Cerchio

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La Storia si ripete sempre. Tremenda. Sbagliata. Peggiore di prima. 
Come quando si corre in una disperata ricerca di uscita, con il solo risultato di realizzare che era una corsa in cerchio, senza fine.
Così stava succedendo, proprio in quel momento. Melody ebbe la sensazione dentro di sé che nessuno avesse ancora imparato nulla del pericolo sotto cui era stato il Mondo Magico fino a qualche tempo prima. 
Stava tornando. Grindelwald stava tornando, di nuovo. 
Lei e Adrian si guardarono in viso per qualche istante, dopo aver posato gli occhi sulla nuvola nera formante il simbolo dei Doni della Morte. Si presero per mano e si Smaterializzarono. 

«Zia!» esclamò Thomas, correndo incontro a Melody non appena la donna entrò in casa Scamander. 
Lei lo prese in braccio e lo fece girare, improvvisando un sorriso: 
«Ciao Thomas!» replicò, con un falso tono tranquillo «Come stai, nanetto?». 
«Bene, zia, tuuuuutto bene! Ma lo sai che ieri ho visto un animale Babbano? Si chiama paccagallo». 
La Lestrange scoppiò a ridere:
«Vorrai dire pappagallo» suggerì, con un sorriso benevolo e dolce. 
«Sì, zia! Paccagallo!» ripeté lui, come se Melody non riuscisse a capire. 
Lei rise ancora e lo posò a terra con delicatezza, per poi guardare davanti a sé. Quando incrociò lo sguardo di Newt, la carnagione del mago sbiancò. 
«Thomas... va' dai Mooncalf. Di sicuro vorranno giocare con te» mormorò, rivolgendosi al figlio, mentre Tina scrutava la scena con occhi vispi e attenti. 
«Sì! Possono venire anche gli zii?» lo implorò il bambino, ma venne interrotto dalla voce della madre. 
«Magari più tardi, Tom, ora lascia che si tolgano almeno i cappotti» disse, accarezzandogli i capelli. 
«Va bene, mamma»  asserì il piccolo, annuendo, e se ne andò per scomparire in una valigetta più piccola rispetto a quella del padre, dedicata solo alle Creature classificate con meno X dal Ministero della Magia. Per quanto Newt non fosse d'accordo - e mai lo fu, come sappiamo -, alcuni dei suoi adorati potevano ferire suo figlio, e non se lo sarebbe mai perdonato (così come non lo avrebbe mai perdonato Tina). 
Quel bambino era la forza che aveva permesso a Newt di lasciare da parte la timidezza, l'insicurezza e il suo passato in solitudine, trasformando la sua vita in un vortice di emozioni e amore profondo. Fino a quel momento aveva amato, di certo, molte persone, e Tina era la prima di tutte. Lei, così semplice e raffinata allo stesso tempo, così diversa e uguale a lui, così bella e nemmeno si accorgeva di esserlo. Era innamorato di sua moglie come lo era sempre stato, ma quando questa aveva dato alla luce Thomas, la sua intera esistenza era cambiata. 
Quel bambino era un diamante nato da due diamanti, che gli avevano conferito la possibilità di brillare più di tutti. 
Nel momento in cui se ne fu andato, Tina domandò:
«Cosa avete visto?». 
«Il simbolo dei Doni» sussurrò Adrian, che fino a quel momento se ne era stato zitto «In cielo, come se fosse stato di fumo scuro». 
«Credete che si tratti di uno scherzo?» chiese Newt. 
Melody scosse la testa:
«Nessuno scherza su queste cose, ormai. Forse dovremmo parlarne con Silente...». 

I nostri eroi non avevano più usato i calzini da quando era tutto finito. 
Questa volta, però, c'era bisogno di qualcuno. 
Qualche minuto dopo avere assistito a una luce color legno e alla "Primavera" di Vivaldi, dal camino di casa Scamander fece capolino Albus Silente, pallido e agitato come non mai. 
Non sembrava invecchiato di un anno: aveva ancora la sua barba rossa e gli occhi accesi, ma questa volta di terrore. 
In pochi possono vantarsi di avere visto il più grande mago di tutti i tempi in quelle condizioni, ma il gruppo non ha mai voluto farlo: nessuno si vanterebbe di avere visto un amico così spaventato. 
«Suppongo che non sia uno scherzo, allora» commentò Adrian, giudicando dall'aspetto trasandato dell'uomo. 
Melody gli schiacciò il piede. 
Per fortuna, Silente rise di cuore, sollevando un po' l'umore della scena:
«Devi perdonarmi, signor Hills, ma sono arrivati tantissimi giornalisti a dir poco agguerriti, dicendo di essere mandati dal Ministro». 
Melody sospirò:
«Quanto mi dispiace... fanno sempre di testa loro, e poi la colpa finisce per essere mia. Lei che ha detto?». 
L'uomo fece un sorriso angelico, guardando la Lestrange con compassione: 
«Ho detto che il Ministro mi aveva appena scritto che chiunque avesse provato a fare domande senza un'autorizzazione avrebbe subito una punizione esemplare». 
«Già, fuori a calci nel...» cominciò Adrian, ma per fortuna Melody lo interruppe. 
«Ha fatto bene, mi creda» confessò, mettendo una mano sul cuore come per giurare la verità di quelle sue parole. 
«Signor Silente, cosa pensa di fare?»  chiese Tina, invitando il mago a sedersi con un gesto del braccio. 
Lui lo fece, e rispose, con uno scintillio negli occhi che richiamava il solito Silente:
«Dargli la caccia, questa volta in prima persona. Ovviamente avrò bisogno di qualcuno che venga con me, ma...». 
Qui fece un sospiro profondo, facendo scorrere lo sguardo su ogni persona presente. 
«Non me la sento di chiederlo ad alcuni di voi». 
I cuori di tutti persero un battito:
«Cosa?!»
«Perché?»
«Da quando in qua si fa così?»
«Non siamo carte da scegliere». 
Questi furono i commenti dei quattro. 
Silente restò zitto, il volto calmo e pacifico. 
Quando lo videro, le bocche di tutti si serrarono, in attesa di spiegazioni.
«Non è come al solito. Grindelwald ha aspettato tanto per questo, perché ora siete esonerati dal suo gioco. Non lo capite? Newt, Tina, avete un figlio di appena sette anni, che senza di voi rimarrebbe orfano. Melody, sei il Ministro della Magia. Adrian, hai dei progetti molto ambiziosi e non voglio stroncarli. Lui aspettava me, me solo, perché sa che sono troppo debole, che... che gli voglio ancora troppo bene». 
L'ultima parte fece accaponare la pelle a tutti, e seguirono dei lunghi istanti di silenzio. 
«Io vado» disse Melody, convinta «Non mi importa». 
«Mel, stai facendo una sciocchezza» la ammonì Newt «Hai intenzione di abbandonare l'Inghilterra nel momento del bisogno? Vado io». 
«Scherzi? Così tu abbandoni un figlio, Newton!» esclamò lei, inorridita e delusa. 
«Non lo sto abbandonando» replicò lui, corrugando la fronte, per la prima volta arrabbiato con lei, avendo capito che la mente della donna era ricorsa alla coppia che l'aveva data alla luce.
«Non lo abbandoneremo. Avevamo detto che in una situazione simile lo avremmo affidato a Phineas e al suo circo. Non è facile, Melody, non lo è. Ma anche io voglio restare fedele al mio lavoro» disse Tina, prendendo la mano del marito.
«Ti potrei...». 
Licenziare, voleva dire Melody. Poi, però, si rese conto di quello che avrebbero significato quelle parole, e scoppiò a piangere. 
Newt e Tina furono scossi dai sensi di colpa, e lentamente la avvolsero in un abbraccio, mentre lei singhiozzava. 
Adrian tossicchiò timidamente:
«Ma... se cercaste di rimettere in piedi il quartetto iniziale mentre noi vi aiutiamo da qui?». 
Tutti sollevarono lo sguardo verso di lui, senza dire una parola. 
«Giuro» sussurrò Melody «che anche da qui, non vi lascerò morire». 

- My space - 
Hello! 
Miracolo divino, ce l'ho fatta!
Come state? Vi prego, fatemi sapere che va tutto bene! Lo spero tanto per voi. 
La situazione è critica, ma tutto passerà. 
-Cami


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