18 Casa Bianca d'amore, Washington D.C., settembre 2019

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'Non potete andare più piano e senza i maledetti giri della morte? Per favore! Mi fa male lo stomaco!' Jack Lowell lo aveva ripetuto di continuo, seduto sul Quinjet accanto a Robin, terrorizzato e colpito dalla velocità dell'aereo.

Aveva persino sdoganato il lei formale che dava a tutti, soprattutto quando Steve e Clint si erano esibiti in un paio di acrobazie che avevano fatto cadere a terra i suoi appunti, sparpagliandoli, e gli avevano provocato una leggera nausea 'E che cavolo, lo fate di proposito!'. Mica poteva dare ordini al Vicepresidente degli Stati Uniti che pilotava.

'Bucky...non prendermi in giro!' rimproverò Barnes, che, tra Rondine e Pettirosso, lo fissava, tentando di non ridere 'Sono un povero portaborse! Ammetto che questo aereo è favoloso. Ed io sono salito sull'Air Force One, su tanti di quei voli privati...però...è troppo per me...Mi arrendo!'. Urtato da Wanda che sghignazzava alle sue spalle, si poggiò allo schienale del seggiolino, scoraggiato e si ammutolì.

'Jack...' la Reynolds, carezzandogli una mano, provò a distrarlo 'riassumici quanto hai organizzato!'.

Era così dolce quella donna, rifletté il collaboratore...si concentrò 'Atterreremo di fronte la Casa Bianca, dove alloggerete e lavorerete...lavoreremo. Ci saranno emittenti televisive di tutto il pianeta. Ci riprenderanno mentre entreremo. E non avete l'aria di persone che abbiano timore di qualcosa...farete un figurone' voltò, esaminando gli Avengers, che, su indicazione di West, indossavano le tute da combattimento, Rogers compreso...blu scuro e con la stella sul petto 'Falcon e Iron Man voleranno sulle nostre teste e planeranno vicino a noi...idea grandiosa, Robin...non mi sono mai divertito tanto come con voi...con Ross ed i suoi predecessori era una noia, scartoffie e grane politiche, zero azione!'.

'Sai sparare, Lowell?' Fury si informò, ironico.

L'altro scosse la testa; il nero con la benda e la giacca di pelle lo spaventava ancora più di Pierce! Gli faceva venire la tremarella!

'Uhm...dovrò insegnartelo!' Nick lo disse, serio, vedendo la sagoma della Casa Bianca sbucare nel verde di Washington D.C..

'Emozionata, Presidente?' James si rivolse alla moretta, al momento dell'atterraggio.

'È una situazione strana...un pochino sì' ammise, senza smettere di fissare i suoi occhi azzurri. Mai emozionata come di averti ritrovato e di poterti stare ancora vicina, rifletté la donna.

Come le avesse letto nel pensiero, le sistemò la solita ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio 'Siamo in due...' le sussurrò, sganciando la cintura e seguendola sulla scaletta del jet.

La Reynolds scese per prima, poi il Capitano con Sharon e scudo al seguito e gli altri. Tony e Sam sbucarono dal cielo e si piazzarono ai lati del gruppo, sorridenti, per farsi immortalare coi colleghi dai flash dei fotografi, sul prato curato e rigoglioso della Casa Bianca.

Ai giornalisti che tentavano di porre domande si oppose Lowell con un secco 'No comment!', in maniera tanto autoritaria da zittirli in un sol colpo.

Robin, intimidita dal clamore e dall'attenzione ricevuta, oscillò leggermente sui tacchi, subito sorretta da Bucky, che la prese per la vita. Inconsciamente, le loro mani si cercarono e camminarono uniti fino all'interno del palazzo.

'Per di qua, Presidente!' Jack la sospinse verso la Stanza Ovale, lo studio ufficiale del Capo di Stato. Era identico alle immagini che ne avevano visto in tv; comprendeva una scrivania in massello, davanti due divani gemelli giallo ocra, nel mezzo un tavolino basso, il camino e i tappeti compresi.

'Sono davvero Presidente' lì dentro la Reynolds si rese conto sul serio del suo ruolo.

'Sì, Pettirosso e sei pure brava! Avevo visto giusto quando ti ho reclutato' Fury le dette una lieve pacca sulla spalla, indicando la poltrona dietro lo scrittoio, il posto che le spettava di diritto, per incoraggiarla.

Lei si sedette, poiché la stanza era piena, con Barnes in piedi al suo fianco, alle sue spalle la bandiera degli Stati Uniti e quella con l'aquila.

'Su che ci concentriamo?' domandò Wanda, intimorita dall'ambiente formale.

Tony, liberatosi dal guscio metallico, entrò nella stanza, veloce 'Caspita...niente male...quasi meglio della mia torre' osservò quadri e colleghi 'dunque, io e Ray siamo sulle tracce dei droni. Sono scomparsi dai radar, volatilizzati, pensiamo siano dormienti, da qualche parte, pronti per sferrare un nuovo attacco, massiccio'.

West annuì.

'Intanto chiederei a Barton e Romanoff di fare un sopralluogo sui posti frequentati a suo tempo da Pierce. Casa, ufficio, il rifugio dove teneva Bucky...voi due avete un fiuto speciale, potreste recuperare informazioni utili o vedere dettagli sfuggiti in precedenza' suggerì Robin, nominando i due Vendicatori.

Il Falco scosse la testa, oppositivo al massimo 'Sarebbe meglio se potessi andare con qualcun altro...'. A seguito delle sevizie a Rondine, aveva provato un disgusto tale per la sua amica e fedele collega da non averne più voluto sapere. Avevano lavorato fianco a fianco, quando era capitato, senza mai chiarirsi, con un'ostilità di fondo assai spiacevole.

'È un ordine, agente Barton...muoversi' Ray indicò la porta, duro come la pietra, osservandoli alzarsi dal divano 'Ah, Clint...se l'ho perdonata io, puoi farlo anche tu...aveva ricevuto una disposizione da un superiore come la mia di adesso, a cui tu stai ubbidendo, pur controvoglia...il rancore è un sentimento sterile, inutile!'.

Mentre i due Avengers si richiudevano l'uscio alle spalle, silenziosi, con la Vedova che mandò a West uno sguardo colmo di gratitudine, quest'ultimo commentò, toccandosi il mento 'Mi piace comandare, ci sono portato, altro che informatica e spionaggio...'.

Lowell lo interruppe 'Chi si loda si sbroda...se siete pronti, farei accomodare il resto dello staff che ho scelto per voi, il nostro nuovo governo!'.

La Reynolds annuì. Passati pochi minuti dovette ammetterlo con se stessa: Jack era molto in gamba, arguto, aveva una marcia in più. Relegato per anni a fare il timido portaborse, a versare caffè o scrivere discorsi per Ross, aveva imparato l'arte e l'aveva messa da parte, per sfoggiarla, temperata dalla sua intelligenza ed educazione.

Aveva scovato, fra le sue conoscenze, i giovani che erano davanti a lei e stringevano le sue mani, quelle di Fury, di Ray, e degli altri Avengers. Uomini e donne suoi coetanei che avevano lavorato nell'ombra e che ora potevano esprimere le loro doti in maniera concreta.

Le fecero un'ottima impressione, tutti, e lei la fece a loro. Ed all'intero paese, durante la breve conferenza stampa organizzata dall'onnipresente Lowell, la presentazione formale del nuovo governo americano; dal palchetto col leggio ligneo, all'interno della stessa Casa Bianca, la Reynolds ed il Capitano Rogers - Sharon e Bucky limitrofi - avevano fatto gli onori di casa, riassunto i nuovi incarichi affidati e risposto a poche e selezionate domande.

'Sono il più anziano, un vero Matusalemme fra ragazzini del liceo!' Fury si era lamentato, terminato il momento di incontro.

'No, direi che sei il più saggio e che ci vuole un tipo come te nel gruppo...uno che terrorizza con un'occhiata, un solo occhio e te la fai sotto...' Jack lo rassicurò, a modo suo.

Erano a fine giornata e Robin li lasciò liberi, per la cena ed il riposo, per andare nella propria stanza, seguita da James.

'Qui c'è spazio in abbondanza...per voi ho fatto preparare una camera unica...vedrete dove...l'Executive Residence è favoloso!' ridacchiò Lowell, instancabile su ogni fronte, indirizzando un mezza battuta alla Reynolds e Barnes.

'Grazie...' bisbigliò la mora, accomiatandosi da lui 'ah, Jack, la prossima volta che capiterà un'emergenza simile, segnalerò te, per il ruolo di Presidente, saresti il più adatto e non lo dico per scherzare! Buona serata'.

***

Aveva ragione Lowell, ovviamente. L'edificio centrale del complesso della Casa Bianca, situato tra l'ala ovest e l'ala est, era composto da tre piani, ed ospitava il Presidente e la sua famiglia.

Lussuosissimo, comprendeva persino una pista da bowling! Camminando nei corridoi, al seguito di un impiegato, la Reynolds e Barnes giunsero al secondo piano dell'edificio, contenente gli appartamenti privati del Capo di Stato e la cucina. La parte destinata al riposo constava di quattro stanze da letto ed uno spogliatoio riservato solo alla moretta.

L'ex portavoce, conoscendo la semplicità dei suoi modi, aveva fatto allestire, per la notte, lo spazio più discreto. Spiccava un letto dalla forma classica, in ciliegio, su cui erano appoggiati quattro guanciali bianco sporco e altrettanti cuscini squadrati, un paio di poltroncine imbottite fra un tavolinetto basso, altre due ai lati del talamo, una per ciascuno, un tavolo più grande per consumare i pasti o lavorare, un armadio in cui erano visibili all'interno capi d'abbigliamento pronti per il mattino seguente e una toilette annessa.

'Potremmo abituarci a vivere qui...' la donna, colpita, ammirava il panorama, che dava sul prato verde della sua nuova residenza.

'L'importante è stare insieme...Mi sei mancata da morire, Presidente' Bucky l'aveva agguantata e bloccata contro la portafinestra di vetro, da cui si erano affacciati, per baciarla senza perdere nemmeno un secondo.

Robin aveva contraccambiato le sue labbra, teneramente 'Anche tu' aveva bisbigliato, con la voce arrochita dal desiderio.

L'attimo seguente si era ritrovata con lui che la prendeva in braccio, a mo' di sposa, e la depositava sul letto.

Si era spogliato della tuta da combattimento, in piedi, davanti alla donna che faceva altrettanto, rimanendo completamente nudo 'Ti spiace?' le aveva chiesto, indicando la protesi che aveva necessità di togliere.

La Reynolds, inaspettatamente, si era messa in ginocchio e lo aveva raggiunto, sfiorando l'attacco dell'arto bionico 'Insegnami a sganciarlo, voglio farlo io!' sussurrò, carezzandolo con i polpastrelli, affettuosa, partendo proprio dalla mano sinistra fino ad arrivare alla scapola, come la prima volta in cui si erano amati.

Barnes la fissò, nei pezzi di cioccolato fondente che aveva al posto degli occhi, commosso.

Era sempre più evidente perché se ne fosse innamorato al primo sguardo, al primo gesto, al primo battito. Perché era una creatura straordinaria, meravigliosa, nell'aspetto esteriore e nell'anima.

'Certo...metti la mano sotto la mia e segui ciò che faccio io...' le prese la destra sotto la propria e la premette, sulla parte superiore della spalla sinistra, più arcuata, facendole compiere un movimento circolare, lieve ma deciso.

Robin udì uno scatto e comprese che il braccio si fosse staccato dalla sua articolazione.

Baciò la carne lesa del moncherino, come fosse la cosa più naturale del mondo e resse la protesi con entrambe le mani, scostandola e poggiandola sulla poltroncina posizionata accanto al letto 'Il tuo nuovo braccio è leggero e insieme massiccio' commentò, ammirata del lavoro di Stark e Banner.

Distratta dall'esame dell'arto, sentì un singolo singhiozzo, e si voltò verso James, i fanali azzurri colmi di lacrime.

Intenerita come mai, avvicinò il viso al suo e gli asciugò il liquido con le labbra, facendolo proprio 'Bucky, amore mio...sei così bello...lo sei sempre stato, per me. Non mi è mai importato nulla del braccio, delle cicatrici, del tuo passato. Ho visto sempre e solo te, come eri con me e come sei...'. Lo sbaciucchiò sul volto, finché la bocca si unì a quella del compagno che si era calmato, le lingua intrecciate vorticosamente.

'Pettirosso...non ti ho dimenticato, perché nonostante tutto, gran parte della mia anima è diventata di tua proprietà' ammise James 'niente potrà cambiarlo, sono tuo...'.

'Mi rendi immensamente felice, con le tue parole...sai che per me è lo stesso' contraccambiò la mora, comprendendo che l'altro avesse bisogno che la sentisse sua, più del solito.

Lo baciò, all'altezza del collo, sotto il mento, insistendo sulla parte carnosa del lobo dell'orecchio, ricca di terminazioni nervose, udendolo trattenere il respiro.

'Così mi fa perdere la ragione, Presidente Reynolds...' James quasi non riusciva a parlare, per il formicolio che lo aveva colto e che si era diffuso ovunque nel suo essere, dalla base del cranio alle parti più sensibili sotto la cintola.

'Lo scopo è questo' la mora lo ricoprì di baci, brucianti, sul torace muscoloso e guizzante, sollecitandolo sui capezzoli inturgiditi anch'essi, deliziandolo con succosi colpi di lingua intorno l'ombelico, per scendere, in ginocchio, con la testa fra le sue gambe.

Avvolgendo, con entrambe le mani, il palo del suo uomo divenuto d'acciaio, iniziò un lento movimento costante, che provocò a Barnes un leggero spasmo e la fuoriuscita di un piccolo fiotto di nettare che Robin provvide a recuperare con la punta della lingua, immediatamente aprendo la bocca e cingendolo fra le sue labbra sensuali, colmandolo per l'intera sua lunghezza.

Carezzò i glutei marmorei, per spingerlo ancora di più in sé, nella sua caverna umida, in cui lo stimolava con una esperta suzione, unita a volteggi ed arabeschi, utilizzando le dita per completare il piacere maschile, stimolando i testicoli gonfi e giocando con la sottile striscia di epidermide del perineo.

'Quanto sei bella, Robin, amore mio!' Bucky, tra la visione spettacolare di lei, china sul suo inguine ed impegnata in quell'atto dal sapore così erotico, e l'impellenza del godimento che sentiva arrivare dall'interno delle sue viscere come una tempesta che lo stava per colpire, non riuscì a trattenersi a lungo, la destra poggiata sul suo capo, nella danza lussuriosa che stava compiendo il suo Pettirosso per lui.

Stillò il suo nettare nella boccuccia con un grido strozzato, inebriato di un piacere immenso che gli aveva offuscato la vista e scombussolato ciascuno dei cinque sensi posseduti.

La donna, inghiottita la dolce ambrosia, gli si affiancò di nuovo, il viso accanto al suo, con un'espressione birichina e dispettosa, umettandosi le labbra 'Meglio, Sergente? Continuiamo?' propose, seriamente, cingendolo in un abbraccio viscerale.

Avevano bisogno di stringersi ancora, di amarsi ancora, di trovare conforto l'una nell'altro...ancora.

Robin si stese sul letto, con le gambe aperte per offrirsi a Barnes, che le si piazzò sopra, addentrandosi in lei dolcemente, soffocandone i gemiti con un bacio ardente, la mano umana dietro la nuca fra i capelli adorati.

Si muoveva lento, possedendola in profondità, fluendo e poi ritraendosi per ricominciare, con un bacio o uno sguardo a ogni staffilata.

I loro corpi si avvicinavano e si allontanavano, sulla musica muta della loro passione, fino a che, abbracciati, si rivoltarono e fu la ragazza a posizionarsi sopra il suo ritrovato partner, con un movimento sinuoso dei fianchi, delicato, a tentare di far durare quel momento il più a lungo possibile, a trattenerlo con sé.

Persa nel ceruleo dei suoi occhi, fuori dallo spazio e dal tempo, viveva solo per Bucky in quell'attimo, del suo odore, del tocco sapiente della sua mano sul centro della propria femminilità, del piacere che le donava. Percependone gli urti che dal basso diventavano più intensi e dei sospiri che aumentavano, scese a baciarlo, mettendogli la destra sul cuore, nel momento in cui quella di lui fu sul suo seno sinistro.

Cominciarono a tremare insieme, travolti dall'ondata calda del loro amore reciproco. Dal suono dei loro nomi sussurrati. Dai loro battiti intensi.

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