MILADY

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TYLER

La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d'amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce.

(Frida Kahlo)


-Da quando se n'è andata sei peggiorato- mi disse un pomeriggio Sam.

Non immaginava neppure quanto. Da quando la storia con Rosemy era finita mi sentivo proprio inquieto. Era come se all'improvviso avessi iniziato a odiare il mondo intero e se prima ero solo cinico, beh, ora ero proprio un misantropo, era quasi come quando Anne era morta, solo che ora potevo vedere l'oggetto del mio dolore. Ammettevo che avevo parlato a sproposito, ma io amavo per davvero Rosemary. Cercavo d'incontrarla ogni volta che potevo, sempre per caso, a volte mi facevo vedere in compagnia di altre ragazze, per dimostrarle che io potevo avere chiunque volessi, nella speranza di farla ingelosire, di ottenere una qualche sua reazione. Alternavo momenti di rabbia a momenti di tristezza. Ero confuso e infelice. Anne avrebbe saputo cosa dirmi, lei mi avrebbe detto come dovevo comportarmi, ma Anne non c'era più. Organizzavo spesso delle feste e ogni volta speravo che lei venisse.

-Perché non le dici semplicemente che ti manca?- mi chiese Sam –Non c'è cosa più semplice, due parole e basta, ti assicuro che spesso ottengono il risultato sperato-

-Così faccio la figura dello stupido- borbottai.

-Sempre meglio stupido che infelice... guarda come ti sei ridotto, tra un po' se dimagrisci ancora un po' sparisci-

Gli risposi con un grugnito. Possibile che riuscissi a distruggere qualsiasi cosa toccassi? Mia madre se n'era andata, Anne era morta, ora anche Rosemy mi aveva lasciato... e per poco l'amicizia con Sam non era finita, dovevo solo ringraziare il fatto che non avesse mai saputo del mio rapporto con Jessica.

-Dovresti dimenticarla, lei non fa per te- mi continuava a ripetere Pamela –siete troppo diversi-

Quel pomeriggio era venuta a trovarmi alla confraternita, mentre ero intento a sistemare degli appunti, cosa che fino a qualche tempo prima non avrei mai fatto.

-Non dirmi che studi- esclamò, venendomi incontro, i capelli rosa che le svolazzavano intorno al viso.

-Ogni tanto lo devo fare- borbottai, alzandomi e voltandomi verso di lei.

-Sei cambiato da quando quella ragazza è entrata nella tua vita-

-Ancora con questa storia, senti, se devi polemizzare, vattene- sbottai. Ero stufo di lei, dei suoi discorsi, di tutto quell'accanimento contro Rosemy che non riuscivo a capire.

-Sei proprio patetico quando fai così- ruggì lei, con un tono che non le avevo mai sentito.

La guardai con attenzione e vidi la rabbia che le illuminava lo sguardo.

-Non capisci che ti stava rovinando la vita? Che non eri più il solito Tyler? Eri solo un patetico ragazzo innamorato-

La fissai un attimo e poi compresi. –Il video lo hai fatto girare tu, vero? Hai chiesto a qualcuno di farlo-

Pamela non parlò, ma sorrise e io compresi di avere ragione.

-E la bralette, anche quella è opera tua!- esclamai.

Pamela rise e applaudì lentamente. –Bravo, molto bravo, saresti un investigatore perfetto-

-Come hai potuto?-

-La tenevi sotto il cuscino, lontano da tutte le altre, appena l'ho vista ho capito che era sua, così ho pensato che poteva essermi utile- lo sguardo le luccicò –tutti conoscono il tuo passato, Tyler, ero certa che se lei avesse visto la sua bralette su internet, beh, sarebbe stata certa che fossi tornato ai tuoi vecchi vizi-

-Sei orribile- sussurrai, quindi mi avvicinai di un passo –non voglio mai più vederti qui e non permetterti mai più di entrare nella mia stanza-

-Cosa? Io sono tua amica, la tua unica vera amica- gemette Pamela, lo sguardo lucido, ma non riuscivo proprio a provare pena per lei –Non ti avrebbe mai potuto rendere felice, non come lo avrei fatto io, ti sono sempre stata accanto, ti ho sempre assecondato-

-Vattene-

Pamela pianse, ma io restai immobile, non m'importava nulla che stesse male, che si disperasse, io a causa sua mi sentivo morire.

-Sei una pessima persona- urlò, le lacrime che le correvano lungo le guance –non è bastato mandare via quell'altra-

M'irrigidii. –Cosa?-

-Niente- abbassò la testa.

-Ti riferisci a Jessi? Milady... certo, il nome ideale per un ricatto, giusto?-

Lei si strinse nelle spalle. –Qualcuno doveva fare qualcosa, si stava avvicinando troppo a te-

Balzai in avanti e la presi per un polso. –Cosa le hai fatto?-

-Io? Nulla, le ho solo messo davanti le sue colpe, non so dove sia- sospirò -mi ha solamente detto che aveva abortito e sono certa che si sentisse in colpa per questo-

Ci fissammo per un lunghissimo momento. Non potevo provare che fosse lei la colpevole.

Alla fine Pamela si liberò dalla mia stretta, mi maledisse e si diresse verso la porta.

-Te ne pentirai- mi urlò, uscendo dalla confraternita.

-Se mi dessero un dollaro per ogni volta che una donna infuriata me lo ha detto- le gridai di rimando.

Ora sapevo chi era il colpevole, ma questo non avrebbe cambiato nulla.

Dalla mia stanza riuscivo a vedere la consorellanza di Rosemy e, se mi sporgevo un po', potevo anche vedere la finestra della sua stanza. Mi ritrovavo spesso a osservarla con attenzione, mi ero addirittura fatto prestare il binocolo di Sam, per cui ero ormai un caso perso. A volte mi pareva di vedere due figure abbracciate, così restavo nel dubbio: era Rosemy? La mia Rosemy con un altro? Oppure si trattava di Abigail? A volte scoprivo che era solo un gioco di luci, il bustino portabiti e la lampada che si trovavano attaccati e sembravano amanti intenti a baciarsi. Mi sentivo tanto come il protagonista di quella storia giapponese che vede l'amata solo dietro il paravento.

-Mi fai paura- mi disse una volta Sam mentre cercavo di scrutare la sua stanza dalla finestra –davvero, sei sempre stato strano, ma ora hai bisogno di uno proprio bravo-

-Oh no... fammi vedere il suo stato dal tuo cellulare, voglio capire se ha qualcuno-

-Sei patologico- ma mi lasciò prendere il suo cellulare senza protestare.

-Niente... neppure sul profilo di Abigail... okay, forse non ha nessuno- alzai la testa e fissai Sam –tu non sai nulla, vero?-

-No, te lo direi se sapessi qualcosa- rispose stancamente.

-Bene... - in realtà non ero tanto certo di voler sapere se aveva un altro o no.

-Perché non la chiami semplicemente?- mi chiese Sam.

Quelle parole mi spiazzarono. –Cosa dovrei dirle?-

-Io inizierei a chiederle come sta-

Sospirai. –E se non mi risponde?-

-Almeno avrai tentato-

Scossi la testa. –Non ho voglia di sentirla- mentii. La verità era che temevo un rifiuto. Scossi la testa. –Magari la sentirò domani-

-Sei proprio un testone, sai? Davvero, scommetto che hai la testa più dura del muro-

-Ehi!- esclamai –Non è modo di parlare-

-Invece sì, comunque fai un po' come vuoi- e Sam tornò a studiare.

Sì, ero un testone, ma non potevo farci nulla. No, qualcosa potevo fare, anzi, dovevo fare... dovevo riconquistare Rosemy, a tutti i costi.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ve ne pare di questo colpo di scena riguardante Pamela?

A giovedì ❤

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