capitolo 4

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Nicholas's Pov

Sono Nicholas Stiverson e ho vent'anni.

Arrivo da Londra anche se non sono del tutto inglese, perché mia madre era norvegese, a differenza di mio padre.

Dico che lo era, perché lei è morta ormai, da qualche anno, come mio padre.
Lei è deceduta cinque anni e mezzo fa, mentre, lui, due anni fa.

La prima non mi manca molto, perché ha divorziato da mio padre quando io e mia sorella avevamo solo otto anni e mezzo e, di conseguenza, non l'ho conosciuta molto.

E' andata via di casa portandosi dietro anche mia sorella, contro la volontà di quest'ultima.

Per un po' di tempo, non mi sono mai chiesto il perché di questo divorzio, dato che, come ho detto, ero molto piccolo al momento della loro separazione e poi, anche mio padre mi diceva spesso la frase "Purtroppo non tutto può durare per sempre e, con il tempo te ne accorgerai anche tu. A volte, succede qualcosa che cambia gli eventi per sempre.".

Spesso non capivo il significato di questo suo tipo di motto. Mi sembrava così assurdo.

Ma, poi, un giorno, quando avevo quattordici anni, mio zio mi invitò a casa sua e mi raccontò una storia che mi fece rabbrividire il sangue e mi fece provare un forte disgusto. Mi raccontò che lui e mia madre, mentre lei era già fidanzata e anche, fin dopo che lei si era già sposata, avevano avuto una relazione e che forse, io e mia sorella eravamo, in realtà, figli naturali suoi.

Io, allora, mi sono schifiato e gli ho detto che, dato quello che aveva fatto a suo fratello, anche se fosse stato vero che io e mia sorella saremmo figli suoi, non mi sarebbe importato, perché non lo avrei mai chiamato padre.
Insomma, morale della favola, io non so più chi cazzo sia il mio vero padre, ma, allo stesso tempo, non me ne fotte un cazzo di saperlo, perché a nessuno dei due miei possibili padri è importato niente di me durante la mia infanzia e prima adolescenza.
Uno se n'è fregato di me ubriacandosi e portandomi in un collegio e l'altro se n'è fregato facendomi rimanere là.

Anzi no, alla fine, il primo verso i miei diciasette anni ha deciso di togliermi dal collegio e di riportarmi a casa a frequentare gli ultimi due anni di liceo, come ogni altro ragazzo normale. Voleva cambiare e sentirsi fiero di essere chiamato padre da me, ma, purtroppo, nonostante finalmente gli volessi bene come un padre, una sera -il giorno in cui io e mia sorella abbiamo compiuto diciotto anni, per la precisione- ci siamo ubriacati in un bar e, alla via del ritorno verso casa, eravamo ancora ubriachi fradici entrambi e abbiamo avuto un incidente, quasi mortale, per entrambi.

Quasi, perché, in realtà l'unico che è morto sul colpo è stato mio padre, purtroppo, e io sono rimasto in coma per due settimane e, ancora oggi mi è rimasta la cicatrice di quella sera sia mentalmente che fisicamente, purtroppo.

Volete sapere il motivo per cui ci siamo ubriacati quella sera? Perché, per l'appunto era sia il mio che il diciottessimo compleanno di mia sorella che ci ha fatto visita dalla norvegia che era lo stato natale di mia madre, dove lei  era tornata dopo il divorzio con mia sorella e dove mia madre era morta per una grave malattia, lasciando mia sorella nelle mani di mia nonna materna.
Quindi, mia sorella era tornata ed era diventata un'adulta e adesso sembrava quasi una seconda mia mamma, sia fisicamente che, anche, in certe cose caratteriali, anche se non era e, ancora oggi, non è una stronza come mia madre, per fortuna.
Così, diciamo che io e mio padre ci siamo incazzatti e siamo andati tutti e due al bar lasciandola tutta sola a festeggiare il suo diciottessimo compleanno.

Quando mi sono risvegliato dal coma, lei si è presa molta cura di me e mi ha detto che anche lei era triste perché, in fondo, anche lei aveva perso un padre e mi consolò dicendomi che avrebbe fatto qualsiasi cosa per cercare di farmi tornare un pò il sorriso.
E fù lì che capì che, d'altronde, io avevo qualcosa per cui sorridere. Avevo mia sorella che, nonostante la lontanza tra Inghilterra e Norvegia si era sempre fatta sentire attraverso al cellulare. Si era sempre fatta sentire con me. Per lei io esistevo veramente e da sempre. E non volevo perdere anche lei. Ed è stato per quello che ci siamo trasferiti, negli ultimi due anni, qui, in America, a New York, dopo il liceo.

Anche se, purtroppo, cambiano i posti e le persone, ma non le abitudini. Perché io, da quando ho saputo il rapporto che c'è stato tra mio zio e mia madre ho smesso di essere il ragazzo spensierato, perché anche se ho detto e mi ripeto che non me ne fotte un cazzo di chi sia il mio vero padre, in realtà ho paura che quello che ha detto mio zio sia vero ed è per questo che odio me stesso e tutte le donne che si comportano come faceva mia madre. Odio me stesso per essermi fatto abbindolare da un uomo come mio zio, per aver avuto rapporti amichevoli con lui, anche se solo prima di sapere quello che lui e mia madre hanno combinato; e odio le donne che si comportano come mia madre, ovvero tutte le donne che conosco, tranne mia sorella, fin'ora.

Morale della favola diciamo che per la rabbia per me stesso sono diventato uno stronzo con chiunque per tenermi tutti lontano, eccetto che con mia sorella. Con lei, anche se combino cazzate, cerco di rimediare sempre. Farei qualsiasi cosa per lei. Purtroppo lei si preoccupa per questo perché non sa il perché del mio comportamento e spero che non lo sappia mai.

Adesso sono le sette in punto di un mattino di fine novembre. Sono nel corridoio del dormitorio di mia sorella e mi sto avviando alla porta della sua camera per farla andare a lezione insieme a me, come ogni mattina. Appena davanti alla sua porta, rimango scioccato vedendo due nomi, al posto di uno, sulla sua porta.
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Nota dell' autrice:
E finalmente l' ho fatto affacciare !!! Ho fatto affacciare Nicholas Stiverson, ovvero il protagonista maschile della storia.
Che ne pensate del personggio? Aspetto risposta
Alla prossima😘
Fabioluccia03

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