Finn

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 Tutti lo sanno. Nonostante i nostri sforzi per tenerlo nascosto, il campo ha occhi e orecchie dappertutto. Clarke e io cerchiamo di essere discreti, di mantenere la nostra relazione lontano dagli sguardi indiscreti. Ma è impossibile ignorare i sorrisi maliziosi di Jasper o gli sguardi complici di Monty. E poi c'è Octavia. Non riesce a contenere la sua gioia, saltella per il campo con un entusiasmo contagioso, raccontando a chiunque voglia ascoltare quanto sia felice per noi.

Ogni volta che la vedo così, un calore mi invade il petto. Octavia è la mia famiglia, la mia ragione di vita, e vedere che approva ciò che Clarke e io abbiamo è tutto per me. Ma non tutti condividono questa felicità.

Finn. Solo pensare al suo nome mi fa stringere i pugni. Lo vedo lì, con quell'espressione tormentata sul viso, lo sguardo perso. So che ha ferito Clarke profondamente. Ha fatto crollare la sua fiducia, l'ha fatta soffrire come nessun altro. E quando lei era a pezzi, sono stato io a raccogliere i frammenti del suo cuore. Ogni singolo frammento. L'ho aiutata a rimettersi in piedi, a ricostruire la sua forza. Vederla ridere di nuovo, vedere il suo sorriso, è la ricompensa più grande.

Quella mattina, il sole sta appena sorgendo, illuminando il campo con una luce dorata. Mentre mi avvio verso la tenda di comando, noto Finn che si dirige verso di me, con lo sguardo fisso e deciso. Non ci sono più dubbi, non possiamo evitarlo: è il momento del confronto.

«Bellamy».

Inizia, la sua voce è un misto di rabbia e frustrazione.

«Finn».

Rispondo, mantenendo il tono calmo, ma dentro di me sento il sangue di ribollire.

«Dobbiamo parlare di Clarke».

Continua, avvicinandosi di un passo.

«So cosa stai cercando di fare.»

«Non c'è niente di cui parlare».

Dico stringendo i denti.

«Clarke ha fatto la sua scelta.»

«Io la amo!»

Esclama Finn, il dolore evidente nei suoi occhi.

«Non puoi semplicemente... non puoi portarmela via.»

«Non l'ho portata via».

Ribatto, alzando la voce per la prima volta.

«Tu l'hai persa. Sei stato tu a farle del male, non io. Io sono stato lì per lei quando ne aveva bisogno».

Finn si avvicina ancora di più, tanto che posso sentire il suo respiro accelerato.

«Non capisci, Bellamy. Lei è tutto per me. Non posso lasciarla andare così».

Mi fermo, lo guardo negli occhi e vedo la disperazione.

«E tu pensi che per me sia diverso? Clarke è importante per me quanto lo è per te. Ma la differenza è che io non le ho spezzato il cuore. Io l'ho ricostruito».

Un silenzio pesante cala tra di noi. Finn sembra lottare con se stesso, il suo sguardo vacilla.

«Non può finire così».

Mormora, quasi a se stesso.

«Smettila, Finn. È finita. Clarke merita qualcuno che la tratti come merita, qualcuno che la faccia sentire al sicuro, amata».

Finn scuote la testa, come se rifiutasse di accettare la realtà.

«Non smetterò mai di amarla, Bellamy.»

«E io non smetterò mai di proteggerla. Ecco perché devi lasciare perdere».

Rispondo deciso.

Mi allontano, deciso a lasciarmi alle spalle quella discussione inutile, quando sento un sibilo nell'aria. Un pugno. Il dolore esplode sulla mia mascella e mi fa vacillare. Mi volto, gli occhi iniettati di rabbia, e vedo Finn, con il pugno ancora alzato.

«Sei impazzito?»

Urlo, afferrandolo per la maglia e spingendolo indietro. Ma Finn non si ferma. Si lancia su di me con tutta la sua forza, colpendomi al fianco, tentando di buttarmi a terra.

Il nostro scontro attira l'attenzione del campo. Vedo i volti sbigottiti di quelli che ci circondano, ma nessuno interviene. Le nostre urla si mescolano ai suoni dei nostri colpi. Riesco a mettere a segno qualche pugno, ma Finn è accecato dalla rabbia e dalla disperazione.

Ad un tratto, sento una voce familiare gridare:

«Fermatevi!»

È Clarke. Si avvicina di corsa, cercando di separarci.

«Clarke, stai indietro!»

Urlo, ma è troppo tardi. Finn, in un impeto di follia, tira fuori un coltello. Vedo la lama scintillare per un istante, e poi il mondo rallenta. Clarke si frappone tra noi, le sue mani tese nel tentativo di fermarci. Finn colpisce.

Il coltello affonda nel suo fianco. Un urlo di dolore squarcia l'aria, e il sangue inizia a macchiare i vestiti di Clarke. Il tempo si ferma.

«No!»

Grido, afferrando Clarke mentre crolla a terra.

«Clarke, stai con me, ti prego».

Il suo volto è contorto dal dolore, ma cerca di sorridermi.

«Bellamy... sto bene...»

Sussurra, ma vedo il panico nei suoi occhi.

Il campo è immobilizzato dal terrore. Nessuno sa cosa fare. Ma poi Jasper emerge dalla folla, con un gruppo di altri membri del campo. Senza esitazione, afferrano Finn e lo trascinano via, la sua resistenza è inutile contro la forza combinata di tanti.

«Octavia, Monty, venite qui, subito!»

Urlo, cercando di fermare l'emorragia.

«Abbiamo bisogno di aiuto!»

Octavia arriva di corsa, con le lacrime agli occhi, e Monty le segue con una borsa di primo soccorso. Lavoriamo freneticamente, cercando di tamponare il sangue e stabilizzare Clarke.

«Tutto andrà bene».

Le dico, anche se la mia voce tradisce la mia preoccupazione.

«Ti salveremo, Clarke».

Il campo trattiene il respiro, osservando in silenzio. Jasper torna, il viso pallido e teso.

«Finn è stato confinato, non farà più del male a nessuno».

Anche se le parole di Jasper dovrebbero rassicurarmi, il mio unico pensiero è per Clarke, che lotta per rimanere cosciente tra le mie braccia. Stringo la sua mano, il cuore in gola.

Clarke è in infermeria da ore. Ogni secondo che passa sembra un'eternità. Io non mi allontano nemmeno per un istante. Rimango accanto a lei, seduto su una sedia di legno dura, stringendo la sua mano fredda tra le mie. Il respiro di Clarke è lento e regolare, ma il pensiero della lama che l'ha ferita continua a tormentarmi.

Octavia è stata qui per un po', cercando di convincermi a riposare, ma ho rifiutato. Come potrei dormire quando Clarke sta lottando per la sua vita? Monty e Jasper hanno fatto del loro meglio per aiutare a medicarla. Raven ha lavorato senza sosta per sterilizzare gli strumenti e fornire tutto il necessario. Tutti hanno dato il massimo, ma io posso solo aspettare e sperare.

Le ore passano, scandite solo dal battito del cuore di Clarke che sento attraverso la sua pelle. Ogni battito è una piccola vittoria. Poi, finalmente, un movimento. Le dita di Clarke si stringono leggermente intorno alle mie. Il mio cuore accelera.

«Clarke».

Sussurro, avvicinandomi al suo viso.

«Clarke, puoi sentirmi?»

I suoi occhi si aprono lentamente. All'inizio sembrano confusi, ma poi si focalizzano su di me. Un sorriso debole appare sulle sue labbra.

«Bellamy...»

La sua voce è un sussurro, debole, ma per me è la musica più bella che abbia mai sentito.

«Shh, non parlare».

Le dico, accarezzandole la fronte.

«Sei al sicuro ora. Sei qui con me».

Lei annuisce leggermente, gli occhi pieni di gratitudine e affetto.

«Non ti sei mosso, vero?»

Riesce a dire con filo di voce.

«Sai che non lo farei mai. Non ti lascerò mai, Clarke. Mai».

Rispondo, cercando di sorridere nonostante l'emozione che mi stringe il petto.

Lei chiude gli occhi per un momento, e una lacrima le scivola lungo la guancia.

In quel momento, Octavia entra nell'infermeria. Vede Clarke sveglia e corre subito al suo fianco.

«Clarke! Sei sveglia!»

Esclama, le lacrime di gioia che le rigano il viso.

Clarke sorride debolmente.

«Octavia... cia»

Octavia si china su di lei, accarezzandole i capelli.

«Sono così felice che tu stia bene.»

«Grazie, O».

dice Clarke, stringendo la mano di Octavia con la poca forza che ha.

«Grazie a tutti voi».

Monty e Jasper si avvicinano, i volti illuminati da un sorriso di sollievo.

L'infermeria è piena di calore e di affetto. Clarke è circondata dalle persone che la amano, e io sento una gratitudine profonda per ognuno di loro. La strada verso la guarigione sarà lunga, ma so che insieme ce la faremo.  

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