17. ᴏʙʟɪᴏ

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𝘏𝘶𝘧𝘧𝘭𝘦𝘱𝘶𝘧𝘧 𝘩𝘰𝘶𝘴𝘦, 2𝘳𝘥-3𝘳𝘥 𝘴𝘦𝘱𝘵𝘦𝘮𝘣𝘦𝘳 1992

Dopo cena Will cercò di fare i compiti. Non era più abituato a lavorare fuori orario e i professori di Hogwarts erano piuttosto esigenti: tenta centimetri di pergamena sul dittamo per la professoressa Sprite, un tema sui pungiglioni di celestino per Piton (beh, questo non era difficile) ed esercizi sulla trasfigurazione animale per la McGranitt, ed era solo il primo giorno.

Finì in fretta il tema di Pozioni e lo arrotolò, sicuro di meritare un E.

Appena prese in mano il foglio per il tema sul dittamo, si accorse di ricordarne solo poche caratteristiche.

Pensò di andare in biblioteca, ma ormai era tardi e doveva essere chiusa.

Fece qualche esercizio di Trasfigurazione, ma si sentiva già un po' stanco.

Alla fine decise di andare a dormire. Era il primo a entrare nel Dormitorio, che era ancora buio, ma riuscì lo stesso a distinguere la valigia ai piedi del suo letto.

-Per la barba di Plinio il Vecchio!- gli uscì di bocca, un po' più forte di quanto avesse voluto. Si zittì, ma di fianco tutti stavano chiacchierando ad alta voce, perciò non dovevano averlo sentito. Come aveva fatto a dimenticarsi di sua figlia? Per un attimo si chiese addirittura "Ma non sono un po' giovane per avere una figlia?" prima di ricordarsi che lui in realtà aveva più di trent'anni. Si stava calando troppo nel personaggio.

Scese nella valigia e appena fu nella capanna Alison corse verso di lui. I suoi occhi erano un po' arrossati, segno che aveva pianto da poco. Era abituata a non vedere il padre, anche per settimane, ma restare rintanata in una valigia senza niente da fare e soprattutto nessuno con cui parlare le era impossibile da sopportare.

-Pensavo di rimanere chiusa qua dentro per sempre. Pensavo che mi avessi dimenticata- disse lei tutto d' un fiato. Gli occhi le si riempiono di lacrime appena finì la fatidica frase.

Newt in quel momento si sentiva la persona più stupida del mondo: come aveva potuto dimenticarsi di sua figlia, la cosa a cui teneva più a mondo, come aveva potuto? Ma la cosa che lo faceva stare ancora più male era il viso di lei. Era rigato di lacrime. Lacrime di solitudine.

-Scusami Al, veramente. Non resterai affatto qui per sempre, non ti preoccupare. Io non potrei mai dimenticarti. Ricordati che io ti voglio bene. È che Hogwarts mi ha distratto, ho dovuto passare molto tempo e solo quando sono arrivato nel dormitorio... Sei... la più bella cosa che abbia mai fatto- Si fermò, imbarazzato.

Alison, vedendo il padre in quelle condizioni, non potè che sorridergli. Non riusciva a restare arrabbiata.

L'aveva colpita molto la frase finale del padre. Non tutti i giorni ti capita di avere una dichiarazione d'amore così bella e profonda e poi da uno come suo papà non se lo sarebbe mai aspettato. Spesso gli aveva detto quanto le voleva bene ma non si era mai spinto oltre la solita frase "ti voglio bene". Era molto orgogliosa di suo padre, infondo era servito a qualcosa finire in quel buco.

Newt si abbassò all'altezza della figlia per abbracciarla e lei ricambiò.

Fatto ciò uscirono dalla capanna e diedero da mangiare agli animali. Appena ebbero finito tornarono nello studio.

-Ora io devo tornare su, ma non ti preoccupare, ritornerò- disse Newt -Promesso- e  allungò il mignolo verso di lei. Alison sorridendo, agganciò il suo dito a quello del padre.

Concentrata com'era su quel momento di felicità, Alison ci mise un po' a notare che qualcosa richiamava insistentemente la sua attenzione, picchiettandole sulla gamba.

-Amber!- la salutò sorridendo.

Era simile a una grande tartaruga dal carapace costellato di pietre preziose.

Alcune di queste, però, giacevano a terra e Amber le spingeva con il muso verso la bambina, che si chinò a raccoglierle. -Grazie- disse accarezzandole la testa. In realtà non aveva idea di cosa fare con quel dono, visto che non aveva mai avuto intenzione di venderle, ma sapeva che Amber aveva giudizio e se aveva pensato che gli servissero ci doveva essere un buon motivo.

Nemmeno Newt sapeva esattamente cosa farne, così le posò sul tavolo e, dopo aver rimboccato le coperte ad Alison, tornò nel Dormitorio.

Uscito dalla valigia, Will si affrettò a infilarsi il pigiama anche se era ancora molto presto e ad infilarsi nella candide e calde coperte. Aveva mille pensieri per la testa: Alison, i compiti, Grindelwald, Andrew. Non seppe nemmeno come riuscì a dormire quella notte.

Il giorno dopo, quando si svegliò, dormivano ancora tutti.

Decise di alzarsi, vestirsi e scendere, non prima però di aver salutato Alison.

Uscì dal dormitorio. Il fuoco si alzò da un braciere e iniziò a scoppiettare, illuminando la stanza: la Sala Comune di Tassorosso.

Non era molto ricca di decorazioni o spaziosa, anzi, era piuttosto angusta e spoglia rispetto alle Sale Comuni delle altre case, ma i veri Tassorosso non notavano per primi questi particolari, perchè erano persone semplici e il loro valore fondamentale era quello della condivisione e della gentilezza.

E poi la stanza era comunque piacevole, con i suoi colori caldi e i suoi mobili di legno.

Newt sorrise: gli piaceva la sua casata.

Stette un po' lì in piedi a contemplare il fuoco, poi sentì il bisogno di respirare un po' di aria fresca così spalancò la finestra. L'aria di fine estate era ancora un po' calda, ma già si sentiva il venticello fresco che annunciava il cambio di stagione.

-Hai fatto bene. Fa un caldo qua dentro...- Newt quasi sobbalzò nel sentire questa voce. Si girò e vide Andrew con gli occhi assonnati che lo guardava.

-Già- disse Will.

-Allora sei sempre così mattiniero?- disse Andrew sedendosi sul divano e invitando Will a fare lo stesso.

-Beh, di solito no, preferisco dormire, ma faceva così caldo nel dormitorio che sono uscito e sono venuto qui.  Inoltre -disse tirando fuori dalla tasca del pigiama un modellino di un automobile rossa- volevo aggiustare la mia 500, ieri un primino me l'ha fatta cadere dalle scale e devo vedere se ci sono dei danni.-

Will guardò con interesse il modellino che Andrew gli aveva delicatamente passato. Aveva una forma curva rispetto a quelle che Newt aveva visto a Londra alla sua epoca, che erano più "serie" e rigide.

Non aveva visto molte macchine nella sua vita, soprattutto perchè avere una macchina significava avere molti soldi da spendere, e lui non ne aveva (e anche se li avesse avuti, li avrebbe spesi in altro modo).

Will, mano a mano che la girava tra le dita si accorse che era curata nei minimi dettagli. Le portiere, i rivestimenti in pelle, i pedali del freno dell'acceleratore, tutto era minuziosamente rappresentato in tre dimensioni, si potevano vedere anche  le rotelline per alzare del volume della radio.

Era lucidata così tanto che il logo "FIAT" si poteva vedere anche a una decina di metri di distanza.

Andrew non aveva mai parlato a Will della sua passione per le auto.

-Invece tu perchè già sveglio?-

-Devo ancora finire i compiti, sai che non sono un fenomeno di Trasfigurazione- disse grattandosi il capo.

-Oh, non chiedere aiuto a me, invece di trasformarlo -disse indicando il cucchiaino- in un fiore potrei far saltare in aria la scuola- disse Will.

Andrew scoppiò a ridere e vedendolo così Will non potè nascondere un sorriso. Ridere non era proprio nel suo stile, ma non riusciva a trattenersi.

Passarono le prime ore di quel giorno a  parlare del più e del meno e ad esercitarsi per Trasfigurazione (senza grandi risultati).

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