Balzi d'umore

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 Il sole tramonta lentamente dietro le montagne, tingendo il cielo di arancione e rosa. Mi fermo un attimo, appoggiandomi alla recinzione di legno che circonda la nostra piccola casa, e mi godo la vista. Le giornate sembrano essere più tranquille da quando abbiamo superato le radiazioni e ci siamo stabiliti qui. Mi giro per vedere Clarke seduta sul divano, una mano sul pancione. Sorrido al pensiero del bambino che sta crescendo dentro di lei.

«Bellamy, sei tu?»

La voce di Clarke mi riporta alla realtà.

Si alza lentamente, con quella grazia che solo lei può avere anche in gravidanza.

«Sì, sono io amore. Come stai?»

Le chiedo, avvicinandomi e posando una mano sulla sua spalla.

«Stanca».

Risponde lei, con un sorriso stanco.

«E affamata. La piccola sembra avere un appetito insaziabile».

Rido e la guido verso la cucina.

«Allora prepariamo qualcosa di buono. Hai qualche desiderio particolare oggi?»

Mentre inizio a cucinare, Clarke si siede sullo sgabello accanto a me. Mi osserva con uno sguardo che conosco fin troppo bene. Sta pensando a qualcosa, ma non è sicura se parlarne o meno.

«Clarke, cosa c'è?»

Chiedo, senza smettere di tagliare le verdure. "Lo sai che puoi dirmi tutto."

Lei sospira profondamente.

«È Echo».

Dice alla fine, la voce appena un sussurro.

«So che è qui solo per aiutare, ma... non riesco a non essere gelosa».

Mi fermo, il coltello sospeso a mezz'aria. Mi giro verso di lei, posando le mani sul bancone.

«Clarke, sai che Echo è parte del nostro gruppo. Lei vuole solo aiutare. E lo sai che amo solo te, vero?»

Lei annuisce, ma il dubbio è ancora evidente nei suoi occhi. Mi avvicino e prendo le sue mani nelle mie.

«Guarda».

Le dico.

«Echo è stata importante per tutti noi durante la guerra, ma tu sei l'unica che conta per me. Sei la madre di mio figlio. Non c'è niente e nessuno che possa cambiare questo».

Clarke abbassa lo sguardo, le lacrime che minacciano di scendere.

«Lo so, Bellamy. Ma con gli sbalzi d'umore e tutto il resto... a volte è difficile non sentirsi insicura».

Le sollevo il mento, costringendola a guardarmi negli occhi.

«Clarke, sei la donna più forte che conosca. Hai superato cose che avrebbero spezzato chiunque altro. E ora stai dando la vita a nostro figlio. Non c'è niente che tu non possa affrontare. E io sarò sempre qui per te, in ogni momento».

Le lacrime scendono finalmente, ma sono lacrime di sollievo. La stringo forte a me, sentendo il suo corpo rilassarsi contro il mio. Rimaniamo così per un po', semplicemente godendoci il momento.

«Grazie, Bellamy».

Sussurra lei alla fine.

«Grazie per essere sempre qui per me».

Le bacio la fronte.

«Sempre, Clarke. Sempre».

Dopo cena, ci sediamo insieme sul divano. Clarke si appoggia a me, la testa sulla mia spalla, mentre le mie mani accarezzano dolcemente il suo pancione. Sento il bambino muoversi sotto le mie dita e sorrido. Non vedo l'ora di incontrare nostra figlia, di vedere il suo sorriso per la prima volta.

«Sai».

Dico piano.

«Ci sono giorni in cui penso a quanto siamo fortunati. Abbiamo superato così tanto. E ora stiamo costruendo qualcosa di nuovo, qualcosa di bello».

Clarke annuisce.

«Sì, abbiamo davvero superato tanto. E lo faremo ancora, insieme».

Mentre il cielo si scurisce e le stelle iniziano a brillare, mi sento incredibilmente grato. Non importa cosa ci riserva il futuro. Finché ho Clarke al mio fianco, so che possiamo superare qualsiasi cosa. E con nostra figlia in arrivo, non potrei chiedere di meglio.  

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