19. Here without you - Parte I

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Amici e lettori carissimi ❤ 

Ecco a voi la prima delle tre parti che costituiscono questo capitolo di BROKEN - Il passato tra noi  :D

In questo capitolo ne vedrete delle belle, spero possiate divertirvi anche oltre che emozionarvi ^-^

Vi lascio alla lettura, e come sempre un GRAZIE immenso per tutti coloro che continuano a seguire questa storia ❤ 

E non dimenticate di commentare, io ADORO leggere quello che scrivete e sapete che rispondo sempre ad ogni singolo commento ^-^

Vi voglio bene ❤ 

Vostra, Valentina ❤ 

"A thousand lies have made me colder 

And I don't think I can look at this the same

But all the miles that separate 

They disappear now when I'm dreaming of your face

I'm here without you baby 

But you're still on my lonely mind

I think about you baby 

And I dream about you all the time

I'm here without you baby 

But you're still with me in my dreams 

And tonight, it's only you and me"

Here without you - 3 Doors Down


Era sabato ed erano passati quattro giorni da quando Marco aveva trovato il libro scritto da sua madre. Era l'alba e lui era disteso sul letto, sotto le coperte, dopo l'ennesima notte in bianco.

Non faceva altro che addormentarsi per pochi minuti, per poi risvegliarsi di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e il corpo scosso da tremori. Continuava a sognare sempre la stessa cosa: lui bambino, mano nella mano con Giulia, quella che aveva creduto essere sua madre per tutta la vita, che di punto in bianco lo abbandonava per andar via, lasciandolo solo sul ciglio della strada, con le guance rigate di lacrime e incapace del più piccolo movimento.

Marco sapeva bene che quella scena non si era mai svolta, non quando lui era piccolo perlomeno.

Ma da quando aveva scoperto la verità sulla madre biologica, i ricordi del suo passato avevano cominciato a mescolarsi e confondersi, rendendogli impossibile distinguere la realtà dagli incubi.

Marco si portò involontariamente la mano destra sul petto, a sfiorare il nome tatuato a caratteri eleganti proprio sul cuore.

Giulia. Sua madre.

Quando era andata via, Marco ne era stato distrutto.

Lo era ancora.

E in quell'occasione, a differenza dei suoi brutti sogni, era rimasto immobile, senza versare neanche una lacrima, senza emettere un suono, senza essere in grado di reagire a quello che stava avvenendo davanti ai suoi occhi.

Scostò bruscamente le coperte e decise di alzarsi. Era rimasto chiuso nella sua camera dal martedì, fatta eccezione per l'incursione che lui e Alessandro avevano messo in atto il mercoledì mattina seguente, per rubare ancora una volta la chiave a loro padre e rimettere il manoscritto dove Marco lo aveva trovato.

Era già stato fortunato che Stefano non se ne fosse accorto il giorno stesso in cui l'aveva sottratto, al ritorno dal lavoro; aspettare ancora sarebbe stato rischioso.

Ma grazie all'aiuto di Alessandro era filato tutto liscio. E ancora grazie a lui aveva potuto evitare di doversi occupare del padre e dei pasti.

Suo fratello in quei giorni aveva dimostrato tutta la sua maturità, nonostante i suoi diciannove anni. Aveva preparato i pranzi e le cene, si era assicurato che Stefano lasciasse lo studio di Giulia almeno per mangiare, e poi aveva portato qualcosa anche a lui, nella sua camera, in modo tale che non fosse costretto a sedersi a tavola con suo padre e a fingere che andasse tutto bene.

Niente andava bene.

Da quando Giulia era andata via nulla era andato più per il verso giusto. E ora che Marco conosceva la verità sulle sue origini, sarebbe stato impossibile per lui tornare alla normalità.

Ma non poteva affrontare suo padre in quel momento, sapeva di non essere ancora pronto a quel confronto, né tantomeno lo sarebbe stato Stefano. Doveva chiarirsi le idee prima, recuperare un po' del suo equilibrio emotivo, decidere cosa fare con le informazioni che aveva acquisito. Solo poi avrebbe potuto parlare con suo padre e dirgli che sapeva la verità.

Ma una cosa gli era chiara: non avrebbe potuto nascondersi nella sua stanza per sempre. Doveva uscire di lì, affrontare il mondo, e fingere ancora per un po' che non era cambiato niente, almeno con Stefano.

E poi c'era lei. Aurora.

Si era comportato da perfetto stronzo con lei, Marco ne era pienamente consapevole. La ragazza gli aveva aperto il suo cuore e, proprio nel momento in cui era più vulnerabile, l'aveva abbandonata.

In quei giorni aveva continuato a ripetersi che era per il suo bene, che se si fosse mantenuto a distanza lei avrebbe sofferto di meno. Aveva preso questa decisione ancor prima di scoprire il contenuto del manoscritto e, ora che sapeva ogni cosa, sentiva di aver fatto la scelta giusta.

Ma tutte quelle giustificazioni non erano in grado di attenuare il senso di vuoto che sentiva allo stomaco. Sapeva che Aurora lo aveva cercato, ma non aveva avuto il coraggio di risponderle. E ora continuava a domandarsi cosa stesse facendo, se stesse bene, se avesse bisogno di lui.

Gli mancava. Era innegabile.

Conosceva quella ragazza da poche settimane, eppure aveva condiviso con lei qualcosa di più che qualche chiacchiera e del semplice sesso. Non si era trattato di quello per lui. Con lei non era stata solo una questione fisica. Sicuramente la chimica tra loro era innegabile e lo dimostrava l'attrazione che aveva provato nei suoi confronti sin dalla prima volta che aveva sfiorato la sua mano sottile e affusolata, quel giorno in cui aveva trovato il coraggio di parlarle.

Marco si era innamorato di quegli occhi blu, di quel sorriso timido, di quel cuore a pezzi, così simile al suo, che aveva attraversato l'inferno ed era sopravvissuto.

Ma se avesse condiviso il peso di quello che aveva scoperto con Aurora, lei avrebbe potuto sopportarlo?

Era quella la domanda che continuava a risuonargli nella mente da quattro gironi.

Non c'era niente che avrebbe voluto fare di più che prendere il cellulare e chiamarla, sentire la sua voce morbida e calda all'altro capo del telefono, chiederle di correre da lui, dirle che aveva un disperato bisogno che lei lo abbracciasse forte, perché solo il calore del suo corpo avrebbe potuto sciogliere il gelo che sentiva avanzare dentro di sé.

Ma non lo avrebbe fatto. Non poteva fare questo ad Aurora. Lei aveva bisogno di qualcuno di forte, con una vita stabile e tranquilla, che si occupasse di nient'altro che non fosse farla sorridere e renderla felice.

Per Marco era strano provare quelle sensazioni. In passato aveva avuto diverse ragazze, non molte, ma abbastanza da sapere che non si era mai innamorato di nessuna di loro. E da quando Giulia era andata via aveva dovuto occuparsi di suo padre, suo fratello, la casa, lo studio, e non aveva avuto né il tempo né la voglia di frequentare nuove ragazze.

Almeno fino a quando il suo sguardo non aveva incontrato i meravigliosi occhi blu di Aurora.

Lei aveva cambiato ogni cosa.

Aveva stravolto il suo mondo ed era riuscita a penetrare la corazza che si era costruito intorno da quando Giulia, nove mesi prima, li aveva lasciati.

E ora, dopo la valanga che lo aveva travolto, doveva imparare di nuovo a fare a meno di lei, come prima di conoscerla. Sempre che ne fosse capace.

A pranzo Marco decise di uscire dal suo nascondiglio e affrontare il resto della famiglia.

Suo fratello era in cucina, intento a preparare un sughetto da accompagnare con gli spaghetti che bollivano in pentola. Non c'erano tracce di suo padre in giro, probabilmente era ancora a scuola.

Quando Alessandro si accorse della sua presenza in cucina, sgranò gli occhi e gli sorrise timidamente.

«Ehi, eccoti. Sono contento che tu abbia deciso di lasciare la tua tana. E poi, lasciamelo dire fratello, sarebbe ora che ti facessi una doccia e pulissi la tua camera, inizi decisamente a puzzare» scherzò Alessandro, fingendo di annusarlo.

Marco accennò un sorriso, poi vedendo che non era ancora pronto, decise di seguire il consiglio del fratello e di darsi una ripulita.

Quando osservò il suo volto riflesso nello specchio del bagno, stentò a riconoscersi. Gli occhi verdi erano cerchiati da un alone scuro tutto intorno, dai toni violacei, segno che non riusciva a dormire da giorni, mentre le guance erano ricoperte da un sottile strato di peli biondo-castani come i suoi capelli. Era solito radersi almeno due volte alla settimana, ma ormai era dal sabato precedente che non lo faceva.

Rimase a fissare il suo riflesso per diversi minuti, incapace di spiegare a sé stesso come avesse fatto a ridursi così e, più di ogni cosa, domandandosi come avrebbe fatto quella volta a rialzarsi.

Così fece la doccia ed eliminò la barba, poi andò nella sua stanza e iniziò a rassettarla. E quando aprì la finestra e si affacciò per prendere una boccata d'aria, lo vide. Vide suo padre che attraversava la strada, diretto al portone del loro palazzo.

Da lì a un minuto sarebbe entrato in casa e Marco avrebbe dovuto cominciare la sua recita. Non aveva altra scelta, non poteva sottrarsi.

Il pranzo trascorse in silenzio, come sempre. Stefano non fece nessuna domanda a Marco riguardo le assenze degli ultimi giorni e nemmeno lo guardò in faccia. Semplicemente si sedette al tavolo, consumò metà del contenuto del suo piatto e poi si defilò nello studio, senza aggiungere altro.

Marco sentì una punta di dolore insinuarsi dentro di sé. Una parte di lui era sollevata che suo padre non avesse fatto domande, così aveva potuto risparmiarsi un gran numero di bugie. Eppure una piccola parte di lui desiderava che Stefano lo guardasse negli occhi, che capisse che stava soffrendo, che si interessasse della sua vita, delle sue assenze, dei suoi problemi.

Ma sapeva bene che quella speranza era ormai vana. Suo padre era andato via lo stesso giorno in cui se n'era andata sua madre, lasciandosi dietro solo un involucro vuoto con le sembianze dell'uomo che era stato, il ragazzo che aveva scritto quei numeri su una panchina e che aveva conquistato il cuore di Giulia.

Era andata via solamente lei, ma in realtà quel giorno li avevano persi entrambi.

Nel pomeriggio Marco ricevette una telefonata di Cristian. Era la quinta in quattro giorni. Aveva ignorato le precedenti telefonate, ma sapeva che non poteva evitarlo per sempre.

Quando rispose, l'amico tirò un sospiro di sollievo.

«Ehi, amico, finalmente ti sei degnato di rispondere! Ma si può sapere che fine hai fatto? Mi avevi promesso che non mi avresti più lasciato andare a lezione da solo. Si può sapere dove sei stato questi giorni?»

«Ehi Cris, sì, hai ragione, avrei dovuto avvisare, ma è successo un mezzo casino qui a casa e non avevo voglia di parlare con nessuno» spiegò Marco, sperando che il ragazzo non facesse altre domande.

«Diamine, la prossima volta almeno rispondi ad un messaggio, così mi fai preoccupare... Comunque non pensare di essertela cavata, mi devi raccontare tutto.»

Esattamente quello che Marco temeva.

Ma poi si rese conto che forse parlarne con lui gli avrebbe fatto bene. Cristian era il suo migliore amico, si conoscevano dai tempi del liceo. Lui sapeva qual era la situazione in casa sua, cosa era successo nove mesi prima. Lui avrebbe potuto dargli sostegno, avrebbe retto il colpo e lo avrebbe aiutato a chiarirsi le idee.

«D'accordo» acconsentì Marco «ma non per telefono. Ci vediamo stasera in qualche bar? Ho bisogno di bere. Tanto.»

«Stasera io e gli altri suoniamo al Music Time, se mi raggiungi lì possiamo farci una birra dopo lo spettacolo» gli propose Cristian.

«Okay, a stasera allora.»

Cosa succederà durante l'incontro serale tra Marco e Cristian al Music Time? 

Sarà in grado il ragazzo di confessare all'amico tutto quello che ha scoperto sulle sue origini? 

Non disperate lettori, qualche giorno di pazienza e il seguito sarà tutto vostro :D

E passate dal capitolo intitolato CAST - Personaggi secondari per conoscere il volto di Cristian e degli altri componenti dei Kaleidoscope :D

Come al solito, non dimenticate di votare e lasciare un commento se avete gradito la lettura ❤ 

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