Capitolo 12:Eloise

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Quando io e Cedric scendemmo al piano di sotto e entrammo in salotto scoprimmo che era Asher a essere tornato, il quale non era solo e non sapevo se essere incazzata o stupita per ciò: odiavo come trattava la metà delle ragazze con cui usciva, sebbene dovessi ammettere che quando si mettevano con lui erano consapevoli del suo carattere, quindi se la cercavano... se volevano qualcosa di serio, non dovevano mettersi con lui!

Ultimamente però, con esattezza dal mio ritorno dall'ospedale, non avevo più sentito parlare di ragazze con cui si frequentava, elemento che avevo aggiunto alla lista delle cose che erano cambiate dopo l'incidente.

Mi sorprese ancora di più la non corrispondenza di quella ragazza al suo prototipo: non una barbie trucco e silicone, ma magra e proporzionata, quindi senza un quarta di reggiseno e una taglia 38 di vita come solitamente erano le ragazze con cui usciva.

Era poco più bassa di me, con lunghi capelli scuri, occhi azzurri oceano e un sorriso innocente sulle labbra prive di rossetto.

Sembrava simpatica... più il tipo di ragazza che avrei immaginato con Cedric che con Asher, ma ero felice che finalemente stesse crescendo anche lui e si volesse mettere la testa a posto, anche se non potei nascondere un po' di gelosia fraterna.

<<Ragazzi lei è Aline>> la presentò quando si accorse di noi, io le sorrisi e mi presentai a mia volta.

Avevo imparato a fingere simpatia verso tutte le ragazze di mio fratello, nonostante ogni volta ne conoscevo una nuova ero invasa da una rabbia cieca.

La cosa che apprezzai sin da subito di Aline fu la discrezione che la portò a evitare domande sul perchè camminassi a una velocità paragonabile a quella di una tartaruga e avessi bisogno di appoggiarmi a Cedric come una vecchietta.

La ragazza rivolse un cenno anche a Cedric che ricambiò evitando le presentazioni, dunque immaginai che si conoscessero.

<<Non so se la ricordi>> intervenne Cedric <<veniva con noi alle medie>>

Annuì ricordandomi vagamente alcuni accenni fatti da Asher nell'arco degli anni a una ragazza che poteva essere benissimo lei.

<<Io stavo giusto per andarmene>> dissi dopo qualche attimo di imbarazzo e notai lo sguardo di mio fratello posarsi su di me per studiarmi.

<<Dove stai andando?>> chiese interrogativo.

<<Mamma mi aspetta, devo andare a fare dei controlli>> dissi voltandomi verso la porta.

<<Ti aiuto a scendere>> sospirò alzandosi e io scossi la testa.

<<Non c'è bisogno>>

<<Come vorresti fare le scale con le stampelle?>>

<<Sopravvivrò>> sospirai.

<<Certo così cadi?>> chiese prendendomi la mano.

<<Cammino meglio di te>> protestai.

Mi guardò con un sopracciglio alzato come a dirmi ''Chi dovrebbe usare le stampelle tra i due?''

Alla fine fu Cedric che mi sollevò da terra mettendo fine alla nosta patetica lite tra fratelli e mi aiutò a scendere le scale guadagnadosi un'occhiataccia di mio fratello.

Quando arrivai davanti la porta di casa, costatai che ancora di mia madre non c'era l'ombra e quando guardai l'orologio notai che avevo venti minuti di anticipo, quindi potevo scegliere tra salire nuovamente sopra o aspettare.

Siccome non avevo nessuna voglia di sorbirmi la nuova ragazza di mio fratello, per quanto potesse essere simpatica, salutai Cedric e andai nel palazzo di fronte casa mia, alias la sede dalla casa di moda aperta in concomitanza da mia madre e la madre di Cedric, Lexa.

Era stata aperta quando una volta laureatesi in moda e preso un buon master avevano deciso di realizzare il loro sogno: ovviamenete avevano iniziato dal basso, lavorando per altre case di moda rivestendo vari ruoli, poi gli si presentò l'opportunità di realizzare il loro sogno e ci provarono.

Sicuramente non era stato facile per loro arrivare fin lì, su questo non avevo alcun dubbio, ma c'erano riuscite: erano arrivate dove pochi riuscivano, diventando una rinomanta casa di moda californiana conosciuta in quasi tutto il mondo.

Era da un bel po' che non ci mettevo piede, ma non era cambiato nulla dall'ultima volta; appena entrai vidi le solite dipendenti che mi salutarono allegre e dopo essere stata informata dalla segretaria di mia madre che non era impegnata in nulla di particolare, andai nel suo ufficio dove la trovai impegnata in una discussione sulla stoffa migliore per il nuovo modello di un vestito con Lexa.

<<Sono in ritardo?>> domandò preoccupata vedendomi entrare e io scossi la testa sedendomi in una sedia vuota.

<<Cinque minuti e sono libera>> mi promise tornando alla sua discussione con Lexa.

Lexa era come una zia per me e i miei fratelli, sia mia madre che mio padre erano figli unici, dunque non avevo nè zii che cugini; se non consideravo la mia prozia Jenette, che avevo visto per l'ultima volta all'età di cinque anni e l'unica cosa che riuscivo a ricordare da quella strana giornata era una frase che aveva rivolto scherzosamente a mia madre mentre mi scompigliava i capelli.

''L'hai rubata a qualcuno questa bella principessa? Hai fatto due gemelli identici e una bimba che figlia tua non sembra''

<<Eloise, rispondi?>>

La voce di mia madre mi riportò con la testa al presente e solo in quel momento mi resi conto che il mio nuovo telefono stava vibrando informandomi dell'arrivo di una chiamata.

Il numero era sconosciuto, ma non mi stupì poichè avevo perso tutti i numeri quando il telefono, cadendo con me, aveva fatto la fine che qualcuno desiderava facessi io: si era frantumato in un milione di piccoli pezzettini.

Un po' come aveva fatto la mia vita... non che potessi lamentarmi, ero miracolosamente sopravvissuta e ancora mi chiedevo quale angelo in cielo tenesse talmente tanto a me da proteggermi.

<<Pronto>> risposi al telefono <<Chi è?>>

<<Eloise?>> chiese in risposta... bene, una domanda con un altra domanda.

<<Con chi parlo?>> domandai nuovamente.

<<Sei tu Eloise?>>

<<Si>> ammisi alla fine <<Con chi parlo?>> ripetei.

<<Sei la figlia di Ilary Logan?>>

<<No, ha sbagliato numero, mi dispiace>> risposi secca prima di chiudere immediatamente la chiamata, con il cuore che mi batteva a mille a causa dell'ansia.

Non avevo una vera ragione di essere preoccupata. In fondo, era solo qualcuno che aveva confuso il mio numero di telefono con quello di un'altra ragazza che portava il mio stesso nome, poteva succedere... no?

Cercai di tranquillizarmi e di non preoccuparmi di come certe facessero ad avere il mio numero di telefono.

<<Chi era?>> mi domandò subito mia madre, che così come Lexa, aveva portato il suo sguardo su di me e sembrava più spaventata di quanto lo fossi io.

<<Era una donna, mi chiedeva se ero la figlia di una certa Ilary Logan... la cosa buffa è che anche questa donna ha una figlia di nome Eloise>> risposi con non chalance, non che questo servì a non farla preoccupare.

<<Ilary Logan?>> chiese scambiandosi uno sguardo con Lexa che diceva molto più di quanto io avrei mai potuto immaginare.

Annuì:<<La conosci?>>

<<No, piccola. Ma non ci pensare, probabilmente è tutto un caso.>> disse ma la sua titubanza mi fece intendere che fosse tutto il contrario <<Non devi preoccuparti... andiamo o faremo tardi.>>

Avrei voluto continuare a farle domande nella speranza di scoprire qualcosa in più, ma compresi che non avrebbe più detto nulla quindi lasciai perdere e mi ripromisi di cercare su internet appena ne avrei avuto l'occasione... forse per una volta avrei trovato una risposta, o se chiedere una risposta fosse stato troppo, almeno avrei potuto vantare qualche informazioni in più.

Ormai, più passava il tempo e meno mi sembrava di sapere.

Spazio autrice

Hey! Da tanto non scrivevo a fine capitolo... è un capitolo di passaggio ma ci sono tanti piccoli particolari che si riveleranno importanti in futuro.

Cosa ne pensate di Aline? Vi piace o vi infastidisce?

Al prossimo capitolo, baci.

MJ

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