Polidori

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Il tè era veramente bollente, proprio come aveva richiesto, pensò Polidori mentre saltava come un grillo e urtava il Bianconiglio in ceramica facendolo oscillare pericolosamente. Uno dei ragazzi in frac, che servivano invitanti dolci, riuscì a prenderlo prima che toccasse terra. Il vassoio non fu tanto fortunato e rimbalzò tre volte, come un sasso lanciato a pelo d'acqua, prima di assestarsi definitivamente nella poltiglia zuccherosa, residuo dei muffin finiti in testa ad una ragazzina che stava scattando un selfie col Brucaliffo di sfondo.

Il delizioso bar a tema "Alice in Wonderland" non era preparato alla visita di Polidori.

Il dottore saltellò al bagno vicino dove, senza attendere la chiusura della porta, si tolse i pantaloni fradici di liquido ustionante, e anche i deliziosi boxer a tema carlino, regalando il suo butterato fondoschiena alla visione di una bambina diretta al bagno con la madre.

L'urlo di quest'ultima spaventò l'uomo che stava urinando, il quale si voltò e donò una deliziosa innaffiatura al volto del carissimo e amato Polidori.

Fu a causa di questa serie di incredibili, e disdicevoli, inconvenienti che il dottore si ritrovò a venir accompagnato in albergo da una volante.

L'uscere, che conosceva la famiglia Polidori fin dai temi del rinomatissimo deceduto Conte, non si stupì della gentil scorta del cliente. Salutò cordialmente la gendarmeria e si inchinò ossequioso al passaggio del dottor Polidori in colorati abiti: una maglietta con unicorno, sopravvissuta al recente Pride, e un costume da bagno giallo canarino, di almeno tre taglie più grande.

Polidori non volle assolutamente prendere l'ascensore, come consigliato dall'apprensiva receptionist, ma si diresse alle scale lamentandosi di non aver fatto abbastanza movimento in questa giornata a causa del disguido appena avvenuto.

Donatella, la receptionist di turno, chiamò immediatamente il medico, sempre a disposizione degli ospiti dell'illustre Hotel, avvertendolo dell'ingresso del dottor Polidori.

Il povero dottore, vista l'età avanzata e un principio di obesità, impallidì appena ricevuta la notizia e accorse giusto in tempo per vedersi piombare addosso una sfera multicolore che rotolava giù dalla prima rampa di scale. La fortuna volle che le ossa grosse del medico si incastrarono alla perfezione, tra il corrimano e la parete, impedendo ad entrambi di procedere rovinosamente nella caduta.

La receptionist dovette chiamare i pompieri per disincastrare entrambi dalla posizione assunta. Questo fu il solo momento felice della sua giornata. Era sempre piacevole guardare degli uomini muscolosi.


Credo che nemmeno all'inferno potremmo creare delle situazioni tanto assurde.

Carmilla non poteva vedere il volto di Asmodeo, ma non era difficile immaginarlo con la bocca spalancata dallo stupore. Del resto era successo anche a lei, la prima volta in cui incontrò Polidori.

Ora, che aveva individuato dove risiedesse, non era più necessario continuare a spiarlo. Si mosse lentamente e silenziosamente lungo la grondaia su cui era appostata e saltellò sui i tetti fino a ritrovarsi davanti alla grande mela della stazione. Intorno ad essa erano rannicchiate diverse persone, nascoste da stracci e scatoloni.

Questo schiatta prima che riusciamo a ripetere l'evocazione per separarci. Non possiamo richiuderlo da qualche parte? Non so...una cella d'isolamento ricoperta di quella cosa bianca tanto morbida...così non si ferisce...

«Asmodeo, conosco Polidori da quando è nato. Goffo sì, ma tremendamente fortunato. Si salva sempre»

Ma come puoi esserne certa? Eh..aspetta...come da quando è nato?

«La sua famiglia ci dà la caccia da generazioni»

E sono ancora vivi? E il tuo paparino non dice nulla?

«A lui è sempre piaciuto giocare col cibo»

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