Day 7

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È stata una nottata strana, finita presto, troppo presto.

Vincent mi ha scritto un sacco di cose pazzesche su un documento di testo condiviso. È stata una sensazione strana vedere qualcosa di simile ad un foglio di una relazione scolastica che, magicamente, si riempie di lettere e poi parole e poi frasi che si trasformano in descrizioni, azioni, come un racconto che avanza, un incredibile racconto che Vincent scrive per me, tanto dettagliato e stupendo che addirittura, interrompendo il flusso psico-smut, intervalla con frasi tipo "a quel punto Ana, presa dalla passione, dice:" e mi lascia lo spazio per dire la mia, fargli sentire che sto apprezzando.

E voi non sapete quanto io ho apprezzato!

Sapeva che non avremmo avuto il tempo che abbiamo avuto le altre volte e mi ha dato un piacere meno profondo ma più dolce, come se si fosse reso conto che non potevo essere sotto le coperte e da un momento all'altro poteva arrivare mio padre a reclamare il computer.

Non è stato facile staccarsi da lui, quando mio padre mi ha gentilmente detto che si stava facendo tardi e che le undici di sera potevano essere un adeguato stop per una ricerca. Ho salutato Vincent calorosamente ed ho riportato il PC a mio padre, infilandomi tra le coperte e provando a ripassare mentalmente quello che mi aveva scritto Vincent, ma l'effetto non è stato lo stesso, ho abbandonato il tentativo di toccarmi ed ho preferito dormire.


Dopo pranzo mia madre se ne va nel piccolo giardino sul retro a svasare le piantine. Io salgo in camera e prendo un libro.

Si, perchè se sei sfigata lo sei del tutto, mi piace anche leggere.

Mio padre interrompe il mio leggere bussando sullo stipite della porta e poi sedendosi sul letto.

"Ana, occorre che tu mi spieghi una cosa"

Ha lo sguardo molto serio, ho subito l'impressione che stia per abbattersi su di me un guaio, poi mi fa una domanda che mi lascia di sasso: «Chi è Vincent?»

Praticamente balbetto, l'ansia mi sta invadendo e mi sta facendo cambiare diverse tonalità di rosso, non capisco nemmeno bene dalle parole che emetto se sto minimizzando il coinvolgimento con Vincent o se sto negando addirittura di conoscerlo. Mio padre ascolta dubbioso, poi mi dice «Quando ieri sera ho fatto la battuta del nudo nell'arte, l'ho detta perchè voi ragazzi avete bisogno di esporvi, anche perchè magari l'insicurezza vi porta a cercare giudizi»

Lo guardo stranita, non ho ben capito cosa c'entri, e lui ricomincia:

«Hai uno strano modo di affrontare le tue infatuazioni, come le chiamate voi? Crush?» annuisco, lui si alza, torna col pc portatile, lo accende e ripesca il documento condiviso. «Se lasci aperto il tuo profilo è normale che quando vado a cercare i miei documenti, mi saltino fuori i tuoi»

Mi indica il «Vincent & Ana» creato da Vincent e lo apre, e lo scorre, vedo la storia di ieri sera ma leggermente modificata come se fosse veramente un racconto. Vincent forse l'ha editata stanotte, senza che io potessi saperlo, ma al di là di questo dettaglio, vedere mio padre leggere le fantasie sessuali che un ragazzo ha fatto su di me è ciò che ritengo più calzante per spiegare il termine cringe.

«Ok, ammetto che tu abbia una bella fantasia e... beh, non mi sarei aspettato dalla mia bambina un uso così sapiente del dizionario erotico ultima edizione, ma devo dire che scrivi piuttosto bene» sento che sto arrossendo, lui ridacchia per un attimo ma poi mi riporta brutalmente alla realtà: «Ma una cosa devi dirmela: come stiamo messi con questo Vincent? Perchè figlia mia, se quello che hai scritto è una fantasia, il tuo cervello va a duecento miglia orarie e non posso farci molto, ma se è un 'tratto da una storia vera' sappi che dovrò uccidere Vincent»

Mi strappa un timidissimo sorriso. Poi sono costretta a dire qualcosa.

«No, papà, sono solo fantasie. E veramente, non stiamo insieme, ci siamo parlati tre volte in tutto»

«Però ti ha colpito, per farti scrivere tutto questo. Non trovi?»

«Si, molto»

«Ana, so che non è facile crescere e fare i conti con i desideri della sfera sessuale e, per quanto mi riguarda, sfoghi come quelli che hai scritto sono perfettamente legittimi e, per dirla in maniera molto spiccia, sono innocui rispetto a pratiche tipiche della vostra età e non le elenco nemmeno. Ma se tu avessi bisogno di qualsiasi cosa, qualsiasi chiarimento su dubbi o incertezze, se tu avessi bisogno di un parere, sai che noi ci siamo» e mi sfrega dolcemente una gamba, poi chiude con «Non voglio mettere ansia alla mamma, ma la mia coscienza mi dice di dirle di questo, magari minimizzando, certamente, ma di dirglielo. Preferisci dirglielo tu con le tue parole?»

Immagino mia madre alla notizia, precipitarsi qui, guidare la situazione, costringermi a rincorrerla nei suoi pensieri magari esagerati. Sicuramente esagerati.

«No, no papà, le parlo io»

Sorride, poi sulla porta mi dice «Hai una splendida prosa. Dovresti scrivere racconti, magari per il giornalino scolastico. Magari non su questo argomento» e io ridendo gli rispondo «Papà noi non abbiamo il giornalino scolastico, abbiamo il blog» e lui se ne va borbottando qualcosa tipo «meglio la carta»

Vado da mia madre, inginocchiata a curare il fazzoletto di giardino che abbiamo, è concentratissima sull'operazione di svasamento.

«Mamma, volevo dirti una cosa»

«Dimmi, cara»

«Ecco, ieri sera la ricerca di arte era una scusa. Ho... in pratica ho fatto un racconto di fantasia, immaginando un incontro con, ehm, un ragazzo»

Si blocca, mi guarda «incontro...?»

«Incontro»

«E scoppia il sentimento?»

«Ecco, in realtà si ma anche altro... cioè in pratica i due fanno l'amore, ma ecco diciamo che parlo molto di questo 'fare l'amore' nel racconto» il suo sguardo interrogativo mi costringe a scendere dal piedistallo letterario al piano terra pop «ho descritto come facevamo sesso»

«Cioè hai scritto un racconto pornografico?»

«Eh non pornografico, è un racconto erotico»

«Santo cielo!»

«Ma è un racconto di fantasia, un modo per... esorcizzare le paure, le inadeguatezze. Mamma non sono una ragazza di quelle lì, giuro»

Mi abbraccia al pensiero di mio cugino Darren che mi bacia in mezzo al granturco, come le avevo diligentemente raccontato quando avevo passato l'estate dei dodici dai nostri parenti in fattoria. Poi mi chiede di Vincent, gliela appallottolo un po', poi si sgonfia quando capisce che non sarà nell'imminenza suo genero, ed il pomeriggio scivola verso sera.

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