Capitolo 45: Tu o lui

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《Papà, qualcosa non va?》

Stephen non lasciò la mano di Lauren, consapevole tutto fosse già cambiato. L'atmosfera leggera che li aveva accolti, poco prima sulla porta di casa, non c'era più. Al suo posto, solo una velata paura e incoscienza.

《No, nulla. Solo non mi va di portare la tovaglia alla tintoria. 》

《Perché non dici la verità, Victor?》si intromise Lauren.
L'idea di scappare era andata scemando con l'intenzione di chiamare Patrik. Aveva Stephen come testimone, qualora Victor avesse confessato i suoi crimini.

Capì di non avere più altra scelta, se non quella di metterlo alle strette.

《Sei stato tu, Victor. O forse dovrei chiamarti Simon. Qual è il tuo nome di battesimo?》

Lauren attirò l'attenzione dell'uomo. Esso smise di pulire energicamente la tovaglia per prestare attenzione solo a lei.

《Ti sei finto un buon amico, un buon medico, un alleato. Per mesi mi hai fatto credere cose, aiutato a ricordare fatti distorti. Nel momento in cui io ho iniziato a dubitare di te, hai preteso che mia zia contattasse mio padre perché venisse a prendermi e portarmi via, lontano, perché io non potessi incastrarvi più. Avete cercato di far ricadere la colpa su Franklin due anni fa e l'avete rifatto pure ora. La sera in cui mi avete fatto credere che Franklin fosse tornato, alla vecchia fabbrica dei genitori di Kevin, c'eri tu, con il tuo portatile.
Mi hai fatto credere di essere fuori città, per avvalorare la tua copertura. Tu questo calzino non lo ricordavi...》glielò mostrò sotto gli occhi di Stephen, il quale ascoltò la verità senza proferire parola. Lauren decise fosse giunto il momento di liberarsi, di ogni cosa. Riprese fiato, come si trovasse in apnea.

《... io sì, lo ricordo.
La notte in cui siamo stati quì, in taverna, sono sicura tu lo abbia capito. Hai fatto finta di nulla e hai provato ad allontanarmi da Stephen con l'ausilio di questo calzino, facendomi credere di essere stata tradita. La verità è che Stephen ha sempre sospettato tu avessi qualcosa di strano, è venuto per chiederti spiegazioni e tu lo hai colpito. 》

Stephen, forte della tesi di Lauren, fece mente locale. Ricordò di quell'episodio, quello in cui suo padre aveva parlato di una donna senza memoria insieme ad uno sconosciuto, nella taverna di casa Colton. Era stato dietro la porta per origliare, ma non si era accorto del fatto che non si trattasse di un uomo, ma di una donna. La zia Beth, colei che aveva spinto perché Colton utilizzasse le proprie doti da ipnotista per depistare Lauren.

《Ed eccoci quì. Il calzino che tu ancora possiedi non può che fare coppia con questo. È di mia zia, ne sono certa. Nel momento in cui io ho provato a parlare con Jean della faccenda, avete tentato di spaventarmi e farmi fuori, letteralmente.
Zia Beth non avrebbe mai voluto perdere la propria posizione di buona madre e moglie devota, perciò avete fatto di tutto per restare nell'ombra, mantenere le vostre posizioni rinomate.
Ma non avete tenuto conto di Maria. Lei mi ha aiutato a ricordare, a mettere insieme i pezzi. Lei è stata la mia terapista.
Quella notte, la notte in cui mi hai messa a tacere con la tua maglietta in bocca, lei ti ha visto. Ora probabilmente non ha più nulla da perdere e sicuramente testimonierebbe a mio favore per incastrarvi, una volta per tutte. 》

《Tu non hai prove. 》replicò Colton, preso alla sprovvista. La osservò proprio come aveva fatto quella notte, con tutto l'odio possibile.

《Io ho tutte le prove che mi occorrono. Ho i miei ricordi. Sopratutto ho la vista dalla mia parte. Io ti riconosco. Dalla voce non ero stata capace di farlo, in un primo momento, ma i tuoi occhi... sono gli stessi che ho visto due anni fa, gli stessi che hanno cercato di intimorirmi, che mi hanno minacciata. Gli ultimi che ho visto prima di cadere al suolo priva di coscienza. Quando i medici hanno riferito della mia perdita di memoria, avete tirato un sospiro di sollievo.
Purtroppo per voi, il tempo è passato e io ho iniziato a diventare più consapevole. A casa, zia Beth si è accorta che avevo iniziato a pretendere risposte. Poi Franklin è stato liberato e voi avete colto l'occasione al volo per cercare di discolparvi definitivamente. 》

《Lauren dice il vero? Hai fatto tutto questo?》chiese Stephen, accanto alla ragazza. Si mise davanti a lei per cercare di proteggerla. Il padre che si trovò di fronte non avrebbe mai avuto nulla a che fare con colui che l'aveva cresciuto. Non lo riconobbe più.

《Ho cercato di tenerti lontano da lei. Ho fatto di tutto perché tu non ti potessi affezionare. Sei sempre stata una minaccia al nostro piano, Stephen. Io ti voglio bene, non vorrei farti del male, ma sai troppe cose. 》

Lauren fece un passo indietro, spinta dal corpo del ragazzo.

《L'hai solo presa in giro. Per mesi l'hai accolta nel tuo studio, ti sei dipinto amico, per lei. Mamma aveva ragione, ha fatto bene a lasciarti. Sei sempre stato un vile, lei se ne era accorta prima di me. Ora vive in un quartiere osceno, con una persona deplorevole, ma mai orribile quanto te. 》

Stephen fece appena in tempo ad allontanare Lauren, spingendola verso la credenza di legno scuro. La stessa in cui avevano trovato il loro vinile.

Victor si scagliò addosso al figlio con l'impeto di una bestia, offeso per via delle sue parole.
Stephen cercò di contrastare il colpo, ma cadde a terra, proprio sui piedi di Lauren. Quest'ultima cercò in ogni modo di placare la lite, urlando, provando a trascinare, in una qualche maniera, il corpo di Victor lontano da quello del figlio. Ogni tentativo si palesò vano.

L'uomo lo colpì innumerevoli volte, mostrando quel lato del suo carattere che per anni aveva tenuto nascosto dietro la maschera del rinomato psicanalista.

Ferì al viso Stephen, con un pugno. Lauren riconobbe quell'irruenza, perché essa stessa l'aveva provata, solo due anni prima.

Lo colpì all'addome, con la violenza di un pugile. Il ragazzo gemette appena, ma cercò di difendersi, di difendere la propria compagna, in ogni modo possibile.

La colluttazione prese una piega inaspettata. Victor, o Simon, estrasse un fendente dalla tasca. Un coltellino, una misera lama, ma parecchio appuntita. Cercò di ferire suo figlio, sotto gli occhi sbalorditi di Lauren. Sangue del suo sangue, del quale però, ormai non gliene importava più nulla.

Lauren ebbe appena il tempo di urlare un ultima volta, tentare di separarli.
Una pozza di sangue rosso, ancora caldo, si espanse sotto il corpo di Stephen.

Si accasciò al suolo, inerme, presa dal panico.
Attese che Victor si alzasse in piedi per terminare il proprio sporco lavoro e mettere fuori gioco anche lei. Portare a termine il proprio compito, una volta per tutte.

In quegli interminabili minuti, nessuno dei due uomini si mosse da terra.

Il sangue scivolò sul parquet da poco lucidato, sino ad arrestare la propria corsa a ridosso del grande tappeto persiano.
Così vicino, a pochi centimetri dal mobiletto in mogano, sfiorando appena i piedi letteralmente bloccati di Lauren.

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