GELOSIE

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Aggiornato il 05 ottobre 2019

15 dicembre

Sbuffa ed è palesemente insofferente mentre mi aiuta a mettere i gemelli della camicia. "Che hai?" Le chiedo divertito. Lo so cos'ha, ne abbiamo già parlato in questi ultimi giorni, ma mi piace provocarla. Mi guarda di sbieco perché lo sa che sto stuzzicando una sua reazione. Sa anche che la mia risposta alla sua imminente domanda non potrà essere diversa dalle altre volte. Sbuffa di nuovo "Mi ripeti perché dobbiamo per forza andare a questa stramaledetta festa?" sbotta mentre infila il secondo gemello. Forzo uno sguardo di rimprovero, ma con lei è proprio difficile. Ha quel broncio incantevole da bambina capricciosa, nonostante lei sia tutto fuorché capricciosa. È per questo che non riesco ad arrabbiarmi quando lo mette su. "Tara ci ho provato a parlarne con Big Pete, ma è stato chiaro. Mi vuole lì. Te l'ho detto dall'inizio che tu potevi stare a casa se volevi. Hai tutto ciò che ti serve qui ormai e ti avrei raggiunto appena mi liberavo. Hai scelto tu di venire." un sorriso sghembo mi attraversa la bocca. Lo so perché non mi ha lasciato da solo e ora aspetto la sua risposta, sempre la stessa da una settimana a questa parte. "Non se parla che ti lascio tutta una sera sotto le grinfie di Betty. Non aspetta altro che portarti a letto." Alza il mento indispettita, il tono della voce un po' stridulo risulta più buffo del solito stasera. Il mio ego sarebbe orgoglioso al pensiero di queste due donne che si accapigliano per stare con me, ma in realtà mi impensierisce di più il fatto che, anche dopo due settimane di devozione totale, lei ancora non si fida e pensa che potrebbe bastare una tentazione qualsiasi per mettere a rischio il nostro rapporto. Mi sono impegnato a non farla soffrire e sto cercando in tutti modi di darle la serenità che merita, ma a volte ho la sensazione che non basti. Lo so, ancora non le ho detto di amarla, ma solo perché in questo momento il desiderio che provo, questo brivido costante che attraversa il mio essere quando il suo corpo si avvicina al mio, è troppo travolgente e offusca qualsiasi altro sentimento. Il "ti amo" è una promessa che non voglio pronunciare finché non ne sarò certo. Sono passate solo due settimane, sebbene intense, sebbene vissute 24 ore su 24, giorno e notte, quasi sempre insieme, restano sempre e solo due settimane. Sono state poche le occasioni in cui non siamo stati assieme. Lei ha continuato ad andare in palestra ed io al corso per sommelier ed è stato proprio con Louis che mi sono ritrovato a confidarmi ieri sera. Da quando ho smesso di frequentare Conrad per evitare Betty, lui è l'unica persona più simile ad un amico che mi sia rimasto. Mi ha chiesto come stava la mia assistente. Lo ha chiesto con sguardo che sottintendeva altro e io non ho negato. Avevo voglia di sfogare la mia frustrazione, sentire il parere di un altro uomo. Gli ho raccontato tutto, tralasciando ovviamente i dettagli più intimi, ma comunque ho confidato a lui tutta la confusione che provo dentro. "Certo che sarebbe un gran casino se scoprissi che tutto ciò è solo attrazione fisica." Mi ha detto, buttandomi ancora più nello sconforto. "Fai bene ad aspettare. Ma forse faresti bene anche a parlarle." mi ha consigliato. Facile a dirsi! Quando sento i suoi occhi fondersi con i miei, tutte le parole vengono a mancare e mi ritrovo sopraffatto da mille emozioni che io non ho provato se non con lei e mi convinco che si tratta di amore, ma poi il mio corpo reagisce e inizio a fremere, a desiderare di averla avvolta attorno al mio corpo, sentirla calda su di me, affondare le mie mani in quei fianchi morbidi, i miei denti sui suoi capezzoli turgidi. Proprio come vorrei fare in questo momento. Si, perché l'unica cosa che vorrei ora è stenderla sul letto e sentirla gemere, contorcersi sotto di me. Ma stasera non è possibile e devo essere io la parte forte tra noi due, perché se vacillassi appena un po', lei si infilerebbe nelle mie crepe e otterrebbe facilmente ciò che vuole, ovvero restare a casa. E mi stuzzica ancora mentre aggiusta i suoi capelli e il suo trucco davanti allo specchio. Con la stessa naturalezza con cui mi direbbe che vuole andare a mangiare una pizza, mi provoca ancora "Avrei voglia di fare altro stasera." si gira verso di me e, con mimica intenzionalmente comica, sbatte le sue ciglia "Una serata così, costretta a starti lontana pur avendoti a portata di mano, proprio non mi fa piacere." Dannazione, è capace di farmi perdere la lucidità anche quando prova a fare la finta sensuale. E quel vestito che ha indosso stasera provoca in me gli stessi pensieri di quando lo ha provato in boutique. Lei non voleva comprarlo perché costava un po' troppo ma io ho insistito volendola aiutare economicamente. Ha fatto un bel po' di storie prima di accettare, ma sono riuscito a convincerla "a modo mio" e dopo non ne è rimasta affatto dispiaciuta. Il verde scuro della stoffa fa risaltare il candore della sua pelle, il biondo dei suoi capelli e richiama il colore meraviglioso dei suoi occhi. Non si rende conto di essere una continua tentazione con quella scollatura non troppo profonda, ma sufficiente per far intravvedere la V dove si arrotondano i suoi seni generosi. Lo spacco laterale della lunga gonna fa intravedere le sue gambe rotonde e ben definite e i suoi fianchi sono morbidamente fasciati, avvolti dalla morbida e lucida stoffa. Credo che sarò io quello che soffrirà di gelosia stasera e un po' mi pento per avere insistito a comprarlo. Scuoto la testa per distogliere i miei pensieri da qualsiasi tipo di desiderio che mi attraversa corpo e mente e cerco di calmare la mia pulsione pensando a Big Pete e al motivo per cui ha insistito. Non sarà una serata divertente. Almeno mi godrò lo spettacolo di Tara che balla tra colleghi e amici. Passerà in fretta e quel vestito andrà sul pavimento ancor prima che i nostri piedi raggiungeranno la camera da letto. "Promettimi che ballerai tutta la serata, che ti divertirai e non penserai a nient'altro. Né a me, né a Betty, né a qualsiasi altro problema che possa mai sfiorare questa meravigliosa testolina." mi avvicino a lei e le sfioro il braccio che si copre di brividi, sento la sua pelle incresparsi sotto le mie dita e un nodo si forma alla bocca dello stomaco. Lei è sempre tanto ricettiva a me ogni volta che la sfioro e mi guarda sempre con quegli occhi che mi fanno sentire il padrone del mondo e vorrei parlarle ora, dirle tutta la mia confusione, chiederle pazienza e comprensione, e soprattutto fiducia, ma non è la serata giusta per intavolare un discorso del genere. Ma non ce la faccio a resistere ho bisogno di un anticipo di ciò che sarà la nostra notte, perché lei ha perfettamente ragione, la serata sarà lunga e difficile. Con la mano scendo verso il polso e lo afferro con fermezza per farla voltare verso di me. Un sorriso malizioso attraversa il suo viso e io scuoto la testa per farle capire che non è come pensa "È solo un'anteprima, donna!" le dico all'orecchio. Sento il suo respiro trasformarsi e diventare pesante. La spingo con qualche passo verso la porta della cabina armadio e le prendo l'altro polso. Le alzo le mani sopra la testa e spingo il mio bacino contro il suo. Le tengo i polsi con una sola mano e con l'altra raggiungo lo spacco del suo vestito e salgo su per la sua coscia fino a raggiungere il suo sedere. Cazzo, ha il perizoma! Lo sapevo, mi sto infilando in una situazione di cui potrei pentirmi. Lei è arrendevole come sempre quando le chiedo un contatto fisico. Non mi rifiuta mai. È come se si cibasse di questi nostri contatti e più la soddisfo, più la vedo fiorire. Strizzo una natica con la mia mano e lei porta la testa all'indietro per il piacere. Così mi lascia libero accesso al collo e lo bacio, lo lambisco con la punta della lingua, mi inebrio del suo profumo, e scendo fino al suo seno ad incontrare la scollatura del suo vestito che per fortuna ferma la mia corsa. I nostri respiri sono pesanti e lei emette più di un gemito che mi spinge ancora di più verso qualche ripensamento rispetto al mio dovere lavorativo. Visto il risultato che mi ritrovo nei pantaloni, la tentazione di non andare alla festa ora è forte, ma lo sguardo del capo che mi fa una delle sue sfuriate mi appare davanti agli occhi e cerco quindi di resistere. Ci manca solo che non mi presenti stasera e posso considerarmi già con il primo piede fuori dell'azienda. "Giuro che quando torniamo, ti farò felice, proprio come piace a te." La guardo negli occhi prima di baciarla sulla guancia e respirare ancora una volta il suo inconfondibile profumo, quell'essenza che ormai è diventata la mia droga e a cui non mi potrò mai assuefare. Un sospiro sofferente fuoriesce dalla mia bocca come dalla sua. La delusione è pennellata sul suo viso e mi dispiace, perché forse con il mio gesto egoistico di ora, ho peggiorato le cose. "Purtroppo dobbiamo pensare prima al dovere. Al piacere ci penseremo più tardi e sono sicuro che non ti sarà difficile continuare a provocarmi per tutta la sera. So che lo farai e io poi sarò costretto a punirti. E ti punirò per tutto il weekend, lo sai vero?" Libero le sue mani dalla mia stretta e lei scoppia in una risata maliziosa mentre mi dice una delle sue solite frasi provocatorie "Devi minacciarmi così più spesso capo." Dopodiché la sua lingua inumidisce la sua bocca ed un altro sospiro sale alle mie labbra e lo lascio andare, questa volta, però, accompagnandolo con un sorriso liberatorio della tensione che si era creata e non parlo solo di quella sessuale.

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Se potessi vivere la nostra storia alla luce del sole, probabilmente sopporterei meglio questa festa. Dovergli stare lontano, dover vedere la sfilza di donne che lo avvicineranno con l'intento di attirare la sua attenzione, accettare che Betty gli sia accanto e che gli faccia le sue solite moine seduttive, mi infastidisce. No, mi manda proprio ai pazzi, mi imbestialisce, mi rende furiosa al punto che le staccherei quella testolina bionda da oca e la farei rotolare ai piedi di Brandon come trofeo d'amore. E io non sono mai stata un tipo violento. Proprio no, ma il pensiero di quella lì non riesco a farmelo scendere giù. Mi si ferma di traverso come una fottuta spina di pesce in gola. In teoria dovrei stargli affianco stasera, perché io sono la sua assistente, no? Invece lui vuole che mi diverta, che stia coi colleghi e che balli. Devo ballare, per lui, mi ha detto ieri sera dopo l'ennesimo mio tentativo poco convinto di non venire a questa dannata festa. Certo, avrei potuto osare di più a casa quando prima mi ha messo, per così dire, con le spalle al muro. Se avessi realmente voluto, forse avrei raggiunto l'obiettivo, ma ho capito che lui deve esserci. C'è qualcosa che non va ultimamente e non me lo dice, ma ci tiene a non contraddire Big Pete e non voglio metterlo in difficoltà. Ieri sera è stato quasi sul punto di dirmelo, ma credo ci sia qualche dissapore col grande capo e questo spiegherebbe il suo viso torvo ogni qualvolta va nel suo ufficio e poi torna da me. Mi dice sempre che va tutto bene, ma ho capito che non è così. E allora ballerò, lo farò per lui, per dargli almeno la possibilità di divertirsi attraverso me, guardando me. Così ha detto, si diverte vedendomi ballare. Gli piace vedere i miei fianchi muoversi ed immaginare il mio sedere spingere contro di lui e provocare una sua reazione. Perché con lui tutto si risolve con il sesso, che va magnificamente. Pure troppo magnificamente, ma anche in quel caso sento che, se non fosse per questa nostra assoluta intesa, forse non staremmo al punto in cui siamo, che lui emotivamente non si lascia andare. Ma io aspetterò, fintanto che non mi darà un motivo per non farlo, ma a volte la paura prende il sopravvento e questo suo trattenersi mi insinua il tarlo familiare del dubbio. E allora come faccio a non essere gelosa, soprattutto se lui è anche più affascinante del solito stasera, con il suo completo grigio scuro e la camicia bianca che su di lui è anche più attraente che su qualsiasi altro uomo? Ma lui ha sempre stile, riesce a distinguersi in qualsiasi occasione. Anche quando è in tenuta sportiva, riesce a farsi notare. Quando per esempio torna dalla sua corsa mattutina, col naso e le guance rosse per il freddo, è da togliere il fiato! Ogni volta che entra in casa porta con sé il freddo caratteristico del dicembre a New York, quello che sa già di Natale e di zucchero, di festa e regali. Ma la sua vista riesce a fare avvampare dentro me sempre la voglia di sentirlo addosso, a far dirompere l'urgenza di toccarlo e il bisogno di avvicinarmi a lui, sentire sulla mia pelle che quello che sta accadendo nella mia vita è finalmente reale. E sebbene io trovi che in questo completo sia tra le cose più seducenti che io abbia visto di recente, quando questa tortura sarà finalmente finita, sarà per me un immenso piacere sfilarglieli di dosso, questi maledetti indumenti.

Ripercorro mentalmente la nostra vita in queste ultime settimane. Sono poche le occasioni in cui non siamo stati insieme, soprattutto al lavoro. Addirittura, per evitare di stare lontani troppo a lungo, ormai passo quasi tutto il tempo nel suo ufficio seduta al tavolo da riunione. Non perdo nessuno dei suoi meeting o incontri di lavoro e pranziamo regolarmente sempre insieme. Alla fine credo che sia abbastanza evidente a tutti che tra noi c'è qualcosa, ma per fortuna fanno tutti finta di niente e noi continuiamo così, anche se credo che adesso stia diventando quasi ridicolo continuare in questa direzione.

"A cosa stai pensando?" la sua voce mi distoglie da tutto questo groviglio di pensieri che, se in questo momento si materializzassero sopra la mia testa , spettinerebbero tutta la mia chioma perfettamente ordinata per la serata. Credo di avere stampato in faccia un'espressione mista tra chi è stato colto in flagrante e lo scemo del villaggio. Ma lui continua "E non dirmi niente perché lo sai che non me la bevo. Si vede che sei tesa e completamente persa nei tuoi pensieri." Il suo tono è fintamente leggero, ma lo so che non gli piace vedermi così, anche se ultimamente non sta più capitando tanto spesso. "Sei sicuro di volerlo sapere?" gli rispondo con lo stesso tono "Tara, ovvio che lo voglio sapere. Voglio sapere tutto di te. Quello che pensi e soprattutto... quello che senti." Queste ultime parole le pronuncia con un tono basso e sensuale, ed un occhiolino ammiccante segue subito dopo per farmene intendere il doppio senso. "Pensa a guidare e non distrarti!" ridacchio cercando di cambiare discorso. "Stai cercando di sviare, donna, ma non funziona. Che hai?" Mi punzecchia ancora e io resto per un po' a rimuginare per trovare le parole adatte, quelle giuste per toccare un discorso che forse, anzi, ne sono certa, non è nemmeno il momento ideale per essere affrontato, ma con lui difficilmente riesco a contenere quello che mi passa per la testa. Anche se il suo sguardo è rivolto sulla strada, ha l'espressione di chi sta aspettando da me la risposta che ha richiesto. Infatti, appena ci fermiamo ad un semaforo, si gira verso di me e, senza parlare, inclina il suo viso. Alza un sopracciglio e con gli occhi, solo con i suoi occhi scuri, mi rivolge la richiesta di una risposta. E allora non posso sottrarmi, non posso non rivelargli i miei pensieri. Aspetto che la macchina riparta e, finalmente, decido di spiattellare ciò che mi sta consumandole meningi "Pensi che abbiano capito di noi? In ufficio intendo." "Molto probabilmente si, ma finché non ci colgono in flagrante, non possono farti nulla. Puoi stare tranquilla." mi risponde con tono leggero e divertito. "Brandon, a me non interessa quello che potrebbe succedere se lo scoprissero." dico io, rivelando invece nella mia voce tutta la tristezza e la frustrazione per non potergli essere affianco legittimamente stasera. D'improvviso Brandon mette la freccia, sento la macchina rallentare e accostare. Un nodo immediatamente mi si forma in gola. Come temevo, ho sbagliato momento o forse ho sbagliato le parole. Fatto sta che siamo in mezzo al nulla verso la festa, sul ciglio della strada e io guardo le mie mani che nervosamente si muovono sul mio grembo. Le torturo tirando e giocando con le pellicine attorno alle unghie. È l'unico sfogo che trovo per scaricare qualsiasi tipo di tensione ed ora l'aria in questa macchina ne è fin troppo piena. Non riesco a guardarlo, perché immagino si sia risentito, che si senta infastidito da questa mia insistenza a rendere pubblica la nostra relazione, ma io continuo a non vederci nulla di male e ora ho paura di aver rovinato quell'atmosfera che eravamo riusciti a stabilire a casa. Immagino che per lui, dopo la nostra chiacchierata prima di uscire, il discorso si fosse concluso lí. "Tara guardami." e se anche il suo tono non è né risentito, né infastidito, io non me la sento di girarmi e scuoto la testa evitando di voltarmi verso di lui. Stacca la cintura di sicurezza e vedo sott'occhio che si muove fino a girare il suo corpo completamente verso di me e io arretro sempre di più verso lo sportello fino ad appoggiarmici totalmente. Il suo braccio si alza verso il mio viso e la sua mano calda si appoggia piano sulla mia guancia. Mi accarezza a lungo, il viso, l'orecchio, il collo, la nuca. Mi tocca in maniera delicata e diversa da tante altre volte in cui la sua mano ha sfiorato la mia pelle. Nessun fine erotico, nessun tipo di gioco sensuale. Solo ed esclusivamente dolcezza. Sento il mio cuore riempirsi di nuova fiducia e i miei occhi hanno voglia di fondersi nei suoi e leggerci i pensieri che ora accompagnano queste carezze. Il mio viso segue il movimento della sua mano che mi incoraggia ad voltarmi e incontro il suo sguardo puntato su di me, gli occhi fissi sul mio viso addolciti da una luce che non ho mai visto fino ad ora. Qualcosa di diverso c'è lì dentro. Qualcosa che mi mancava, che mi scalda, che mi avvolge, che mi solletica il cuore e mi sfarfalla nello stomaco. La sua voce è calda come non mai, perché non ha nessuna traccia di doppio senso "Lo vorrei anch'io." poi per un secondo diventa pensieroso. Affonda i suoi occhi ancora più nei miei e respira piano, una piccola curva si affaccia infine sulle sue labbra, quasi impercettibile, ed è così dolce con la luce del lampione che illumina solo parzialmente il suo viso. La sua mano ormai ha raggiunto la mia, la stringe forte e poi ne massaggia il dorso con le sue lunghe dita. E in quegli occhi vedo scorrere tanti pensieri per me illegibili. Sembra quasi stia ragionando con se stesso in questo silenzio infinito, in questo vuoto di spazio e tempo che si è creato in questa macchina. Le sue dita salgono fino al mio braccio e lo accarezzano con lentezza, con soave leggerezza, con la stessa attenzione che si può avere toccando un oggetto di cristallo e questo è tutto nuovo per me da parte sua, strano e piacevole allo stesso tempo. Chiudo gli occhi e mi godo il contatto delle sue dita che sfiorano la mia pelle e che non provocano in me nessun tipo di pulsione ma solo un pungente senso di appagamento e completezza. Respiro l'aria di questo piccolo spazio che si è riempita dell'unione dei nostri due profumi in un connubio perfetto e stordente. "Se mi stai ad ascoltare fino alla fine ho una proposta da farti." apro gli occhi e vedo che quel sorriso che prima era solo accennato ora si è aperto totalmente. Annuisco solo col capo e mi perdo di nuovo in quegli occhi vivi e lucenti, illuminati da questa nuova luce che gli splende da dentro. "Per stasera è meglio lasciare le cose come stanno. Durante le vacanze di Natale ne riparliamo e troviamo insieme un modo per far uscire la cosa in modo graduale. Lo voglio anch'io, davvero! Però adesso promettimi di divertirti stasera. E sorridi!" e, in un deja vu al contrario, con le dita prende gli angoli della mia bocca e li rivolge verso l'alto per forzarmi un sorriso, proprio come ho fatto io con lui a casa mia. Perché mi sembra sempre che non riusciamo a renderci l'un l'altro completamente felici? "Ti prometto di passare comunque un po' di tempo con te anche alla festa, un modo lo troviamo, ok? Però ti prego di divertirti. Lo farai?" Mi prende la mano e, quasi in un atto di devozione verso di me, la bacia premendola sulle sue labbra ed indugiando qualche secondo prima di staccarla. Un movimento misurato e assaporato fino all'ultimo e il mio respiro si incastra nel petto per tutta la gentilezza che percepisco nei suoi gesti, per la premura che ne traspare. Appoggia la mia mano sulla sua gamba e, senza aspettare una mia risposta, che a questo punto credo sia scontata, riparte in direzione festa. Ci proverò, ma non sono certa delle mie reazioni. Mi conosco bene. La sua mano è sulla mia, gioca con le mie dita, di tanto in tanto la solleva per baciarla ancora. Non la lascia mai andare se non quando è assolutamente necessario per guidare e io pendo dalle sue labbra, immagazzinando ogni suo minimo movimento nella mia memoria, per farmelo bastare per tutto il tempo in cui dovrò resistere lontana da lui durante questa lunga serata.

La solita sala degli eventi è anche questa volta perfettamente addobbata, solo che, a differenza della festa d'estate, ora il colore che predomina è l'oro. Di quá e di là ogni tanto si intravede un tocco di rosso e il grande albero di Natale all'ingresso della nostra sede, anch'esso in oro e rosso, è ovviamente illuminato. Era lì già dal lunedi dopo il Ringraziamento, come accade ogni anno.

Ad un centinaio di metri prima di arrivare davanti al cancello Brandon ha fermato nuovamente la macchina. Non ha detto nulla, mi ha solo guardato negli occhi per qualche secondo, con quello stesso sguardo che avevo visto qualche minuto prima, si è avvicinato a me e, credo perché ho il rossetto, mi ha baciato l'angolo delle mie labbra e ha respirato a lungo il profumo sul mio collo. Adoro quando lo fa, mi fa sentire ancor più desiderata e desiderabile. Ho ricambiato con un sorriso e ho accarezzato i suoi ricci passandoci una mano attraverso, incastrando per un secondo le mie dita tra i suoi capelli spessi e morbidi. E ora che stiamo entrando nella sala senza alcun contatto tra noi quella stessa mano la stringo in un pugno cercando di sentire di nuovo quella sensazione, per trattenerla sulla mia pelle, ma purtroppo è già andata via, lasciandomi a mani vuote.

Nonostante io cammini davanti a lui a distanza di sicurezza, il fatto che siamo arrivati insieme sembra non essere passato inosservato e guardandomi attorno noto sguardi e sorrisi maliziosi e d'intesa tra colleghi che ci riguardano. La cosa ormai non mi interessa più. Probabilmente tutti lo immaginano e nessuno dice nulla. Solo uno sguardo tra i tanti mi ghiaccia il sangue e mi provoca una reazione che non è affatto gradevole. Betty mi ha osservato scorrendo i suoi occhi cerulei su di me da capo a piedi con un'espressione fredda, minacciosa e un brivido di paura ha attraversato inspiegabilmente il mio corpo quando i nostri occhi si sono incrociati, tanto che ho staccato immediatamente il contatto per il disagio.

"Allora a dopo." la voce di Brandon dietro di me mi fa sussultare e girare di scatto verso di lui. "Stai bene?" Mi chiede notando il mio disagio e noto la sua mano che fa un movimento verso di me ma che subito ritorna giù, lungo i sui fianchi. "Credo di si." dico con voce strozzata, ma dalla faccia che fa lui, capisco che non ci ha creduto. "A dopo, si..." dico frettolosamente, distogliendo il mio sguardo dal suo che ora è pieno di domande. Cosa potrei mai dirgli? Sicuramente è stata una mia suggestione dovuta alla gelosia che provo verso di lei e niente di più.

Raggiungo Melody ed altri colleghi che si trovano poco più in là nella sala e nello stesso istante in cui mi allontano noto che Betty si dirige verso Brandon parandosi davanti e attirando con successo la sua attenzione. Un moto di rabbia monta subito dentro di me e sento un senso di calore invadermi le guance e prendere possesso della mia testa. Più lei si avvicina, più lei lo tocca e gli sorride, più sento la mia lucidità volare via, lontano. La complicità della mia amica in questo momento è fondamentale. Mi posiziono infatti in modo da osservare la loro conversazione senza dare troppo nell'occhio. Brandon però mi vede benissimo e in più di un'occasione mi ha osservata, ma ha distolto subito lo sguardo dal mio, girandosi e dandomi le spalle. Betty continua palesemente a flirtare con lui e lui, da contro, sembra anche molto compiaciuto da ciò. Non fa nulla per evitare che lei gli si butti addosso. E le sento riaffiorare tutte le mie insicurezze, il non sapere esattamente lui cosa prova, la mia paura che ciò che per lui sia soltanto sesso. La frustrazione prende il posto della rabbia. La voglia di dimenticare che per stasera dovrò accontentarmi solo delle briciole. Vuole che mi diverta? Gli faccio vedere io come mi diverto e si pentirà di avermelo chiesto.

Dopo 2 bicchieri di vino bianco, che sono scesi giù come se fosse stata acqua, freschi al punto giusto, è arrivato il momento di cedere al ritmo. Ha detto che vuole vedermi ballare? Bene, mi vedrà ballare! Con il mio terzo bicchiere di vino in mano mi avvicino con Melody ad un altro gruppo di colleghi, i cui componenti sono tutti di genere maschile, ed iniziamo a ballare con loro, in particolare con uno dei nuovi arrivati che più volte ho visto allungare l'occhio verso di me e credo di piacergli, almeno così sostiene Melody. La mia amica, seppur reggendomi il gioco, sembra preoccupata e le sue parole non tardano ad arrivare "Tara non esagerare, sia con il vino che con le provocazioni. Lo sai che va a finire male se tiri troppo la corda." "Tranquilla amica! È tutto sotto controllo." le dico, fingendo disinvoltura. Invece non è vero. La mia gelosia è totalmente fuori controllo e io non riesco a gestirla. Anche la mia razionalità è completamente annebbiata dal vino che è andato subito e facilmente in circolo. Lui parla ancora con Betty che ormai lo ha monopolizzato. Sarà ormai più di mezz'ora che quella lì lo ha accalappiato. Lui ora mi guarda, mi osserva e nel frattempo io ballo, mi lascio andare e faccio in modo che il nuovo collega mi corteggi, flirtando spudoratamente con lui. Lo sguardo di Brandon inizia a farsi pensieroso. Bene! Anzi, benissimo, volevo proprio questo. Nel frattempo Melody mi sfila il quarto calice di vino dalle mani "Per il momento con questo basta." mi rimprovera. Ma a me non importa, non è la cosa principale che mi sta mandando fuori di testa. Adesso anche un'altra collega si è avvicinata a Brandon, anche lei bella e in tiro per la serata. E anche lei ci sta provando. Continuo a vedere donne che minano la mia autostima, che mi fanno sentire insignificante e, soprattutto, non importante per l'unico uomo di cui vorrei l'attenzione stasera. Nonostante questo gioco non mi stia divertendo, mi sento ormai entrata in un vortice che io stessa ho creato e da cui non riesco più a sottrarmi. La testa gira, la musica e il vino ormai hanno preso il sopravvento sui miei sensi e continuo a provocare il mio collega, di cui credo di non sapere nemmeno il nome, o forse l'ho dimenticato. Lo sguardo di Brandon si fa sempre più preoccupato e non so se sentirmi compiaciuta del suo sguardo o in colpa della situazione in cui ho cacciato me e probabilmente sto cacciando lui, ma non ho più il controllo di me, delle mie azioni, dei miei sentimenti.

Vedo che si congeda dalla nostra collega per avvicinarsi al DJ. Gli dice qualcosa mentre ancora mi guarda, dopo di che la musica cambia e parte una canzone il cui significato è inequivocabile e io inizio a sentirmi veramente stupida per aver pensato e fatto tutte queste cose, per aver perso il controllo, per aver fatto prevalere ancora una volta le mie insicurezze, la mia gelosia e la mancanza di fiducia per un uomo che sta provando in tutti i modi a farmi capire che non è più la stessa persona di un tempo.

Ma forse posso ancora rimediare e non mi interessa che tutti possano guardare. Pensassero pure quello che vogliono! Mi avvicino piano a lui e nell'orecchio gli bisbiglio poche parole che scivolano via dalla mia bocca come una preghiera "Potrai mai perdonarmi?" Lui reagisce con una sincera, piccola, adorabile, risata e annuisce. Tutto senza mai sfiorarci, senza mai un vero contatto fisico, per evitare che la gente possa parlare troppo, ma io lo so che ormai il mio sguardo non mente e probabilmente nemmeno il suo. Vedo di nuovo quella luce mentre mi indica la pista da ballo invitandomi a tornare a ballare, questa volta per lui. E resta lì, fermo a guardarmi con il suo sorriso soddisfatto stampato sulle labbra. E ballo per lui, ballo da sola, muovendo il mio corpo nel modo in cui so che gli piace, nel modo che mi farà guadagnare la punizione che merito per averlo provocato. E l'attesa per ciò che verrà alla fine di questa serata diventa ancora più gustosa ora. Ora che lui ha di nuovo rinsaldato la mia stima e ha dato una piccola dimostrazione di quanto ci tiene a me. Si è esposto, davanti a tutti. C'è chi ha visto e ha ammiccato, chi ha visto e ha girato la faccia dall'altro lato e chi era troppo distratto e gli verrà probabilmente raccontato. Per quanto io sia stata stupida, in questo momento mi sento comunque di aver vinto.

https://youtu.be/6tpl9LtkRRw

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Sapevo che stavolta stava ballando per me, per farmi piacere, per provocarmi, ma nel modo giusto. Ero rapito dai suoi movimenti, ero completamente immerso nei miei pensieri rivolti solo a lei, quando Rachel mi ha catturato per conto di Big Pete. E non mi sono potuto sottrarre. Mi ha trascinato lontano per incontrare una coppia di industriali amici di Pete e ora non riesco più a vedere cosa combina Tara. Sono preoccupato. Faccio fatica a seguire la conversazione, che trovo tra l'altro anche noiosa, perché non faccio altro che pensare a lei e a chiedermi se ci è rimasta di nuovo male perché non ho potuto guardarla fino alla fine.

Si è comportata in modo veramente immaturo stasera a causa della sua gelosia verso Betty, ma certo non ha tutti i torti e non dovrei permettere a quella donna di avere quell'atteggiamento così sfacciato nei miei confronti. D'altronde mi era chiaro già dal mio compleanno che lei ha degli interessi verso di me e da quel giorno sono completamente sparito sia per lei che per Conrad, proprio per evitare di alimentare le sue speranze.

Invece spero che Tara, dopo il gesto che ho fatto poco fa, abbia finalmente capito che può stare tranquilla, che non ho intenzione di tradire la fiducia che mi sta dando, che di Betty non mi importa nulla e tanto meno delle altre donne. Ho capito tante cose stasera. All'improvviso qualcosa è esploso dentro di me e tutta quella nebbia che avevo nella testa fino a qualche ora fa si è diradata e ho capito. Ho cercato di immaginare la mia vita senza di lei e... non l'ho immaginata! Non c'era gioia e nemmeno dolore; nessun colore, nemmeno il nero; nessuna felicità e nemmeno tristezza; nessuna luce e neanche il buio. Non c'era vita, e ho capito! È stato finalmente chiaro che io non posso più stare senza Tara. La mia vita è ormai totalmente regolata da lei. Se ho bisogno di renderla felice per sentirmi felice, se ho bisogno di vederla serena per avere la mia serenità, allora questo può essere solo amore. Perché io vivo di lei, vivo per lei e non potrei più tornare indietro nemmeno volendolo. Mi ero solo chiuso in me stesso e nelle mie paure che sono state causate dal fallimento della mia storia con Nina. E quello che ho fatto davanti a tutti l'ho dovuto e, soprattutto, voluto fare, perché stava mettendosi in un grande casino e mi ero reso conto che non se ne stava nemmeno accorgendo, che aveva perso il controllo di se.

Sento Pete che parla e parla e per fortuna non mi interpella, anche se ciò non mi meraviglia affatto, va sempre così con lui. Ma adesso è esattamente quello che ci vuole e proprio questa volta non mi interessa perché non ho alcuna idea di cosa stiano dicendo e continuo a guardare tra la folla in cerca di Tara. Finalmente la scorgo che si sta dirigendo verso il bar e spero che non si faccia servire ancora qualcosa di alcolico. Mi sembrava già abbastanza alticcia prima e non vorrei doverla portare a casa sulle spalle o, peggio, doverla salvare da qualche situazione imbarazzante. E non faccio altro che guardare lei, osservare quanto è affascinante nonostante sia leggermente brilla e adorare il suo modo di muoversi tra la gente regalando sorrisi, sempre! Non se ne accorge mai di quanto riesce ad attirare l'attenzione delle persone con la sua semplicità e naturalezza, come in questo momento. Infatti alcuni colleghi più giovani che stanno chiacchierando in un angolo la seguono con lo sguardo fisso alla sua scollatura e si danno gomitate e spinte tra loro. Lo sento quel pizzico di gelosia sollecitare le mie mani che si chiudono in un pugno. Vorrei prenderli a schiaffi quei ragazzini arrapati che sono appena usciti dall'università, abituati a fare i deficienti con tutte le donne che gli capitano a tiro. Stupidi proprio come lo ero io, ma per fortuna la vita ci ha offerto una seconda chance e voglio che questa volta sia speciale, lo devo fare per lei. Ci devo pensare bene, voglio che sia un'occasione unica e non qualcosa detta così in un momento qualsiasi. Voglio che lei lo ricordi per tutta la nostra vita insieme. Un sorriso mi scappa nel guardare che il barman le ha servito un'acqua tonica e mi sento più tranquillo ora, per cui posso ritornare almeno per un po' alla conversazione con queste persone che sembrano importanti per Pete.

La conversazione, se così si può definire l'ennesimo monologo del mio capo, è durata pochi altri minuti e riesco a congedarmi sia da lui che dalle persone che mi ha presentato. Tanto ci rivedremo dopo Natale in ufficio, ha stabilito Pete. Mi chiedo io a cosa gli servo, se poi decide lui tutte le strategie e io non devo fare altro che eseguire. Qualsiasi mia proposta, infatti, non gli va mai bene oppure riesce a rigirarla in modo che poi si impossessa della mia idea e la fa passare come sua. Se non fosse che questo lavoro mi ha permesso di ritrovare Tara, mi sarei già pentito di aver accettato di lavorare con lui. Tara... mi manca ed è arrivato il momento di mantenere la mia promessa e trascorrere un po' di tempo con lei. Mi aggiro per la sala, che sta iniziando anche a svuotarsi, la cerco e, stranamente, la vedo parlare con Betty, che è di spalle. Sicuramente non sarà stata Tara a prendere l'iniziativa. Cosa avrà avuto da dirle quella donna? La situazione mi ha incuriosito all'inizio ma ora, osservando meglio la scena, man mano che mi avvicino, posso dire che non mi piace l'atteggiamento che ha Tara. Il modo in cui guarda la sua interlocutrice e il suo corpo che si ritrae mi fa intuire che è a disagio, che c'è qualcosa che la infastidisce. C'è qualcosa che non va, lo sento. Più mi avvicino e più leggo meglio in quegli occhi verdi, che si stringono, si strizzano quasi increduli e quando si riaprono sono terrorizzati e il suo volto assume una smorfia di dolore. Avanzo il mio passo nella loro direzione e, quando arrivo, né Tara né Betty notano la mia presenza, sobbalzando entrambe quando sentono la mia voce che dissimula leggerezza, mentre dentro di me sono invece molto, molto preoccupato. "Scusate signore per l'interruzione, ma ho bisogno di parlare urgentemente con Tara." Ho scelto di proposito di non usare la parola assistente. Lei non è questo per me e visto che intuisco il suo momento difficile, voglio farla sentire protetta dalla mia presenza. Come sempre Betty sfoggia uno smagliante sorriso, falso come pochi in questo momento, e una dolcezza e cordialità che ora, più che in altre circostanze, non mi affascina né incanta "Ma certo Brandon. È tutta tua." Poi, rivolgendo a Tara lo stesso, finto sorriso, le dice "A presto, quindi." e Tara sembra sollevata dalla mia presenza e mi ritrovo ad ammettere che ha ragione: Betty è proprio una gatta morta! Abbasso lo sguardo per un attimo perché noto che si tocca e accarezza il polso mentre Betty si allontana da noi e un sospiro finalmente rumoreggia dal suo corpo, come se avesse trattenuto l'aria troppo a lungo. Mi paro davanti a lei e la fisso negli occhi in cerca di una risposta, ma il suo sguardo è ancora terribilmente teso "Che stava succedendo tra voi due?" Le chiedo cercando di essere il più tranquillo possibile. Le tocco il braccio e mi accorgo che sta tremando, è un fascio di nervi traballante sotto le mie dita "Cosa ti ha detto per ridurti così?" La sua risposta è aggressiva, sfogo di una tensione che l'ha evidentemente logorata in questi ultimi istanti "Vuoi che ti dica le esatte parole che ha usato e ciò che mi ha fatto o ti basta solo il concetto del suo discorso?" E non so cosa rispondere, quindi l'unica cosa che riesco a pronunciare è uno stupido "Oh..." che rovescia il vaso della sua rabbia e fa affiorare ancor di più i suoi nervi scoperti "Oh?! Oh!? Oh cosa?" Mi grida contro e, senza darmi il tempo di rispondere, mi da le spalle "Senti, lascia stare, ok? Vado a ballare. Tu continua pure le tue PR. Ci vediamo dopo." Anche se sono completamente consapevole che si sta solo sfogando con me, questo modo di fare mi irrita comunque e cerco il più possibile di non perdere le calma. Le afferrò il polso e la tiro verso di me, la faccio girare e le nostre facce sono vicino, molto vicino, troppo per il luogo e la situazione in cui ci troviamo. E le bacerei quelle labbra strette e tese fino a farle ammorbidire e schiudere, fino a sentire le sue dita passare tra i miei capelli. "Cosa c'è Tara? Parlami!" Bisbiglio a pochi centimetri dalla sua bocca. Probabilmente tutti ci stanno guardando, la nostra intimità è palese ma ora mi preoccupa lei e ciò che le è successo. Al resto ci penserò dopo, o forse mai. Non importa più. Importa solo lei, esiste solo lei in questo momento.

La mia mano dal polso sale con una carezza lungo il suo braccio e sento il suo corpo iniziare ad allentare la rigidità di prima. Mi fermo sul gomito e lo avvolgo con la mia mano con una presa delicata ma sufficiente per trascinarla lontano dalla folla, al piano superiore della villa, dove sono sicuro che non c'è nessuno. "Andiamo." dico con decisione ma sottovoce. Percorriamo le scale in silenzio e lei non oppone più nessuna resistenza mentre camminiamo fianco a fianco.

Dopo aver aperto la porta del bagno ed aver fatto entrare Tara, mi precipito dietro di lei e chiudo a chiave. Cerco un po' di sollievo appoggiandomi con tutto il peso allo stipite buttando la testa all'indietro. Un sospiro inaspettatamente esce dalla mia bocca e non avrei voluto perché non voglio dare l'impressione a Tara di avercela con lei, perché non è così. Lo sento che ora non ha nessuna responsabilità in tutta la scena che si è svolta con Betty, anzi! Avvicino il dorso della mia mano alla sua guancia, la sfioro, la accarezzo e poi la accolgo pienamente nel mio palmo. Lei chiude gli occhi, abbandonandosi al mio gesto e li chiudo anch'io con lei. Mi godo questo istante, tutto il suo calore e tutta l'arrendevolezza che si esprime nel suo viso contro la mia mano. Quando riapriamo gli occhi finalmente ritrovo la mia Tara e quella donna arrabbiata, impaurita, nervosa e nevrotica è per fortuna sparita. "Puoi dirmi tutto Tara, anche le parole esatte e i gesti più dettagliati. Voglio sapere tutto ciò che ti ha ridotto a tremare in quel modo. Io sono qui per te." mi guarda smarrita "Tremavo?" Annuisco e rivedo nei suoi occhi lucidi la stessa angoscia che avevo visto poco fa. "E allora?" la esorto nuovamente a parlare. Sono impaziente anche di più ora che rivedo quell'espressione sul suo viso. "Mi stringi prima?" Mi chiede sottovoce, le sue parole sono strozzate in gola e non posso fare altro che accontentarla, avvolgerla con le mie braccia, stringere il suo corpo al mio cercando un contatto che la possa rassicurare, che la faccia star bene. Con la sua testa appoggiate sul mio petto inizia a parlare con voce tremante "Le sue parole... mi hanno gelato. Quel suo tono... e quegli occhi. Non è la persona che sembra Brandon." La tengo ancora stretta a me per un istante accarezzando i suoi capelli, dandole un bacio leggero sulla testa. La cullo come fosse una bambina e un silenzio confortevole inizia ad instaurarsi finalmente tra noi. Sciolgo l'abbraccio solo per prendere tra le mie mani il suo viso e baciarle dolcemente le labbra, un bacio che la coglie di sorpresa e che non fa in tempo a ricambiare ma che mi fa sentire finalmente padrone della situazione, che posso finalmente avere il controllo di quello che accadrà in questa stanza. "Ce la fai a dirmi cosa ti ha detto?" le dico fissando le sue iridi limpide. E lei fa due dei suoi lunghi e profondi sospiri prima di dirmi finalmente cosa l'ha così fortemente turbata.

"Pensa che io faccia la santarellina con te, ma che è chiaro a tutti che io ti sto seducendo per portarti a letto e fare carriera. Brandon, perdonami, ma io ho dovuto reagire. Mi sono sentita offesa e a quel punto io l'ho provocata." "E quindi che le hai detto?" "Le ho chiesto se avesse dei problemi nel caso quello che stava insinuando fosse vero. Il suo sguardo si è infiammato, una luce quasi diabolica ha attraversato i suoi occhi e mi ha detto che non potrò mai vincere contro di lei. Che lei si prende sempre quello che vuole. Che lei ti ha sempre voluto e che era a un passo per averti quando mi sono messa in mezzo io. Ha detto che me ne farà pentire."

Fa una piccola pausa per deglutire e lo fa in modo rumoroso e con fatica. "Brandon, se non avesse usato quel tono, se non avesse avuto quello sguardo se... non avesse stretto il mio polso in quel modo io-" "Ok, ok! Basta così!" la blocco, perché mi rendo conto che tra le mie dita il suo corpo ritorna a tremare e il suo sguardo di nuovo si riempie di paura. La stringo di nuovo forte affondando il suo viso sul mio petto nel tentativo di contenere la sua angoscia, di non farla esplodere di nuovo. "Credi che stia esagerando, vero? Che sono pazza e che è solo frutto della mia gelosia." Dice piano, quasi a dirlo a se stessa. "Non pensarlo nemmeno! Ti credo Tara. Io ti crederò sempre!" Stacca il suo viso per guardarmi. Ha le sue mani ancora dietro alla mia schiena, le unghie che affondano nella mia giacca e si aggrappano disperatamente a me. Parla piano "Non è l'agnellino che vuol far credere di essere. Non mi fido Brandon e voglio che mi stia lontano, che stia lontano da noi." e, dopo un'altra pausa, raddrizza la schiena come di chi ha preso una decisione e vuole metterla in atto "Lasciamo le cose come stanno, non è il momento di rendere pubblica la nostra storia. Anzi, forse sarebbe meglio che iniziamo a dare meno nell'occhio." dice con fermezza e un po' mi sento deluso dopo ciò che ho capito stasera, ma va bene così. Per ora lasceremo le cose in questo modo.

Mi guardo attorno e mi scappa una risata mentre le prendo entrambe le mani, suscitando però la sua irritazione "Cosa c'è da ridere ora?!" esclama. Ha ragione, la mia risata è inopportuna, ma è nata spontaneamente dopo aver realizzato di essere nel bagno, a una festa, con una donna e non per fare sesso. "Non era quì e così che volevo trascorrere un po' di tempo con te stasera." Mi giustifico indicando la situazione in cui ci troviamo e un pensiero sfiora la mia mente. Le accarezzo piano con le dita le spalle, avvicino la mia bocca al suo orecchio e la mia voce si abbassa in un tono dall'intenzione inequivocabile "Se vuoi posso farti rilassare a modo mio." ma la sua reazione non è quella che speravo. Si allontana da me e, con un impeto nevrotico, parla tutto d'un fiato "E se invece scappassimo a casa? Posso fingere un malore. Esco prima io. Tu aspetta qualche minuto e poi esci. Ci vediamo giù, okay? Quando poi arriverai, ti chiederò platealmente di accompagnarmi a casa perché mi gira la testa." Allunga la mano sulla maniglia e gira la chiave. È fuori ancor prima di una qualsiasi mia risposta. No, non sarà affatto facile farla rilassare anche una volta che saremo da soli, a casa.

Nota dell'autrice:

Grazie a tutti i followers, a chi vota, a chi commenta e chi sta leggendo senza fare niente di quanto sopra.

Amo questa storia, amo Brandon e amo Tara come se fossi io 😇

Spero che questa revisione vi piaccia. Io ho adorato scriverla. Si è quasi scritta da sola, perché le scene si sono come materializzate davanti ai miei occhi e le sensazioni le ho vissute come se Le avessi vissute in prima persona. Spero di aver reso ciò che intendevo rendere...

Alla prossima!

TY

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