2. Secondo Atto

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ATTRAZIONE FATALE


Lo accolse dentro casa e, accendendo la luce, gli mostrò il soggiorno. «Eccoci qui», esalò, mentre nel suo stomaco stava iniziando ad agitarsi qualcosa. L'emozione le stava giocando un brutto scherzo: era da tanto tempo che non accoglieva un uomo nella propria abitazione. Da ormai qualche anno, si era trasferita all'interno di quel grazioso complesso residenziale a tre piani comprensivo di un attico molto modesto, ma oltremodo funzionale.

«Molto carino», farfugliò lui, dando un'occhiata in giro. Tutto era in perfetto ordine; non c'era davvero nulla fuori posto né, tantomeno, che fosse lasciato al caso, e questo dava l'impressione che Kristen fosse un'ottima padrona di casa.

Un bel divano a due piazze occupava il centro del salone, un tappeto di spugna verde smeraldo sistemato poco più avanti. Un grosso tavolo occupato da un pregiato servizio da tè in porcellana, le quattro pareti della stanza abbellite con alcuni ritratti dai motivi impressionistici. Nello specifico, Kristen aveva un debole per Monet, e la cosa non sfuggì affatto al suo ospite.

«Hai buon gusto», le disse infatti, gli occhi che saettavano da un punto all'altro.

«Ti ringrazio», rispose Kristen, cercando di capire cosa dovesse fare. Come le era saltato in mente di invitarlo a casa sua? «E questa, invece, è la cucina», proseguì, indicandogli la porta alla sua destra.

Marcus la seguì e riprese a guardarsi intorno. Stile essenziale, qualche motivo floreale impresso sulle pareti, un frigorifero nuovo di zecca. Un altro tavolo avvolto da una tovaglia multicolore, il piano cottura in vetroceramica.

«Desideri un bicchiere d'acqua?» gli chiese. Non le pareva il caso di rifilargli l'ennesima bevanda alcolica.

«Credo sia meglio, sì.»

«Liscia o frizzante?»

«Liscia andrà benissimo, grazie.»

Kristen estrasse una bottiglia d'acqua da un piccolo ripostiglio accanto alla lavastoviglie, ne roteò il tappo e ne versò un po' nel bicchiere. Quando glielo porse, la punta delle loro dita si sfiorò appena. E tanto bastò perché Marcus tracannasse l'acqua d'un colpo e si avvicinasse pericolosamente a Kristen. La donna non ebbe neanche il tempo di pensare a cosa stesse succedendo: all'improvviso, si era ritrovata spiaccicata al muro, le labbra di Marcus a lambire, con assoluta sfacciataggine, le sue. Ormai era fatta. Aveva perso il controllo.

Kristen, manco a dirlo, aveva risposto subito al fuoco, la tensione accumulata che lasciava il posto al desiderio profondo che aveva di lui. Un desiderio che la donna trovava del tutto impossibile da ignorare. Spalancò la bocca, felice di accogliervi quella di lui, di ingaggiarvi una lotta furente a colpi di lingua. Marcus baciava da Dio, e assaporare proprio quelle labbra tanto bramate, tormentandole e succhiandole a suon di morsi al pari di un frutto proibito alla cui essenza è davvero impossibile resistere, le provocò un irrefrenabile moto di eccitazione.

Lo voleva. Voleva andare oltre con lui.

Le sue mani si mossero praticamente da sole e, mentre Marcus le cingeva la vita con sicurezza, tenendola del tutto ancorata a sé, cominciò a sbottonargli la camicia. Marcus non si oppose alla sua iniziativa. Continuò, anzi, ad assaltare le labbra sottili e morbide di lei facendo appello a una passione sfrenata, tanto che Kristen si domandava se fosse riuscita, a un certo punto, a riprendere fiato, per poi lasciarsi baciare ancora e ancora. Si sentiva come gelatina, in balia delle sue mani esperte che, a poco a poco, stavano insinuandosi al di sotto del suo vestito dorato ricoperto di paillettes. Quella consapevolezza le fece venire un crampo allo stomaco, tant'è che riuscì soltanto a sbottonargli metà camicia. Quell'uomo le stava facendo perdere la ragione. Percepì con estrema chiarezza il suo pollice che, assieme all'indice e al medio, le stuzzicavano a più riprese l'interno coscia, per poi concentrarsi nella parte più ricettiva della sua intimità. Si muoveva delicatamente, a differenza della presa ben più salda decantata dal suo palmo sinistro, che le stringeva il rispettivo fianco come se non volesse lasciarla andare. La donna ne seguiva, affascinata, il ritmo che stava costruendosi di volta in volta che Marcus si spingeva più in profondità – con le dovute accortezze.

Kristen non riuscì più a trattenersi e mugolò di piacere. Quel segnale incoraggiante spinse Marcus ad approfondire il contatto. Insinuò le dita all'interno degli slip di seta e prese a massaggiarla con più vigore, mentre le sue labbra affamate non trovavano requie e saggiavano, con studiata lentezza, l'incavo del collo di Kristen – clavicole comprese. I suoi baci roventi, unitamente alle sue carezze tanto decise quanto delicate, la portarono – di colpo e senza che se ne accorgesse – a un vigoroso orgasmo che la sconquassò tutta. Senza inibizioni di sorta, Kristen si lasciò travolgere da quella famigliare esplosione di sensi che Marcus stesso le aveva servito su un piatto d'argento e, felice e non meno appagata, si abbandonò a un lamento di puro piacere. Nemmeno si preoccupò che qualcuno – alias i soliti vicini impiccioni – potesse sentirla. Pur conoscendo a menadito le sensazioni stravolgenti che un semplice orgasmo poteva causarle, non era del tutto certa di aver mai provato una gioia interiore così forte, una soddisfazione dall'impatto così consistente. Kristen non poté che aggrapparsi a lui, reclamando ancora una volta le sue labbra. Non era solita baciare a più riprese il suo partner sessuale in un momento del genere, benché dopo Herbert non avesse frequentato poi molti uomini. Con quelli là, più che altro, si era instaurata un'intesa fisica piuttosto scadente e non meno banale, concentrati com'erano sul proprio, esclusivo piacere. Marcus, invece, era diverso. Le sembrava un tipo attento, sebbene in alcuni momenti i suoi pensieri sembravano rivolgersi altrove – persino quando aveva preso a sfregare con dolce impudenza la sua intimità. Con lui non c'era stato bisogno di fingere. L'orgasmo era semplicemente arrivato, e lei vi si era abbandonata senza remore – e senza alcuna forzatura.

Marcus, dal canto suo, l'aveva subito accontentata, ricambiando il suo slancio con rinnovata passione. Kristen percepiva, nella sua bocca, quel sentore di fresco di cui le aveva parlato un'oretta prima. Ecco il nostro amato Martini, pensò. Assaporarlo in questo modo è mille volte più eccitante, però. Fece scorrere i suoi palmi contro il torso di Marcus, avvertendo il piacevole contrasto tra i suoi peli scuri e la morbidezza di quella pelle che avrebbe voluto saggiare in ogni momento. E in qualsiasi modo. Lasciandosi dominare dall'impulso, si appropinquò alla cintura dei suoi jeans e vi armeggiò fino a slacciargliela. Si inginocchiò e glieli tirò giù. Aveva un solo pensiero: restituirgli almeno parte del piacere che lui le aveva donato. Da quelle effusioni, aveva più volte percepito il desiderio di Marcus. E adesso che se lo vedeva lì davanti, con addosso soltanto un paio di boxer e la camicia semi slacciata, lo trovava ancora più sexy. Nei suoi occhi, riscontrò una sottile nota di vulnerabilità – mista a uno chissà quale tormento interiore – che suscitava in Kristen sensazioni contrastanti. Avrebbe tanto voluto vederlo sorridere. Sì, magari era strano pensare a una cosa del genere in quel momento specifico. Poteva, in un modo o nell'altro, alleviare le sue sofferenze? Scuotendo appena la testa, lo privò con foga dei boxer neri e non resistette all'impulso di cominciare a toccarlo, sperando di regalargli un momento piacevole. Fece scorrere diverse volte il palmo della mano su e giù, con più dolcezza di quanta non ne avesse mai adottata in situazioni analoghe, per poi aumentare progressivamente il ritmo. Marcus mugugnò qualcosa, la testa riversa all'indietro, gli occhi socchiusi.

La donna provò un piacere immenso, indescrivibile. Era così bello sentire il respiro di Marcus farsi via via più affannoso, le sue dita che di tanto in tanto le accarezzavano le spalle in segno di incoraggiamento. Quei pesanti sospiri frammisti ai suoi gemiti inarticolati, che gli fuoriuscivano dalle labbra scuotendola tutta. La voglia di lui non era affatto scomparsa. Osservando con viva attenzione il suo operato, Kristen si sentiva padrona del proprio e dell'altrui piacere: anche se Marcus non la stava più toccando, percepiva comunque una sorta di connessione che li stava trascinando in un limbo fatto di passione, voglia di sperimentare e, soprattutto, osare come nessuno dei due, forse, aveva mai fatto prima.

Kristen rallentò di scatto, con l'unico scopo di procurargli maggiore piacere. Per tutta risposta, Marcus si sporse verso di lei, il bacino che, d'istinto, prese a fluttuare avanti e indietro seguendo alla perfezione il movimento foggiato dal palmo della donna, coinvolta quanto lui in quell'intrigante gioco di seduzione.

Kristen non si sentiva inadeguata, tantomeno incapace. Avrebbe continuato all'infinito, presa com'era da un eccitante contesto che, ormai ne era certa, l'avrebbe spinta a dare tutta se stessa a quell'uomo dai modi gentili e non meno affettati, dal classico temperamento che, perlomeno in apparenza, aveva giudicato come placido e tranquillo, ma che invece si fregiava di innumerevoli sfaccettature; più sfaccettature di quante non potesse mostrarne a una prima impressione.

Marcus strinse le labbra, un ruggito appena distinguibile. Kristen capì che stava cercando, invano, di soffocare quel piacere che stava facendosi sempre più intenso. Quello stesso piacere – che germogliava senza sosta dentro di lui – non gli permetteva di controllarsi a dovere. Forse la cosa lo disturbava? pensò Kristen, allentando appena la presa. Marcus continuava a muoversi, però. E sempre più velocemente. Anche volendo, dubitava sarebbe riuscito a fermarsi.

Sarà quel genere di uomo abituato ad avere più o meno il controllo su tutto, si disse Kristen. Proprio come me.

Le sfuggì un piccolo sorriso. Non riuscì a evitarlo, ma d'altra parte per quale motivo avrebbe dovuto trattenersi?

Marcus, neanche fosse riuscito a leggerla nel pensiero, riprese a muoversi con un pizzico di coraggio in più, incatenando il suo sguardo penetrante a quello di lei. E Kristen, sollecitata dal fatto che l'uomo avesse ripreso a lamentarsi – e dunque a lasciarsi andare –, s'impegnò non poco affinché manifestasse la propria passione al momento opportuno, e nel modo che più preferiva.

Tutto d'un tratto, Kristen non trovava più così essenziale che il tutto sfociasse in un rapporto intimo. Voleva soltanto che Marcus non s'imponesse dei limiti e agisse di conseguenza, proprio come quando l'aveva afferrata e sbattuta al muro senza troppi complimenti – sì, magari in quel momento non si era proprio distinto per gentilezza –, per poi tramortirla a suon di baci e carezze. Marcus si spinse in avanti un'ultima volta, quindi ghermì Kristen per le spalle e la sollevò. La donna fu colta alla sprovvista, ma non per questo si allontanò.

Lui la guardò intensamente, quindi si avvicinò alla zip del suo vestito. Volò giù in un attimo. E in quello stesso attimo, la donna si ritrovò in balia di un Marcus che per mero istinto aveva subito catapultato lo sguardo sul suo seno. Kristen portava una terza abbondante, ed era più che consapevole del fatto che a molti uomini piacesse il suo décolleté. Al contrario, lei non era mai riuscita ad apprezzarlo a dovere, malgrado non sapesse spiegarsi bene il perché. Lo sguardo di Marcus, però, non le suscitava alcun fastidio. Semmai la lusingava. E quando l'agguantò e lo strizzò nelle mani, Kristen pregò che quella tortura finisse presto. I suoi capezzoli erano talmente turgidi da farle male, e una sensazione di fastidio – mista a un bruciore improvviso – colpì nel vivo le sue parti intime.

E quella voglia inconsulta ritornò. Sì, voleva fare sesso con lui. Sarebbe stato inutile anche solo provare a nasconderlo. E stavolta non era nemmeno sicura di poter sopportare ulteriori preliminari senza reclamare un contatto più spinto.

Com'era prevedibile, Marcus si avventò sul suo seno con le labbra, succhiandolo e mordendolo alla stregua di un viandante assetato. La punta delle dita che scorrevano, lente, lungo la spina dorsale. Scese sempre più giù, fino ad acchiapparle il fondoschiena. E quando lui si decise ad attirarla più a sé, Kristen sussultò e cominciò ad agitarsi. Non ebbe neanche il tempo di pensare. Molto semplicemente, si mosse verso di lui e gli si aggrappò sulla schiena, strusciandosi contro la sua erezione con rinnovata energia. A Kristen scappò un'imprecazione, mentre i sospiri di Marcus si facevano sempre più intensi, i movimenti irregolari. La sensazione di bruciore si intensificò, e una seconda scossa di piacere la costrinse ad abbandonarsi totalmente a lui.

Marcus non esitò a sostenerla, mentre con le labbra le pungolava il lobo dell'orecchio. Non doveva averne abbastanza nemmeno lui. Finalmente, Kristen gli strappò la camicia di dosso, mentre l'uomo ne approfittò per liberarla dell'ultima, sottile barriera che ancora li separava.

Si scambiarono un'occhiata d'intesa e si accovacciarono sul pavimento, i corpi incatenati l'uno all'altra. Per qualche istante, si guardarono profondamente negli occhi, come indecisi sul da farsi. Kristen, dal canto proprio, non si era mai azzardata ad avere un rapporto sessuale senza che l'uomo in questione, per parte sua, indossasse la protezione adeguata, tantomeno con un completo sconosciuto qual era lui.

Dallo sguardo smarrito di Marcus, però, capì che non ne aveva dietro nemmeno mezzo, di preservativo. E questo, almeno secondo l'opinione di Kristen, poteva significare soltanto una cosa: Marcus non era il classico tipo da una botta e via, o comunque non doveva essere affetto da quell'ossessione che spingeva tanti di quegli uomini a infilarlo nel primo orifizio disponibile con l'unico, superficiale obiettivo di sollazzarsi un po'.

Kristen gli accarezzò l'accenno di barba, lo sguardo che vagava, affascinato, da un punto all'altro del suo corpo. Si morse il labbro inferiore, e proprio in quel frangente si decise ad andare fino in fondo. D'altra parte, era da ormai qualche anno che assumeva la famosa pillola – il suo ciclo mestruale era, il più delle volte, irregolare. Quindi, perlomeno sul fronte gravidanze indesiderate, poteva dirsi più che tranquilla. Kristen prese l'iniziativa e, incollando le labbra a quelle di Marcus, lo invitò – seppur tacitamente – a proseguire. Voleva affidarsi al cuore e all'istinto. A tutto il resto, ci avrebbe pensato dopo.

Tra un bacio e l'altro, Marcus afferrò la sua erezione e Kristen protese il corpo in avanti, le gambe attorno ai fianchi. Lui la penetrò con un colpo secco, un ruggito profondo e un lamento più stridulo. Erano entrambi stanchi di aspettare; adesso volevano solo scendere in pista e ballare. Aprire le danze, spalancare le porte alla più selvaggia – ed eccitante – delle esibizioni.

Marcus iniziò subito a muoversi, la bocca dischiusa. Kristen, invece, spalancò di colpo la sua, invocando a gran voce il suo nome e gemendo al contempo, senza alcun ritegno. Con smisurata passione. Era stupendo sentirlo dentro di lei. Tutto il calore che sprigionavano i loro corpi era persino più potente del freddo effuso dalle piastrelle in cotto. Per quanto fosse scomodo fare sesso sul pavimento, non era assolutamente contemplata l'idea di ricomporsi per raggiungere un posto più idoneo a certi scopi. Per nessuno dei due.

Marcus si muoveva come un forsennato, alla stregua di un serpente, mentre Kristen rispondeva alle sue spinte con crescente disperazione, inarcando la schiena e graffiando la sua. Quella reciproca voglia di consumarsi a vicenda suggeriva quanto per loro fosse forte il bisogno di abbandonarsi senza riserve all'amore fisico. Raggiungere insieme la terra promessa non era semplice un obiettivo, ma bensì una primaria necessità. Un istinto primigenio. E nessuno dei due sembrava disposto a rinunciarvi.

Kristen si sforzò di aprire gli occhi, ma il piacere le annebbiava i sensi. Riusciva soltanto a gridare; di quando in quando nemmeno poté trattenersi dal lanciare qualche imprecazione accompagnata a esortazioni di vario genere, e tutto a causa delle forti sensazioni che Marcus le stava facendo provare. Nemmeno con Herbert, col quale era stata per ben otto anni, aveva praticato un sesso così esplosivo e dai risvolti così appaganti.

Marcus cominciò a tremare, disegnando un ritmo sempre più scoordinato che lo portò, a distanza di qualche minuto, a riversare il frutto di quell'ardente passione sul corpo di Kristen. Fuoriuscì appena in tempo, un gemito strozzato accompagnato dall'ultimo grido della donna, stremata quanto Marcus da quella performance. L'uomo si accasciò accanto a lei, il fiato corto e la fronte sudata.

Kristen lo squadrò dall'alto in basso, quindi buttò un occhio anche su di sé. Avrebbe dovuto alzarsi e prendere un fazzoletto dalla dispensa per ripulirsi, ma il solo pensiero di allontanarsi da Marcus la infastidiva. Fece una smorfia e scosse la testa per l'incredulità e lo sconvolgimento derivanti da quell'ultimo pensiero, che subito giudicò fuori luogo – e sin troppo sentimentale.

Lei e Marcus erano appena stati vittima di un'attrazione fatale.

Niente di nuovo sotto il sole. O almeno così credeva.

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