24.3. Nostalgia

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«E il Bianconiglio, che aveva fretta di entrare nella sua tana, in ritardo come sempre... canticchiò il ventenne, girando lentamente intorno al letto e cercando di non inciampare a causa delle coperte che scendevano in pieghe disordinate sul pavimento.

Si bloccò di colpo, aguzzando la vista e le orecchie, molto più sviluppate della maggior parte degli umani. Il che era un grande bene e un grande male, eppure riusciva sempre a vederci il lato positivo nella sua sventura. Sua sorella era davvero brava, doveva ringraziare il suo candore e la sua statura minuta. Eppure, non gli sfuggì quel ciuffetto ribelle spuntare dal retro della porta.

«Ah! Ti ho presa, Bianconiglio!!»
«AH!! Lysander!!»

La dolce e tenera ragazzina cacciò un urlo, terrorizzata. Lysander, come era sempre solito fare, la afferrò per le braccia, facendola roteare come una bandiera, prima di lanciarla sul materasso. Le diede un energico colpetto sul braccio, continuando a rimproverare la sua puerilità.

«Lysander! Come ti vengono in mente certe cose?!»
«Scusa scusa..» mormorò con un tono che tutto sembrava tranne che di scuse «pensavo stessimo giocando! Non sei brava a nasconderti, non è colpa mia...» scrollò le spalle.
Fil smise di lisciarsi i capelli che, per comodità, aveva deciso di sollevare in un'elegante coda di cavallo, e iniziò a trapassarlo con lo sguardo.
«No, non è vero...» alzò gli occhi al cielo, scettica.
«Hm, ma fino a qualche mese fa sì... facevamo a gara di cuscini. Volevo solo rispolverare un po' questa nostra vecchia tradizione... per un attimo mi ero illuso di esserci riuscito...» si sedette sul letto, osservandola attentamente.
«Sei cresciuta» mormorò, accennando un sorriso tra i denti, continuando a osservarla.

La dolce e tenera Filemina stava crescendo, un po' troppo velocemente. Se da un lato era felice, dall'altro provava una profonda tristezza. Adesso quell'amara consapevolezza si stava avvicinando rapidamente: di lì a poco sua sorella, la bambina dai capelli d'argento e le ciglia eteree, pallida come le lenzuola con cui si era raggomitolata, si stava allontanando dal nido. Quel nido un po' sgangherato che insieme avevano cercato di mantenere saldo.

«Hey... non fare quella faccia...»

La sua voce tra lo destò dai suoi pensieri. Lysander le sorrise distrattamente, mentre la giovane corvonero sospirò stancamente.

Un po' si sentì in colpa per essere stata così dura con lui. Approfittando della sua distrazione, la quindicenne afferrò un cuscino e lo nascose dietro la schiena. Era più grande di lei, e non riuscì a coprirlo del tutto neanche con le braccia, fortunatamente lui non se ne accorse poiché era troppo impegnato a perdersi nei suoi pensieri.

«Questo è per avermi data del Bianconiglio»
Gli urlò, colpendolo in faccia con il cuscino.

Lysander non lo vide neanche arrivare, sentì soltanto il leggero impatto con la sua guancia, che gli fece voltare appena la testa di lato. Trasalì soltanto, colto un po' di sorpresa, ovviamente non aspettandosi tale reazione da parte della sorella.

«Che c'è, Lysander? Ti ho spaventato?» scoppiò a ridere di gusto, inclinando la testa di lato con aria canzonatoria, questa volta attaccandolo con le braccia.
«Non si gioca slealmente...»
«Oh, ma anche tu mi hai colta di sorpresa...» gli ricordò lei, sistemandosi la vestaglia lilla, lunga fino alle caviglie.

Era stato un regalo da parte di Queenie, lei diceva che le stava a pennello! Il lilla le dava un po' di colore.

«Va bene, va bene» sollevò le mani in segno di resa, fingendo che non gli importasse.
La dolce Filly stava crescendo un po' troppo velocemente per i suoi gusti, pensò nuovamente. Decise così, rassegnatosi all'idea di vederla già grande, di spostare l'attenzione su altro, se non voleva commuoversi nuovamente.

«Allora...» Sperò che la sorella non si accorgesse del cambio di atmosfera, ma lei era troppo intelligente per non accorgersene.

Un lieve sorrisetto accarezzò le labbra della ragazza, ma subito dopo continuò a scrutarlo, distaccata.
«Sei emozionata per la scuola? Quest'anno ci saranno i G.U.F.O! Sarà un anno impegnativo e sarà un grande traguardo per te!»
La ragazzina gli rispose distrattamente, con un sorriso forzato, mentre dentro di lei non riusciva a smettere di ridere.
«Ho già studiato mezzo programma di pozioni e incantesimi sul treno, mi ha dato una mano la professoressa Hicks, ehm... Lally».
«Hm, notevole!» Non potete stendersi dal commentare.

Non era colpito dalla sua perspicacia o dalla sua intelligenza, della quale non dubitava minimamente. Sua sorella era molto più intelligente di lui. Lei era una donna e non dubitava minimamente della stupidità degli uomini.

«La gazzetta desidera che i suoi giornalisti siano preparati e che abbiano carisma. E a te la parlantina non manca...»
Se lo avesse detto qualcun altro, lo avrebbe scambiato per un insulto, ma non da parte di suo fratello. A volte era troppo diretto, ma a lei piaceva così e non lo avrebbe scambiato per nessun altro.
«Grazie, Lys» sussurrò.

Il ragazzo le accennò un sorrisetto, quanto le faceva tenerezza! Quel sorriso, lo sguardo un po' incerto che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi chiunque le fosse passato accanto.

Era perfetta con la divisa da giornalista!

Già riusciva a vederla!

Completino verde smagliante, in giacca e cravatta, pelle diafana, occhi ambrati che tendevano al rossiccio, capelli ben acconciati in una coda e intreccio disordinato, occhiali da sole per... per proteggere i suoi occhi fragili dai raggi del sole. Ridacchiò quando gli balenò in mente la versione stressata di sua sorella dietro la scrivania, con gli occhi arrossati e le labbra continuamente contratte in una smorfia di fastidio, contorte continuamente dagli sbadigli.

Filemina, ne era certo, avrebbe di gran lunga preferito il lavoro sul campo. Lei odiava stare con le mani in mano, lo sapeva. Avrebbe dovuto sforzarsi di sopportare anche quella parte del lavoro burocratico.

«Dovrebbero bastare i G.U.F.O, ma...» le lanciò un'occhiata «con te farò un eccezione... sei M.A.G.O. con valutazione minima di "oltre ogni previsione"...»

Filemina gli accennò un altro sorrisetto, continuando però a sbuffare fra sé e sé.
Non aveva alte pretese, proprio no!
Ma per chi l'aveva presa?

Abbandonò il viso sulle ginocchia e scrollò le spalle, ormai rassegnata alle minacce "velate" del fratello.

Lui la vedeva benissimo anche nei panni di auror, ma non le avrebbe mai permesso di fare il suo stesso lavoro. Lei era troppo candida e pura per sporcarsi le mani del sangue di quei criminali, ai quali dava la caccia. La reporter e il poliziotto magico che collaboravano insieme.

Lei una specie di investigatrice a caccia di notizie da rifilare al dipartimento di suo fratello. Filemina sarebbe stata il minuscolo braccio destro del fratello, pronta a guardargli le spalle.

Era piccola e nessuno avrebbe potuto mai sospettare di lei e della sua "posizione".

L'idea la faceva sorridere.

«Va bene, capo!» Soffiò su un ciuffetto di capelli «Ho tutti "eccezionale" e sono una Corvonero... non dovrebbe essere un problema lo studio...»

Non faccio altro, sbuffò di nuovo fra sé e sé. Di tanto in tanto avrebbe voluto evadere dalla quotidianità. Mettere da parte tutto e tutti, una giornata senza regole e preoccupazioni, come molti suoi coetanei erano soliti fare.

Loro non si facevano problemi se non riuscivano a distinguere una mandragora da una tentacula velenosa, o se non riuscivano a completare i cinquanta centimetri di pergamena che ordinava di scrivere come compito la professoressa McGrannit.

Era un'ottima insegnante e, ancora nel fiore degli anni, non ci pensava due volte ad aggiungere qualche centimetro in più come punizione. Il professor Lumacorno, invece, l'insegnante di pozioni, era sempre così magnanimo, tanto che riusciva benissimo a prevedere i compiti che avrebbe loro assegnato durante la lezione successiva.

E quelle dopo e dopo. Era sempre stata bravina in materia, nonostante non fosse la sua materia preferita.

L'aveva invitata a partecipare al suo club, il cosiddetto "Lumaclub", nome che la faceva ridacchiare, considerando che tutti coloro che ne facevano parte avevano la delicatezza e l'intelligenza di una lumachina comune. Era stata invitata parecchie volte, ma aveva sempre rifiutato.

Il professore era memore del fatto che suo fratello fosse un auror e lei ne aveva fin sopra le orecchie delle sue adulazioni. Non voleva godere degli sforzi degli altri e, dopotutto, suo fratello Lysander non era mai stato invitato!

Neanche Margareth e Sophie, che morivano dalla voglia di sapere che cosa si celasse in quella camera per il ritrovo. A lei non poteva che fregare di meno e avrebbe volutamente ceduto il suo posto a una di loro.

Preferiva trascorrere la serata con le sue amiche e non parlare davanti a un gruppo di almeno venti persone -tutte uguali, si intende- di sé e di suo fratello che, all'epoca, non esisteva neanche per il professore Lumacorno.

«Non uno di meno né uno di più. Ma se desideri prendere almeno i G.U.F.I. di altre materie come...Storia della magia...»
«Proprio Storia della magia?»
«Trasfigurazione, pozioni, difesa contro le arti oscure, incantesimi, Erbologia, Astronomia e Volo...»
«Con Ia scopa me la cavo abbastanza bene!»
«Lo so!» sollevò il naso all'insù, orgoglioso. «Non dovresti avere troppe difficoltà neanche con i M.A.G.O! Insomma... sei una specie di mostro! Tu li divori i libri come pane!»
«Tu sei lo stesso! Anche se sei un tassorosso!» Ridacchiò lei, non come era solita fare.
«Non ti sopporto, ma ti voglio bene!»
«Hm... seh... quella che fa rizzare le antenne in testa sei tu...»
«Ah Ah, divertente...» inarcò un sopracciglio lei, dandogli una spallata.

Con un altro balzo, il ventenne la strinse in abbraccio caloroso, e Filemina strinse i denti per cacciare dentro le lacrime. Chiuse gli occhi, dopo aver raccolto un po' di aria di riserva nei polmoni, ispirando l'odore familiare di muschio del fratello. Doveva continuare a sopportare il suo umorismo, non che le dispiacesse particolarmente.

«Quindi... perchè non vedo tutto questo entusiasmo quest'anno? Non mi sembri molto contenta.» Ruppe il silenzio, dopo averla liberata dalla sua stretta affettuosa.
Quella domanda fu sufficiente a farla vacillare, a far crollare quel muro che aveva eretto fra di loro come difesa.
«Non è che non sono contenta... io... non voglio andare ad Hogwarts quest'anno!»

E Lysander, colto di sorpresa, si voltò di scatto a fissarla, con gli occhi sbarrati. Rimase in silenzio, in attesa che lei trovasse il coraggio di dargli una spiegazione, ma lei oltre ai respiri accelerati che emetteva, non osava accennare il minimo fonema. E, contro ogni aspettativa da parte della ragazzina, Lysander le sorrise comprensivo.

«È per ragazzi, vero? Quei Grifondoro che ti danno fastidio? Conosco la Mcgrannit, so bene che lei punirà severamente anche i membri della sua cas-»
«No, non è questo!» Si morse nervosamente la lingua, facendosi ancora più piccola.
«E quale sarebbe il motivo? Il problema?»
«Tu non riesci a capire! Non ci provi mai!» Sospirò la biondina, strofinandosi gli occhi.

Suo fratello era una persona buonissima, eppure aveva una visione più verticale che trasversale. A volte preferiva tenersi tutto dentro per paura che lui non riuscisse a comprenderla del tutto. Faceva sempre le domande sbagliate al momento sbagliato!
«È così, ogni anno! Senti sempre nostalgia di casa! Non vuoi mai partire, ma poi non vuoi mai tornare a cassa!»

Era una confessione fuori luogo, che sarebbe stata del tutto inutile. Lysander stava cercando di capire, eppure non riusciva a capire! Per quanto tentasse di sforzarsi, proprio non riusciva a interpretare i pensieri che passavano nella mente di quell'adolescente. Sua sorella era diversa! A lei non piaceva ciò che interessava agli altri suoi coetanei, non smetteva mai di sorprenderlo.

«Ma non lo capisci?! Io non voglio lasciarti solo! Io sono ad Hogwarts, nel mio dormitorio, mentre tu con la pelliccia a cacciare i daini chissà in quale foresta! E non puoi farci nulla! Chi si prenderà cura di te quando io sarò via?»
«Lo sai che non mi succederà niente. Te l'ho detto mille volte di non preoccuparti per me! Tu sei una ragazzina, hai solo quindici anni! Non ne hai trenta! Lo sai, è meglio che tu mi stia lontana!»

Mancavano meno di cinque giorni alla trasformazione, al tenore della luna piena.

«Lo sai, è pericoloso! Non posso neanche rischiare di graffiarti, neanche quando sono completamente me stesso! Sennò, anche in questo caso, ti ritroveresti con la peluria grigia sulle orecchie! Non posso permettere che ti spuntino i canini!» Istintivamente si accarezzò le proprie, nascoste sotto un ammasso di capelli bruni e ricci, attraverso i quali cercava di nasconderle, insieme a tutti i segnali che lo avrebbero condannato in-giustamente.

Lui era un mostro, esisteva un dipartimento intero che lo avrebbe condannato dietro le sbarre. Era preferibile segregare un essere come lui.

«Io non ho paura di te!»
Non era del tutto vero.

«Tu non mi faresti mai del male!»
Aveva avuto paura quando era rientrata in casa e aveva scorto i graffi dei suoi artigli sulle pareti, le porte distrutte e i mobili ammassati gli uni sugli altri.

«Io non ho paura di te.» Ripetè più sicura di sé.
E la risposta di Lysander fu la stessa di sempre.
«Non mi interessa. Non è un problema tuo! Merlino!»

L'ultima volta, Filemina lo aveva ritrovato nelle profondità del bosco vicino casa e lo aveva avvolto in una coperta. Lui sembrava già averlo dimenticato.
«Non ti preoccupare, ti invierò delle lettere...»
«Non ho bisogno delle tue stupide lettere!»
«Fil...»
«Notte.»

Non avrebbe fatto alcuna differenza, suo fratello era così critico che le sarebbe stato difficile da decriptare.

Si voltò dall'altro lato, nascondendo il viso nel cuscino, con la speranza che riuscisse a prendere sonno prima che lui riaprisse la bocca.

Cercò di concentrarsi sui passi che udiva nel corridoio. Si era fatto tardi, era mezzanotte passata e avrebbe dovuto affrontare il giorno dopo, per la quinta volta, l'Hogwarts express.

Domani inizia un'altra avventura, ripetè con amarezza.

Almeno l'avrebbe vissuta con le sue migliori amiche, Margaret e Sophie, e con il suo ragazzo.


Lally's POV

Niente, assolutamente niente!

Quel libro era del tutto inutile. Doveva dare retta al suo istinto. Era troppo stanca per continuare a leggere, troppo stanca per riflettere, per pensare.

Lally si tolse lentamente gli occhiali e si strofinò gli occhi per mettere a fuoco la stanza. Dopo aver dato un'occhiata vuota alle lettere, altrettanto sfocate, stampate sulla carta, richiuse il libro, ripensando al passo che aveva letto almeno due volte.

Lo aveva aperto e richiuso così tante volte, che quel gesto era divenuto quasi meccanico, automatico.

Si accarezzò i riccioli bruni e, dopo aver preso una boccata d'aria dalla finestra semiaperta nella stanza, si diresse lentamente verso la porta, pronta a dirigersi dalla persona che, era certa, avrebbe sicuramente trovato qualche dettaglio che le era sfuggito. Se lo aveva acquistato, vi era stato un motivo. Il suo intuito raramente la tradiva.

Era una donna pratica e concreta, preferiva la semplicità e la logica alla letteratura e alla poesia. Non che non fosse un'appassionata di letteratura...

Non per nulla era divenuta una delle più importanti insegnanti di incantesimi al mondo. E anche una delle più giovani. Aveva trentacinque anni e ben quindici anni di carriera.

Nonostante il cigolio della porta, Bunty non mosse un muscolo. La magizoologa e assistente stava dormendo ormai da almeno due ore, e sembrava alquanto stanca a giudicare dalla profondità del suo sonno. Era un'ottima compagna di stanza, molto silenziosa.

Un po' le parve di vedere quel paesaggio agreste, che aveva avuto modo di apprendere dal volume che stringeva con entrambe le mani. I pastori e i caprai pascolare i propri greggi, vestiti di poveri stracci, i contadini cantare e arare la terra, sfidare i loro compagni in agoni letterari. I poeti e gli amori infelici, il povero Dafni con al capezzale gli dei adulatori.

Cosa c'entravano le maschere con loro? Vi era forse qualche informazione e sfumatura che non riusciva a cogliere. Era solo letteratura...

Tina avrebbe trovato qualche informazione in più, lei che non dava niente per scontato. E se quel dettaglio sarebbe potuto sfuggirle, ci avrebbe pensato la sensibilità di sua sorella Queenie. Diede una rapida occhiata al proprio riflesso sul vetro della lanterna e lanciò una rapida occhiata al cielo senza stelle.

Tina si sarebbe sbagliata di lì a poche ore, nonostante fosse notte fonda, non riusciva mai a non essere operativa. Era una notturna, lavorava meglio da sola, di notte, senza le ansie della giornata, in silenzio e da sola. L'aveva scorta lavorare anche nelle ore più disperate.

Tina lo avrebbe letto non appena lo avesse scorto sulla scrivania. Era una persona curiosa, i dettagli non le sfuggivano.

Senza fare rumore, spinse leggermente la porta e, senza aprirla del tutto, sgattaiolò nella stanza. Aveva sbagliato camera già due volte, quella era certamente quella giusta.

Lasciò scivolare il libro sulla sua valigia semiaperta con la bacchetta. Anche nella notte, nonostante la scarsa illuminazione, poteva comunque scorgere il disordine dell'amica, i vestiti piegati alla bel meglio e la pila di libri disposti uno sopra l'altro fino a formare una colonna.

Newt e Tina stavano dormendo ed erano stranamente tranquilli. Si era aspettata di trovare una lunga e densa pila di cuscini a dividere i due, invece non vi era assolutamente nulla che li separasse.

Tina rigida come un tronco e Newt con il braccio lungo la sua metà del letto. Tina completamente avvolta tra le coperte, Newt con un calzino sì e l'altro no, e con una matassa di capelli rossicci e ricci sul viso. Eppure, nonostante la vicinanza, lui non osava sfiorarla. Poteva comunque scorgere le cicatrici e le lentiggini che gli decoravano il viso.

Erano piacevoli, ma preferiva di gran lunga quelle di Theseus, meno ribelli e più ordinate. Vi era un ordine anche nella loro disposizione spaziale. Quei due avevano molto in comune, sperava solo che per loro non fosse troppo tardi per notarlo.

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