15 - one day off

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Namjoon era solo in ascensore con Jimin, sembrava il momento perfetto per dirgli quello che per tutto il giorno non era riuscito a dire.

«la porterò ad Ilsan domani pomeriggio e dormiremo fuori» gli disse guardando il suo cellulare.

«ok, me l'ha detto anche lei. Domani non andrò a dormire al dormitorio ma resterò a casa così da non creare problemi con gli altri» gli rispose.

«bene» rispose Namjoon nervoso.

«Nam?»

«dimmi»

«siete già stati a letto insieme?»

«no, non l'abbiamo ancora fatto.»

«lo sapevo» fece Jimin tirandosi indietro i capelli come stizzito alla conferma di quella sua teoria.

«non andrò a letto con lei, finché ci sarai anche tu di mezzo, non lo trovo...»

«corretto?» gli domandò il più piccolo.

«esatto»

«fallo Nam, non nasconderti dietro il rispetto nei miei confronti; voglio essere sicuro che se sceglierà di stare con me, lo farà con tutta la sicurezza di questo mondo, nessun dubbio, neanche il più piccolo.» gli disse Jimin serio.

Namjoon annuì, raramente vedeva quello sguardo comparire sul viso di Jimin, e sapeva bene che era meglio non provare a superare la linea sottile della sua pazienza in momenti come quello.

Il giorno seguente Namjoon passò a prendere Alice sotto casa di Jimin; un'auto li avrebbe portati ovunque volessero fino al mattino seguente.

La vide correre verso la macchina a causa della pioggia che quel giorno non faceva che giocare a nascondino, e gli stava decisamente dando sui nervi, dato che per tutta la settimana il tempo era stato splendido.

«ciao», disse lei dopo essere salita in auto, abbassandosi il cappuccio della felpa e ravvivando con un gesto i capelli bagnati.

«possibile che tu sia sempre allergica agli ombrelli?» fece lui preoccupato.

«scusami mamma, lo sai che sono un disastro» lo canzonò lei.

«sei un bel disastro» le disse Namjoon sorridendo mentre la guardava.

«piantala, mi metti in imbarazzo Joonie» disse lei sincera.

Namjoon si avvicinò e le diede un bacio leggero sulla guancia; quel gesto così semplice riuscì a farlo rilassare ed iniziarono a parlare saltando da un argomento al successivo come avevano sempre fatto, entrambi affascinati dal fatto che le loro menti in qualche modo si completassero, non avevano mai avuto bisogno di dover spiegare all'altro i loro sottintesi in nessun modo, si capivano.

Quando la macchina si fermò Alice fu contenta che avesse smesso di piovere, anche se le nuvole nel cielo, promettevano altra pioggia purtroppo.

Alice guardava con attenzione ogni singolo centimetro del parco di Ilsan, amava i parchi era una delle tante cose che lei e Namjoon avevano in comune; quando vide la pagoda poco distante da loro lo prese istintivamente per mano trascinandolo in quella direzione.

«lo so che tu ci vieni spesso qui, ma voglio vederla da vicino» disse mentre si incamminavano.

«lo sapevo che ti sarebbe piaciuta»

Alice si fermò poco prima della pagoda ed estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans.

«facciamo una foto, ti va?» gli chiese.

«davvero?» fece Namjoon stupito da quella richiesta.

«per piacere, una sola; poi ti giuro che riprendo a fotografare solo il parco» disse lei sorridendo.

Namjoon si mise dietro di lei e con un braccio le circondò le spalle; Alice gli abbassò la mascherina e si voltò a dargli un bacio sulla guancia per poi scattare la foto.

«ehi...» fece lui guardandosi attorno preoccupato che qualcuno potesse riconoscerlo, anche se per sua fortuna quel giorno a causa del clima inclemente non c'era molta gente al parco.

«scusa, ma volevo una foto semi normale» disse lei.

«lo so...» disse Namjoon con una punta di rammarico nella voce; avrebbe voluto darle tutta la normalità del mondo, ma non poteva.

Ripresero a camminare, in silenzio; lui si sentiva in colpa per essersi dimostrato così rigido nei suoi confronti, ma non poteva fare altrimenti, ci sarebbero stati troppi problemi se li avessero visti insieme.

La pioggia riprese a cadere copiosa senza preavviso e loro si videro costretti a rifugiarsi nella serra dei cactus poco lontano.

«oggi non vuole proprio darci tregua eh» disse Alice voltandosi verso di lui.

Namjoon si limitò ad annuire, la guardava senza dire nulla.

«che c'è?» chiese Alice preoccupata.

Lui si avvicinò e dopo essersi tolto la mascherina le diede un bacio, era tutto il pomeriggio che voleva baciarla, erano soli in quella serra e lui non riusciva più a trattenersi.

«vorrei poterti promettere una vita in cui non dovrai sempre nasconderti, vorrei tanto poterlo fare» le disse dopo averla baciata.

«Nam... non ti devi sempre mortificare in questo modo, non è colpa tua se la fama ha per voi un prezzo tanto alto» disse lei seria.

«perché sai sempre cosa dire? perché sai sempre essere oggettiva, proprio come me...» fece lui.

«non so sempre cosa dire, lo so quando parlo con te; perché ti dico quello che vorrei dicessero a me, e funziona» rispose Alice.

«a volte vorrei non averti mai conosciuta...» le disse dopo una lunga pausa.

«ok... non era esattamente quello che mi aspettavo mi dicessi, ma ok» disse lei.

«Alice, se vivessimo un'altra vita non avrei dubbi, la vorrei passare con te ma questa è troppo...»

«ti prego non imbarazzare te stesso cercando di vendermi queste stronzate; dopo tutto il casino che abbiamo messo in piedi; io ho lasciato il mio lavoro per te, mi sono messa in gioco per te e tu mi porti qui; nella città dove sei cresciuto, solo per dirmi che non vuoi stare con me?» disse Alice incredula.

«io non posso stare con te»

«non puoi, non vuoi... non vedo differenza» gli disse uscendo dalla serra nonostante la pioggia battente.

«dove vai?» le urlò Namjoon.

«che ti importa» rispose Alice, aumentando il passo.

Namjoon avrebbe voluto seguirla, ma rimase vigliaccamente immobile nella stessa posizione, non mosse un singolo muscolo verso di lei, la guardò sparire oltre gli alberi poco lontani; aveva ottenuto la reazione che sperava, l'aveva allontanata perché aveva paura che la vita che lui le avrebbe offerto fosse troppo restrittiva per lei, così aveva preferito ferirla ed allontanarla da lui.

Alice si ritrovò a passeggiare lungo la spiaggia di Ilsan, con i vestiti fradici e tanta amarezza nel cuore, erano quasi le otto di sera e lei non aveva idea di come sarebbe potuta tornare a Seoul. Si sedette a terra ad osservare il mare davanti a lei, non riusciva a credere che lui le avesse deliberatamente spezzato il cuore per la seconda volta, faceva troppo male solo pensarci.

Il suo cellulare suonò improvvisamente facendola sobbalzare, vide che era Namjoon, decise di rispondere perché non sapeva dove andare ed iniziava ad avere freddo.

«che vuoi?» rispose Alice.

«dimmi dove sei, ti vengo a prendere»

«ti mando la posizione» disse secca riattaccando.

Quando l'auto nera accostò accanto al marciapiede, lei salì; Lo vide guardarla con la faccia da cane bastonato sul sedile, ma non gli disse nulla. Restarono in silenzio fino all'arrivo in hotel.

Alla consegna della chiave della stanza Namjoon pensò di chiederle se volesse dormire da sola, visto quello che era successo tra loro.

«vuoi che ti prenoti una camera separata?» le domandò.

«non me ne frega un cazzo» rispose lei afferrando la chiave elettronica della stanza e dirigendosi verso l'ascensore.

Namjoon preso in contropiede decise di seguirla, non l'aveva mai vista arrabbiata; quindi, non aveva idea di come gestire quella situazione che lui stesso aveva scatenato.

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