Capitolo 36: Bastardi senza gloria

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《Dove le hai messe?》

Una porta sbattuta con violenza, poi uno strillo, urtarono la quiete nel salotto degli zii.

《Di che cosa stai parlando?》le chiese zia Beth, nonché la prima ad alzarsi dal divano. Dopo l'uscita di Lauren e Patrik il resto della famiglia aveva sapientemente scelto di attendere il ritorno della nipote in salotto. In silenzio, come si trovassero in lutto.

《Oh, fate pure i finti tonti adesso? Ma che bravi attori... 》

Lauren non attese la risposta degli zii. Afferrò la maniglia del mobiletto, lo aprì e iniziò a gettare sul pavimento il contenuto, qualsiasi cosa le fosse giunta tra le mani. Ruppe una bomboniera cara alla zia, un trofeo vinto in una competizione di carte da Jean. Scaraventò decine di suppellettili a terra, finché Patrik non decise di avvicinarsi con l'intenzione di calmarla.

《Dovete dirmi sono le lettere di mio padre e tutti i suoi regali. So che li avete tenuti nascosti, perché?》si lasciò andare al pianto, lacrime amare ricolme di frustrazione e rancore.
Per anni aveva creduto di essere stata abbandonata, dimenticata dal padre. La verità era ben altra. Qualcuno aveva cercato di fare in modo che lei pensasse questo e, questo qualcuno, altro non era sempre stato che zio Jean.

《Sono nella nostra stanza.》intervenne Beth. Nel tono velato d'angoscia della donna, Lauren percepì forte e chiaro anche il rammarico per il fatto di averle sempre tenuta nascosta la verità.
Quest'ultima corse su per le scale con la sola intenzione di ritrovare le proprie cose. Non si preoccupò nemmeno per il fatto di aver ripetutamente sbattuto contro muri e porte chiuse.

Si fece spazio nella camera da letto degli zii e per tentativi afferrò l'anta scorrevole dell'armadio. La aprì, fregandosene degli indumenti che sarebbe finita con lo spiegazzare, e iniziò a ravanare alla ricerca di qualcosa, una scatola, delle buste, qualsiasi cosa potesse non centrare con i vestiti.
Le proprie mani giunsero su un borsone morbido. Lo estrasse dall'armadio, con le dita accarezzò le cuciture. Le tornò alla memoria una vacanza al mare, con gli zii. Quel borsone l'aveva proprio usato lei per riporci dentro i propri effetti personali in vista del viaggio.

Fece scorrere la zip senza ripensamento alcuno e infilò una mano nella borsa. Decine di piccoli pacchetti, una serie pezzetti di carta, giunsero tra le mani. Qualcosa di morbido, di rotondo, di appuntito. I suoi regali.
Lauren si diresse nella propria stanza da letto e, nella stessa sacca, gettò indumenti per un paio di giorni fuori casa.

《Io me ne vado da quì.》esordì, non appena tornata in salotto.

Si rese conto di aver colpito tutti, poiché nessuno parlò. Solo zia Beth l'afferrò per le mani con l'intenzione di farle cambiare idea.
Lauren si sottrasse al tocco della donna, altrettanto schifata per via del suo comportamento. Per anni pure la zia aveva permesso che Jean nascondesse la presenza di Patrik, dipingendolo sempre come un bastardo senza gloria.

Lauren si rese conto di essere sempre stata accerchiata da bastardi, ma capì anche che suo padre sarebbe anche stato il meno peggio di tutti. Almeno lui non le aveva mentito, se ne era andato e basta. Per assurdo, si sentì più tradita dalle omissioni degli zii, rispetto che dall'assenza prolungata del padre.

《L'abbiamo fatto solo per proteggerti.》convenne zio Jean per dare fiato ai pensieri di zia Beth. Essa non avrebbe mai potuto parlare. Aveva già preso ad ingoiare lacrime amare, portarsi le mani al viso, completamente fuori controllo.

《Se questo è il vostro modo di proteggermi, vi faccio i miei complimenti. Quì dentro...》alzò la sacca perché tutti potessero vederla《... quì dentro ci sono anni di bugie, di falsi miti, di speranze che mi avete fatto soffocare pian piano. Ho creduto di non essere mai stata amata da questo uomo. La verità è che lo avete allontanato voi, gli avete raccontato un sacco di frottole sul fatto che io fossi arrabbiata, che non lo volessi più vedere. 》

Patrik le afferrò la mano. Si rese conto di avere una figlia cresciuta, una vera tosta. Si accorse di non aver fatto nulla per permetterle di diventare questo. Era stata la vita a renderla una guerriera, non le persone. Pensò di essere vittima di un sotterfugio studiato a tavolino, ma concordò con sé stesso di non aver mai lottato abbastanza per sua figlia. Era giunto il tempo per essere padre, per dimostrarle che non l'avrebbe abbandonata più.

《Evitate di cercarci. Se Lauren sarà d'accordo, verrà negli States con me. Non ho intenzione di lasciarla quì nemmeno un altro giorno. 》

Patrik si avvicinò a Jean, a pochi centimetri dal naso del cognato.

《E per quanto riguarda te... ho sempre pensato tu fossi un coglione, ma mai sino a questo punto. 》

L'atmosfera si fece pesante. Beth si intromise tra i due uomini per sedare la discussione. Presto sarebbe sfociata in una zuffa, una scazzottata che nessuno avrebbe mai gradito vedere.

Maria si fece largo tra i presenti, per ultima.
Piccola e tenera Maria, unica superstite da una folle lite che aveva distrutto per sempre l'equilibrio di una famiglia apparentemente perfetta.
Prese tra le braccia Lauren ed essa glielo concesse.

《Mi mancherai un sacco. Non so come farò senza di te. 》le disse, stringendola con forza. Poi, senza staccarsi dall'abbraccio, si avvicinò all'orecchio di Lauren con l'intenzione di condividere con lei un segreto, una cosa che nemmeno gli altri avrebbero dovuto sentire.

Nella borsa troverai anche qualcosa che ho messo io. 》

                               *******

Per tutto il viaggio in auto con Patrik, Lauren non fece che pensare agli zii e, non di meno, al fatto che anche Maria sapesse della borsa tenuta segretamente nell'armadio.

《Hai fame?》le chiese il padre, strappandola con forza dai pensieri più oscuri contenuti nella propria mente.

《In realtà no, ma potremmo fermarci solo per un caffè? Ho desiderio di prendere una boccata d'aria. 》

Patrik non se lo fece ripetere due volte. Accostò l'auto nel parcheggio del primo pub già aperto sulla strada per l'hotel.
L'aiutò a scendere, tenendola per il braccio.

《Avrei dovuto ricordare il bastone. Nella fretta di andarmene l'ho lasciato dagli zii. 》

《Non ti serve. Ti sorreggo io, ti puoi fidare. 》

Per la prima volta, dopo tanto tempo, Lauren si sentì al sicuro. Si lasciò accompagnare dal padre sino al tavolo, aiutare a scegliere una bevanda calda. Se la gustarono insieme, chiacchierando, come se l'avessero sempre fatto.
Quella strana situazione in cui Lauren fu catapultata, in realtà, finì quasi con il piacerle. Era tornata con il padre, lui era lì solo per lei. In parte avrebbe dovuto ringraziare zia Beth per questo, ma sentì di non avere parole di commiato per lei. Non più, dopo aver preso coscienza del fatto che, anche lei, non aveva fatto altro per anni che raccontare una serie infinita di bugie.

La stanza dell'hotel li accolse una mezz'ora dopo, stanchi morti. Lauren sistemò le poche cose portate via da casa degli zii nella propria parte di armadio. Estratto l'ultimo paio di jeans, la sua attenzione ricadde su un pacchettino proprio al di sotto. Lo afferrò, lo rigirò tra le dita per afferrarne forma e consistenza.

《Questo te l'ho spedito l'anno scorso. 》esordì Patrik seduto sul letto singolo vicino alla finestra.

《Lo posso aprire?》

《Certo che puoi. È tuo. 》

Lauren non se lo fece ripetere due volte. Stracciò la carta, a fatica, sino a giungere alla scatolina di velluto.

《Non sarà una cosa costosa, vero?》si sentì tremendamente a disagio. Se all'interno della scatola ci fosse stato un gioiello, credette non sarebbe stata in grado di accettarlo.

《Aprilo, non avere paura. 》

Si lasciò convincere, poiché anche la curiosità si fece sempre più insistente.

Rigirò tra le dita il contenuto della scatolina. In un primo momento le sembrò solo una catenina con un crocifisso.

《Era di tua madre. Quando è morta mi ha fatto promettere di regalartelo per il tuo diciottesimo compleanno. Così ho fatto. È come se tu lo avessi ricevuto solo oggi, ma poco importa. È sempre stato tuo. 》

Lauren invitò il padre perché la aiutasse a mettere la catenina al collo. Le sembrò di avere sua madre sul cuore, ancora più vicina all'anima.

《Sono così felice di averti ritrovato. Ti prego, non lasciarmi più. 》

Si strinsero in un abbraccio sincero, come solo padre e figlia avrebbero saputo fare.

《Non ci penso nemmeno. Te lo prometto.》

Patrik l'aiutò a infilarsi sotto le coperte, gliele rimboccò sino al naso.

《Cerca di riposare. Domani andremo a sentire per i biglietti aerei, sempre se sei disposta ad andartene da quì e venire con me. 》

Di primo acchito, Lauren pensò a Stephen. Sarebbe stata in grado di lasciarlo così, senza nemmeno avvertirlo? Ma, sopratutto, sarebbe stata capace di lasciarlo e basta?

《Vorrei prendermi del tempo per pensare. 》convenne, lasciandosi baciare sulla fronte.

《Non abbiamo fretta. È tanto che non frequento Dublino, qualche giorno quì mi farà bene. 》

Il sonno sopraggiunse per Lauren. Sentì di star bene, di essere al sicuro, sebbene in compagnia di una padre pressoché sconosciuto.
Chiuse gli occhi, iniziò ad immaginare come sarebbe potuta essere la sua vita negli States, semmai avesse scelto di seguire Patrik.
Forte della propria fantasia, delle aspettative per il futuro, dimenticò di controllare il restante contenuto della borsa.

Non solo gli altri regali del padre per i quali aveva nutrito tanta curiosità, ma anche la cosa lasciata volutamente da Maria per lei.

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