutine sussurrare su di lei sotto la coperta dai due sposini?
«Forse Teenie così si sentirà meno imbarazzata...»

Con una tale energia che colpì Newt, afferrò di scatto il cappotto che il magizoologo teneva sulle ginocchia e se lo appallottolò sotto la testa a mo' di cuscino. Diventava alquanto irritabile, quando non riusciva a riposare adeguatamente, ne era consapevole.
«Me lo presti?»
«Sì... c-certo...» balbettò attonito, un po' incuriosito.

Ormai si era impossessata del suo cappotto, non poteva dirle di no. E poi a lui neanche gli serviva al momento. Sarebbe stato più utile a lei. Un cuscino improvvisato, che a lui non aveva mai sfiorato come idea. Ma non fece in tempo a poggiare la nuca su quel morbido cuscino improvvisato, perché con un tonfo lo sportello del loro scompartimento si aprì, e Tina dovette rimettersi diritta nuovamente.

Entrò un uomo, un mago, probabilmente sulla trentina, dai capelli ben pettinati e uno smocking che lo faceva apparire impeccabile. Arrossì quando capì di essere osservato da un gruppo cospicuo di persone, ed arrossì lievemente sulle guance appena scavate. Anche Jacob e Queenie fecero capolino da sotto la coperta colpiti da quel repentino sbalzo di atmosfera.

Non appena videro il resto del gruppo immobile, attonito, e il mago altrettanto statico, li guardò scettica, in attesa di una risposta giornaliera da parte di almeno uno di loro. Si ricompose subito, infatti qualche istante dopo si affrettò a inchinarsi al loro cospetto.

Il capo auror americano non ci impiegò molto a capire che si trattava dell'ennesimo pallone gonfiato di turno, con quel suo sorrisetto sbarazzino che avrebbe dovuto incantare la comitiva.

«Credo... di aver sbagliato compartimento.»si affrettò a giustificarsi prontamente lui, con un sorrisetto sulle labbra morbide.

Tina inarcò un sopracciglio, non importandole affatto di essere vista.
Lo hai capito ora, dopo esserti inginocchiato al pavimento, pensò sarcasticamente fra sé e sé. Queenie le lanciò un'occhiata divertita, e trattenne a stenti una risatina.
E vedendo che egli non si muoveva, Tina si affrettò a metterlo al corrente della situazione.

Forse era stupido, oltre che ottuso.

«Già. Se volta le spalle, sa dove ritrovare l'uscita...» iniziò a tamburellare nervosamente le dita sul dorso della valigia.
«Oh... certo...» la scrutò attentamente dalla punta del capello.
E finalmente decise di voltare le spalle ed andarsene, e naturalmente ritornare qualche secondo dopo sui suoi passi.
Ecco... è proprio scemo! ripetè Tina di nuovo. Aveva mal di testa, non aveva tempo per questi giochetti da don Giovanni, voleva nuovamente richiudere gli occhi e recuperare le settimane di sonno che aveva perso.

I due auror nella stanza si guardarono incuriositi, come se un istinto primordiale li avesse accesi, lasciarono scivolare le bacchette dietro la schiena, come precauzione nel caso in cui l'avessero dovuta usare nuovamente. C'era qualcosa di strano in lui, aveva un aspetto alquanto familiare, e sembrava morire dalla voglia di dire loro qualcosa. Quel qualcosa non meritava la loro attenzione, non sembrava affatto il tipo di uomo di cui fidarsi, nonostante fosse di bel aspetto. E poi, a dirla tutta, erano in missione. Non potevano permettersi minimamente di compiere anche un solo errore.
«Mi scuso ancora per la gaffe...» notò le bacchette che i due giovani auror tenevano nascoste dietro la schiena.

Ci mancasse...

«... volevo solo dirvi che nel treno c'è anche una sala per i duelli, oltre alla sala ristorante...» gli scappò una risata, alle quale solo Queenie divenne partecipe.
«E' un modo interessante per combattere l'attesa... letteralmente...»
Man mano che quel mago apriva la bocca per fiatare, gradualmente Tina iniziò a farsi un quadro generale su di lui. L'accento era bulgaro, ne era certa, i suoni marcati e non dolci ed armoniosi, un po' pesanti e macchinosi. Il suo lavoro le aveva dato l'opportunità di capire le persone, bastava un interrogatorio di qualche quarto d'ora per far confessare i colpevoli. I suoi occhi di bracia parlavano da soli.
«Grazie mille, ma sarà per la prossima volta. Io e i miei amici vorremmo goderci il viaggio.» lo scoraggiò, e Kama con quella nota di cordialità, che non gli mancava, glielo confermò.
«Sarebbe interessante affrontare un duello.» gli accennò un sorriso cordiale l'auror speciale, lanciando uno sguardo intrigante a Tina, che scuoteva la testa energica «Che pensa delle sette di questa sera? La sala sarà sarà disponibile a quell'ora?»

Tina scrollò le sopracciglia, e nascose l'espressione beffarda, che le era appena comparsa sulle labbra, con il palmo aperto della mano.

Oh sì, Theseus, in qualche modo... lo trova il modo, sospirò.

Poteva approfittarne per rimanere con Queenie e farsi un'altra dormitina, se solo Theseus non se ne sarebbe spuntato con qualche altra sciocchezza in mente.

Il trentenne parve alquanto contento della risposta, e sorrise indistintamente a tutti, anche allo scapestrato rossiccio nascosto in un angolo e appiattito al finestrino.
Era lieto, era giusto giusto arrivato il momento delle presentazioni.
«Sono Xenophilius, al servizio dalla Bulgaria, auror da prima schiera.» un respiro, un altro profondo inchino e si rimise dritto.

Theseus fece per aprire bocca, ma Tina gli lanciò un'occhiataccia che lo fece riflettere. Non avrebbero mai dovuto rivelare anche un solo dettaglio di quella missione, e al momento era meglio tenersi per sé che, anche loro, erano una specie di colleghi.

I suoi occhi presero a guizzare da una ragazza all'altra. Prima su Queenie, ma dopo che si accorse del ventre prominente, indirizzò l'attenzione altrove. Prima su Eulalie, ma non era affatto quel genere di donna desiderabile, anche se il suo aspetto e conferiva l'immagine di una persona saggia, sempre impegnata.

Poi si concentrò a dare un'occhiata su quella ragazzina tappa dai capelli bianco sporco, intenta a ripassare qualche incantesimo probabilmente, era troppo piccola per duellare.

E nessuna delle tre sembrava in grado di farlo, una troppo impacciata anche ad alzarsi, l'altra incapace di sorreggere la bacchetta fra le mani e decisamente troppo teorica per i suoi gusti, e quello scricciolo che probabilmente si sarebbe fatta prendere dalla fifa durante la battaglia. Non era esattamente quel genere di ragazzina capace di sostenere un incantesimo, neanche di difesa. Aveva le manine troppo piccole anche solo per sorreggere un libro e le dita troppo spesse per tenere in mano la bacchetta.

La pel di carota, invece, sembrava troppo delicata per un duello, sarebbe stata in grado di spezzarla facilmente, e lui non voleva rimetterne insieme i pezzi. Così si rivolse a Tina, che tentava di apparire meno agguerrita del solito. Vi era qualcosa diverso nel suo sguardo, bramosia, astuzia e desiderio di mettersi alla prova.
«È stato un vero piacere, Xenophilius, ma come le è stato detto in precedenza, al momento, vorremmo goderci il viaggio.»

E quando aprì le labbra per parlare capì che era quella giusta, che sarebbe stata perfetta per insegnarle qualche trucchetto sul campo. Era sveglia, lo vedeva bene. E il suo cane che era convinto che non fosse neanche in grado di portare a spasso il cane!
«Magari le ragazze, più tardi potrebbero assistere. Mentre Tu...» un ghigno apparve sul suo viso.
«Io?» non si scompose più di tanto.
«Sarebbe perfetta per un duello, glielo leggo negli occhi!»

Wow... sei riuscito a intuirne una giusta, eh? pensò Tina.

«Potrei insegnare lei qualche trucchetto per difendersi. Sa le donne...»
Il capo dipartimento auror si infiammò di colpo, lottando con sé stessa per non cacciarlo via a calci, alle prese adesso con il suo mal di stomaco.
«Non siamo capaci a difenderci?» inarcò un sopracciglio, sfidandolo con lo sguardo.
Il Bulgaro dapprima scosse la testa, un po' in soggezione, poi si ritrovò ad annuire.
«Voi donne siete... fisicamente inferiori. E' per questo che vi concedono di usare una bacchetta.»

Tina fece per controbattere, ma subito dopo un'idea le venne in mente. Quel mago era tutt'altro che un maschilista fervido e convinto. Era un mostro. Forse uno di quei maschi abituati ad avere una donna solo per le pulizie, e una da compagnia.

«Inferiori?» quasi scattò in piedi, se non fosse stato per Newt che la trattenne con un braccio per la vita.
Le lanciò un'occhiatina rassicurante, e le fece un sorriso«. Uno sguardo di intesa.
I suoi occhi la incitavano a dimostrare il suo valore, a mostrargli chi fosse non soltanto a parole.
«Magari potrebbe essermi utile... imparare qualcosa.» inarcò un sopracciglio «Ha ragione, non sono poi così abile con la bacchetta.» finse di calare il capo, di accettare le sue parole.
Gli avrebbe sradicato quel sorrisetto scurrile dalla faccia. Quasi le mancò il respiro per la sua ottusa irriverenza.
I maghi nella stanza non riuscirono a non guardarsi nelle pupille degli occhi, indirizzandosi infine tutti nella sua direzione.
«Allora... alle sette! Va bene?»

Ma perché aveva questa incredibile capacità di mettersi nei guai? Magari era vero... ne avrebbe approfittato per allenarsi un pochino. E poi Newt sarebbe stato alquanto contento, insomma moriva dalla voglia di vederlo schiantato sul pavimento.
«Troverò il tempo di insegnarle tutte quello che so.»

Per pura bontà d'animo, commentò fra sé e sé Tina.

Proprio non riusciva a sorridergli, per quanto si sforzasse, appariva più scettica che risoluta, con quella nota di disapprovazione che proprio non voleva andarsene via.
Aveva i denti troppo bianchi per essere un auror da prima schiera, pensò.E poi quegli occhi... la carnagione...
«Grazie.» gli rispose piatta, dando una gomita nello stinco a Newt che le rideva nell'orecchio.
«Grazie per la sua gentile concessione.» ci mise tutto il suo auto controllo.
Gli avrebbe fatto vedere quanto le femmine fossero inferiori... si ritrovò a sorridere a sé stessa. Quel luogo comune prima o poi sarebbe stato estirpato da quei cervelli "sopraffini".
«E non deve avere paura. Vedrà che è alquanto piacevole duellare. Non ho mai ferito nessuno a duello, non temere.»

Però... stendi gli altri con le tue convinzioni.

Ma per chi l'aveva presa? Per la damigella in pericolo da salvare? Sarebbe stato lui la damigella, ma lei non lo avrebbe salvato, ne era certa.

«Ma io non ho paura...» scrollò le spalle con nonchalance la bruna.

Tu, piuttosto, dovresti averne.

Queenie non riuscì a trattenere un ghigno. Anche senza leggere i suoi pensieri sapeva bene la serie di insulti che gli stava rivolgendo. Aveva più paura per lui, adesso. Quando Tina si arrabbiava era indomabile. Sarebbe stata una lenta e lunga vittoria, da assaporare con la punta della lingua.
«Oh. Bene.» non parve molto soddisfatto, gli aveva tolto la voglia di gioire.
Si aspettava forse che lei si inchinasse a lui e dimostrasse rispetto, la guardò insistentemente come faceva probabilmente con la maggior parte dei suoi colleghi. Ma lei non gli avrebbe mai dato questa soddisfazione.Così dovette avvicinarsi lui per salutare, e ne approfittò per lasciarle un bacio sul dorso della mano.

Tina trattenne un gemito di disgusto, non era lo stesso bacio galante dell'auror francese seduto alla sua destra. Era lo stesso bacio che la obbligava a lavarsi le mani non soltanto con il sapone, per cancellarne la traccia dell' adulazione. E ne approfittò che fosse distratto e girato di spalle, per pulirsi la mano sul gilè color senape di Newt, il primo indumento su cui aveva poggiato lo sguardo. Dinanzi a quel gesto di puro ribrezzo, ovviamente non riuscì a rimanere indifferente. Si guardarono negli occh, e lei fu quasi sul punto di fulminarlo. Per secondi che sembravano interminabili. Il bulgaro forse si aspettava che lei lo seguisse con lo sguardo per la sua cortesia, ma questo non avvenne, così con un altro cenno del capo si tirò la porta scorrevole alle spalle, e liberò tutti dalla sua ammaliante presenza.

rimasero tutti in silenzio, ad eccezioni dei borbottii di Tina e le risatine della sorella Queenie, che non perdeva occasione a farle notare di essere una frana con gli uomini. Sarebbe stato uno spettacolo coi fiocchi, quello che si sarebbe tenuto di lì a poco. E lei non aveva intenzione di perdersela, sua sorella gli avrebbe lasciato un'occasione che sarebbe passata alla storia.Solo lei sarebbe stata caèpace di vendicarsi in questa maniera, specialmente quando veniva trattata con sufficienza.
«Idiota! Ma per chi mi ha presa?» si lasciò cadere esasperata contro la valigia del magizoologo, dopo l'ennesima imprecazione decisa.
«Solo massa muscolare, capo!»commentò la quindicenne, rimasta in silenzio fino a quel momento, chiudendo con un tonfo poco elegante il suo libro di incantesimi.
«Goderei tantissimo se gli facesse il cu...»
«File!!» scattò in piedi il fratello.
La piccoletta si rivolse al fratello come se stesse parlando con un microbo, lo ignorò.
«Se lo merita... Se potessi glielo farei io!»
«Filemina!» si lamentò lui, esasperato.
Tina le sorrise appena, si alzò in piedi e le fece l'occhiolino.
«In effetti...» iniziò lei «mi prudono un po' le mani, a dir la verità...»

Quella ragazzina era il suo alter ego da bambina. intravide Queenie e Lally ridacchiare fra di loro, e voltarsi di tanto in tanto a guardarla.
«Da quanto tempo collaboravano quelle due?» pensò.

«Hm...Voi due non me la raccontate giusta...» mormorò, e le due streghe si guardarono negli occhi e ripresero a ridacchiare.
Per calmare un po' i nervi da quella spiacevole visita, decise di alzarsi in piedi, con la testa un po' pulsante e la vista lievemente annebbiata per la stanchezza. Dovette aggrapparsi alle pareti quando il treno frenò bruscamente. Aveva un ottimo equilibrio fortunatamente, nonostante si sentisse un po' stordita.

«Fisicamente è molto carino.» commentò la biondina con un sorrisetto sgargiante, continuando lievemente ad accarezzarsi la pancia.
Tina sospirò, perchè doveva sempre dare il meglio di sé?
«Chi? Quel coso?!» sgranò gli occhi «Quel coso lo definisci carino?»
Ma da che parte stava? Incrociò le braccia al petto e prese a fissarla con insistenza.
«Abbiamo gusti molto diversi.» concluse, cercando di dare abbastanza enfasi alle sue parole.
Quella era, anzi doveva essere la sua ultima parola a riguardo.
A quelle parole, Newt iniziò impercettibilmente a tremare.  Abbassò lo sguardo, evitando volontariamente di guardarla. Non l'avrebbe ritenuta capace di pronunciare con le sue labbra quelle parole. E quando si sedette di nuovo accanto a lui, voltò il viso in direzione del paesaggio fuori dal finestrino, non vedendo tuttavia nulla di interessante che potesse distrarlo.

Lui non era bello come quel mago. Insomma... il suo sorriso la diceva lunga, il suo fascino ammaliatore capace di catturare ogni donna bramata. Eppure, non sembrava avere lo stesso effetto su Porpentina Esther Goldstein. Quegli occhi verdi abbinati alla pelle olivastra lo rendevano una presenza desiderabile per molte fanciulle, ma non per Tina Goldstein.

Lui, invece, era pallido e con qualche lentiggine di tropo. Era forte, i muscoli tonici sugli avambracci erano più che visibili sotto il tessuto della camicia e della giacca dello smoking che indossava orgogliosamente. lui, invece, aveva le braccia flosce in confronto alle sue, e quei pochi muscoli, che aveva, erano frutto del suo duro lavoro. Newt Scamander era un uomo comune, non esattamente una bella presenza. Che cosa avrebbe pensato Tina di lui? Non era esattamente il modello di bellezza ideale.

Per non parlare di quella zazzera di capelli che gli ricadeva disordinatamente sulla fronte, quei ciuffi rossicci e dal colore indefinito. E se avesse visto le cicatrici che gli decoravano il corpo, sarebbe scappata via a gambe levate.

Le aveva anche nei luoghi più disperati, gli costernavano le spalle, la schiena, scendendo lungo la rotula e il fianco. Erano davvero brutte da vedere, lui stesso a volte faceva fatica a guardarle allo specchio. A volte ne era tremendamente orgoglioso, altre disperatamente infastidito, quasi disgustato. Per una volta era contento che le lentiggini le coprissero parzialmente.

Ognuna di esse aveva una storia da spiegare, e lo rendevano una di quelle creature degne di essere raccontata. A lei non sarebbero mai piaciute, forse. Perchè le sarebbero dovute piacere? Forse non era importante, o forse questo sarebbe bastato a definirlo almeno parzialmente. E poi, aveva un altro difetto, un problema, che non avrebbe mai potuto risolvere.

Lui non era un auror, era solo... un magizoologo, un criminale con dei "precedenti". Anche se Tina scherzava, sapeva che una parte di quello che gli aveva detto ridendo era vero. on era esattamente un mago ligio alle regole. Era un mago, un magizoologo scappato di casa.

«Newt?»
Si sentì chiamare. Gli occhi cristallini del magizoologo istintivamente saettarono nella direzione in cui aveva sentito la voce e quando intravide il sorriso di Tina, non potè non accennarle anche lui un sorriso.
«Scusami... io... mi ero appisolato.» le mentì.
Tina lo fissò per qualche secondo con i suoi occhi scuri che, illuminati dalla luce del sole, avevano assunto la piacevole sfumatura del miele. Ovviamente capì che stava mentendo, ma non disse nulla a riguardo.
«Non fa niente... siamo tutti un po'... pensierosi.» gli accennò un lieve sorriso «Volevo chiederti se, ecco... potresti farmi da accompagnatore per... per il duello. Magari coprirmi le spalle da lontano, io...» abbassò appena la voce, guardano il fratello del mago seduto accanto a sé «non mi fido troppo di tuo fratello, per quanto bravo...» abbassò la voce, per evitare di essere udita.
«A-accompagnatore?» balbettò, colpito.
Tina ridacchiò, e sorrise.
«Per il duello.»
«Oh.» arrossì violentemente «Ehm... va va bene. Però io non sono un auror, e Theseus sarebbe migliore per»
Si aspettava una risposta tale da parte sua, Newt Scamander non era esattamente quel genere di mago da battersi per gioco, troppo timido per mettersi in mostra.
«Ho bisogno solo di un sostegno, e sinceramente tuo fratello non è l'ideale per rassicurare la gente. Mi inquieta, a dir la verità...» inclinò la testa di lato, portandogli l'indice sul mento.
Quel semplice gesto fu sufficiente a impedirgli di parlare, anzi fece molto di più. Iniziò a sudare. In effetti, non poteva darle torto, suo fratello non aveva una buona fama per rassicurare la gente, a volte amava tenerlo sulle spine.
Guardò nella direzione dell'auror speciale, prima di ritrovarsi ad annuire.
«È troppo...» questa volta lo sfidò determinata, un atteggiamento che Theseus scorse «impulsivo...» gli accennò un sorrisetto acido, ricevendo un'occhiataccia da parte del diretto interessato.
«Grazie, Tina.» inarcò un sopracciglio.
«Ma ti pare?»

Ovviamente Newt, ancora impegnato emotivamente ad analizzare sé stesso, non riuscì a non ridacchiare. Quei due continuavano a odiarsi, nonostante fossero passati quasi cinque anni. Forse lui non l'aveva ancora perdonata del tutto per averlo legato a una sedia davanti a tutti, e lei era troppo orgogliosa per accettare che lui lo facesse.
«Però sai, Theseus, mi piacerebbe... avere un avversario alla pari a duello...» gli accennò un sorrisetto sghembo, desiderosa di provocarlo.
Entrambe sue figure carismatiche, forse anche troppo. Ma in fato di ironia, Tina aveva la meglio su suo fratello.

Ormai la luce soffusa del sole raramente penetrava ed illuminava i visi nello scompartimento, e le luci artificiali iniziavano gradualmente a prendere consistenza. Era quasi l'ora, mancava meno di mezz'ora al gran duello, che avrebbe sradicato quel ghigno da quella faccia.
«Non mi dispiacerebbe, signorina Goldstein. Ma magari un'altra volta, vorrei conservare le energie per...»
«Per la prossima volta che ti ritroverai legato a una sedia? Ha paura di fare brutta figura, Signor Scamander? Sa è alquanto disdicevole... essere schiantati da "una donna"...» 
«Non da lei.» le accennò un sorriso tirato, al quale Tina rispose con maggiore interesse e affetto.
«Lo considero un complimento, Theseus.»
E in effetti lo era, in certi aspetti. Theseus Scamander aveva ancora un po' paura di lei, avrebbe usato questo piccolo aspetto a suo vantaggio.

I due fratelli, Lysander e Filemina, si guardarono negli occhi e non poterono fare a meno di ridacchiare. La ragazzina aveva deciso di prendere le sembianze di un ciuchino, nell'improvvisato tentativo di imitare il bulgaro, al quale Tina di lì a qualche minuto avrebbe dato una lezione. Non vedeva l'ora di vederlo fallire miseramente, a dimostrazione della sua irrealistica onnipotenza.
«Gli somiglio, capo? Al bulgaro spinato?» si strattonò le lunghe orecchie bianche, riuscendo a strapparle una risatina divertita.
«Anche se ti impegnassi, saresti sempre più bellina di lui...»
E Lysander la guardò, come se si aspettasse già una risposta del genere da parte sua.
«Te lo avevo detto io...» le fece l'occhiolino «La tua bellezza è rara da eliminare.» le diede un bacio sulla guancia, a fior di pelle.

Magari l'allenamento sarebbe stato utile a quella ragazzina dai capelli d'argento, avrebbe potuto benissimo osservare qualche mossa da attuare a scuola.
«Magari potresti imparare qualcosa...» propose la bruna,  accennandole un sorriso.
Dapprima Filly annuì, per poi scuotere energicamente la testa un istante dopo.
«Non posso fare magie fuori dalla scuola...» le ricordò, anche se non era del tutto vero.
Aveva lanciato ben due incantesimi, e non aveva ricevuto alcuna lettera dal ministero della magia, che la ammonisse.
«E poi... non sono molto brava con gli incantesimi...» una piccola confessione, che la faceva arrossire.
Era facile constatare quando l'emozione prendesse il sopravvento su di lei, solitamente sempre pallida e bianca come la neve. Bastava quel tantino a farla arrossire.
«Io invece so diversamente...» le fece l'occhiolino «non credo che quel grindelwaldiano abbia pensato lo stesso, quando lo hai schiantato.»

Aspetta un secondo... lei... lo sapeva? Come faceva a sapere che era riuscita a mettere fuori gioco un mago, tre volte più grande di lui, per giunta? Divenne scarlatta.
«Come...?» iniziò a balbettare, mentre l'adrenalina le scorreva prepotentemente nelle vene, un po' presa alla sprovvista.
Tina non dovette faticare a rispondere, ormai sembrava alquanto rassegnata a riguardo.
«Tuo fratello non fa che parlarne... è alquanto orgoglioso!» le accennò un sorrisetto stanco.

Ma perchè aveva questo brutto vizio di parlare a sproposito? Non potevano assaporarsi in silenzio quella lodevole vittoria? Lo guardò in cagnesco, voltandosi lentamente per scrutare ogni singola ruga di soddisfazione dipinta sul volto.
«Ah sì? Perchè non puoi tenere un po' di più la bocca chiusa?» quasi lo implorò con lo sguardo, tormentandosi le mani per l'imbarazzo.
«Perchè una vittoria come questa è degna di essere vissuta.» le fece l'occhiolino.
«Sì, ma... che cosa penserebbe la gente di te? Insomma... ti sei fatto salvare la vita da un ragazzina... lo sanno già tutti che sono migliore di te...» fece spallucce.
Lysander si sentì mancare il terreno sotto ai piedi, lanciò un rapido sguardo al suo capo che ridacchiava per la sua sfacciataggine, e infine si rivolse nuovamente alla sorella, che sembrava essere più astuta di quanto credesse.
«Una Quindicenne che ti ha salvato la vita... è così... triste.» finse di piagnucolare.

Lysander non disse nulla, si limitò ad abbassare lo sguardo e ad annuire.
«Sei in debito con me, fratellino...» continuò a provocarlo, e a farlo divenire un tutt'uno con il sedile su cui era seduto.
La guardò attentamente, certo che stava crescendo veramente troppo in fretta! Non avrebbe mai pensato che a proprio agio potesse divenire tanto sfacciata. Erano passati mesi e lei l'aveva vista così poco. Ogni anno era una novità per lui, era difficile abituarsi a quei cambiamenti.
«Hm... ringrazia il cielo che non ti abbia fatto sparire quel tuo fidanzatino...»
Dichiarò il ventenne, ricevendo di conseguenza un calcio negli stinchi dalla sorella.

La giovane streghetta pallida scattò in piedi con aria di sfida, avvicinandosi al suo viso con le braccia sui fianchi, fino a quando il suo naso fu vicinissimo a quello del fratello. Lasciò scivolare la bacchetta dalla manica del maglioncino rosa che indossava, e la puntò contro il suo cravattino.
«Mi stai minacciando, fratellino?» lo canzonò.
In tutta risposta Lysander le alitò sul viso, e File rimase un po' annebbiata per il suo odore. Doveva smettere di bere caffè come fosse acqua fresca! Lei non ne beveva troppi, suo fratello aveva la reputazione di essere l'unico capace di bere l'intera caffetteria.
Continuando a sopportare l' alito rancido e le sue risatine di scherno, allungò la mano per afferrargli un orecchio, e strattonarglielo verso l'alto.
«Ti va bene... come risposta?» gli accennò un sorrisetto furbetto e, avvicinandosi lentamente all'orecchio irritato, gli sussurrò «vergognati... che vergogna...»

Ma Lysander era astuto oltre a
essere intelligente, finse di stare al gioco, e quando vide la sua attenzione vacillare, afferrò la propria bacchetta e la puntò verso la sorella che, con un gesto teatrale, si era alzata per fargli un inchino.
«Experliarmus!»

E senza che lei potesse evitarlo, la sua bacchetta le venne letteralmente strappata di mano,  si sollevò a mezz'aria. Filemina cercò di riacciuffarla sopra la propria testa con un salto, ma era troppo piccola per arrivarci. E poi... suo fratello aveva già qualcos'altro in mente. Con un lentissimo e preciso gesto della mano la attirò a sè, e quando quel leg etto si ritrovò a qualche centimetro di distanza dal suo palmo, lo avvolse fra le dita.
Era leggerissima! Legno di abete bianco, crini di unicorno, dieci pollici e mezzo. Semplice e scalanata come molte altre bacchette. Imitando il suo stesso gesto teatrale, sfidando il suo viso adesso in fiamme, se la portò dietro la schiena, e Filemina gli si precipitò contro nel tentativo di riprendersela.
«Ridammela! Me la rompi!» protestò, cercando di afferrarsi a lui per scuoterlo come poteva.
«Dovresti cercare di fare più attenzione a non fartela strappare di mano...» fece per restituirgliela, ma la nascose nuovamente dietro la schiena.

E in tutta risposta, Filemina gli afferrò il polso e lo costrinse a liberare la bacchetta dalla propria presa. Suo fratello la faceva impazzire. E se la rimise in tasca, questa volta nascosta nel cappottino.
«Molto gentile, troll...» puntò gli occhi al cielo.
«Di niente, prugnetta.»

Per una volta preferiva sedersi un po' più distate dalla sua presenza snervante, lontana dal suo umorismo che le faceva cascare a terra la bacchetta.

Si voltò appena a guardare il suo eroe di sempre, Newt Scamander sembrava un po' in difficoltà dinanzi alle suppliche della strega seduta accanto a lui.
Lo osservò attentamente, sembrava innamorato perso di quella strega dai capelli come la seta. Sembrava pendere totalmente dalle sue labbra, la guardava, la studiava, la ammirava. Forse il sentimento era reciproco, visto che anche lei sembrava paonazza, con le guance arrossate e un sorrisetto timido e dolce dipinto sulle labbra.

«Per favore, Newt.» lo implorò nuovamente, a qualche centimetro dal suo viso «giuro che ripago il favore...»
E di nuovo le sorrise. Aveva quella sincera tenerezza negli occhi che non poteva dirle dino. E poi se lo meritava, nonostante fosse rimasto un po' offeso dalle sue parole. Lei meritava tutte le attenzioni immaginabili e poi... non gli stava chiedendo l'impossibilità. Anche se avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo, se glielo avesse chiesto.
«Per favore...»
«Lo sai che non so dirti di no.» le accennò un sorrisetto, allungò la mano per accarezzarle, anzi sfiorarle la guancia, come per rassicurarla che a lui andava bene.
Tina sorrise, e per la prima volta non si sentì in imbarazzo. Si allungò appena, per lasciargli un rapido abbraccio di ringraziamento, che lui ovviamente non sarebbe stato in grado di dimenticare. Amava la sua sincerità, era una piccola confessione così da... Newt Scamander, e Newt era più he cristallino nei suoi confronti. Lo stesso non valeva per lei, lo sapeva bene.
«Grazie, Newt.» il sorriso non aveva abbandonato le sue labbra.

Quegli occhi scuri che brillavano di luce propria, elettrici, entusiasmati dall'idea di mettersi alla prova.
«Di di nulla.» ricambiò timidamente il sorriso.

Appariva più come una smorfia di disgusto, l'angolo della bocca un po' troppo spiegato e le labbra arricciate in un'espressione un po' forzata. Se non lo avesse conosciuto veramente, un po' di avrebbe creduto. Non riuscì a non ridacchiare.
«Non mi devi nulla, Tina. Mi piace vederti duellare...»
Era anche un po' preoccupato, a dir la verità, ma non poteva darlo a vedere. Si fidava ciecamente delle sue capacità, era brava, veloce, svelta, agile. Lo avrebbe battuto sul colpo, eppure era un po' timoroso, nonostante fosse un semplice duello da gioco.

Di fronte a lui, Theseus Scamander sbuffò. Scosse la testa in un diniego energico, e spiegó un sopracciglio sardonico.
«Per me non ti comporteresti così...» si lamentò
«Hm.» gli rispose lui distrattamente, e i maghi seduti accanto all' auror speciale iniziarono a ridere, complici.

«Non mi piacciono... gli sbruffoni.» abbassò lo sguardo paonazza, bloccandosi di colpo quando sentì le dita del mago studiarle il graffio.
«Sì.» gli accennò un sorriso, e si tinse sulle guance. Osservò attentamente il dorso della mano, era incredibile come in una piccola superficie come quella potessero esserci così tante cicatrici. Dovette trattenere per sé quei pensieri poco pudichi che le balenarono in mente, sentendo già gli occhietti vispi della sorella sulla sua persona. Se avesse avuto modo di parlare, le avrebbe detto senza penarci due volte: «Che pensieri, sorellina!»
Erano segnate, un po' tozze, ma incredibilmente morbide.
«Anche io odio i palloni gonfiati.»
Dovette sforzarsi un po' per mettere da parte il pensiero di quelle mani su di lei, costringendoli ad abbassare lo sguardo all'altezza delle ginocchia. Fortunatamente sembrava troppo preso a pensare a quell'abbraccio discreto, per notare la sua espressione. Lei gli aveva. Detto che gli doveva un favore, eppure quell'abbraccio era più che ben accetto.
Era una bravissima duellante, in fondo. Che cosa sarebbe potuto andare storto? Non aveva però del tutto compreso il suo ruolo durante quel duello.
«Io dovrò solo...?»
«Guardare. Esattamente!» confermò lei, senza smettere di sorridergli.

Entrambi lanciarono una rapida occhiata all'orologio esposto nella teca dello scompartimento, dalle lancette anonime e facili da reperire. Come si aspettavano entrambi, il tempo era volato rapidamente. La lancetta più lunga segnava diedi minuti alle 7, l'ora stabilita per il duello.
Con la solita energia, la strega bruna decise di rendersi un po' più presentabile, trasfigurando la sua morbida gonna a pieghe in un paio di pantaloni a palazzo. Tirò fuori dalla sua sacca in tela un gilè piuttosto pesante, che avrebbe indossato sulla camicia per mascherarsi un po' da quell'essere.

Chissà, forse avrebbe capito dal suo abbigliamento che incerto senso entrambi erano una specie di colleghi, se così si poteva definire. Aveva imparato ormai da tempo immemore a distinguere i seduttori.

Quell'estate sembrava essere stata creata a puntino per lei, sembrano tutti essersi dati appuntamento solo per lei. Forse l'aveva adocchiata uscendo dallo scompartimento per andar a prendersi una tazza di caffè, incapace di bere il proprio per il suo saporaccio. Sembrava carbone, e per una volta doveva essere concorde con la sorella. Non era esattamente un portento in cucina. Neanche con lo zucchero era minimamente commestibile! Invitò Newt a fare lo stesso, e di conseguenza anche Theseus si alzò per seguire il fratello.

Tina gli lanciò un'occhiataccia, ma subito dopo si ritrovò a scuotere la testa.
«Faccio anche io da spettatore.»
«Lei rischia di farci arrestare, signor Scamander.» mormorò lei, più a sé stessa.
Ma un altro mago in sua difesa non le sarebbe affatto dispiaciuto.
Mentre Filemina sembrava su tutte le furie, aveva le guance arrossate a furia di saltellare come una molla.Quanta energia! Sembrava euforica all'idea di assistere a un duello di magia, e soprattutto imparare dal capo del dipartimento auror americano. Avrebbe sfruttato la cosa a proprio vantaggio, magari quegli idioti le sarebbero rimasti a parecchi metri di distanza.
«Posiamo venire anche noi?»
E anche questa volta Tina non riuscì a dirle di no.
«Va bene. Magari potresti imparare qualcosa di nuovo. Qualche trucchetto del mestiere.»

Il resto del gruppo, invece, sembrava profondamente addormentato. Queenie si era lasciata avvolgere dal torpore e dal sonno, ed era crollata fra le braccia del marito, che la cullava assonnato. Erano così carini insieme, i loro respiri sembravano incrociarsi in una danza soave. Kama si era perso nei meandri di propri pensieri, inizialmente era intento a osservare il panorama, e si era ritrovato a sonnecchiare contro il vetro del finestrino accanto a se, in una posizione tutt'altro che comoda.

Eulalie, invece, era prontamente scattata in piedi. Mai e poi mai avrebbe voluto perdersi la vittoria memore dell'amica, o la sua presunta e probabile sconfitta.
«Forza, Tina! Abbiamo un babbeo da sconfiggere!»

Di Bunty, ovviamente, non vi era alcuna traccia. Probabilmente era scesa in valigia, a badare alle sue amate creature. Aveva dimenticato di dirle che lo zouwu era a dieta, e che al momento era particolarmente ghiotta di carne, e che non faceva alcuna distinzione fra carne umana e quella animale. Decise comunque di portarla con sé per sicurezza. Se Bunty avesse voluto ricongiungersi al gruppo, avrebbe dovuto bussare.

Le dita del Magizoologo le avvolsero delicatamente l'avambraccio, e Tina si voltò appena a guardarlo con un sorriso.Poteva percepire quella nota di preoccupazione nella sua espressione. Forse aveva paura di perderla in qualche altro scompartimento? O forse temeva semplicemente per la sua incolumità, e lui era troppo timido per dire apertamente i suoi timori su quello che stava per fare di lì a poco.

«Stai tranquillo, Newt. Andrà tutto bene.» cercò di rassicurarlo con un filo di voce.
Diede una rapida occhiata all' auror francese, chiedendosi se avrebbero dovuto svegliarlo e coinvolgerlo in qualche modo. sembrava piuttosto stanco, in fondo la Francia era alquanto lontana.
Avanzarono lentamente fra i corridoi affollati del treno, facendosi largo tra i presenti.

«Fate largo all' auror speciale!!»

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