Capitolo 40: Sali in camera!

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Stephen si vide obbligato ad assecondare il volore di Lauren, dal momento che essa decise di non mangiare più, di non parlargli più.

Quando Lauren propendeva verso una scelta, sarebbe stato molto difficile farle cambiare idea. Era una testarda senza eguali, delle volte anche un po' stronza. Tuttavia, in quel contesto, essa sentì di essere dalla parte della ragione. A Stephen non aveva chiesto nulla, se non di essere sincero e lui, suo malgrado, non l'aveva fatto, di nuovo. Non gli avrebbe mai chiesto i motivi per cui Victor l'aveva colpito al viso, questo no, ma per lo meno avrebbe preteso di non sentirsi raccontare una bugia bella e buona, legata ad una caduta in skate che, in realtà, non c'era mai stata.

Stephen la accompagnò sino alla porta dell'hotel nella speranza che essa potesse cambiare idea, dargli almeno una possibilità.
Ricevette solo un invito ad andarsene, ma con la promessa che Lauren l'avrebbe cercato solo per confermargli o meno la propria decisione in merito alla partenza verso gli States.
Essa udì, suo malgrado, il rombo dell'auto di Stephen allontanarsi, sino a sparire definitivamente in mezzo al traffico.

Per un momento si chiese se avesse fatto bene ad allontanarlo in quel modo. Per un certo verso si sentì dispiaciuta per averlo trattato con indifferenza, ma poi pensò che, in realtà, non avrebbe mai potuto avere altra scelta. Ci era rimasta troppo male e questo Stephen doveva capirlo.

Intenzionata più che mai nel porre fine ai propri pensieri, spinse con forza la porta d'ingresso con l'intenzione di tornare in camera e gettare nel dimenticatoio il pessimo finale di serata.

Fu fermata poco prima di poter entrare nell'atrio dell'hotel. Una voce alle sue spalle la obbligò a voltarsi indietro.

《Aspetta un secondo, per favore. So di essere una delle ultime persone che vorresti sentir parlare, ma, per favore, dammi una chance. 》

Riconobbe il timbro della voce, nitidamente.
Femminile, leggermente acuto. Non avrebbe potuto che trattarsi di Maria,  Lauren non ebbe alcun dubbio.

《Tu... Che diavolo ci fai quì?》le chiese, abbastanza sorpresa.

Attese una risposta che fosse stata per lo meno abbastanza convincente da trattenerla.
Si era appena trovata in contropiede, troppo lontana per chiedere aiuto a qualcuno.

《Non ho potuto fare a meno di seguirti. Dobbiamo parlare. 》

《Noi non abbiamo nulla da dirci. Stammi lontano. 》convenne lei, indietreggiando, per lo sdegno e l'incredulità.

《Mi devi stare a sentire, Lauren! Nulla è come pensi. Credimi! 》piagnucolò lei.

《Cazzate, vattene o chiamo la polizia. Non sei diversa da loro!》

《Dammi una possibilità di spiegarti, una sola. Ti prego. 》

Una punta di curiosità si insinuò nella mente di Lauren. Per un certo verso, qualcosa le urlò di restare e ascoltare. Si rese conto che presto sarebbe giunta alle verità che andava cercando da tanto tempo. Lei avrebbe potuto rivelarle cose, portarla sempre più vicino alla soluzione dell'enigma.

Si convinse di non aver altro da perdere.

《Hai cinque minuti per convincermi. Non di più. 》

                          *********

《Gli zii non sono stati sinceri, io non sono stata onesta con te. 》

《Di questo ne sono convinta. Dimmi cose che già non conosco, per favore.》

Maria inspirò, pronta ad assecondare il volere di Lauren. Del resto, non era giunta sin lì per dirle delle ovvietà.

《Hai cercato nella sacca?》le chiese, con la voce rotta dall'emozione.
Paura. A Lauren sembrò che Maria fosse scossa da un predominante sentimento di paura.

《Sì, ci ho trovato il vestito che mi hai messo dentro, e allora? Che volevi dirmi con ciò?》

La cugina si lasciò andare in una risata isterica, dimostrando di essere attanagliata da un'ansia in perenne crescita.

《Non è il vestito, Lauren. Questo devi averlo afferrato tu per sbaglio in mezzo al tuo casino nell'armadio. Non dirmi che non l'hai trovato?》

《Ma di che stai parlando, Maria?》

Lauren iniziò a non capirci più nulla. Se non si trattava dell'abito monospalla, che diavolo poteva averle messo Maria nella sacca?

Iniziò ad avere paura. Si rese conto di essere sola. Patrik, poco prima che uscisse, le aveva detto sarebbe stato nei paraggi, ma Lauren non fu certa fosse già rientrato in hotel. Per un certo verso però, sperò Patrik non fosse ancora tornato.

《Non posso parlare, non posso. Devi fare da sola. Sali in camera, cerca nella sacca. Ti prego! Non dovrei nemmeno essere quì, adesso. Se mio padre si accorgesse della mia fuga sarei rovinata.》

《Centra tuo padre con tutta la faccenda?》Lauren si rese conto di aver sempre sospettato di Jean.

《Centrano tutti, me compresa. Te lo ripeto, sali in camera! Sto già rischiando troppo, avevo promesso me ne sarei stata fuori, ma non l'ho fatto. Sono stanca di essere complice di questa storia. Vai, Lauren! 》

Non se lo fece ripetere due volte. Abbandonò Maria in entrata e si diresse con decisione sino alle porte dell'ascensore. Si maledì per non essersi portata dietro il bastone, ma pensò anche che sarebbe stata in grado di fare tutto da sola. L'ascensore si aprì per permetterle di entrare, premere il piano e attendere. Sarebbe arrivata al terzo piano in poco meno di venti secondi.

Giunse nel corridoio deserto, accompagnata solo dal battito del suo cuore. Ad ogni passo le sembrò farsi sempre più prepotente nel petto.
Cercò le chiavi nella borsetta, interminabili momenti confusi nei quali faticò a trovarle. Non appena le ebbe inserite nella toppa, le fece ruotare due volte in senso antiorario, al fine di aprire la porta.

Suo padre non era nella stanza, così come le aveva predetto poco prima che uscisse con Stephen.
Afferrò la sacca dall'armadio, la aprì col le mani tremanti. Le infilò dentro, alla ricerca di qualcosa di significativo, qualcosa che potesse farle capire le parole di Maria. Rovistò senza mai fermarsi, estraendo una moltitudine di pacchetti. Se solo avesse avuto la vista dalla sua parte, tutte le sarebbe stato più semplice.

Gettò sul letto una scatolina rettangolare, una serie di foglietti ben ripiegati. Sperò di non aver scartato la cosa giusta. Si imbatté in una scatola più grande. Decise di scuoterla, accorgendosi, suo malgrado, di aver sbagliato ancora.
Si trattava solo di una carillon, lo riconobbe dal suono. Sentì di essere fuori strada, percepì la propria impossibilità di trovare l'indizio lasciato da Maria.

Con calma rimise tutte le cose nella sacca, ma, nel farlo, le giunse tra le mani una cosa che non aveva ispezionato. Qualcosa che doveva essersi per forza incastrata con altro, mimetizzandosi a dovere.

Lauren la rigirò tra le dita, conducendo i propri occhi spenti su di essa.

Un tessuto liscio, morbido al tatto, compatto. Una bordatura lavorata, ruvida rispetto al resto.

Il bianco.

Lo vide, con i propri occhi. Si stropicciò le palpebre, incredula.
Riconobbe prima una sagoma ben definita, poi il colore.

Diresse i propri occhi nella stanza. Osservò i letti, poi l'armadio.
Lauren, per un qualche motivo a lei ancora inspiegabile, riuscì a vedere quasi tutto nitidamente. Certo, ancora un po' sfuocato, ma abbastanza bene.

Allo stesso modo, insieme agli occhi, anche la sua memoria prese a ricomporsi, come non se ne fosse andata mai.

Aveva distrutto il suo blocco. Lo aveva eliminato del tutto. Un tessuto decorato aveva fatto la differenza.

Si diresse davanti allo specchio del bagno, dove incontrò il proprio riflesso allo specchio. I capelli neri, le punte rosa sbiadite. Il bacino stretto, il seno leggermente più abbondante.
Guardò i propri occhi scuri, profondi come non erano stati mai, i quali potevano vedere. Lauren aveva ripreso ad osservarli riflessi nello specchio. Si toccò il viso e sorrise. Suo malgrado, aveva dimenticato quanto fosse sempre stata carina.

Tornò a dirigere la propria attenzione sulle mani, le quali ancora stavano trattenendo l'indizio, il regalo di Maria.

Le si raggelò il sangue quando, presa dallo sconforto, da mille domande, si rese conto della verità. Tutto le tornò alla mente, una serie di fotogrammi, immagini, scene, che mai erano state dimenticate davvero.

Fissò il calzino bianco bordato di pizzo, ancora nelle proprie mani e, finalmente, si rese conto di essere sempre stata fuori strada.


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