Problemi di gioco

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 È una giornata tranquilla, il sole splende alto nel cielo e le fronde degli alberi ondeggiano lievemente al ritmo di una brezza leggera. Mi trovo al solito posto, il nostro rifugio segreto nel cuore della foresta, un luogo che Clarke e io abbiamo scoperto anni fa e che abbiamo fatto nostro. Qui, lontani dal caos e dalle responsabilità della vita quotidiana, possiamo essere semplicemente noi stessi.

«Bellamy, sei arrivato prima del solito».

Dice Clarke, emergendo dal sentiero nascosto che porta al nostro rifugio. Il suo sorriso luminoso è contagioso e non posso fare a meno di rispondere con un sorriso mio, anche se dentro di me, il senso di colpa si agita come un animale in gabbia.

«Sì, ho pensato di prendermi un po' di tempo per rilassarmi prima che tu arrivassi».

Rispondo, cercando di mantenere la voce leggera. Mi siedo su uno dei tronchi abbattuti che usiamo come panchine improvvisate, evitando il suo sguardo per un momento. Clarke è sempre stata brava a leggere le persone, soprattutto me. Sa che c'è qualcosa che non va, anche se non l'ho ancora detto.

«Bellamy, lo sai che non mi sfugge nulla, vero? Cos'è che ti preoccupa? Ti vedo strano da settimane».

Sospiro, passando una mano tra i capelli. Non voglio caricarla dei miei problemi, ma so che non posso continuare a nasconderle la verità. Clarke merita di sapere cosa sta succedendo.

«Clarke... c'è qualcosa di cui non ti ho parlato».

Inizio, sentendo il peso delle parole che stanno per uscire.

«Ho fatto una stupidaggine. Ho giocato dei soldi in una scommessa e... ho perso. Non volevo preoccuparti, ma adesso non so come uscirne».

La vedo sgranare gli occhi per un attimo, ma poi il suo sguardo si ammorbidisce. Mi mette una mano sulla spalla, un gesto che ho imparato a riconoscere come il suo modo di dire che tutto andrà bene.

«Perché non me ne hai parlato prima?»

«Non volevo che ti preoccupassi».

Ammetto, sentendo una stretta al petto.

Lei scuote la testa, il suo sorriso si fa più deciso.

«Bellamy, siamo migliori amici. Ci sopportiamo su tutto, ridiamo, scherziamo e ci aiutiamo a vicenda. Non devi affrontare tutto da solo. Adesso, raccontami tutto. Vediamo cosa possiamo fare per risolvere questa situazione».

Racconto a Clarke tutto dall'inizio, dalla scommessa avventata alla consapevolezza della perdita. Lei ascolta attentamente, annuendo di tanto in tanto, ma senza giudicarmi. Quando finisco, sento come se un peso enorme fosse stato sollevato dalle mie spalle.

«Ok».

Dice infine.

«Prima di tutto, dobbiamo trovare un modo per ripagare quei soldi. Ho qualche risparmio da parte, possiamo iniziare da lì. E poi, forse possiamo trovare qualche lavoretto extra per rimediare. Ma soprattutto, dobbiamo imparare da questo errore.»

«Non posso accettare i tuoi soldi, Clarke. È una mia responsabilità, devo risolverla io.»

«Non sei da solo in questo, Bellamy. E poi, i soldi sono solo una parte del problema. La vera questione è che tu ti sentito così solo da non poter condividere questo con me, promettimi che, d'ora in poi, non mi lascerai fuori».

Annuisco, sentendo un'ondata di gratitudine e affetto per Clarke. Lei è sempre stata lì per me, e ora mi rendo conto di quanto sia importante condividere tutto, non solo i momenti felici, ma anche quelli difficili.  

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