44. Con il fiato sospeso

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Hogwarts, 7th November 1992

-Jacob! Attento, mi fai male!- bisbigliò Queenie.

-Oh, scusami tesoro, non l'avevo notato-

Era da ormai tutto il pomeriggio che stavano girovagando per il castello.

Jacob non si stava divertendo granché, ma non voleva lasciare la sua amata da sola. Stava attraversando un momento difficile e non l'avrebbe lasciata. Glielo aveva giurato, che lui ci sarebbe sempre stato, e voleva tener fede a questa promessa.

-Eccolo, sta uscendo!- esclamò lei indietreggiando e sbattendo contro il povero Jacob. Era molto tesa.

-Oh, scusami tesorino, non volevo. È solo che siamo un po' stretti qui-

-Non fa niente, non stare qui a preoccuparti per me, piuttosto- rispose l'altro indicando col mento -cerca di non perderlo di vista-.

Infatti in quel momento, come predetto da Queenie, un ragazzo (anzi bisognerebbe dire il ragazzo) uscì dalla biblioteca.

Anthony Goldstein, con una pila di libri in mano, si stava dirigendo verso le scale incantate con passo deciso.

Queenie lo guardò da dietro la colonna mentre si avvicinava inconsapevolmente a lei. Era da tutto il pomeriggio che lo stavano pedinando, eppure di lui non sapevano molto, a parte che era un grande divoratore sia di cibo che di libri.

Però a Queenie non importava veramente cosa facesse. In lui vedeva qualcosa, qualcosa che la faceva sorridere, qualcosa che le permetteva di andare avanti nonostante tutto: la speranza. La speranza che lui fosse ancora vivo.

Intanto il Corvonero si avvicinava alla loro colonna e presto sarebbe passato oltre. Così Queenie si convinse a mettere da parte la propria paura e fece un passo avanti.

-Vado a parlargli-

Era stanca di cercare di nascondersi in un angolino, voleva osservarlo, voleva conoscerlo, voleva capirlo.

Stava già quasi per andarsene quando Jacob la fermò con la mano, la avvicinò a sé e le sussurrò:

-Ricordati solo che non gli devi dire niente. Buona fortuna!-

Queenie lo guardò storto, pensando volesse darle della pettegola, ma si addolcì quando lui la strinse ancora un po' a sé e gli diede un dolce bacio sulla guancia.

Si sporse, cercando di essere la più indiscreta possibile, per vedere dove si trovasse il suo oggetto di stalking...E se lo ritrovò davanti in un attimo.

-Si può sapere perché mi segui? È da stamattina che ti trovo in giro.-

Queenie si spostò velocemente dalla colonna, prima che il ragazzino potesse notare anche Jacob. Non si aspettava una reazione così energica da parte sua.

-Io, no, scusa, non volevo...- iniziò a balbettare. Questo la mandò nel panico. Lei non balbettava mai. Parlava sempre in modo chiaro e convincente, ma senza mentire.

Cercò di riordinare i pensieri.

-Non so dove mi hai vista stamattina, probabilmente ci siamo solo incrociati in Sala Comune o mentre andavo a lezione, per caso- disse con il tono più tranquillo che riusciva ad avere in quella situazione.

-In Sala Comune? Come sai che siamo nella stessa Casa?- domandò lui, sospettoso.

Queenie indicò prontamente la sua divisa. -Hai lo stemma di Corvonero. E poi credo di averti visto ancora, a tavola, ora che ci penso.-

-Sempre per caso. Vero?- chiese Anthony, con una nota di sarcasmo nella voce.

-Per caso- affermò decisamente Queenie.

-E sempre per caso stavi dietro una colonna?-

Lei cominciò a innervosirsi. Si era aspettata un ragazzino timido, che la ascoltasse sorpreso ma non insospettito. Non era così che doveva andare il loro incontro.

-Mi era caduta la piuma- rispose allora, mostrando quella che teneva in mano.

L'altro la guardò stranito, come se la penna le fosse comparsa in mano un istante prima - e in realtà era così.

-Non l'avevo notata...- ammise allora.

-Non importa. Comunque io sono Madison Price, quinto anno- si presentò con un lieve sorriso.

-Io sono Anthony Goldstein, primo- rispose lui cordialmente, come se avesse dimenticato i propri sospetti.

Queenie non poté trattenersi dal leggere rapidamente il suo ultimo pensiero e capì che non li aveva affatto dimenticati. Ma era abbastanza intelligente da fingere di averlo fatto.

Queenie sospirò. Avrebbe dovuto stare più attenta, da quel momento, decise. Anthony non era il tipo di persona che si ingannava facilmente.

Questa idea la rese in qualche modo orgogliosa. Ma lo era, si chiese, perché Anthony era Corvonero come lei o perché era un Goldstein come lei?

***

Newt sbuffò.

-Difficile?- gli chiese David

-Eh?- bofonchiò lui.

-Quel tema di Trasfigurazione è così difficile?-

Newt spostò lo sguardo sulla pergamena a cui si era appoggiato. Aveva scarabocchiato a fatica due righe del suo tema e poi si era addormentato sul tavolo. Non era la prima volta quel giorno, eppure era sveglio da meno di due ore!

Ripensò alla faticosa settimana appena conclusa e capì il perché di tutta quella stanchezza: non aveva avuto un giorno di tregua, ultimamente. Tra il malessere di Credence, i compiti a sorpresa e le notte insonni, e nonostante il suo corpo fosse ringiovanito, lui era ancora un trentenne smilzo, per nulla abituato a tutto quel movimento, fisico ma anche e soprattutto mentale.

Newt tirò su la testa dal foglio per rispondere, ma fu interrotto da Andrew, che arrivava proprio in quel momento.

-Sì, sai, è difficile fare un tema su come trasfigurare le cose se non sai trasfigurare le cose.-

Il ragazzo stava sorridendo, ma non sembrava malizioso, solo comprensivo.

-Tu ridi, ma io non mi ero neanche accorto che fosse sul trasfigurare cose- borbottò Newt, con l'aria di chi si è appena svegliato, cosa che lui era.

-Mooncalf,- disse seriamente Andrew -è un tema di Trasfigurazione.-

-Sul serio?-

David fece una risatina. -Buongiorno, Will. Hai dormito tutta stamattina? Eppure non avevamo lezione...-

-So io a cosa pensava- disse Andrew con un sorrisetto. -Dammi retta,- aggiunse poi rivolto a Newt, più gentilmente - fatti un giro, perché ti vedo cotto, in tutti i sensi.-

-Non sto su un fornello- protestò l'altro.

-Tutti i sensi tranne quello- ammise Andrew.

-Ha altri sensi?-

-Oddio, mi sono appena accorto di quanto è bello parlare con uno degli anni '20- ridacchiò l'amico.

-Mi stai dando del vecchio?-

Andrew scrollò le spalle. -Più o meno. Dai, vai a spasso, poi quando torni ti do una mano io, che il mio l'ho già finito.-

Negli ultimi tempi, infatti, Andrew era migliorato in Trasfigurazione.

-Dici sul serio?- domandò Newt, meravigliato.

L'altro annuì, sorridendo. Newt sentì un sollievo enorme quando vide l'amico così raggiante: gli era mancato, il caro e scherzoso Andrew.

Gli sorrise di rimando e, avendo deciso di seguire il suo consiglio, si avviò per i corridoi di Hogwarts.

Non sapeva dove andare, perciò si fece trasportare dal suo subconscio. Era una sensazione bizzarra e assolutamente meravigliosa, quella di lasciarsi trasportare dalle correnti, senza mai mettere mano al timone.

Spesso questo tipo di navigazione finisce per portarci, quasi per abitudine, sulle isole più significative per noi.

Infatti Newt non si sorprese quando, riprendendosi da questa sua momentanea trance, si ritrovò alla Guferia, in mezzo agli animali.

Sulla soglia, un grosso allocco gli sbarrò la strada, facendolo indietreggiare per la sorpresa.

Il gufo rimase a volteggiare davanti a lui finché Newt non lo riconobbe. Era della scuola, aveva portato un paio di biglietti per lui.

Il magizoologo distese allora il braccio, lasciando che il rapace vi si posasse per becchettargli affettuosamente l'orecchio.

Newt sorrise e lo accarezzò, sentendosi immediatamente meglio.

-È incredibile quanto gli animali possano affezionarsi a te- disse una voce interessata.

Newt si girò un po' bruscamente, suscitando le proteste del suo amico pennuto.

Tina lo guardava, seduta sul davanzale di una delle grandi finestre scavate nella pietra. Indossava la divisa di Corvonero, i capelli scuri sciolti sulle spalle.

-Non è difficile- minimizzò lui. -Basta dargli da mangiare.-

Lei abbozzò un sorriso, poi si girò verso l'esterno. Aveva lo sguardo un po' perso, di chi non guarda veramente quello che sta vedendo.

Newt la guardò. Gli sembrava avere già vissuto quella situazione.

-Tutto bene?- le chiese, posando l'allocco su un trespolo e avvicinandosi alla finestra.

Tina sospirò. -Ho fatto un casino.-

Quelle parole colpirono il magizoologo. Non erano parole della Tina che conosceva. Quindi le opzioni erano due: o quella che aveva davanti non era lei, oppure aveva fatto una gran cavolata.

Newt indicò il davanzale con la mano, chiedendo -Posso?-

Tina si spostò di lato per fargli spazio, grata che la volesse ascoltare.

Il giovane, dopo che si fu accomodato, rivolse tutta la sua attenzione a Tina, che stava guardando l'orizzonte.

-Dai, su, spara!-  le disse come ad incoraggiarla.

-Beh, dai mi sembra un po' eccessivo andarci così pesante. È stata una litigata, certo, la prima quindi sicuramente la più difficile, ma da qui a passare alle pistole mi sembra un po' eccessivo- rispose lei sovrappensiero.

Newt la guardò. La situazione era peggiore di quanto pensava.

Tina, dopo un ultimo lungo sospiro, si girò verso il ragazzo e  gli raccontò cosa era successo il giorno prima con Alison.

Newt la ascoltò in silenzio fino alla fine.

-E adesso non so cosa fare, cioè, so di aver esagerato, ma non posso lasciare che voli da sola e rischi di cadere e farsi male...- concluse tutto d'un fiato, come a volersi giustificare.

Newt rimase in silenzio. Non capiva perché glielo stava dicendo. Voleva sentirsi dire che aveva fatto bene? Voleva sentirsi dire che aveva fatto male?

Sapeva sicuramente meglio di lui come comportarsi con i bambini. E con le persone in generale. Inoltre non gli sembrava che fosse successo il finimodo, insomma, avevano avuto un semplice battibecco niente di più. Era prevedibile che prima o poi sarebbe successo. Cosa poteva preoccuparla così tanto?

-Beh - cominciò, incerto. -Sa cavalcare un Velenottero da sola.-

Appena finì di dirlo capì che era un errore. Detto così sembrava incredibilmente pericoloso.

Voltò la testa per controllare la reazione di Tina. Lo guardava storto.

-Ma non sa cavalcare una scopa. Non voglio discutere i tuoi...metodi educativi, ma se vola con il Velenottero che bisogno ha di una scopa?-

Man mano che parlava però il suo tono deciso tornava quello preoccupato di prima.

Newt era confuso. Le sue domande lo mettevano in difficoltà. Non avrebbe mai voluto che Alison e Tina litigassero, ma ormai non poteva più evitarlo, quindi l'unica cosa che poteva fare era far sì che questa ostilità finisse al più presto.

-Hai ragione, naturalmente, ma forse questa tensione che si è creata tra voi è stata causata anche dal tuo comportamento. C'è un motivo particolare per cui hai reagito così?- disse, sperando di non sembrarle troppo critico.

Tina impallidì.

Newt si morse la lingua. Perché aveva parlato? Sapeva che non avrebbe dovuto intraprendere quel tipo di discorso con lei, soprattutto in quel modo.
Avrebbe voluto correggersi, ma Tina fu più veloce di lui. Alzò lo sguardo da terra e lo guardò nei suoi occhi smeraldo. Tremava.
-Barcollava e io...non sapevo se fermarla, capisci, avrei potuto farlo, fermarla in tempo, invece non l'ho fatto e lei è caduta e l'ho bloccata per un soffio e lei stava per morire, Newt, per morire, Dio mio, e sarebbe stata solo colpa mia, colpa mia, colpa mia...- disse in un fiato sotterrando nuovamente la testa tra le ginocchia.

Newt d'istinto la prese per le spalle come a fermare quel suo insolito tremolio. Poi a testa bassa iniziò a parlarle.

-Ascolta, continuare ad incolpare te stessa non risolverà quello che è accaduto. Questo credo che tu lo sappia-

Tina rialzò lo sguardo confortata dalle parole del ragazzo. I loro occhi si incontrarono... e Newt non riuscì più a parlare. Ci provò, ma senza un gran successo.
-Il punto è che...cioè, quello che intendo dire è che...Insomma, lei, cioè Al, cioè Alison, forse non se lo aspettav,a ecco...Sai, si era affezionata molto a te e forse pensava che le dessi sempre ragione, che fossi sempre quella 'brava'. E, beh, scoprire che non è così non poteva essere una cosa bella per una bambina. Non sono sorpreso di questo suo comportamento perché è anche un po' colpa mia, non ho mai saputo dirle di no. Però è giusto che impari che le persone non sono sempre come pensa lei.-

Tina sorrise a quella confessione. La sua voce si fece più calma, come se avesse preso consapevolezza di quello che era successo

-Avrei solo voluto fare di più per lei.-

Newt la strinse per le spalle  -Sono sicuro che ci saranno altre occasioni-

E l'occasione cadde dal cielo. Letteralmente.

Una civetta delle nevi traslucida con riflessi azzurrini entrò bruscamente nella guferia rovinando la tranquilla atmosfera.

Il Patronus fermò la sua corsa di fronte ai due, ancora sorpresi, e iniziò a parlare. La voce era quella di Sofia, ma non era la solita. Non era solida e monocorde, ma frettolosa e accorata.
Disse poche parole ma furono abbastanza per far impallidire i due e farli precipitosamente scendere dalla torre.


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💫SPAZIO AUTRICI💫

Haha ditelo che ci odiate dopo aver letto solo questo dopo un mese.

Salve Unicorni, sono Sofy e Kathe è sparita in Cina, tipo. Ma non per modo di dire, è proprio in Cina. Quando doveva finire il capitolo 44, è scappata.

Coomunque, vi giuro che scrivere questo capitolo è stato più difficile di quanto pensiate. Alla fine è venuta fuori una cosa chilometrica e l'ho dovuta dividere in due. Ciononostante, vi prometto che avrete il prossimo capitolo entro una settimana. Nel frattempo, vi lascio a torturarvi nel pensare a cosa accidenti può aver spaventato una creatura coraggiosa come me, che non capisco come mai non sono in Grifondor-

MISERIACCIA HARRY C'È UN'ACROMANTULA!

Ma è un ragnetto minuscolo...

STESSA COSA!

Scherzi a parte, grazie a chi è rimasto nonostante l'attesa. Siete molto per noi.

~Sofy📚

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