25 | Il mio pacco

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CAPITOLO 25
I

l mio pacco

Ho esagerato. Ho tremendamente esagerato. Lui era venuto da me qui alle due di notte, facendosi tanti di quei chilometri di viaggio e ha solo voluto prendere della legna... e io l'ho insultato nel peggior dei modi ma non credevo che...

«E' al bagno» sento dire d'improvviso Duncan. Mi volto di scatto verso di lui, confusa. Sta giocando con il cellulare. Davanti al mio silenzio alza il viso per un istante e indica con un cenno di testa il piano superiore.

«Stai cercando Logan, no?»

Torno di colpo a respirare.
Annuisco e raggiungo le scale, ma Duncan mi ferma.

«Abbiamo messo la macchina nel garage per evitare che si ghiacci il parabrezza o muoia la batteria» dice e poi mi viene incontro. Dà un'occhiata su per le scale e mi molla un sorrisetto equivoco. «C'era tantissima tensione sessuale» commenta lasciandomi confusa.
«Poco fa quando avete litigato.»

Sollevo le sopracciglia con forte dissenso.

«Se vuoi puoi saltargli addosso ora. Ha detto che va a farsi un bagno, fossi in te andrei a dargli una mano d'aiuto. Magari scivola nella vasca e sbatte la testa da qualche altra parte.»

La sua allusione mi fa ardere le guance per l'imbarazzo.

«Comunque...» dice con fare teatrale. «Vi consiglio il profilattico della Durex. E' molto resistente.»

Non ho il tempo per replicare perché le mie corde vocali sono morte e anche perché lui se ne torna sul divano a giocare col suo cellulare come se niente fosse.
Sbatto le palpebre per riprendermi e alla fine decido di salire le scale. Non appena davanti la porta del bagno, mi faccio forza e busso dopo diversi istanti in cui sono rimasta semplicemente a contemplarla come se fosse chissà qualche pezzo di arte storica.

Non mi viene ad aprire, quindi attacco l'orecchio al legno e ispiro profondamente prima di aprire bocca.

«Logan?» lo richiamo sinceramente impaurita dalla sua reazione. Non abbiamo mai avuto un battibecco del genere e sono abbastanza certa che l'ho offeso un po' troppo pesantemente.
«Senti... io» prendo una pausa e anche un forte respiro. «Mi dispiace, okay? Non volevo dirti quelle cose, dico davvero, e non ti ritengo un imbecille... cioè a volte lo sei.»
Mi fermo di scatto. Oh, merda.

«Cioè... voglio dire che a volte quando fai l'imbecille sei divertente ma non che tu sia un imbecille imbecille, ecco, non so se ho reso l'ide-»
La porta di apre di scatto e stacco la testa da essa per allontanarmi in tempo e... rimango immobile come un palo a fissare il suo petto nudo e ricoperto di tatuaggi e...

Oh, cazzo.
Boccheggiando, sollevo gli occhi raccogliendo tutta la buona volontà che possiedo.
Logan mi guarda. I suoi occhi scuri nei miei, l'espressione in faccia imperscrutabile e io che lo fisso perché non riesco a fare altro.

«Fai un po' schifo con le scuse» mi fa notare sollevando le sopracciglia. Annuisco mordendomi con nervosismo un labbro.

«Quindi?» scuote la testa, faccio altrettanto.

«Cosa?»

«Che vuoi da me?» replica con fare ovvio. Mi guardo in giro a disagio e mi gratto un braccio. Esito tanto, tantissimo.

«Niente... io... volevo solo chiederti scusa, tutto qui... e sì, hai ragione, ho guidato come una matta...» mi fermo per qualche secondo e ripongo gli occhi nei suoi neri.

«E... Duncan ha detto che sì, ecco, tu vuoi lavarti... se vuoi o ti serve una mano d'aiuto... insomma, sai per...» mi schiarisco la voce indicandolo.

Logan, in tutta risposta, si appoggia con la spalla non lussata allo stipite della porta. «Vuoi vedermi nudo?»

Sbarro gli occhi e scuoto la testa.
«Cosa...?» caccio una risatina, probabilmente un po' troppo stridula. «No, no, no. Assolutamente no, no. No. Ovvio che no!»

Lui assottiglia le palpebre guardandomi dall'alto.
«E come intendi darmi una mano d'aiuto?» commenta prendendomi in giro. Sì, me lo merito.

«Non so... chiudo gli occhi?»

Logan mi fissa per minuti indecifrabili poi si stacca dallo stipite e si ritira nel bagno vicino la vasca già riempita d'acqua e sapone.

«Mi slacci la cintura?» chiede indicando con uno sguardo rapido i suoi jeans.

Oh, mio dio.
Esito per diversi istanti, troppi. Annuisco alla fine ed entro nel bagno, fissandolo senza avere il coraggio di avvicinarmi.

«Ronnie» mi richiama ad un certo punto notando il fatto che non sto muovendo un solo muscolo.

«Uh?»

Fa un cenno con la testa.
«Chiudi la porta.»

Schiudo letteralmente la bocca. «Oh! Sì... sì hai ragione, scusa!»

Mi giro, la tiro e poi torno da lui, avvicinandomi lentamente con fare indeciso. Le mie mani si sollevano verso i suoi pantaloni. Alzo il viso per un secondo verso di lui che si limita solo a guardarmi in silenzio con un tale intensità che mi sento vacillare ogni singolo centimetro di carne.

«D'accordo... uhm...» mormoro alzando gli angoli della bocca e avvicinando le mani alla sua cintura, che slaccio mentre il cuore mi batte all'impazzata. Oh, non va bene, non va bene per niente.

«Tutto okay?» lo sento chiedere d'un tratto.

Lo guardo frettolosamente.

«Uh, uh» mugugno e continuo a muovere le mani.

«Sei tutta rossa in faccia» mi fa notare.

Lo guardo di nuovo.
«Oh, no.. è solo il vapore... sì, della vasca. E poi fa un po' troppo caldo in casa. Avranno messo tanta legna sul fuoco» dico e ritorno con gli occhi bassi. Quando finisco, gli slaccio anche il bottone e gli tiro giù la zip. Deglutisco a fatica.

«Se ti fa sentire a disagio puoi andare via» mi dice. Scuoto rapidamente la testa e gli mollo un sorriso sforzato.

«No, non mi crea alcun disagio. So bene com'è fatto un corpo... sai, maschile, cioè... lo so, no?»

«E' una domanda?»

«No, no ero ironica» rido lievemente. «Cioè mica... mica hai due peni, cioè...» scuoto la testa cacciando altri due colpi di risata. Logan aggrotta la fronte.

«Uno non ti basta?»

Mi strozzo. Sì, proprio con la mia stessa saliva.
Caccio un risolino ancora più stupido di quello di prima.
«Uhm... cosa? No! Cioè.. cioè voglio dire sì... si! No? E'... è nella norma, a-a meno che non ci siano sai... ehm... complicazioni... ehm situazioni particolari, sì, sì ecco, sì!»

Fisso Logan, lui fissa me e io mi sto sciogliendo nella mia stessa idiozia.

«Ora mi togli i jeans per favore?» riprende parola lui. Scuoto la testa in segno affermativo.

«Sì, sì! Certo! Subito!»
Chiudo gli occhi di scatto e glieli tiro in giù chinandomi in automatico nelle ginocchia.

«Che stai facendo?» mi sento domandare d'un tratto.

«Uhm... ti sto spogliando?»

«No, intendo perché hai gli occhi chiusi. Non indosso i pantaloni senza i boxer sotto. Puoi anche aprirli tanto non vedrai niente.»

«Preferisco tenerli chiusi, grazie» replico contrariata alla sola idea di vedere qualcosa di troppo che non dovrei.

«Non vedresti niente» insiste lui.
Oh, merda.
Ma che cavolo mi sta prendendo? Ho già avuto modo di sperimentare qualcosa di nettamente più spinto con Adrien eppure non ho avuto questa reazione. E non sto facendo niente di niente. Allora che diavolo mi sta prendendo?

«Vedrei il tuo pacco e non lo voglio» rido per il nervosismo finché non smetto tutto d'un colpo schiarendomi la voce.

Silenzio per esattamente cinque secondi. Logan scoppia a ridere tanto che istintivamente apro gli occhi e lo guardo dal basso e forse non avrei mai dovuto. Perché ora, in questo preciso istante mi ritrovo di faccia proprio... lì. Merda.

«Il mio cosa?» ripete lui divertito e mi guarda.

«Sì... è... è così che si chiama, sai?»

«Pacco? Cos'è un regalo di Natale?»

Lo guardo male. «Alza» ordino e gli schiaffeggio il polpaccio perché devo sfilargli via i jeans dalle caviglie, ma nel tentativo di fare finta di niente scoppio a ridere anche io e di ginocchia per terra mi porto una mano sul viso, chinando la schiena.
«Vuoi alzare questo piede?!» gli chiedo tra le risate non riuscendo a contenermi, lui però non me la rende facile perché ride come un matto.
Mi mordo con forza un labbro. «Logan...!» lo riprendo guardandolo per un momento fugace di traverso o quantomeno è quello che provo a fare ma quando incontro il suo viso mi poggio si sedere sulle mattonelle del bagno e mi afferro il viso tra le mani per nasconderlo per le risate e l'imbarazzo.

«L'acqua nella vasca di sta freddando. Ce la fai a togliermi i jeans senza fare commenti sul mio pacco?» mi fa ridendo.

«Vaffanculo» dico esasperata col mal di pancia e togliendomi le mani dal viso. Gli afferro i jeans e finalmente posso levarglieli.

«Ecco fatto. Ora la pianti?» dico lanciandogli lontano vicino alla cesta dei panni i suoi maledetti jeans. Mi tiro in piedi.
«Ma non ho fatto niente.»
Poggio le mani sui fianchi e gli mollo un'occhiata di traverso.
«Ti aiuto a ficcarti nella vasca, ma ti tieni le mutande addosso.»

«Non vuoi togliermi anche quelle?»

Ispiro profondamente.

«Di solito quando si fa il bagno lo si fa nudi» mi fa notare con un tono e una faccia innocente.

«Ti infili sott'acqua e poi te le togli. E' molto semplice. Ora...» faccio una pausa e gli indico la vasca con una mano. «Ti vuoi dare una mossa?»
Alla fine lui tace ed esegue. Con le mani lo afferro e lo aiuto ad entrare nella vasca, rischiando per un pelo di scivolare e trascinare anche me dentro.
Non appena sott'acqua, mi manda un'occhiata veramente equivoca.

«Non farlo» gli dico ancora prima che apra bocca. Logan mi fa una smorfia confusa.

«Non ho detto niente.»

«Ma lo stai per fare. Quindi tienitelo per te» replico.

«Il mio pacco» scimmiotta e scoppia a ridere scivolando di spalle contro la vasca e finendo sott'acqua fin sotto le clavicole. Sembra un bambino che ha appena detto la sua prima parolaccia. E' incredibile. Afferro dell'acqua con una mano e gliela schizzo in faccia facendolo ridacchiare.

«A volte sei veramente insopportabile» commento senza più forze consapevole che mi stia prendendo in giro solo per farmi sentire ancora più in imbarazzo. Afferro una nuova spugna dal mobiletto del bagno, faccio scivolare sopra del sapone e la inumidisco nell'acqua finché non fa la schiuma, prendo posto sul bordo della vasca e lui si tira in su, quindi la passo sulla pelle ricoperta dai suoi strani tatuaggi.

«Sai... se entri in acqua con me puoi lavarmi meglio» ammicca e io come di conseguenza blocco la mano.

«Ti sto per lanciare il sapone negli occhi.»

«Era solo per dire... come sei permalosa» mormora alzando gli occhi al cielo e solleva la mano sinistra, lanciandomi uno schizzo contro. Lo guardo male.

«Logan» lo riprendo per la milionesima volta e ispiro profondamente. Ma lui lo rifà beccandomi diritto in faccia tanto che sgrano gli occhi. Faccio per reagire e restituirgli il gran favore, ma scivolo sul bordo della vasca e cado.

L'acqua si infila rapidamente sotto i miei vestiti fin a contatto della pelle, si infila nelle mie orecchie e fin dentro le narici.
Oh, cazzo.

Sconvolta, afferro rapidamente il bordo con una mano e mi tiro su in superficie tossendo con violenza. L'altra mano me la passo sul viso togliendo via l'acqua insaponata ma inutilmente. Gli occhi mi bruciano. Li strizzo frettolosamente e mi passo sopra le palpebre anche il dorso cercando di togliere disperatamente il bruciore.

Poi sollevo il viso e lo giro a sinistra.
Logan sotto di me mi fissa con un sorrisetto appena accennato nell'angolo della bocca.

«Ciao, amore» mi saluta tutto tranquillo mentre le mie guance vanno a fuoco. «Posso farti la battuta sugli angeli?»

La sua domanda mi lascia ancor più disorientata.
«Eh?»
Sono sopra a Logan Price, in una vasca da bagno con lui quasi completamente nudo.

«Okay, te la faccio lo stesso» si risponde da solo. «Sei per caso caduta dal cielo? No, perché sai, sembri un angelo» fa con una enfasi tale che invece di morire dentro per il disagio in cui sono sepolta fino al collo, scoppio a ridere. Mi abbandono di guancia contro il suo petto e mi copro il viso con una mano.
Lo sento ridere di gusto.

«Questa roba la dicevano i miei compagni di classe quattordicenni alle ragazze» commento e a fatica riesco ad alzarmi poggiando la mano destra sul bordo della vasca e quella sinistra sul suo petto, che per via del sapone scivola e io sbatto come di conseguenza contro di lui di nuovo.

«Sei ubriaca?» mi fa in tono canzonatorio, parecchio divertito. Mi alzo di nuovo e lo guardo male.

«Di imbarazzo? Sì» rispondo con un sospiro e provo a tirarmi su, lui però fa lo stesso e in automatico mi ritrovo con le gambe spalancate sul suo inguine. Merda.

Una sua mano si muove sott'acqua e raggiunge la mia coscia. I miei occhi finiscono nei suoi, le guance mi prudono tanto vanno in escandescenza. Il battito accelera così come il mio respiro che si fa più pesante e tremendamente irregolare.

Non so come e quando di preciso ma mi ritrovo di punto in bianco troppo vicino al suo viso.
Il cuore mi sta per sfondare la cassa toracica tanto galoppa contro le costole. In una circostanza diversa mi sarei allontanata di scatto perché mi sarebbe stato facile farlo, ma non adesso. Sono in una vasca con lui, la stessa acqua che sfiora i nostri corpi, lo stesso profumo di Marsiglia a inondare le narici. Vorrei allontanarmi e potrei effettivamente farcela, mi basta solo indietreggiare con la testa nonostante il corpo mi è bloccato come in una sorta di trappola mortale.

Le mie pupille lo osservano in silenzio, completamente perse nelle sue che ricambia senza dire una sola parola, nessuna battutina indecente.

Gli occhi scendono sulle sue labbra, a poco a poco ogni distanza sparisce e i nostri nasi si sfiorano.

Che cosa sto facendo?
Io sto insieme ad Adrien, L'ho rincorso per tanto, troppo tempo. E l'ho avuto alla fine. Lui adesso è a San Francisco molto sicuramente preoccupato per me, si starà domandando cosa io stia facendo, se stia bene o meno. Non gli ho risposto a nessun messaggio. A nessuna chiamata. Ho preferito passare il tempo con i miei amici e con... Logan, tanto che non ho risposto nemmeno alle chiamate di papà.

«Ronnie...» lo sento sussurrare sulla mia bocca.

«Uh?»

«Ti sei avvicinata troppo» mi fa notare ma la mia testa è ben altrove, talmente da non aver nemmeno realizzato che sono stata proprio io ad eliminare lentamente le distanze.

«Dovresti... dovresti allontanarti.»

Ma non mi muovo.
«Siamo amici» dico a bassa voce, provando quasi a ricordarlo più a me stessa che a lui.

«Sì. Lo siamo.»

Silenzio da parte mia.
«E se ti bacio, siamo ancora amici?»
La voce mi trema pericolosamente. Non so con quale coraggio gli ho appena fatto una domanda del genere. La mia bocca vuole la sua e non riesco più a ritrovare la lucidità necessaria per allontanarmi. Ogni centimetro di carne brama lui e quando lo avrà, solo allora potrà avere pac-

«Ronnie? Ma che ti prende?»

Una voce.
Sbatto le ciglia, confusa.
Logan mi guarda stranito e trattiene un sorriso che gli spunta improvvisamente in viso.
Sbatto di più le ciglia tra di loro. Abbasso gli occhi. La mia mano è sul bordo della vasca, l'altra ancora sul suo petto.

«C-cosa?» balbetto confusa, tornando a guardarlo.

«Ti sei imbambolata» osserva ridendo lievemente. «Tutto okay?»

«Uh? Sì, sì, tutto... tutto okay, scusa io» mi fermo per un istante domandandomi che diavolo sia appena successo nella mia testa. «Sono solo un po' sovrappensiero... devo chiamare papà. Cazzo, papà! Non ho più risposto alle sue chiamate. Cazzo!»

Impreco più e più volte, quindi mi faccio forza e con un solo gesto maldestro mi aggrappo alla vasca, faccio una sorta di strano giro su me stessa, scivolo e cado con un tonfo sul pavimento bagnandolo tutto. Caccio un'altra imprecazione mista a un gemito di dolore.

Di faccia al soffitto del bagno, una testa sbuca dalla vasca e mi guarda con un'espressione sbigottita in faccia.

«Non mi è mai successo...» prende parola fissandomi. «Che una ragazza con me nella stessa vasca da bagno pensasse a suo padre mentre io sono letteralmente nudo davanti a lei. Questa mi è nuova...» mormora aggrottando la fronte con fare pensieroso.
Mi metto in sedere come un vampiro che si risveglia da un sonno millenario.

«Domani partiamo» dico di scatto e lo guardo.

Logan alza un sopracciglio.
«E dove?» chiede con aria smarrita.

Mi tiro in piedi, ignorando i vestiti appiccicati contro la mia pelle, raggiungo l'attaccapanni e afferro un accappatoio, me lo infilo rapidamente e dopodiché tiro giù i pantaloni, togliendo anche i calzini. Logan intanto mi fissa come se fossi scappata da un manicomio.

«Andiamo a Seattle» rispondo semplicemente e alzo una mano verso di lui. «Ora chiudi gli occhi, devo togliermi la maglietta» ordino, lui sbatte le palpebre confuso ma alla fine lo fa senza ribattere, quindi con movimenti impossibili me la sfilo via e mi allaccio di nuovo l'accappatoio.

«Scusa ma perché dovremmo andare a Seattle?» chiede con gli occhi ancora chiusi.

«Perché devo mollare un cazzotto in faccia a mio padre» rispondo con fare ovvio. «Puoi aprire gli occhi.»

Logan lo fa e non appena succede mi guarda ancora più sbigottito.

«Cosa?»

Mi avvicino a lui mentre butto i vestiti nella lavatrice accanto e mi sporgo verso la vasca, strizzando l'acqua dai miei capelli.

«Ha venduto questo posto.»

«Ronnie non puoi picchiare tuo padre» mi fa notare contrariato. Mi fermo di scatto e lo guardo.

«Perché è Natale e a Natale bisogna essere tutti più buoni col prossimo?»

«Tra i due pare che sia tu quella ad aver sbattuto la testa» commenta. Corruccio la fronte. Logan ispira profondamente e alza una mano facendomi segno di avvicinarmi, quindi lo faccio e mi appoggio al bordo della vasca. Afferra una mia mano.

«Non fare cazzate» mi dice tremendamente serio in viso.

«Non devo parlare con mio padre e la mia nuova mamma?» replico con fastidio.

«Sì, che devi. Ma non domani di certo. Senti...» prende una piccola pausa. «Se vuoi domani partiamo, ma ce ne torniamo a San Francisco così riportiamo indietro gli altri.»

«E cosa faccio a San Francisco? Me ne sto chiusa nella mia stanza al campus creando piani malefici su come distruggere la relazione di mio padre e Amanda? E' chiaro che è stata lei a trascinarlo lì, mio padre è stato sempre un po' troppo ingenuo, era mamma quella forte della coppia e adesso lui è smarrito. Non avrebbe mai venduto la nostra casa, per niente al mondo quindi è stata Amanda a manipolarlo... cazzo... come ho fatto a non capire che genere di persona fosse?» mormoro sconfitta e scuoto la testa. Mi sento in colpa. Perché non me ne sono resa conto prima? Come ho fatto a non vederlo?

«Torniamo a San Francisco» ripete Logan riscuotendomi dai miei pensieri. «E tu verrai a Sacramento con me.»

Inevitabilmente lo guardo. I suoi occhi scuri mi stanno implorando di non fare altri casini. Al mio sospiro esausto, lui intreccia le nostre dita e mi rivolge un piccolo sorriso.
«Andiamo a Seattle per capodanno.»

«E la tua famiglia? Hai già perso Natale, non posso farti perdere altro tempo dietro di me-»

«Stai da me, stacchi un po' la spina ed evitiamo che tu faccia accordi con la mafia per rapire la tua matrigna. Poi vedremo insieme cosa fare, quindi andremmo a Seattle. Se ti vedo dare di matto, almeno posso fermarti in tempo prima che tu distrugga il rapporto con l'unico genitore che ti è rimasto.»

Il suo ragionamento non fa una piega. Resto in silenzio e abbasso gli occhi sulle nostre mani.
«Ti lascio fare il bagno ora...» dico alla fine sconfitta dalla sua tenacia che mi ha fermato in tempo dal commettere l'ennesimo passo falso.

Logan mi guarda per alcuni istanti.
«Ma non mi stavi aiutando?» chiede con un sorrisetto in faccia che gli spunta nonostante tutto e che mi contagia.

«Ti ho aiutato a entrare nella vasca perché saresti potuto scivolare» gli ben ricordo. Lui fa una smorfia di delusione e si abbandona contro la vasca, sprofondando sott'acqua fino al collo.

«E come esco fuori?» chiede dubbioso. Alzo le spalle.

«Come ho fatto io.»

Logan mi rifila uno sguardo contrariato.
«Mi lancio a terra come in un attacco terroristico?» ironizza.
Annuisco.

«Non mi piace» conclude.

«Te lo farai andare bene perché io non voglio vedere niente di quanto non abbia già visto.»

Lui mi molla un sorrisetto da cretino.
«Ti imbarazzo a tal punto? Davvero?»

Ispiro profondamente.

«Non ti voglio rispondere. E smettila di prendermi in giro altrimenti ti ficco la faccia sott'acqua» minaccio e mi alzo in piedi guardandolo di traverso.

Logan si morde un labbro in un modo a dir poco illegale. Non lo realizzo e non riesco nemmeno ad anticiparlo. Una mano mi afferra per l'accappatoio, spalanco gli occhi e un secondo dopo sono di nuovo immersa in acqua.
«Logan!» esclamo stizzita e mi giro a guardarlo.

Lui, con un sorrisetto in faccia, se la ride di gusto sotto i baffi.
«Avanti» mi fa con un tono di voce provocatorio. Lo fisso con le guance che mi vanno improvvisamente a fuoco. «Avrò anche un braccio fuori gioco ma mi sa che l'unica faccia sott'acqua sarà la tua.»

Lo guardo malissimo. La mia mano si muove rapida, si poggia sul suo viso e glielo spinge in basso, affonda del tutto. Quando riemerge in superficie, strizza gli occhi e scuote i capelli, passandosi una mano sulla faccia mentre caccia dei colpi di tosse.

«Te lo sei meritato» gli dico con un sorrisetto soddisfatto e malefico in faccia. Che dura per poco, perché mi afferra, pianta i piedi sul fondo della vasca e con un solo movimento secco e improvviso si alza dalla sua posizione e al posto di questa ci finisco io.

L'acqua mi si infila con prepotenza le orecchie. Per la seconda volta. Cazzo. Afferro il bordo della vasca provando a risalire, ma lui mi precede. Mi afferra per l'accappatoio e mi tira in su, tanto che gli finisco a una distanza troppo ravvicinata al suo viso. Ride divertito mentre io cerco di far uscire l'acqua dalle narici, tossendo.

«Dicevi?» chiede scrutandomi con un'espressione soddisfatta stampata in faccia.

«Sei un imbecille» rispondo a tono cercando di essere arrabbiata ma non ci riesco. Lui pare non minimamente scalfito, anzi, tutto il contrario.

«E tu una stronza.»

Dovrei essere offesa, ma invece scoppio a ridere contagiandolo. Tra le risate, mi aggrappo al suo collo per uscire via dalla vasca per la seconda volta, la sua mano scivola sul mio fianco, e nel farlo succede qualcosa, non so cosa. Il mondo si ferma di colpo, smette di girare e io mi blocco come paralizzata col mio viso troppo vicino al suo. Dannatamente vicino.

Oh, cazzo.
Io guardo lui, lui me. I miei occhi in basso scivolano sulla sua bocca. Eh, no. Non sta succedendo nella mia testa, non di nuovo. Tutto questo adesso è reale. Molto reale. Così come il battito del mio cuore che mi finisce fin dentro le tempie, i miei polmoni che si appiattiscono e io che dimentico come si faccia a respirare.

Nessuno osa fare un altro movimento, entrambi fermi semplicemente a guardarci. Io come se stessi ammirando per la prima volta in vita un essere umano.

Qualcuno bussa d'improvviso alla porta.
Sussulto e in automatico mi tiro in dietro come una scheggia.

«Logan. Ti vuoi dare una mossa? Mi sto per pisciare addosso!»

Nath.

Oh, grazie a Dio c'è Nath.

***
Angolo autrice
Finalmente un po' di azione puahahaha daje mi sto gasando un sacco.
Nath io ti amo però che tempismo di merda, posso dirtelo? Uff

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