46 - L'amore brucia

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*piccolo spazio autrice abusivo*
Solo per dirvi che oggi non abbiamo nessun gioco, ma - in compenso - sto pubblicando puntuale! 🥳
Cantiamo alleluia tutti insieme e tiriamo fuori i calici!

Ok. Ho finito.
Buona lettura! 😇

💘💘💘

ADAM

La voce di Eden dall'altra parte del telefono, è concitata, piena di affanno. Io, ancora in preda alla strana situazione appena vissuta, non sono in grado di rispondere subito. Nemmeno mi accorgo dei secondi che passano.

«Avanti, Adam, rispondi. Ti ho chiesto come stai!», incalza lei con un'urgenza e una fretta che normalmente non le appartiene.

«Sto... sto bene», rispondo d'inerzia.

«Sei sicuro?», vuol sapere, il tono incerto, quasi si aspettasse una risposta diversa.

«Sì. Sì. Ma sono impegnato», cerco di liquidare la chiamata così, non ho proprio testa di parlare in questo momento, nemmeno saprei da dove iniziare a raccontare ciò che mi è successo. «Scusami. Devo mettere giù.»

«Ah, mi spiace di averti disturbato, allora...», risponde lei docilmente, «ma fammi sapere se hai bisogno, ok?», è il suo invito accorato.

«Ok», la accontento con poca convinzione, «ora vado!», la avviso.

Subito porto lo smartphone sotto la vista e tocco l'icona della cornetta rossa. Per più istanti del necessario rimango con lo sguardo fisso nel vuoto, completamente attonito.

Ma che è successo? Perché Eden mi ha chiamato all'improvviso dopo più di una settimana in cui è sparita? Perché tanta urgenza di sapere come sto?

Non so darmi risposte.

Quando mi volto trovo Buk distante da me diversi metri, forse un paio di decine. Mi guarda e attende che io lo raggiunga. Nel momento in cui mi avvicino a lui, mi fa le feste come non ci vedessimo da giorni, mi lecca in maniera quasi ossessiva le mani, le stesse che io uso per accarezzarlo.

«Va tutto bene, bello», inizio a dirgli, quasi in un soffio. «Va tutto bene. Non è successo nulla». Lo dico a lui, ma è solo una scusa per tranquillizzare prima di tutto me stesso.

Va tutto bene. Non è successo niente.

Afferro il guinzaglio da terra e mi incammino verso casa. Sento il cuore battermi ad una velocità ben più elevata rispetto al suo solito, e i miei piedi, insieme alle zampe di Buk, ne seguono il ritmo.

Malgrado lo voglia negare, il ricordo dell'esperienza appena avvenuta mi si è appiccicata addosso e il terrore che possa riaccadere una cosa simile mi soffoca il cuore. Tuttavia, cerco di non dare spazio alle domande prive di risposte che continuano a tartassarmi il cervello. Ciò che mi preme ora è arrivare a casa.

Voglio arrivare a casa. Sentirmi di nuovo al sicuro. Ne ho bisogno.

Spinti dal desiderio di scappare, i miei piedi iniziano quasi a correre. I polmoni faticano a stare al passo, ma io non demordo, non decelero.

Continuo a percorrere a ritroso le vie buie che avevo superato per raggiungere quella cazzo di panchina e finalmente arrivo di fronte al palazzo in cui si trova il mio appartamento. Ho un sussulto.

Giro la chiave nella serratura molto più in fretta di tutte le volte in cui abitualmente lo faccio, mentre il mio cuore sembra battermi in gola. Mi infilo nell'ascensore, velocissimo, e raggiungo il terzo piano, dove abito. Arrivo di fronte alla mia porta, la apro e ci passo attraverso sbattendomela alle spalle, un lampo.

La mia schiena è adiacente alla superficie liscia, così come le palme delle mie mani che premono quasi a voler assicurarsi che la porta sia realmente chiusa, quasi a voler obbligare qualsiasi cosa ci sia fuori a rimanere fuori.

Progressivamente, inizio a respirare. Sento l'aria riempirmi i polmoni. Finalmente. E sento il battito del mio cuore riacquistare un ritmo normale. Piano. Molto piano.

Che cosa è appena successo?

«Oh, Adam, sei qui! Mi sembrava di averti sentito entrare...». È la voce di mia madre a sopraggiungere al mio orecchio facendomi trasalire. «Ma che ci fai lì, sull'ingresso? Avanti vieni, no?».

Faccio come dice e mi avvicino a lei che si trova in cucina, mentre ripone nel frigo qualcosa.

Chiusa l'anta che teneva aperta, mia madre mi guarda. Il suo volto assume un'espressione preoccupata.

«Ma come stai? Sembri sconvolto! Pare che hai visto un fantasma!». Nel dirlo, si pone di fronte a me e, mettendosi sulle punte dei piedi, posa le sue labbra sulla mia fronte per verificare la temperatura, io la agevolo chinando di poco il capo. «Non sei caldo, il contrario... forse è perché fuori fa freddo. Facciamo una cosa, vai a cambiarti, mettiti il pigiama e poi torna qui, così provo di nuovo a sentirti. Nel mentre ti faccio una tisana con il miele, ok?». Fa tutto da sola, ma quelle sue premure sono forse l'unica cosa che mi servono al momento. Per tutta risposta, in uno slancio, mi avvicino a lei e la abbraccio. La stringo forte e inalo dai suoi capelli quel profumo di mamma e di casa che da quando sono piccolo ha sempre avuto il potere di farmi sentire al sicuro.

Mia madre, presa in contropiede, per un attimo rimane tra le mie braccia, ma dopo diversi istanti mi spinge via, quasi in imbarazzo. «Va... va bene così, tesoro», mi dice. «Ma che ti è preso? Io... tu... non lo facciamo mai!». È vero, non siamo soliti agli abbracci noi. Tiene lo sguardo basso è così a disagio che non riesce a guardarmi negli occhi. «Ora vai a prepararti», mi dice quindi. «Io faccio qui e ti aspetto ok?». Solo per un attimo, riesce a darmi uno sguardo. Mi sorride e io scorgo sulle sue gote ancora un po' del rossore che le aveva dipinte.

Ci congediamo così, fissandoci un istante negli occhi e lasciando che i silenzi parlino per noi.

Ti voglio bene.

Subito dopo, seguo il suo consiglio. Raggiungo camera mia, afferro il pigiama e mi dirigo in bagno, dove risciacquo con abbondante acqua calda il mio viso. Le mie pupille incontrano se stesse sul riflesso dello specchio e io, per qualche istante, mi ci soffermo, desideroso di trovare sul mio volto una forma di conforto. Osservo la pelle ancora tersa dalle gocce che l'hanno bagnata, le labbra chiuse in una linea, gli occhi come persi, assenti. Non trovo risposte sul mio viso. Solo tanti interrogativi.

Come fosse un riflesso che io non posso controllare, la mia mente mi porta a pensare a Eden.

Perché mi ha chiamato? Perché tanta urgenza? Forse lei sa le risposte...

Ma è una follia, lei neanche era con me, non avrebbe senso...

Mi asciugo la pelle del volto, quasi mi graffio con la stoffa ruvida dell'asciugamano, cercando di portare via ogni incertezza che tuttavia lì rimane appiccicata.

Penso a mia mamma, penso al fatto che mi abbia fatto piacere vederla così interessata e dolce poco fa. Penso che in un momento in cui ho la percezione che ogni cosa mi crolli addosso, forse lei è l'unico punto fisso. L'unica certezza.

Finisco quello che devo fare, esco dal bagno e mi dirigo verso la cucina, dove ci eravamo lasciati, ma non ci trovo mia madre. Al suo posto, sul tavolo, è però presente una grossa tazza colma di liquido fumante. La afferro e mi dirigo verso camera sua, probabilmente mi sta aspettando lì, ma dico.

E lei è lì, sento i suoi movimenti al di là della porta chiusa che ancora ci divide. Sento la sua inconfondibile risata, aperta e spezzata insieme, gioiosa e ruvida al contempo.

Ma ride con chi? Con chi sei, mamma?

Sento una voce maschile rispondere alla sua risata e non mi serve sapere nient'altro.

Ho capito. Hai di meglio da fare, mamma.

Con quella consapevolezza che mi pesa sullo sterno come un macigno, mi allontano dalla porta. Ritorno in camera mia, la tisana fumante che reggo in mano sembra ora schernirmi.

Forse ho pensato troppo in fretta che lei volesse davvero prendersi cura di me.

Forse non ne valgo la pena.

Mi metto sotto il piumone. Mando giù una sorsata dell'infuso che mi ha preparato mia madre e quasi mi brucia la bocca e lo stomaco. Ma è il cuore a bruciare di più.

Mi hai lasciato ancora una volta solo, mamma. Potevi starmi vicino, ma hai preferito altro.

Quant'è amaro e dolce insieme il gusto del liquido che scende dentro di me passandomi per la gola. Sembra volermi dire, con quei suoi sapori: "Ti voglio bene. Mi prenderò sempre cura di te. Se non avrò niente di meglio da fare".

Mi brucia, ma forse è giusto che sia così.

L'amore brucia.
A volte incenerisce.















💘💘💘















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Li sentite i cori angelici in sottofondo?

Sia santificato il Cielo, per sempre, in eterno... sono riuscita a pubblicare in tempo! 🥳

Se questo è stato possibile è anche grazie a MC_Peregrine che continua a battere i suoi record in velocità di correzione. Sei davvero un angelo, Mars, non lo dico per dire. 💝

Come di consueto, io vi ringrazio all'infinito dando il benvenuto a tutti i miei nuovi lettori! Siamo oggi a 156K di visualizzazioni e quasi 10K di stelline (qui siete più avari, non so se preoccuparmene 😜...). 💖

Come al solito, vi invito a farmi sapere che ne pensare delle svolte che prende man mano questa storia, ogni vostro feedback è prezioso e mi ripaga di tutti gli sforzi intrapresi.

Vi abbraccio fortissimo.

Un bacio a testa,
S.C.
😘

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