16 - Breaking my walls down

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Namjoon chiuse la porta della stanza alle sue spalle e la osservò iniziare a togliersi i vestiti bagnati; quando Alice si sedette sul divano in mutande e reggiseno tamponando i capelli con un asciugamano, decise di provare a parlare con lei, anche se aveva la salivazione del tutto azzerata e si sentiva il cuore in gola, come quando da bambino prendeva un voto basso e doveva fare i conti con una sgridata da parte dei suoi genitori.

Si fece coraggio ed infine le parlò.

«Alice ascoltami io...»

«ascoltarti? ma fai sul serio?! hai aspettato due ore prima di cercarmi, due ore; qualsiasi cosa io credessi ci fosse tra noi era evidentemente solo una serie di bias di conferma da parte mia, niente di più» gli disse adirata.

«non sai quello che dici»

«ah no?! allora illuminami Nam; dimmi dove sto sbagliando, ti prego» fece Alice alzandosi dalla sua posizione e raggiungendolo.

«sei un vigliacco!» gli disse spintonandolo, nella speranza di ottenere una qualunque reazione da lui. E la ottenne, anche se non era quella che si sarebbe aspettata in quel momento, era pronta ad una lite, lo era davvero, ma lui non si mise a litigare con lei; Namjoon si addossò al muro e dopo essersi nascosto il viso tra le mani iniziò a piangere; vedere le persone piangere la destabilizzava sempre moltissimo, perché non era una persona particolarmente emotiva; quindi, non riusciva ad interagire in modo corretto in certe situazioni.

Namjoon sentì le mani di Alice prendergli i polsi e scoprirgli il viso.

«guardami, cosa non mi stai dicendo?» gli chiese cercando una risposta nel suo sguardo che però era sfuggente in quel momento.

«che io ci tengo troppo per farti questo...» singhiozzò lui.

«farmi cosa?»

«farti rinunciare a tutto senza darti garanzie» le disse.

«ma di cosa stai parlando?»

«stare con un Idol, è complicato, ci sono mille cose a cui si deve fare attenzione, e tante altre di cui ci si deve privare; quello che abbiamo fatto oggi pomeriggio, stare insieme all'aperto è un'attività complicata, noi la maggior parte del tempo lo passiamo in casa»

«Nam, sto con Jimin da più di tre mesi, lo so che la vostra vita è complicata»

«non voglio rendere complicata anche la tua»

«Nam, non spetta a te la scelta se rendere o meno la mia vita complicata; tutte le decisioni che ho preso negli ultimi mesi sono state mie decisioni, non tue, e nemmeno di Jimin. Ho fatto quello che volevo fare, perché credo sia giusto seguire l'istinto; non ha alcun senso nascondersi nella pace di una vita tranquilla solo per paura che qualcosa possa andare storto.» gli disse seria.

Namjoon si avvicinò a lei e l'abbracciò, stringendola forte contro il suo petto, se fosse stato possibile non l'avrebbe mai lasciata andare, e sarebbe volentieri rimasto in quella stanza ad invecchiare insieme a lei, fregandosene del resto del mondo.

«posso baciarti?» le chiese con il viso ancora nascosto sulla sua spalla.

«che domanda del cazzo Joonie» fece lei.

«non mi hai risposto- disse quasi sussurrando.

«inizio ad avere freddo, quindi piantala con le domande stupide- disse lei.

Namjoon sollevò il capo e la sentì tremare un istante, si era tolta i vestiti bagnati, ma dato che avevano iniziato a litigare subito, non aveva avuto il tempo di mettere nulla di asciutto. Si sfilò la felpa e la porse a lei.

Alice la indossò velocemente, e non appena l'ebbe fatto lui si sporse a cercare le sue labbra.

Lei provò una strana sensazione durante quel bacio, diversa da quella che aveva provato la prima volta che era successo tra loro; sotto la calda felpa che aveva appena indossato e circondata dal profumo di Namjoon; sentiva il freddo metallo del ciondolo che le aveva regalato Jimin, il giorno che l'aveva presa per il nuovo lavoro, non lo toglieva mai.

Si domandò se non fosse strano che il suo corpo concentrasse tanta attenzione su quella sensazione sterile e non invece sulle labbra morbide e calde che erano posate sulle sue.

«vuoi mangiare?» le chiese Namjoon guardandola ed accarezzandole la schiena dolcemente.

«sì, inizio a sentire i primi morsi della fame»

Namjoon chiamò il servizio in camera per farsi portare la cena, si sentiva nervoso all'idea di dormire finalmente con lei quella sera, ed allo stesso tempo non riusciva a smettere di pensare a lei in intimo davanti a lui, anche se stavano litigando, quella era stata in assoluto la prima volta che la vedeva così e non poteva dire di esserne rimasto indifferente.

Cenarono seduti uno di fronte all'altra, parlando come sempre di un milione di cose diverse e senza mai smettere di finire l'uno le frasi o i concetti dell'altro.

«ho mangiato troppo.» disse Alice alzandosi dalla sedia per fare pochi metri e buttarsi sul letto, si sentiva strana, probabilmente era il freddo preso quel pomeriggio.

«tutto bene?» le chiese Namjoon raggiungendola sul letto.

«ma si, sono solo stanca credo- cercò di sdrammatizzare Alice facendo buon viso a cattivo gioco.

«vuoi guardare qualcosa?»

«vorrei parlare di quello che è successo oggi pomeriggio in realtà- disse lei notando lo sguardo di Namjoon farsi sfuggente per la seconda volta quella sera.

«Nam, me ne starò zitta, promesso.» aggiunse lei sollevandosi a sedere e mettendosi a gambe incrociate proprio davanti a lui.

«io, sono spaventato; da quando ho vent'anni questa è l'unica vita che conosco davvero, le prove, gli allenamenti, scrivere ed esibirmi; ho avuto solo storie di qualche settimana, con altre Idol o con stagiste che lavoravano con noi, come tutti in questo mondo.

Quando ci siamo conosciuti, io ho pensato che tu mi sembrassi brillante solo perché eri più grande ed avevi visto più cose di me, avevi vissuto di più diciamo; poi mi sono accorto che quello che mi piace di te è il fatto che tu mi capisca, che tu lo faccia davvero, non ho sempre bisogno di spiegarti cosa intendo. Ecco io mi sento come... mi sembra di non meritarmela questa cosa, perché non credo di riuscire a gestirla davvero.» le disse.

«Hai paura che io ti faccia del male?» chiese Alice diretta.

«Sì, non volontariamente... ma ho paura che possa succedere. - ammise per la prima volta anche con sé stesso.

«forse non sei pronto- disse lei con un velo di amarezza nella voce.

«io voglio essere pronto, per stare con te- disse sfiorandole la fronte per spostare una ciocca di capelli ed accorgendosi che era molto calda.

«Alice, ma tu scotti!» aggiunse allarmato.

«ho solo un po' di mal di testa.» cercò di sdrammatizzare lei.

«torniamo a Seoul, ti porto a casa.»

«Namjoon dai calmati, sto bene.»

«No, hai la febbre, ed è tutta colpa mia. Ti ho lasciata sola sotto la pioggia.» disse mentre infilava nervoso le loro cose nel piccolo bagaglio a mano che si erano portati.

Alice cercò di farlo calmare, ma complice anche il fatto che non stesse bene, non ci riuscì; ritrovandosi sul sedile della loro auto nel giro di una ventina di minuti, mentre Namjoon era al telefono con Jimin e gli diceva che l'avrebbe riportata a casa, tralasciando quello che era successo tra loro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro