Porcellana

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«Va tutto bene, Paul, davvero» sospirò Melody, le piccole mani nelle tasche del cappotto rosso «Non mi farà del male nessuno se vado a casa di Newt da sola».
«Signorina Lestrange» cominciò l'uomo chiamato Paul con un sorriso «Accompagnarla è il mio mestiere, e nessuno le deve torcere un capello».
La donna sospirò pesantemente. Da quando l'avevano eletta Ministro della Magia la sua privacy era scomparsa. Non poteva stare sola nemmeno nel giardino di casa sua. Non si sarebbe stupita se nel giro di qualche giorno le avessero detto che doveva essere accompagnata anche al bagno.
E se per qualche motivo avesse dovuto avere bisogno di piangere? Di non sentire altro che il silenzio? Perché, se lei non voleva fare altro che aiutare il suo amato Mondo Magico, non poteva godere di un minimo di tranquillità? Stava facendo tanto per gli altri, ma come persona, non ci stava ricavando nulla.
«Paul... per favore» sospirò, iniziando ad incamminarsi fuori dal Ministero silenzioso «Sai che non sei tu il problema... e poi non possono licenziarti finché ci sono io. È uno dei vantaggi».
Quello che Melody aveva sempre avuto e non avrebbe mai perso, era la capacità di capire al volo il nodo a cui le persone volevano arrivare. E sapeva usare bene le parole. Le utilizzava per esprimere quello in cui credeva fermamente, ma mai per manipolare. Nemmeno in quel momento, dove Paul si stava grattando i capelli tagliati "a scodella", confuso.
«So che vuole avere un po' di spazio, signorina... ma non si può...»
«Salve Paul!» lo interruppe una voce giovane «La accompagno io».
Melody guardò Adrian stranita. Era un po' che i loro rapporti si erano raffreddati, a causa del lavoro ma anche di un'improvvisa timidezza da parte del giovane, inspiegabile agli occhi di lei. 
«Signor Hills - lo salutò l'uomo, levandosi il cappello in segno di profondo rispetto «sappiamo bene entrambi che non posso accettare...». 
Adrian rise, senza lasciarlo finire. Poi prese la mano di Melody e dichiarò, con una professionalità che da ragazzino nessuno avrebbe mai potuto affibiargli:
 «Mi dispiace, Paul, ma è ordine del Capo degli Auror del Ministero». 
Il mago sgranò gli occhi nel sentire le parole del giovanotto:
«Credevo che gli Auror fossero indecisi su chi eleggere...» mormorò, con un filo di voce. 
«Beh, ora non più» replicò l'altro, con un sorriso smagliante e tranquillo «Lo hanno eletto proprio oggi. Notizia fresca di giornale. A proposito, come va l'articolo?».
Paul sbiancò, chiaro segno di essersi appena ricordato di qualcosa di importante, vitale. Poi si riscosse, e le sue gote acquisirono un colore molto più acceso, come se fossero due mele, e iniziò a sudare mentre serrava e allentava i pugni delle mani per mantenere la calma. 
«E-ecco...» prese a balbettare «B-bene, ecco... la-la s-stesura... l-le correzioni...». (I SHASSHIIIII)
Parlando aveva preso a gesticolare e calcare su ogni singola vocale, come per guadagnare tempo. Dopo il piccolo monologo, però, scosse la testa, decidendo di cambiare argomento il più in fretta possibile, e aggiunse:
«Ma... ma quindi chi è il nuovo Capo degli Auror?». 
Adrian mantenne il contegno di prima e, con un sorriso semplice, annunciò:
«Io. Arrivederci, Paul». 
Poi, con la mano di Melody stretta nella sua, corse via, lasciando Paul in balia di se stesso e in compagnia di un intero articolo da scrivere. 

«Ti nominano Capo degli Auror e non mi dicono niente?» domandò Melody, scettica, ma ancora con la risata negli occhi e nel sorriso dopo la corsa dal Ministero. 
«Mi sembra ovvio: ti volevano fare una sorpresa» rispose Adrian, ridacchiando, mentre le accarezzava il dorso della mano fredda con il pollice. 
La donna alzò un sopracciglio, con un sorrisino ironico:
«E che sorpresa! Con te al comando mi dovrò preoccupare ogni giorno di più. Siamo finiti. Il Mondo Magico andrà in rovina dopo la tua elezione» replicò, enfatizzando al massimo le parole con fare teatrale. 
Il giovane scoppiò in una fragorosa risata:
«Quindi se mi dovessero davvero eleggere, saresti così disperata?» chiese, sperando in una risposta a suo favore. 
Lei rise, scuotendo la testa, e si alzò timidamente sulle punte per dargli un bacio sulle labbra. 
Adrian arrossì visibilmente, ma sorrise, rilassato:
«Pensavo che non mi volessi più...» sussurrò, quasi impercettibilmente, come se avesse paura che Melody stessa lo sentisse. 
Quest'ultima si fermò a un lato della strada, confusa:
«Io non ho mai detto questo» si difese, posando entrambe le mani sui fianchi. 
Lui si grattò la nuca, mordicchiandosi il labbro con fare insicuro: una delle sue paure peggiori era sempre stata quella di farle del male. A lei, che era tanto bella ai suoi occhi. A lei, che era tanto buona e coraggiosa. A lei, che amava con tutto se stesso e che aveva paura anche solo di sfiorare, accarezzare, poiché lei pareva fatta di porcellana, e la porcellana potrebbe rompersi per un nonnulla. 
«Lo so bene, Mel, lo so davvero, ma... ma ammetto di averti u-un po'... trascurata, credo. Negli ultimi tempi, intendo» mormorò, guardando le punte delle sue scarpe, incapace di guardare dritto in viso la giovincella, la quale lo stava guardando impietosita. 
«Adrian... va tutto bene» gli disse dopo qualche istante di silenzio, e gli mise una mano sulla spalla. 
Si guardarono negli occhi per un po', senza proferire verbo. Si specchiarono l'uno nell'altra, ascoltando la mente del rispettivo compagno, sentendo i loro cuori battere all'unisono, come se si stessero vedendo per la prima volta. Poi, Adrian decise di rompere il silenzio - o meglio, la mancanza di voce - utilizzando le parole più appropriate che avrebbe potuto trovare in quel preciso momento: 
«Ti amo». 
Le guance di Melody si tinsero di rosso, come quelle di una bambina innocente a cui si fa notare come sta bene con quel vestitino nuovo comprato dalla mamma. 
«Anche io ti amo» rispose, sincera. 
Adrian posò una mano sulla sua guancia e le baciò delicatamente le labbra. 
Quando si staccarono, erano ormai senza fiato, e il giovane stava per tirare l'anello fuori dalla tasca dei pantaloni quando vide una nuvola scura sopra di loro. 

-My space-
Ave a tutti!
Beh, che dire... sono sparita come al solito ma eeeehi, ho avuto più da fare nelle vacanze di Natale che nel periodo normale E ora sono piena di verifiche. Yuppi. 
MA la cosa buona è che finalmente ho un computer e scriverò stancando di meno gli occhi. 
Mi dileguerei, ma devo fare una precisazione: so che nella canzone che vi ho piazzato sopra si accenna a dei "dark eyes" e Melody li ha blu. Mi dispiace. Domani chiedo a Brian May - colui che ha scritto la canzone e anche colui che mi vende focaccine tutti i giorni, ovviamente (in una versione più brutale è anche il mio spacciatore... di musica ;) ), di metterci gli occhi blu perché ne abbiamo bisogno. La coerenza serve in una storia, dopotutto, no? 
- Cami (col computer addio emoji)
P.S. VI PREGO DITEMI CHE AVETE CAPITO LA COSA DEI SHASSHI, ALTRIMENTI VI LASCIO IL VIDEO

https://youtu.be/0fupdiJriQk





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