34 | Sei cambiata

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CAPITOLO 34
Sei cambiata

La festa è a casa di Kim. A detta sua: così può prendere a sberle chi si comporterà di merda, cosa che non potrebbe nella residenza della confraternita.
Quando aveva detto che avrebbe invitato solo poche persone, ovvero i nostri amici che si contano sulle dita di una mano, non dovevo fidarmi affatto delle sue parole perché le trecentomila persone qui presenti non sono affatto solo i nostri amici.

Con un bicchiere di analcolico in una mano mi guardo in giro. Sono alla sua villa, nella parte posteriore dove c'è la piscina, tutto intorno una marea di gente che non riconosco affatto e che non ho mai visto in vita mia, e non so nemmeno che ci facciamo qui. Probabilmente per l'alcol dato che la maggior parte pare non superare affatto i ventuno anni.
Ogni tanto qualcuno mi si avvicina, mi fa gli auguri e mi fa i complimenti per il posto che non è assolutamente mio ma evito di farglielo notare. La mia voglia di fare conversazione è pari a zero.

Sono passati ben cinque giorni da quando Logan e io non ci parliamo. Credo che questa volta ho un tantino esagerato, più del solito. Di lui ancora non ho visto nemmeno l'ombra, probabilmente non verrà e visto che sono già le dieci di sera molto sicuramente non si farà più vedere.
Merda.

Sospiro con frustrazione e guardo il mio bicchiere seduta sul bordo piscina.
Senza nemmeno realizzarlo ho allontanato lentamente quasi tutte le persone della mia vita e lo sto continuando a fare.
Mio padre, Amanda, Adrien e ora anche Logan. Ma che diavolo c'è che non va in me?

Tra tutti solo mia nonna mi ha dato gli auguri. È in Italia, tornata alla casa di famiglia in Puglia, vicino Salento e ora darei di tutto pur di mollare questa festa, fare i bagagli e scappare da lei anche solo per una sola giornata.
Con riluttanza fisso l'analcolico.

Vaffanculo questa bevanda di merda.
Mi metto in piedi, lo poggio sul tavolino accanto la sdraio e afferro una bottiglia di qualche liquido trasparente dentro di sé.
Etichetta blu, scritta "José Cuervo", sotto leggo Tequila.
Bene.

Se devo restare qui per non deludere Kim dopo tutto l'impegno con cui ha organizzato tutto questo, almeno stacco la spina anziché demoralizzarmi come una stupida.
Devo stare lontana dagli alcolici, mie testuali parole. Sì, certo.
Porto direttamente la bottiglia alla bocca e ne prendo un lungo sorso quasi strozzandomi mentre riprendo posto sul bordo piscina.

Se mia madre mi vedesse in questo istante mi direbbe "Ronnie, che diavolo stai facendo con la tua vita? Tu non sei questa".
E io non potrei non darle assoluta ragione.
Io e la mia vita stiamo per buttarci pian piano da un precipizio che mi sono creata con le mie stesse mani.
Forse... Così come Adrien si è rivelato per il gran pezzo di merda quale è lo stesso sta accadendo anche a me. Finalmente sto scoprendo chi sono veramente e guardandomi dall'esterno mi vedo come una persona triste dentro e fottutamente sola nonostante tutte queste persone che ci sono intorno, felici che si stanno divertendo perché io faccio diciannove anni.

Che bello.
I miei occhi cadono sulle dita che stringono la bottiglia di Tequila, sull'anello che portò al dito, la mia famosa promessa che adesso non ha più alcun senso.
A pensarci in questo istante, vorrei tanto, vorrei eccome tornare indietro di mesi a quando sono arrivata a San Francisco, al modo in cui ero.
Sono cambiata parecchio. Com'è possibile cambiare così tanto in mezzo anno?

Perfino l'alcol mi faceva schifo e adesso sono da sola a bere da una bottiglia. Un ragazzo passa accanto a me, alzo il viso e lo vedo tra le dita con una sigaretta, non una normale.
Fanculo.

«Ne hai un'altra?» gli chiedo attirando la sua attenzione. Lui si ferma e poggia gli occhi castani su di me. Gli indico lo spinello che ha tra le dita.
«Sei la festeggiata, vero?»
Annuisco.
Lui sorride e prende posto accanto a me. Ficca una mano nella tasca e tira uno di quei aggeggi con cui si rotolano le cartine, la apre e mi porge uno spinello che afferro e lo metto tra le labbra. Prende un accendino e me lo accende.

«Grazie» gli dico solo tirando un profondo fumo che per qualche istante mi annebbia la vista.
«Fai piano» commenta ridendo alla mia vista. Gli mollo un'occhiata.
Capelli rasati e decolorati, un orecchino al lobo sinistro, fasciato invece con una camicia bianca che mi ricorda vagamente quelle che indossa Kieran.

Mi porge una mano.
«Carter» si presenta. Gliela afferro e lui mi fa un cenno con la testa ritornando a fumare.
«Frequenti l'università?» chiedo perché pare un tantino più grande delle persone qui presenti.
«No, sono qui perché è una festa di Kitty.»

Aggrotto istintivamente la fronte. Ancora una volta quel nomignolo.
«Fammi indovinare: conosci Kieran» la butto lì e lui sorride.
«Siamo amici, sì» annuisce. «Tu lo conosci?»
«Se siete amici saprai che l'ho fatto annegare l'ultima volta in piscina perché faceva il pezzo di merda» replico tirando un altro fumo.

Carter scoppia a ridere.
«Cosa?»
Punto gli occhi in lontananza. Kim è a parlare con qualcuno, mi scorge e mi saluta scuotendo la mano.
«Il tuo amico è uno stronzo» commento.
«Sì, a volte.»
«Solo?» alzo un sopracciglio guardandolo.
«Un po' spesso» si corregge sorridendo.
«È qui con te?»
«Sì...» si guarda in giro probabilmente per individuarlo da qualche parte. «Dovrebbe essere da qualche parte. Perché?»

Perché gli devo tenere le distanze.
«Niente, mi sta solo un po' sulle palle» rispondo indifferente.
«Solo?» mi ricambia l'osservazione facendomi ridere lievemente.
«Lui è fatto così.»
«Ricco e arrogante?» chiedo di rimando.
Carter tira un fumo dal suo spinello.

«Anche io sono ricco o perlomeno la mia famiglia lo è» confessa non lasciandomi per niente stupita. È amico di Kieran e Kitty, ovviamente devono condividere la stessa montagna di soldi.
«Ma come sei umile...» ridacchio notando le sue ultime parole. Lui ride.
«Tu perché sei qui e non sei con gli altri a divertirti? Non è la tua festa?»
«È stata Kim a insistere di fare qualcosa, io mi sarei accontenta di un giro per San Francisco a mangiare qualche schifezza sul bordo di un marciapiede.»
«Non ti piacciono le feste?»
Ci penso su e alla fine sospiro.
«Alle feste mi ubriaco e combino stronzate. Vedi questo?» gli indico lo spinello. «Non ho mai fumato erba, mio padre è uno sbirro e io sono sempre stata contraria a queste cose.»

«E cos'è cambiato adesso?» chiede divertito.
Alzo le spalle.
«La vita mi va a puttane» rispondo semplicemente cacciando una mezza risata. Oh, cazzo, la droga sta iniziando a fare effetto.
Anzi, no. Va bene così. Molto bene in verità.

«Wow...» commenta Carter.
Indico la sua tasca. «Me ne lasci un altro? O è troppo?» chiedo riferendomi a un altro spinello.
Lui sorride e scuote la testa.

«È il tuo compleanno, no?»
Infila la mano nella tasca e me ne porge un altro che prendo e metto nella tasca posteriore dei pantaloncini che indosso.

«Per quel che vale... forse dovresti alzarti e divertirti. È la tua festa e i diciannove anni li compi solo una volta.»
Lo osservo in silenzio.
«Sì... forse hai ragione» rido lievemente.
«Io ho sempre ragione» si vanta con un sorriso.

Mi tiro su in piedi con la bottiglia di tequila.
«Sarai ricco ma non un pezzo di merda» commento guardandolo dall'alto. Carter ride divertito.
«Grazie» replica con tanto di cappello immaginario e mi allontano diretta verso l'epicentro della festa. Una mano che si avvicina al mio viso e mi strappa lo spinello dalle dita proprio quando stavo per tirare un altro fumo mi blocca di scatto.

Mi giro e... ma che cazzo?
Adrien mi guarda.
«Ora ti droghi anche? Si può sapere cos'hai che non va?»

Resto a fissarlo per diversi istanti in silenzio cercando di metabolizzare le sue parole e scoppio a ridere tutto d'un tratto.
«Sono una bambina viziata che fa i capricci. Ora me lo ridai indietro, per favore?» allungo una mano aspettando che si dia una mossa, non ho voglia di discutere con lui anche perché la mia lucidità è andata a farsi benedire.
Lui, dal suo canto, butta lo spinello a terra e lo spegne con la suola della scarpa. Sospiro in automatico.
«Che ci fai tu qui?» scuoto la testa confusa. Lui inclina di poco la testa.
«Kim mi ha detto che avrebbe dato una festa all'ultimo a casa sua, per te» mi punta un dito contro. Sorrido e alzo le mani all'aria indicando il posto.
«È fantastico, no?» rido per poi sbattere le palpebre quando in fondo che le persone iniziano a ondeggiare in uno strano modo. Forse quella roba non era erba normale... Ritorno con lo sguardo su Adrien e gli mollo una pacca sul braccio.
«Divertiti, offre la casa! Alcol per tutti!» urlo sollevando la bottiglia di tequila che solo adesso ricordo di avere in mano.
Ma quando l'ho afferrata? Uhm... che strano, pensavo di averla lasciata sul bordo piscina. Bottiglia che mi viene strappata dalla mano. Guardo Adrien di sbieco.

«Sei ubriaca e fatta. Ma che ti dice il cervello?»
Gli punto un dito contro il petto.
«Tu non sei nessuno per dirmi quello che posso fare e non fare. Ora ridammi quella bottiglia o forse vuoi buttarla a terra e spaccarla per impedirmi di bere? Questo posto...» glielo indico, «è pieno di alcol» dico soddisfatta.
Poggio le mani sulle sue braccia e lo guardo in viso.
«Vuoi bere con me?» mi allargo in un sorriso sornione beccandomi un'occhiata di traverso da parte sua.
«Il tuo miglior amico dov'è finito e perché non è qui a impedirti di fare cazzate?»
Rido lievemente e mi allontano.
«Oh, Logan... Cisco» mi correggo aggrottando le sopracciglia, «non so... abbiamo litigato ma sai che non me ne frega un cazzo?» scoppio a ridere quando lo realizzo.

Adrien mi fissa in silenzio.
«Ho sempre rincorso le persone per sentirmi meno sola. L'ho fatto con te, con lui, ma sapete cosa? Potete anche andare a farvi fottere tutti perché io... Basta, basta così. Non rincorro più nessuno perché io non ho bisogno di nessuno» gli dico avvicinandomi al suo viso fino a trovarmi a un soffio dalla sua bocca. Gli sorrido, prima di poggiare le mie labbra sulle sue. Un piccolo bacio che lo lascia sbigottito.
Ne approfitto per rubargli la bottiglia di tequila dalla mano.

Quando mi stacco pianto i miei occhi nei suoi.
«Kim dice che tu e Lorelai siete tornati insieme» dico e ci penso su per qualche istante. «La tua ragazza è una psicopatica, lo sai?» rido, stappo la bottiglia e ne bevo un sorso.
«Maniaca del controllo e tutto il resto» gesticolo con fare vago. «Ti sta manipolando... per non so quale ragione ti fa credere che tu abbia bisogno di lei. Cos'è che nascondi, Adrien?» chiedo indicandolo con la bottiglia in mano.

«Ti riporto al campus» fa però strappandomi la bottiglia dalla mano, la poggia per terra e mi afferra per un braccio. Inizio a camminare contro la mia volontà.
«Se mi vuoi fare un lavoretto di bocca, guarda che possiamo restare anche qui, ci sono molte stanze...» sussurro vicino il suo viso in tono ammiccante. Adrien mi guarda di striscio mentre mi infila tra la marea di persone. Colgo la palla al balzo per staccarmi dalla sua presa, confondermi tra la gente e sfuggirgli.

A passi rapidi e scansando un po' ragazzi e ragazze, arrivo dove sta suonando la musica a tutto volume. Un palco improvvisato, un DJ e io che salgo sopra a fatica rotolando sulla superficie in legno fino ad arrivare al microfono del Dj che saluto con un bacio sulla guancia.
«Ehi!» urlo attirando l'attenzione di buona parte dei presenti. Alzo la mano in aria, quella dove porto l'anello di castità.
«Sono fottutamente vergine e stasera voglio perdere la verginità! Ci sono dei gentiluomini tra di voi che vogliono fare sesso con me?!» chiedo. Alcuni mi guardano e scoppiano a ridere, altri invece alzano una mano. Punto gli occhi su un tizio ben palestrato e lo indico con un dito.
«Tu» gli faccio segno di avvicinarsi e non appena finisce sotto il palco lo guardo meglio riducendo gli occhi in due fessure.
Kieran.
Beh, sarà anche un verme ma mica voglio sposarmelo...

Con un bicchiere in mano mi fissa, in viso stampato un sorrisetto. Mi chino verso di lui. Gli faccio segno di avvicinarsi ancora di più e lui lo fa senza indugiare più di tanto. Allungo le mani verso il suo viso, lo tiro a me e attacco le mie labbra alle sue.
La sua lingua si infila nella mia bocca e la accolgo, baciandolo fino a perdere il respiro, spiazzata dal modo in cui nuove la bocca sulla mia, nemmeno Adrien ci sa fare come sa farlo lui.
Mi tira a se, finisco con le cosce intorno ai suoi fianchi, seduta sul palco con la musica che mi spacca il cranio e tutte le persone presenti che continuano a ballare mentre l'alcol cade a fiumi.

Il bacio viene interrotto, Kieran allontanato da me con uno strattone. Confusa mi volto verso destra. Capelli e occhi scuri, giacca di pelle da motociclista.
Afferra Kieran per il colletto e gli tira un pugno in faccia.
Merda...
Rido davanti la scena.

«Ma che cazzo fai?!» gli urla. Kieran si tocca il labbro e sorride, passandosi la lingua sopra. Intanto, le persone non sembrano affatto fare caso alla scena.
«Sparisci subito!» ordina Logan alzando una mano e indicando l'uscita della villa.
«Calma, Cisco. Io non ho fatto niente, è stata la tua migliore amica a chiedere di farsi scopare. O forse vuoi farlo tu?» ride e mi guarda per alcuni istanti.
Logan serra la mascella.
«Vattene immediatamente!» dice.
Kieran alza le mani in segno di resa e indietreggia mentre io rimango a fissargli le spalle... delusa.
Ripongo gli occhi su Logan che mi afferra per le mani e mi tira giù dal palco con forza mentre io cerco di strattonarmi ma la mia forza è pari a zero, tra tequila e spinello mi sento come se stessi volteggiando a due metri da terra ed è una sensazione... Meravigliosamente pacifica.

«Ma che diavolo fai?!» mi sbraita davanti al viso non appena abbastanza lontani dalla musica e dalla gente.
Lo fisso in silenzio con una smorfia di disappunto in faccia.
«Volevo fare sesso...?»
Logan schiude la bocca come se avessi appena detto la cosa più scioccante del pianeta.
«Cosa?»
Annuisco sorridendo.
«Sì. Voglio fare sesso, è molto semplice.»
«Con Kieran? Quel pezzo di merda? Ma sei fuori di testa?»
Sollevo le spalle con noncuranza.
«Perché? Durante il sesso che fa? Squarta le ragazze? Oh, ma dai...» gli mollo due pacche sulla spalla. «Solo perché sono una ragazza non posso perdere la mia verginità come meglio penso?» scuoto la testa.

Lui aggrotta la fronte ancora di più.
«Tu non pensi affatto in questo momento, è questo il punto.»
«Non sono della stessa opinione» ribatto contrariata e poi resto un attimo un silenzio. «E che ci fai tu qui? Perché non vai a fare sesso anche tu con quella Grace... così fai il meno frustrato, uh? Non mi serve la baby-sitter perciò levati» lo sposto con una mano ma la sua afferra il mio polso fermandomi.
Ispiro profondamente.

«Tutti voi credete che io sia qualcuno da salvare e proteggere» prendo a parlare scocciata. «Ma non è così.»
Logan caccia una mezza risata nervoso.
«Certo, perché adesso sei in pieno delle tue facoltà mentali.»
«Devo essere sobria per scopare?»
Lui resta in silenzio.
«Va bene!» annuisco con la testa. «Allora aspetterò e poi farò quello che mi pare almeno così non potrai dire "Oh, Ronnie, ma cosa hai fatto? Eri ubriaca e fatta e-"»
«Sei fatta?» mi interrompe accigliato.

Rido e scuoto la testa orgogliosa.
«Ho fumato il mio primo spinello» svelo in un sussurro vicino il suo viso elettrizzata dalla cosa.
«Ne ho un altro, aspetta, ce lo fumiamo insieme... dove diavolo l'ho messo, aspetta... aspetta» frugo nelle tasche finché non lo trovo e lo alzo facendoglielo vedere. Lui lo afferra e me lo lancia lontano beccandosi uno sguardo storto da parte mia.

«Ma che genio...» commento e schiocco la lingua contro il palato. «Tu e Adrien dovreste smetterla di lanciarmi gli spinelli, siete così fastidiosi» sospiro.
«Adrien è qui?»
Mi guardo in giro, magari lo scorgo.
«Sì... mi ha detto un paio di cose e io glie ne ho detto un altro paio... conversazione, abbiamo fatto conversazione» sorrido guardandolo, «e l'ho baciato» rido indietreggiando e per poco non inciampo e cado ma Logan mi ferma con una mano.

Merda.

«Tu hai fatto cosa?»
Lo guardo confusa.
«Adrien?» sorrido. «Oh, sì, l'ho baciato per rubargli la bottiglia di tequila che mi aveva sequestrato. Mi ha fatto una sorta di predica, una cosa molto noiosa...» gesticolo con fare vago.

«Ti riporto a casa» fa serio.
Alzo un sopracciglio.
«Nel Texas?» chiedo divertita ma poi ci penso su. «Ah, no... non ho più la casa in Texas» mi ricordo subito dopo.
«A casa mia.»
«No.»
Mi strattono dalla sua presa ma inutilmente, merda, non ci riesco.
«Muoviti» ordina senza battere ciglio.
«No. Te l'ho detto, no. Non ci voglio andare a casa tua» rispondo stizzita e poi aggrottò di scatto le sopracciglia. Un piccolo sorriso mi si dipinge sulle labbra. «Vuoi portarmi a casa tua per togliermi la verginità? Oh... adesso tutto è chiaro» rido a un soffio dal suo viso.

Logan mi guarda inespressivo.
«Bastava solo dirlo... che mi vuoi tutta per te» dico con fare ovvio e poggio le mani sul suo viso, avvicinando il mio al suo ancora.
«Non sai quante cose ti farei, uff... troppe» mormoro sulle sue labbra, fissandolo con gli angoli della bocca alzati pensandoci seriamente. Insomma, nel letto, a bordo del letto, sulla scrivania, sotto la scrivania, Mhm... sotto la scrivania, sì.

«Ispiri sesso, soprattutto...» mi fermo e gli porto dietro l'orecchio una ciocca. «Con questi capelli. Molto, molto erotico. Quindi che fai, mi scopi o no?» sbatto le palpebre attendendo una sua risposta che si limita solo a togliere le mie mani da lui.

«Avanti, cammina. Chiamo un Uber perché sono qui in moto.»
E tenendomi per un braccio inizia a fare dei passi, lo seguo in silenzio.
«Posso salire in moto» gli dico contrariata. Mi volto e lo becco col telefono nella mano.
«No, invece.»
«Beh, posso salire su di te. Vale lo stesso» replico. La mia battuta lo fa bloccare il passo.
Lascia perdere per un attimo il telefono e mi guarda, caccia un forte sospiro.
«Quando sei ubriaca dici quello che pensi, è questo che mi hai detto l'ultima volta» mi fa mentre io lo guardo confusa. Alzo le spalle ridendo lievemente.
«Ah... uhm, non ne ho idea, forse, credo di sì... sì?» faccio una smorfia pensierosa.

«Domani ne riparliamo» dice lasciandomi perplessa e riprende il passo, la sua mano ancora sul mio braccio.
«Parlare di cosa?» chiedo osservandogli il profilo mentre digita qualcosa sul cellulare a cui do un'occhiata: l'immagine di sfondo raffigura me sul bordo piscina. Rido al ricordo di me che tenevo la testa sott'acqua a Kieran.
«Di quello che dici quando sei ubriaca marcia» risponde, blocca lo schermo e rimette il cellulare in tasca.
Aggrotto le sopracciglia.
«E cosa dico?»

Logan mi guarda.
«Molte cose che non mi dici mai a mente lucida.»
«Del tipo?» scuoto la testa per niente preoccupata dalle sue parole, insomma, non me ne frega un cazzo di niente in questo istante.
«Che mi vuoi scopare, Ronnie» risponde e si ferma. Corruccio le sopracciglia e mi guardo in giro. Siamo fuori dalla villa e non capisco quand'è che ci sono arrivata.
Mi volto verso Logan e lo fisso in silenzio pe alcuni istanti.

«Sì, e allora?» gli chiedo noncurante. Poggio le mani sui fianchi ora che mi ha mollato finalmente il braccio. Lo vedo guardarsi a destra e sinistra del marciapiede, probabilmente alla ricerca dell'Uber, poi punta gli occhi su di me.
«Noi due siamo amici o forse te lo sei dimenticata?» indica entrambi. Sollevo le spalle.
«Oh... avanti» sorrido inevitabilmente. «Un paio di baci e del sesso mica possono rovinare la nostra amicizia» ammicco avvicinandomi al suo viso di troppo.
«Per tutto il tempo non hai voluto altro e adesso che lo voglio io, tu non lo vuoi? Deludente, Price. Veramente deludente» mormoro allontanandomi e sposto lo sguardo a sinistra fissando la macchina che viene in nostra direzione e ci sfreccia davanti.
«Io volevo te» risponde con aria seccata, pare incazzato o forse è deluso, non lo capisco. Torno con gli occhi su di lui. «Ma la te che conoscevo ora non la riconosco più.»

Sorrido con amarezza e annuisco, stringendomi le braccia intorno al torso.
«Molto bene» replico semplicemente serrando i denti e ripongo le pupille a sinistra.
«In queste ultime settimane, dopo Seattle, sei cambiata...» lo sento dire ma preferisco non girarmi, non guardarlo.
«Ma se sono sempre stata insieme a te, tra università e Sacramento?!» sbotto però senza poterlo evitare, mi giro quindi con gli occhi iniettati di sangue.
«Sei diventata fredda» mi fa notare. «Piena di rabbia. Mi rispondi male di continuo» lo fermo.
«Oltre a ieri quando cazzo ti avrei risposto male?!»
«Non te ne rendi nemmeno conto... è incredibile» sorride con tristezza. «Fai la stronza da giorni, veramente troppi e poi ti isoli...»
«Io?!» mi lungo un dito contro. «Io?! Io mi isolo?! Non mi rivolgi parola da cinque fottuti giorni!»
«Io ho provato ad avvicinarmi a te ma ogni volta mi evitavi! Che diavolo dovevo fare?! Prenderti di nuovo di peso per farti ragionare?!» sbraita di colpo e quando lo realizza sbarra gli occhi, alza una mano e se la passa esasperato sul viso. Poi si schiarisce la voce.
«Quando non dici stronzate, le combini invece come stasera. Ma che credevi di fare? Per te, quell'anello» lo indica e tira un sospiro, «vale tanto.»
«Forse non vale più così tanto, forse niente vale più un cazzo ormai. Te lo sei mai posto come dubbio? E se mi scopo qualcuno, cosa cambia? Eh? Che diavolo cambia?! Cioè tu lo puoi farlo mentre io no?! E perché? Perché sono vergine?! Ma vai a farti fottere!»

Logan resta in silenzio mentre io inizio a ribollire di rabbia e rancore.
«Tu sei tornato alla tua vita, io torno alla mia e questo è tutto» sibilo incazzata.
«La tua vita era questo? Alcol e spinelli? Io non credo proprio.»

Mi avvicino di scatto a lui e gli punto un dito sul petto. «Tu non sai un cazzo di quello che ho passato io prima che mi conoscessi. Non sai un cazzo, per cui fammi il grandissimo piacere di chiudere la bocca. Credi di conoscermi? Oh, Cisco, tu non mi conosci affatto, conosci solo i miei cazzo di problemi con Adrien e con quella che dovrebbe essere la mia famiglia, ma oltre a questo tu non sai niente di me perciò smetti subito di psicanalizzarmi e chiudi la bocca.»

Mi allontano e faccio due passi per tenermi alla larga da lui. Prendo posto sul marciapiede mentre aspetto quell'Uber del cazzo con i nervi a fior di pelle e le dita che mi tremano copiosamente. Merda.

Niente lacrime, non questa volta. Niente più lacrime, piagnistei, io che sono fragile. Non lo sarò più, mai più.

L'Uber arriva fortunatamente, perciò mi tiro in piedi, vado e raggiungo lo sportello posteriore infilandomi dentro. Logan fa per avvicinarsi ma lo fermo di getto.
«Me ne torno al campus, da sola. Tu puoi anche tornare a scoparti la tua Grace e farmi così il favore di sparire dal mio campo visivo, uh?» sorrido falsamente e tiro lo sportello chiudendolo.

«Parti» dico all'autista che non se lo fa ripetere. Non ho nemmeno bisogno di dirgli la destinazione perché ha preso la direzione verso il campus universitario e gli sono grata perché la voglia di spifferare altre due parole è nulla.

***

Angolo autrice
Beh... decisamente inaspettato.
Non aggiungo altro.

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