24. With me

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Buonasera lettori!

Ecco un nuovo capitolo tutto per voi ^-^ 

Penso che vi farà piacere ritrovare uno dei vostri personaggi preferiti :D

Buona lettura :*

"Through it all, I made my mistakes

I stumble and fall, but I mean these words

I want you to know: with everything, I won't let this go

These words are my heart and soul

I'll hold on to this moment, you know

'Cause I'd bleed my heart out to show that I won't let go"

With me - Sum 41


Erano passati tre giorni da quando Marco aveva parlato con Aurora sotto la pioggia, giorni che il ragazzo aveva trascorso per lo più a letto con la febbre.

Finalmente il venerdì mattina si svegliò più riposato e senza il cerchio alla testa che lo aveva accompagnato durante tutto il decorso dell'influenza. Era evidente che le medicine cominciavano a fare effetto, permettendogli di alzarsi e compiere qualche faccenda in casa.

Per prima cosa decise di farsi una doccia calda e rigenerante, così da lavar via i residui della malattia, per poi eliminare il sottile strato di ispida barba, unico tocco di colore sulle sue guance ancora un po' pallide; dopodiché passò a sistemare la sua camera, aprendo la finestra e cambiando le lenzuola, così da sbarazzarsi di ogni residuo di microbi.

Quando ebbe terminato, si sentì decisamente rinvigorito, quasi come se mettere ordine in casa l'avesse aiutato a mettere ordine nella sua testa.

Ma c'era un pensiero che l'aveva tormentato in quei giorni, un problema a cui doveva trovare rapidamente una soluzione: l'appuntamento con Aurora.

Aveva promesso alla ragazza qualcosa di indimenticabile, ma la verità è che non aveva la più pallida idea di come regalarle la serata speciale che si aspettava. Perché la verità era che non la conosceva abbastanza da sapere cosa l'avrebbe potuta rendere felice.

L'unica sua certezza era che avrebbe dato qualunque cosa per vederla sorridere come alla loro primissima uscita, quando avevano condiviso un caffè seduti ad un tavolino del bar vicino alla facoltà della ragazza.

Marco aveva pensato a mille alternative, dalle più classiche alle meno banali: cenetta in un ristorantino romantico, serata al cinema oppure al palaghiaccio, e tante altre opzioni, nessuna delle quali però lo aveva convinto fino in fondo.

Voleva che fosse una cosa speciale e c'era un'unica persona in grado di aiutarlo. Pur consapevole che sarebbe stata un'impresa titanica, se non addirittura impossibile, nel tardo pomeriggio Marco si preparò per uscire, deciso a fare anche quell'assurdo tentativo pur di non deludere Aurora ancora una volta.

«Ale, devi andare al Music Time stasera?» chiese al fratello minore, in piedi davanti al frigorifero alla ricerca di qualcosa con cui fare uno spuntino.

«Sì, ci stavo proprio andando. Ho appuntamento con Cris e gli altri alle diciannove per far le prove. Perché me lo chiedi?» disse, prendendo una busta di prosciutto cotto con cui farcire un tramezzino.

«Niente, ho bisogno di venire anch'io, devo sbrigare una faccenda. Ti dispiace se poi mi riprendo la macchina? Vorrei evitare di rimanere fuori casa più del necessario, dato come sono stato in questi giorni...»

«Non c'è problema, al ritorno mi faccio dare uno strappo da qualcuno» lo rassicurò Alessandro, addentando famelico un angolo del tramezzino. «Finisco questo e andiamo» borbottò con la bocca piena.

Così dieci minuti dopo Marco indossò il suo giubbotto più pesante, uno sciarpone grigio per coprire la gola e la bocca, e uscì di casa insieme ad Alessandro, diretti entrambi al Music Time.

Nonostante la febbre fosse passata, Marco continuava ad avere il naso tappato, cosa che aveva contribuito in gran misura al cerchio alla testa che non lo abbandonava ormai dal martedì mattina. Certamente la consapevolezza di quello che lo aspettava al locale non lo stava aiutando a sentirsi più leggero e spensierato.

La persona a cui stava per chiedere aiuto lo considerava un problema, un peso, e col novantanove percento di probabilità si sarebbe rifiutato di dargli una mano, ne era sicuro; ma la posta in gioco era troppo alta e la felicità di Aurora valeva un tentativo.

Quando i due fratelli arrivarono al Musica Time, Marco disse ad Alessandro di andare avanti e dedicarsi alle sue faccende, avendo ancora bisogno di qualche minuto per riflettere meglio sul discorso che si apprestava a fare.

Così il minore prese il suo strumento e si avviò all'interno del locale, lasciando il fratello vicino alla macchina, con il vento gelido a sferzare le sue guance rasate di fresco.

Marco chiuse gli occhi per alcuni secondi, nel tentativo di zittire la vocina saccente nella sua testa che continuava a ripetergli: "Stai facendo una cazzata colossale, poi non dire che non te lo avevo detto. Ti prenderà di nuovo a pugni, già lo so. E dopo non venire a lamentarti, eh! Te la stai andando a cercare."

«'Fanculo, ce la posso fare» disse a sé stesso, muovendo il primo passo per entrare nel Music Time.

Mentre scendeva le scale che portavano al piano inferiore, Marco si sbottonò il giubbotto e si tolse la sciarpa, prendendo un'ampia boccata di ossigeno. Una volta giunto nel seminterrato che ospitava il locale, si guardò intorno, alla ricerca dell'ultima persona a cui avrebbe voluto chiedere aiuto.

La stanza era deserta, fatta eccezione per una cameriera, intenta a sistemare le sedie sui tavolini per poi passare lo straccio su tutto il pavimento della sala. Il palco era vuoto, segno che i ragazzi dei Kaleidoscope erano ancora dietro le quinte, probabilmente impegnati a stabilire la scaletta per lo spettacolo del sabato. Marco fu grato per quella fortunata coincidenza, che gli permetteva di evitare un incontro potenzialmente disastroso con Federica, per di più sotto lo sguardo sospettoso e prevenuto di Falco.

Dopo quel bacio che si erano scambiati mentre lui era ubriaco fradicio, non c'erano più state occasioni per loro di parlare e Marco non aveva fatto nulla perché se ne presentasse una. Sapeva che, presto o tardi, avrebbe dovuto affrontare l'argomento con Federica e mettere in chiaro che quel bacio non aveva significato niente, almeno per lui. 

Ma sapeva che la questione non si sarebbe risolta così facilmente; Cristian lo aveva messo in guardia già da tempo sulla cotta che la loro amica comune provava per lui e Marco, seppur lusingato, non aveva mai pensato di poterla ricambiare, avendo quindi molta cura di non darle dei segnali che potessero in qualche modo illuderla.

Almeno fino a quella maledetta sera.

La scoperta del libro di sua madre l'aveva mandato alla deriva, facendolo sentire perso e impaurito, e quando Federica gli si era avvicinato, l'alcol aveva convinto la sua mente fragile e annebbiata che aggrapparsi a quella ragazza, anche solo per una sera, anche solo per un'ora, lo avrebbe fatto sentire meglio. Lo avrebbe fatto sentire amato.

Ma il sapore delle labbra di Federica, il freddo metallo del suo piercing, il profumo così diverso dal misto di fragola e vaniglia che aveva assaporato sulla pelle di Aurora, lo avevano risvegliato, facendolo sentire ancora più solo.

Era stato necessario un bacio per fargli capire quanto si fosse sbagliato. Un bacio che non solo rischiava di rovinare ogni cosa tra lui e la ragazza di cui si era innamorato, ma che senza ombra di dubbio aveva illuso Federica che tra loro potesse esserci qualcosa di più che una semplice amicizia.

Conosceva quella ragazza dal liceo, e insieme a Cristian erano stati un trio inseparabile. Avevano condiviso i momenti spensierati della loro adolescenza, le risate tra una lezione e l'altra, la paura per le interrogazioni, le uscite nei pub e nelle discoteche il sabato sera, le escursioni in tenda durante le vacanze estive.

Erano stati inseparabili, almeno fino a un anno prima.

Quando Giulia era andata via, Marco si era chiuso in sé stesso, tagliando fuori tutto e tutti, compresi i suoi amici di sempre. E se Cristian aveva trovato un modo per restargli accanto, Federica non era stata in grado di fare altrettanto, scegliendo così di rimanere confinata ai margini della sua vita, accontentandosi di vederlo ogni tanto seduto a un tavolino sotto il palco, ad ascoltare la musica che lei suonava pensando a lui.

Marco sapeva bene che la ragazza meritava molto più di quello che lui aveva scelto di concederle, e dopo quel bacio certamente avrebbe meritato una spiegazione, che però lui non era pronto a darle.

Così ringraziò ancora una volta che il gruppo non avesse fatto la sua comparsa in sala, potendosi concentrare sul ragazzo dietro il bancone del bar, intento a svuotare la lavastoviglie e a riporre i diversi bicchieri sui rispettivi ripiani.

Non appena Falco vide Marco andargli incontro, posò la cesta con le stoviglie pulite sul bancone e incrociò le braccia al petto, fissando il ragazzo con sguardo truce.

«Che ci fai qua?» gli chiese in tono burbero.

Marco fece un respiro profondo e si preparò ad affrontare quella che, dato l'esordio, si prospettava come una conversazione difficile, che avrebbe sicuramente richiesto tutta la sua pazienza.

«Sono qui per parlare con te» esordìil ragazzo con voce nasale e tono pacato.

«Se è di mia sorella che vuoi parlare, allora l'unica cosa che voglio sentire è che la lascerai in pace una volta per tutte. In caso contrario, sarò costretto a spaccarti anche l'altro lato del labbro.»

Marco si portò istintivamente la sinistra sulla bocca, sfiorando con le dita il taglio dalla crosta spessa che ancora non si era del tutto rimarginato.

«Non sono qui per litigare,» tentò di essere conciliante Marco, «e non credere che per me sia stato facile venire qui a parlarti, ma voglio rendere felice Aurora e per questo ho bisogno del tuo aiuto. Voglio portarla fuori per un appuntamento e vorrei che fosse speciale.» terminò tutto d'un fiato.

Il sopracciglio destro di Falco scattò in alto, mostrando tutto il suo stupore nel sentir pronunciare quelle parole dalla bocca del ragazzo.

«Cioè, vediamo se ho capito bene: prima spezzi il cuore di mia sorella e poi vieni da me per chiedere aiuto?! Forse il pugno dell'altra sera ti ha rimbambito il cervello...» disse il biodo con una risatina isterica, portandosi le mani sui fianchi.

«Non ho mai avuto intenzione di farle del male, sono pronto a giurartelo su quello che vuoi. Io la amo.»

«Tu la ami?!» esclamò stupefatto Falco, sul viso un'espressione a metà tra l'incredulo e il furioso. «Tu hai il coraggio di parlare d'amore?! Ragazzino, tu non sai neanche cosa voglia dire amare!»

L'atteggiamento di sbeffeggio del barista fece montare in Marco una rabbia che non aveva mai provato prima di allora.

«Io non so cosa sia l'amore?! Ma come ti permetti di giudicarmi in questo modo?! Tu non sai niente di me!» replicò il ragazzo, sulla difensiva.

«Hai ragione, io non ti conosco né mi interessa farlo. So che hai fatto piangere Aurora e questo mi basta per sapere che non sei il ragazzo per lei. Già una volta ho permesso che qualcuno la facesse stare male, puoi stare certo che non lo permetterò di nuovo» sentenziò Falco, con i muscoli del viso contratti e le mani strette a pugno lungo i fianchi.

Marco si morse l'interno della guancia, nel tentativo di tenere a freno l'istinto ed evitare di prendere a cazzotti la faccia di quell'arrogante pezzo di cretino che gli stava mettendo i bastoni fra le ruote.

«Mi dispiace che tua sorella abbia sofferto, non puoi neanche capire quanto. Ma io non sono lui. Io non sono Leonardo!» affermò Marco sbattendo un pugno sul bancone del bar, pronto a sottolineare con ogni fibra del suo essere quella differenza per lui così determinante. «Ho fatto degli errori, lo ammetto, e di questo dovrò certamente rendere conto ad Aurora, ma non accetto di essere paragonato a un bastardo drogato che l'ha fatta schiantare contro un muro!» disse a denti stretti, con il petto che si alzava e abbassava sempre più velocemente, guidato dal ritmo frenetico del suo cuore.

Falco guardò il ragazzo negli occhi per tutto il tempo, quei maledetti occhi verdi che, come una rete, avevano condotto in trappola la sua amata sorellina, esattamente come la prima volta.

E se negli occhi di Leonardo aveva sempre intravisto un bagliore di furbizia ed egoismo, in quelli di Marco gli parve di scorgere una punta di dolore misto a rimorso, anche se per cosa Falco non avrebbe saputo dirlo.

Sebbene la testa gli suggerisse di non fidarsi di quel ragazzo che aveva visto più spesso ubriaco che sobrio, una scheggia della sua parte più sensibile e romantica continuava a pulsare in lui, ricordandogli quanto, a volte, l'amore tra due persone possa essere complicato, e non per questo meno forte e vero.

Studiò il ragazzo ancora per qualche secondo, poi si protese verso di lui, poggiando entrambe le mani sul bordo del bancone del bar.

«Ascoltami Marco,» disse in tono più pacato, «non dubito che tu sia diverso da Leonardo, o quantomeno lo spero, ma questo non cambia il fatto che non credo che una storia tra te e mia sorella possa portare a qualcosa di buono. Ne ha passate tante nell'ultimo anno e in questo momento ha bisogno solo di concentrarsi sullo studio e sulle cose che la fanno star bene, e tu non sei tra queste, a quanto ho visto.» concluse Falco in tono calmo ma asciutto.

Marco abbassò lo sguardo e si passò frustrato una mano tra i corti capelli castani, spettinandoli. Poi, con rinnovata determinazione, puntò gli occhi in quelli blu di Falco, così simili a quelli di Aurora, e fece un ultimo tentativo.

«Mi dispiace sul serio di averla fatta piangere e non so se riuscirò mai a perdonarmi per questo. Ma le ho promesso un appuntamento speciale e non ho nessuna intenzione di deluderla ancora una volta.»

«Mi dispiace ma non posso aiutarti» replicò con voce ferma il biondo, riprendendo a sistemare i bicchieri puliti sugli scaffali.

Marco sospirò, deluso, e si voltò per avviarsi all'uscita, maledicendo in silenzio il momento in cui quell'idea balzana era affiorata nella sua mente.

Falco guardò il ragazzo allontanarsi a testa bassa e passo lento, con la sciarpa grigia stretta nella mano destra, serrata intorno al tessuto come una tenaglia. Poi, come un tuono, le parole di sua sorella gli riecheggiarono nella testa, confondendosi con quelle che, solo pochi attimi prima, aveva pronunciato lo stesso Marco.

Marco non è Leonardo!

Io non sono Leonardo!

Marco non è Leonardo!

«Il mare!»

La voce di Falco squarciò il velo di silenzio che avvolgeva la sala, interrotto solo, di tanto in tanto, dal tintinnio di una stoviglia o da qualche rumore proveniente dalla cucina del locale.

Sentendo la voce del barista, il ragazzo si fermò e si voltò verso il bancone, con rinnovata speranza.

«Cosa?» chiese titubante, incerto di aver capito bene.

Falco fece un respiro profondo e interruppe le sue faccende per guardare il ragazzo in viso. «Il mare. Se vuoi fare felice mia sorella, è lì che devi portarla. È sempre stata legata al mare e so per certo che le manca molto. Portala al mare, non puoi sbagliare.»

Marco ascoltò attentamente le parole del biondo, sentendosi presto un idiota per non averci pensato da solo. Durante la sua primissima uscita con Aurora, lei gli aveva raccontato di essere sgattaiolata in spiaggia durante la notte per guardare le stelle insieme a suo fratello.

Falco aveva ragione: portandola al mare l'avrebbe di certo resa felice.

Un lieve sorriso cominciò a incurvargli le labbra, ancora leggermente tumefatte a causa della scazzottata del sabato precedente.

«Grazie per la dritta, davvero. Farò di tutto per renderla felice» disse al barista, davvero grato che alla fine lui avesse trovato una buona ragione per aiutarlo.

«Non mi ringraziare.» si affrettò a replicare Falco. «E ricordati che se la farai piangere un'altra volta, non mi limiterò a spaccarti solo il labbro» lo ammonì in tono severo, quasi minaccioso. «E non una parola con mia sorella di questa conversazione!»

Marco strinse le labbra in segno di assenso e si congedò con un cenno del capo, riprendendo la strada verso l'uscita del locale.

Per quanto gli fosse costato, dovette riconoscere che chiedere aiuto a Falco era l'idea migliore che gli fosse mai venuta.

Piaciuto questo nuovo incontro/scontro tra Marco e Falco?

A quanto pare il fratello di Aurora non ha saputo proprio resistere a dare una mano al nostro protagonista :P

Vedremo se il suo suggerimento aiuterà Marco a riconquistare la fiducia di Aurora :)

Fatemi sapere come al solito cosa ne pensate, adoro leggere i vostri commenti

Un grazie enorme come sempre a tutti voi che continuate a leggere, votare e commentare le vicende di Marco, Aurora e tutti gli altri personaggi che popolano la mia storia e la mia fantasia 

Spero con tutto il cuore che, arrivati sin qui, possiate sentirli anche un po' vostri  ❤

Ecco a voi la traduzione della canzone che ho citato a inizio capitolo:

"Per tutto questo tempo 

ho fatto degli errori
inciamperò e cadrò
ma intendo le parole che sto dicendo

Voglio che tu sappia che
con tutto quello che è successo, non permetterò che questa cosa vada in fumo
queste parole sono il mio cuore e la mia anima
e terrò stretto questo momento
mentre il mio cuore sanguina per mostrartelo

e non permetterò che questa cosa vada in fumo."

Un bacione e a presto

Sempre vostra

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