Treno

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Clarke

 Sono seduta sul treno, finalmente diretta a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Il rumore monotono delle rotaie è quasi ipnotico, e mi lascio andare al leggero dondolio del vagone. Mentre il paesaggio scorre fuori dal finestrino, chiudo gli occhi per un momento, pensando a quanto sarà bello arrivare finalmente a casa.

All'improvviso, il treno si ferma bruscamente, con un suono stridente che riempie l'aria. Per un istante, penso che possa trattarsi di un terremoto, ma poi il rumore cambia, diventa più simile a uno schianto. Capisco che qualcosa di terribile è successo quando il vagone inizia a inclinarsi e alla fine si rovescia su un lato. Il mio corpo viene scagliato contro il muro, e la mia testa colpisce con forza una superficie dura. Tutto diventa nero.

Quando riapro gli occhi, il caos è ovunque. Detriti, vetri rotti, persone che gridano. Mi sento stordita e c'è qualcosa di caldo che mi scivola lungo la tempia. Alzo una mano tremante e tocco il liquido: è sangue. Devo agire, ma la mia testa è confusa, e ogni movimento mi costa uno sforzo immenso.

Cerco il mio cellulare, pregando che funzioni, ma non c'è segnale. Voglio chiamare Bellamy, ho bisogno di sentirlo, di sapere che sta arrivando. Ma poi mi ricordo che è un poliziotto, lui saprà già cos'è successo. Sta sicuramente venendo qui.

Non so quanto tempo passi mentre rimango lì, sdraiata tra i rottami del vagone, la mia mente che va e viene dalla coscienza. Poi sento una voce distante, che sembra farsi strada tra il fumo e il rumore.

"Qualcuno è qui? Se sì, batta qualcosa."

La voce è familiare. Nathan. Cerco di muovermi, di fare qualche rumore, ma il dolore è troppo. Riesco solo a sussurrare con difficoltà: «Tre colpi... ti sei diment...»

«Cosa? Clarke?!»

La sua voce si fa più acuta, più preoccupata.

«Bellamy! Vieni subito qui!»

Sento dei passi affrettarsi verso di me. Cerco di muovere la testa, di vedere meglio, ma tutto è sfocato. Poi vedo il viso di Bellamy, pallido e teso. Il sollievo mi invade quando riconosco i suoi occhi preoccupati.

«Clarke, sono qui».

Dice, la sua voce un misto di ansia e sollievo.

«Andrà tutto bene, ti tireremo fuori».

Bellamy mi prende con delicatezza, cercando di non farmi male mentre mi solleva dai rottami.

«Ho bisogno di te qui, Nathan!»

Chiama, e insieme mi aiutano a uscire dal vagone rovesciato.

Appena fuori, il freddo dell'aria notturna mi colpisce, ma la sensazione è confortante rispetto al caldo soffocante del vagone. Posso vedere i lampeggianti delle ambulanze e delle auto della polizia che illuminano la scena del disastro. La confusione e il caos sono ovunque, ma almeno sono fuori.

Bellamy non mi lascia per un secondo.

«Hai anche un taglio sulla gamba, dobbiamo farlo vedere subito».

Dice, la preoccupazione evidente nei suoi occhi scuri.

«Stai perdendo molto sangue».

Mi sento debole, ma il solo fatto di avere Bellamy accanto mi dà forza.  

Bellamy

 Sono ancora scosso mentre guardo Clarke venire caricata sull'ambulanza. Vorrei andare con lei, tenerle la mano, ma so che devo restare qui. Il dovere chiama, e il caos intorno a noi è ancora troppo grande per essere lasciato senza supervisione.

Mi avvicino alla barella e le do un bacio veloce sulla fronte, il nostro piccolo rito di conforto.

«Vengo dopo, promesso».

Sussurro.

Clarke cerca di sorridere, ma vedo quanto è stanca e dolorante.

Mentre l'ambulanza si allontana con le sirene che urlano nella notte, mi faccio forza e torno al lavoro. Devo coordinare i soccorsi, assicurarmi che tutti siano tratti in salvo e che la scena sia messa in sicurezza. È un inferno, ma Nathan è al mio fianco, come sempre.

Finalmente, dopo ore di lavoro incessante, Nathan si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla.

«Vai pure in ospedale, ci penso io a fare rapporto».

Lo guardo, sentendo un'ondata di gratitudine.

«Grazie, Nathan. Non so cosa farei senza di te.»

«Vai. Clarke ha bisogno di te».

Mi incita.

Salgo sulla mia auto di servizio e corro verso l'ospedale. Il viaggio è un miscuglio di pensieri confusi e preoccupazioni incessanti. Quando arrivo, quasi corro verso l'ingresso, cercando disperatamente informazioni.

Non appena entro, vedo Octavia venirmi incontro.

«Bellamy!»

Grida, l'ansia evidente nel suo sguardo.

«Ho saputo dell'incidente e Abby mi ha chiamato per avvisarmi di Clarke!»

«Come sta?»

Domando, il cuore in gola.

«Appena è arrivata l'hanno portata in sala emergenza».

Risponde lei, il volto segnato dalla preoccupazione.

«Ora l'hanno portata in camera... le hanno messo dei punti sulla gamba».

Annuisco, sentendo un misto di sollievo e preoccupazione.

«Grazie, O».

Le dico, appoggiando una mano sulla spalla per un momento.

Lei mi abbraccia rapidamente.

«Andrà tutto bene, Bell».

Dice con convinzione.

«Clarke è forte».

Mi dirigo verso la camera di Clarke, il cuore che batte forte. Quando entro, la vedo distesa sul letto, pallida ma vigile. I suoi occhi si illuminano quando mi vede entrare.

«Bellamy...»

Mormora, la sua voce è un sussurro rauco.

Mi avvicino e prendo la sua mano.

«Ehi, come ti senti?»

«Sono... stanca». Risponde, cercando di sorridere.

Guardo i bendaggi sulla testa e sulla gamba.

«Mi dispiace di non essere stato con te».

Dico la, voce spezzata dall'emozione.

«Ero... dovevo...»

Clarke stringe la mia mano più forte.

«Lo so. Eri dove dovevi essere. E ora sei qui, ed è tutto ciò che conta».

Mi siedo accanto a lei, il nostro contatto una piccola ancora di sicurezza nel mare di incertezza.

«Hai avuto tanta paura?»

Chiedo, sapendo già la risposta.

«Sì».

Ammette lei, la voce un po' tremante.

«Ma quando ho sentito Nathan... e poi te... sapevo che ce l'avrei fatta».

Restiamo lì, insieme, mentre il tempo scorre lentamente. Ogni minuto che passa, ogni parola che diciamo, mi dà più forza. Siamo passati attraverso tanto, e so che possiamo affrontare anche questo.

Mentre la notte si fa più scura fuori dalla finestra, mi sento finalmente a casa, sapendo che Clarke è accanto a me, sicura, e che insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa.

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