XVI. Consapevolezza e diniego

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Il falò sulla spiaggia è durato tutta la notte. La legna ha continuato ad ardere ininterrottamente, rincarata di tanto in tanto da nuovi ceppi per alimentare il fuoco. L'alcol continua a scorrere a fiotti, inebriando i sensi ed eliminando le inibizioni. La musica fa ancora da padrona, con le sue note che rischiarano la notte e sciolgono i muscoli.

Dopo lo spiacevole incontro con Veronica, Ander ha smesso di bere. Ha detto di volerla affrontare da sobrio, quando sarà pienamente cosciente sia di sé che di lei, ed ha buttato il bicchiere che aveva in mano. Io continuo a tenerlo d'occhio a distanza, senza essere invadente, e di tanto in tanto, quando sorprendo il suo sguardo su di me, gli sorrido.

Anche Benjamin ha smesso di bere, per fortuna. Ha passeggiato nella fresca aria marina, si è sciacquato il viso e ora sembra star riacquistando le sue piene facoltà. Se continua così si riprenderà giusto in tempo per guidare fino a casa, subito dopo l'alba.

Loren e Jonas sono spariti di nuovo e non ho intenzione di scoprire dove siano finiti né cosa stiano facendo, al contrario di Natalie, che col bicchiere rosso sempre colmo fino all'orlo continua a ridere e cercare i suoi amici.

Aaron si è ripreso. A un certo punto ha aperto gli occhi, chiedendoci come mai si fosse addormentato nel pieno della festa, dopodiché si è alzato in piedi, ha spazzolato via la sabbia dai pantaloni e dalla camicia e si è tuffato in mezzo alla calca.

Di tanto in tanto Rocio e Penelope tornano da noi -non so se per accertarsi che i fratelli siano ancora coscienti o per far vedere loro che sono vive e soprattutto sobrie- poi spariscono di nuovo, ballando in mezzo alla gente per raggiungere gli amici.

Non ho più visto Lara Jin e Mike dopo il pomeriggio all'oceano, e anche lì in realtà la loro presenza -come quella di tutti del resto- è passata inosservata di fronte all'immensità dell'acqua. Probabilmente lui è troppo terrorizzato da Natalie per passare con lei più tempo di quello che deve in quanto fidanzato di una delle sue migliori amiche.

Tuttavia... non me la sento di biasimarla, Mike è il fratello dell'unica amica di Veronica e, dopo la telefonata che ho udito, comprendo che la sua preoccupazione è più che lecita, per quanto i suoi atteggiamenti possano risultare fastidiosi e irritanti.

Come se l'avessi invocata, la frangetta nera di Lara Jin si fa spazio nella calca e si dirige verso di noi con passo concitato ed espressione corrucciata. I suoi occhi corrono veloci su di noi -su Natalie che l'accoglie con una risata sguaiata, Ben che le sorride e io che domando con lo sguardo cosa ci sia che non va-, poi la sua attenzione viene calamitata da Ander.

Sta chiacchierando con una ragazza che non conosco -lunghi capelli scuri e scintillanti occhi verdi che sorridono all'aneddoto raccontato da Ander.

«No, Tasha è proprio irrequieta, non si regge... Pensa che qualche tempo fa mamma mi ha pagato per accompagnarla a prendere il gelato al Cream pur di non sentirla!» racconta lui con sguardo esasperato, e mi sovviene il nostro incontro lì, quando ha declinato l'invito di Melanie a unirsi a noi avendo accompagnato sua sorella.

Lara Jin interrompe la loro conversazione con un cordiale sorriso di scuse verso la ragazza a me sconosciuta, poi rivolge uno sguardo serio ad Ander.

«Dudi, non ti arrabbiare...» esordisce, addolcendo il tono per indorare la pillola, «Ho visto Lucrecia in mezzo al calca, sta cercando Veronica» confessa mentre lui sospira pesantemente dilatando le narici, «E sembra piuttosto ubriaca».

Di fronte a quella conclusione Ander riacquista possesso del suo corpo e delle sue azioni -d'incanto sembra che gli siano passate persino le ultime briciole di sbronza- e si tuffa nella folla senza pensarci due volte.

Lara Jin lo osserva, comprensiva e turbata, poi lo segue senza fiatare. Nel tempo che impiego per alzarmi e pensare di seguirli li ho già persi tra la folla, non riuscendo più a identificare la pelle caramellata di Ander né il capo corvino di Lara Jin.

Provo a cercarli un po', mi districo tra la calca e sgomito per farmi spazio e individuare qualche volto noto, ma invano; infine torno a sedermi accanto a Ben, risentita.

«Quella ragazza lo farà impazzire» asserisce lui, guardando qualcosa oltre me. Sono sul punto di chiedergli più informazione quando una voce alle mie spalle mi riscuote.

«Non devi avvicinarti a lei!» esclama Ander a voce talmente alta che posso udirlo distintamente nonostante la distanza. Lui e Lucrecia stanno discutendo lontani da sguardi indiscreti ma le loro grida hanno attirato l'attenzione di alcune persone.

«Fatti i cazzi tuoi» biascica lei, incespicando nella sua stessa lingua. È molto più che piuttosto ubriaca e adesso anche Ander sembra rendersene conto.

«Che cazzo, Lucrecia, hai sedici anni! Quanto cazzo hai bevuto?!» la guarda con disprezzo adesso, urlandole addosso tutto il suo malcontento.

Corro nella loro direzione prima che possa farlo qualcun altro, qualcuno che non conosce Ander e non sa che è innocuo, anche se grande e grosso. In effetti nemmeno io lo conosco così bene, ma Ben ne parla come se fosse un agnellino e io stessa l'ho visto in quella veste diverse volte.

«Ander, calmati, stai urlando» lo chiamo mentre lui afferra le mani di Lucrecia, stringendole i polsi con delicatezza per impedirle di fuggire. Lei si dimena, sbraita, si oppone, ma lui è forte e la stringe finché sul suo volto il fastidio diviene dolore e una smorfia contrita lo deforma.

«Ander, le stai facendo male» lo richiamo di nuovo quando ormai sono dietro di lui. Afferro delicatamente la stoffa della maglietta sulla spalla, tirandola per farlo tranquillizzare, e sotto al mio tocco lui sembra rinsavire, lasciandole immediatamente i polsi.

Lei se li massaggia con foga, cercando di contrastare i segni rossi lasciati dai polpastrelli di Ander mentre lo guarda con espressione furente e risentita; poi posa gli occhi -rossi, lucidi e iniettati di sangue- su di me.

Ma perché Ander non è in grado di scegliersi delle ragazze che non siano delle psicopatiche?

Prima Veronica che mi ha promesso apertamente vendetta, osservandomi con lo sguardo fiero di chi non è abituato a perdere, di chi ottiene sempre ciò che vuole -costi quel che costi- e non è disposto a farsi da parte nemmeno se gli viene chiesto in ginocchio, per favore, pregando e supplicando di non rovinare irrimediabilmente la felicità altrui.

Adesso Lucrecia che mi incenerisce con lo sguardo; a momenti questi suoi occhi scuri -resi rossi anche dai riflessi delle fiamme del falò su cui pare voglia gettarmi- mi scavano attraverso la pelle, sotto i muscoli, fin dentro le ossa, per far divampare un incendio dall'interno.

E io brucio sotto il suo sguardo, la mia autocombustione inizia per poi arrestarsi quando Ander le prende il viso tra le mani, costringendola a fissare gli occhi nei suoi -fuoco e nocciola-; sospira rumorosamente e le sussurra qualcosa che non posso udire mentre le loro fronti si scontrano delicatamente, avvicinandoli sempre di più.

I loro visi sembrano fondersi; divengono un tutt'uno, si mescolano mentre le dita piccine di Lucrecia si avviticchiano a quelle di Ander, ancora saldamente posizionate sulle sue guance. Lei non arrossisce di più, le sue gote sono rese purpuree solo dall'alcool, e io mi chiedo come faccia a non bruciare mentre Ander la guarda in quel modo disperato con cui si vede per la prima volta qualcuno che ami follemente e vuoi proteggere ad ogni costo.

È una punta di gelosia quello che si insinua nei solchi del mio cervello, riempendo gli spazi delle circonvoluzioni cerebrali e penetrando al suo interno senza risparmiare alcuna zona? È gelosia quel sentimento che fa ardere le mie membra -non più autocombustione ma un fuoco glaciale, di quelli che solo chi è freddo può provare? È gelosia quella che mi consuma la pancia e acidifica lo stomaco, che se provassi a parlare sputerei solo veleno?

No, non posso essere gelosa di Ander. Perché dovrei? Lui non mi piace. Mi fissa in modi che non mi piacciono, mi tocca senza che io possa fare nulla per impedirglielo e mi parla con quel tono sfacciato che mi infastidisce, pronunciando parole che non comprendo e che mi seguono anche nei sogni. A volte vorrei tirargli un pizzicotto per togliergli quel sorriso irriverente dal viso, comprare del caramello solo per potergli riempire le fossette delle guance.

Quando si staccano lei non ha nemmeno il respiro affannoso, come se i suoi polmoni non avessero inalato fino a pochi istanti prima il profumo di Ander. Tiene ancora le sue manine fini ed eleganti allacciate a quelle del ragazzo e le loro dita si districano quando lei si allontana. Ancora una volta non mi guarda, non mi degna della sua attenzione, e sono lieta di privarla dello sguardo affilato che mi ha indurito i lineamenti.

Ander sospira pesantemente, immobile nella sua posizione, poi si volta verso di me e sorride, avanzando nella mia direzione. Vorrei dirgli di fermarsi, di non fare un altro passo, ma riesco solo a deglutire il groppo che mi è piombato in gola.

È di nuovo quel sorriso sbilenco e irriverente che mi riserva quando nessuno ci sta guardando, quando siamo solo Hilda e Ander, che si sono conosciuti nel disimpegno di casa Budd, lì dove la scintilla tra noi si è accesa. Ma poi la miccia è terminata e ora potrebbe esserci un'esplosione da un momento all'altro, sebbene nessuno possa prevedere quando accadrà.

«Non credo che la tua ragazza sarebbe contenta» la mia lingua si muove prima che possa controllarla. Non rispondo più delle mie parole, il cervello ha perso il controllo dell'area del linguaggio che ora è autonoma e si esprime di pancia.

Mai affrontare le situazioni di pancia, i sentimenti che affiorano lì non sono mai limpidi e andrebbero soppressi all'istante, finanche prima di nascere se ciò servisse ad essere più ragionevoli e meno istintivi. Perché no, l'istinto non ha niente a che fare col cuore; il cuore pulsa e perde battiti e accelera la sua corsa rincorrendo sensazioni, non facendole provare. È la pancia il vero problema, la pancia che nutre gli istinti di sentimenti cupi e impervi e agisce senza alcun controllo; su di essa nemmeno il cervello ha potere.

«La mia... ragazza?» Ander storce il naso in una smorfia che non gli dona, stranito.

Sì, la tua ragazza vorrei rispondere, quella a cui hai impedito di avvicinarsi a Veronica per paura che la contamini come vorrebbe fare con me, quella che non hai esposto al pericolo di cui io invece sono bersaglio, quella che mi incenerisce con gli occhi e vorrebbe che io sparissi anche se non sono altro che uno scudo contro la tua rosa.

E a me va bene essere scudo, io voglio aiutarti a combattere, a vincere questa battaglia, ma non voglio essere usata. Ho contrastato arrivisti e opportunisti tutta la vita, non costringermi a tornare fredda per allontanarti da me. Sono io ad offrirti la mano, non ti azzardare a pretendere il braccio perché sarò costretta a mozzarlo, e lo farò senza pentimento.

Invece la mia risposta si limita a un sopracciglio sollevato e un'espressione imperturbabile.

«Lucrecia è mia sorella.»

Ma quante cavolo di sorelle ha?!

Credevate che stessi per introdurre un'altra ragazza pronta a fregare Ander da sotto il naso di Hilda, eh? Invece sono stata buona, è solo la sua sorellina... Sempre un bel caratterino! Lo ammetto, ho un debole anche per lei... I personaggi così antipatici mi divertono troppo, anche se mi rendo conto che appaiono insopportabili ahahahah

Allora, che mi dite di questi sentimenti di pancia? Hilda ci ha provato a reprimerli, ma nulla... non ce la si fa! E poi, appena ha visto Ander attaccare Lucrecia, non ha proprio resistito ed è dovuta intervenire. Che qualcosa stia cambiando? 🧚🏻‍♀️

Spero si sia capito il senso del titolo anche se non è scritto a chiaro e tondo nel corso del capitolo, ho voluto lasciare un assaggio di ciò che tormenterà Hilda ancora per molto 👀

Ciò detto, ci vediamo venerdì con il nuovo capitolo e su instagram (flyerthanwind_) per qualche spoiler e per fare due chiacchiere! 🦋

Luna Freya Nives

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