11. Prime scoperte

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"Ciao nuovo arrivato!" Urlarono tutti gli operai all'unisono, lanciandomi un sorriso. "Alex!" Mi presentai con un sorriso, cercando di alzare il tono della voce per farmi sentire.

Era la prima volta che vedevo un reparto con degli operai così, felice, amichevoli, senza paura verso Timoty e ciò mi stupii. Ripensai alle telecamere, se Timoty riusciva a vedere tutto questo perché glielo permetteva?

"Alex!" Disse Steward interrompendo i miei pensieri. "Vieni." Continuò iniziando a farmi strada ed io lo seguii senza fiatare. Guardandomi intorno notai i sorrisi stampati sul viso di tutti i presenti, chiacchieravano fra di loro, si divertivano mentre lavoravano, era così strano e bello allo stesso tempo. "Io non capisco." Dissi pensando ad alta voce e Steward si voltò verso di me. "Le leggi di Timoty sono assurde e soprattutto non sono farina del suo sacco." Disse per poi indicarmi con la mano le telecamere installate su ogni angolo della stanza. "Tutte disattivate." Disse infine, per poi voltarsi di nuovo.

Come potevano essere disattivate? Cosa aveva in meno quest'ala dell'edificio da non dover essere sorvegliata?

"Perche?" Chiesi di getto. "Non sei l'unico, tutti i nuovi arrivati lo chiedono, ma non so mai come rispondere." Disse Steward continuando a camminare per poi fermarsi di fronte a un macchinario, attraverso il quale la colata di metallo bollente finiva negli stampi, grazie ai quali veniva poi creato il prodotto finale. "Comincia da qui." Disse Stewart indicandomi l'attrezzatura nell'angolo a destra. "Paul, aiutalo!" Disse rivolgendosi ad un ragazzo che si stava occupando della colata, per poi allontanarsi verso l'ufficio.

"Piacere Paul." Disse sorridendo, tendendomi la mano. Un ragazzo dai capelli arancio, occhi castano chiaro, poteva avere sulla trentina di anni. "Piacere mio, Alex." Dissi ricambiando il sorriso e stringendogli la mano. "Non è complicato, segui me e filerà tutto liscio come l'olio." Disse Paul indicandomi l'attrezzatura da usare e il funzionamento della macchina. Poco dopo intravidi Stewart tornare dalla nostra parte. "Ecco a te." Mi disse attaccandomi la targhetta adesiva alla tuta argentata. "Sei uno di noi adesso." Disse Paul al mio fianco, dandomi una pacca sulla spalla. Rivolsi un sorriso ad entrambi, in segno di gratitudine. Era la prima volta che mi sentivo bene durante il lavoro, sempre pressioni o tempi da rispettare e forse stavolta sarebbe andata bene.

Passarono delle ore, fin quando la campanella, che segnava la fine del turno, suonò. Guardai il mio orologio da polso, 18:30, non mi ero reso conto del tempo passato. Si diceva che quando eri felice il tempo passava velocemente, ed era maledettamente vero.

Tutti erano diretti agli spogliatoi e approfittai della confusione che si era creata per parlare con Paul. "Ehi." Dissi correndo verso di lui, che si stava dirigendo come gli altri agli spogliatoi. "Alex!" Esclamò sorridendo. "Che succede?" Mi chiese. "So che non mi dirai nulla, ma la curiosità è grande..." Non mi lasciò terminare la frase. "Le telecamere." Disse come se stesse aspettando questa domanda da tutto il pomeriggio. "Esatto." Dissi un po' imbarazzato, ero così prevedibile? O forse era soltanto una domanda che accumunava tutti i nuovi arrivati.
"So soltanto che Timoty nasconde qualcosa qui e non vuole che altri del congresso vedano queste registrazioni." Disse Paul indicando le telecamere. I miei occhi si spalancarono a sentire quelle parole e le mie domande su Timoty aumentarono. "Cosa?" Domandai sempre più incuriosito. "Non ne ho idea Alex. Nessuno lo sa, nemmeno Gail." Disse Paul indicando il capo reparto Stewart, doveva essere il suo nome. "Va bene, grazie Paul." Dissi con un leggero sorriso, continuando a camminare verso gli armadietti per cambiarmi e tornare a casa.

Arrivato a casa mi sentivo stranamente rilassato. Di solito tornavo ogni sera distrutto dal lavoro da non riuscire a reggermi in piedi, ma stavolta era diverso. Saranno state le chiacchierate piacevoli o l'enorme curiosità su Timoty e su ciò che teneva nascosto al reparto fonderia, chissà.

Mi buttai di colpo sul divano e chiusi gli occhi. Dopo un paio di minuti mi tornò in mente Vana e il messaggio di stamattina. Mi alzai di scatto dal divano per prendere il cellulare da sopra il mobiletto all'ingresso. Un nuovo messaggio.

"Alex! È bellissimo qui."

Mi scrisse Vana, con allegata una fotografia di un panorama dal cielo limpido. Il sole splendeva alto in cielo colorandolo di un bellissimo violaceo, con qualche sfumatura di arancio. Tutt'intorno delle case in legno, circondate da vegetazione, tra cui fiori, frutta, grandi alberi. Sembrerebbe trattarsi di un'altra colonia, ma diversa dalla nostra, da essa traspariva un senso di vita.

"Mi trovi oltre la grande montagna, non puoi sbagliare. Ti aspetto! Vuoi cominciare a viverla questa vita?"

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