35 | Mi stai minacciando?

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CAPITOLO 35
Mi stai minacciando?

Merda.
Non c'è alcuna amnesia post sbornia. No, io mi ricordo tutto quello che ho combinata ieri sera. Ogni singola minuziosa cazzata.
Dallo spinello fino a Logan.
Non so se è l'effetto della marijuana o qualunque altra cosa mi abbia passato Carter, ma non ho nemmeno un piccolo mal di testa, sono solo stordita e stanca. E ho la fame chimica.

Seduta su un gradino dell'università mi sto ficcano in bocca tanti di quei snacks al gusto di BBQ tanto che nemmeno mi rendo conto quando finisco il pacchetto.
Mando giù la Redbull che ho accanto e poi ficco tutto nella mia borsa. Lo butterò dopo, quando troverò il tempo, ora devo andare a prendere una bottiglietta d'acqua perché non smetto di avere sete nonostante l'altra bottiglietta che mi sono scolata insieme all'energy drink.

Prendo la borsa, la butto su una spalla e mi indirizzo verso il bar sperando di non incrociare nessuno della mia cerchia di amici, non ho il coraggio e né tantomeno la voglia di scambiare qualche parola, voglio stare per i fatti miei.
Ieri sera ho solo baciato Adrien, poi Kieran e come se non bastasse ho detto a Logan che me lo voglio portare a letto.

Penso di aver proprio battuto il mio record in fatto di cazzate.
Complimenti, Ronnie!

Entro nel bar e la prima cosa che faccio è fiondarmi a chiedere una bottiglietta d'acqua. Prendo una banconota da cinque, la poggio sul bancone e mentre attendo i miei occhi sfuggono sui tavoli occupati.
A uno scorgo Duncan e Yuri, accanto a loro due Logan.
Merda.

Faccio per tornare con gli occhi sul barman ma lui alza lo sguardo per caso e mi vede. Merda ancora una volta.

«Ecco a te, sono due e cinquanta.»
Afferro la bottiglietta e me ne vado senza aspettare minimamente il resto.
Raggiungo frettolosamente l'uscita e senza nemmeno guardare mi imbatto in qualcuno, sbattendo contro la sua spalla. La bottiglietta mi cade sul pavimento.
Merda.

Mi chino per raccoglierla rapidamente e scatto in piedi, puntando gli occhi su un viso...

Capelli biondi, occhi azzurri. Lorelai.
Senza dire niente le passo di fianco e riprendo a camminare cercando di allontanarmi il più possibile dal bar.
Raggiungo la scalinata dell'università meno trafficata e mi ci siedo su un gradino. Tolgo il tappo e bevo un sorso d'acqua.
La mia calma apparente finisce dopo un minuto e mezzo quando mi ritrovo davanti al viso delle gambe. Sollevo gli occhi e resto abbastanza stupita nel vedere Lorelai di nuovo.

Mi guarda in silenzio, io faccio altrettanto chiedendomi che cazzo voglia anche questa dalla mia vita.
Mi sorride.

Ma che diavolo...?

«Ti posso aiutare con qualcosa?» sollevo le sopracciglia confusa dal suo atteggiamento. Lei mi inietta le iridi addosso e resta per un po' in silenzio limitandosi solo a guardarmi.
«Sei solo una piccola puttana, lo sai?»

Rimango sbigottita.
«Cosa?» chiedo sperando di aver capito male io per gli effetti collaterali dell'erba. Lei annuisce.
«Sei venuta qui, mi hai rubato il ragazzo e poi lo hai messo contro il suo amico distruggendo la sua comitiva di amici.»
Schiocca la lingua contro il palato e fa un passo verso di me.
«Io non ho fatto un bel niente, non è mica colpa mia se il tuo ragazzo» faccio le virgolette con le dita, «era innamorato di me da anni» le sorrido con garbo e mi tiro in piedi per andarmene anche da qui. E io che pensavo sarei potuta stare in pace.

«Gli è passata questa stronzata di "Ronnie qui, Ronnie lì"» mi sorride di rimando.
«Menomale perché è tutto tuo, io non lo voglio» annuisco con un cenno di testa a mo' di saluto e mi allontano, o quanto meno era questa l'intenzione.
«Sono stata gentile con te e tu mi hai accoltellata alle spalle. Le amiche non fanno questo.»

Mi giro. Ogni falso sorrisetto non c'è più, non ho motivo di fingere e battermi a suon di battutine con questa bionda sanguisuga.
«Io e te non siamo mai state amiche» le rivelo con un'aria mezza schifata. Devo andare a lezione, non ho tempo da sprecare dietro Lorelai.

«Ouch! Questo ha fatto male» fa poggiando teatralmente una mano sul cuore che io fisso con un sopracciglio alzato. «O forse no? No, non credo affatto perché mi sei stata sul cazzo dalla prima volta che ti ho vista nell'appartamento di Adrien» sorride e fa un altro passo.
Ah, ma bene, allora la sua finta performance da fidanzata perfetta era... una performance come pensavo già da tempo.

«Il sentimento è reciproco» replico con noncuranza.
«Stai lontana da Adrien questa volta. Può anche darsi che tu l'abbia confuso con quello che avete vissuto insieme anni fa, ma lui è mio e potrà anche averti ficcato la lingua in bocca ma lui torna sempre da me, qualunque cosa succeda, lo fa sempre. Tu non sei nessuno.»

Dovrebbe spaventarmi? Aggrotto la fronte fissandola per buoni istanti finché non scoppio a ridere.
«Cristo...» mormoro tra le risate. Scuoto la testa e ispiro profondamente. «Il tuo Adrien io non lo voglio, perciò tienitelo pure. Vi completare a vicenda, lui una testa di cazzo e tu un'altra testa di cazzo. Attenti solo a non infrangere le leggi dell'universo e mandarlo a puttane, mi raccomando. Torna a fare la croce rossina di turno e corri dietro il tuo Adrien, a me non frega più di tanto, con lui ho chiuso così come con la mia famiglia di merda. Tu eri lì, no? Ora ti saluto. Ciao, Lorelai, stammi bene» alzo una mano e mi allontano.

Almeno Logan aveva ragione su una cosa: quella lì è matta da legare e a me non frega niente di tutto ciò, è un problema di Adrien del quale non me ne frega in egual misura un cazzo.
Sono single, sono senza obblighi verso qualcuno quindi che facciano pure quel che vogliono perché io starò per i fatti miei e mi concentrerò solo su me stessa e su nient'altro e nessun altro.

«Dal momento che tu mi hai preso qualcosa, io prenderò qualcosa a te!»
Mi fermo di getto. Gli occhi puntati infondo al campus. Mi volto lentamente e ficco le mie pupille in quelle di Lorelai.
«Come, prego?» chiedo non capendo minimamente quello che sta blaterando.
Lei mi molla un sorriso.

«Voglio che tu capisca come ci si sente.»
«A fare cosa?» alzo un sopracciglio.
«A perdere qualcuno a cui tieni.»

Mi giro completamente in sua direzione e stringo forte la bretella della borsa.
«Mi stai minacciando?» chiedo incerta.
Lei scuote la testa e indietreggia, tutta sorridente in un modo che trovo veramente inquietante.
«No» risponde con aria solare. «Stiamo semplicemente parlando» alza le spalle.

Aggrotto la fronte e la fisso a lungo mentre il battito cardiaco mi aumenta gradualmente per il nervosismo e la sfacciataggine di questa vespe che si fa passare per una ragazza dolce e gentile quale non lo è affatto.
«Lorelai» prendo parola facendo una piccola pausa e riducendo gli occhi in due fessure colme di veleno. «Te lo chiedo un'altra volta: mi stai per caso minacciando?»

Attendo, uno, due, tre secondi. I denti serrati a mille e la voglia di eliminare le distanze, prenderla e sbatterla di faccia contro le scale.
Lei scuote la testa. «No.»

Ma io non le credo per niente, perciò resto a guardarla.
«Sai chi è mio padre?» le ricordo tutto d'un tratto.
Lei caccia una mezza risatina che mi graffia a tratti i timpani tanto è fastidiosa.
«Un poliziotto di provincia in una sperduta località tra le mucche e lo sterco di cavallo?»

Mi passo le lingua sul labbro inferiore.
«Va bene...» commento sollevando gli angoli della bocca. «Ti faccio un'altra domanda: sai chi sono io?»
Chiedo e attendo che mi risponda. Lei in tutta risposta avanza verso di me, si fa i gradini e me la ritrovo sul piano rialzato in pietra che porta all'ingresso della biblioteca.

Finge di pensarci su per qualche istante.
«Una orfanella che crede di poter fare quello che le pare da quando è arrivata qui? Credi di intimidirmi? Perché?» inclina la testa con un'espressione in faccia che... è strana, disumana oserei dire.

Ma non mi lascio impressionare dal suo atteggiamento. Mi avvicino pericolosamente al suo viso.

«Attenta a quello che dici» sibilo fissandola negli occhi mentre brividi di rabbia mi fanno vacillare il corpo.
«Altrimenti? Che fai? Quello che hai fatto mesi fa nel campus a quei due poveri sprovveduti? Sai, invece, chi sono io? Mia madre è procuratore, tesoro. Mio padre è avvocato. Avanti, quindi. Dimmi cosa mi fai se non sto attenta a quello che dico... non mi pare di aver detto una bugia. Sei una orfana, no?»

Respira, Ronnie. Respira.
Va bene, troia, starò al tuo gioco.

Le rifilo un sorriso nonostante tutto.
«Beh, a quanto pare l'orfanella ti ha rubato il ragazzo.»
Rido lievemente. «E posso rifarlo in qualunque momento io lo voglia... e sai perché?» mi avvicino al suo viso mentre la carne mi va a fuoco per l'adrenalina che mi sta scorrendo nelle vene. «Perché se Adrien dopo anni non ha smesso di amarmi, due mesi non potrebbero mai fare alcuna differenza, dico bene, tesoro

Sbatto teatralmente le ciglia e mi tiro indietro con aria soddisfatta.
Le giro le spalle e mi allontano sul serio questa volta, ma non prima di voltarmi un'ultima volta in sua direzione.
«Oh! Quasi dimenticavo!» mi porto con enfasi una mano alla fronte. «Ieri sera alla mia festa di compleanno... ho baciato il tuo Adrien e lui non si è tirato affatto indietro... Perciò dillo pure alla mamma, all'avvocato e anche al presidente della Nazioni Unite perché non me ne frega un cazzo.»

Sorrido, le alzo il mio bellissimo dito medio e vado sul serio a lezione. Ne ho abbastanza di lei.

***

Per tutta l'ora non ho fatto altro che pensare e ripensare alle parole di Lorelai. Che diavolo voleva dire con "prenderò qualcosa a te"?
Cosa mai potrebbe prendermi? Non tengo a nessuno, non frequento nessuno. Sono single fortunatamente perciò penso che abbia fatto un buco nell'acqua senza nemmeno rendersene conto.

Kim mi aveva detto che Lorelai è una tipa alle volte un po' troppo emotiva e impulsiva, ma non immaginavo di certo fino a questi livelli. Ma poi: che diavolo me ne faccio io del suo Adrien?

Adrien.
Riduco gli occhi in due fessure mentre percorro il corridoio per raggiungere il campus. Nemmeno a volerlo, lo vedo in lontananza a parlare con Matt, mi pare facia così di nome. Quel ragazzo che conobbi tempo fa che ha la ragazza che studia dall'altra parte dello Stato della California o degli Stati Uniti, non me lo ricordo.
Mi avvicino rapidamente a loro con i nervi ancora a fior di pelle e non appena sono davanti, mi volto verso Matt.
«Scusami un secondo» dico con un piccolo sorriso. Afferro Adrien per il braccio e me lo porto lontano, quando basta per non farmi sentire da nessuno. Lui, confuso, mi segue finché non mi fermo e blocca anche lui il passo.

«Dunque... da dove comincio?» gli chiedo con una finta aria pensierosa. Adrien mi fissa in silenzio stranito dal mio atteggiamento. «La tua ragazza è venuta da me a minacciarmi.»

Davanti alle mie parole, lui resta di stucco. Mi avvicino quindi al suo viso puntando un dito contro il suo petto.
«Mi ha anche dato della piccola puttana e della orfanella, ma non fa niente, ci passo sopra. Quindi le opzioni sono due: o la tieni in riga o la tieni in riga. Non c'è via di mezzo, hai capito?» asserisco a denti stretti guardandolo diritto negli occhi.

«Noi due non stiamo più insieme, da tempo ormai» risponde invece lasciandomi per un attimo confusa. Aggrotto le sopracciglia.
«Ma che diavolo dici?»
Annuisce e abbassa lo sguardo sulla mia mano che lo tiene per il colletto.
Non ricordo nemmeno quand'è che l'ho afferrato in questo modo, perciò la stacco immediatamente e mi tiro indietro.

Cazzo. Sto perdendo a poco a poco il controllo e il solo pensiero mi fa rabbrividire fin dentro le ossa.

Adrien si aggiusta la maglietta e mi guarda.

«E allora per quale cazzo di motivo è venuta da me? Dicendo che tu sei suo e che bla bla bla, le altre parole non me le ricordo, erano tutte frasi di una psicopatica in procinto di fare una strage di soppiatto all'oscuro di tutti.»
Lui scuote la testa, sembra frustrato.
«Le parlerò» dice semplicemente, liquidando la cosa.
«Bene» replico io a comando senza più voglia di parlargli. La conversione si è appena conclusa.
Con la borsa in spalla faccio per allontanarmi ma il mio nome che gli esce dalla bocca mi ferma. Mi giro.
«Che ti ha detto nello specifico?» chiede, sembra stranamente preoccupato.
«Che io le ho tolto qualcosa e che lei toglierà qualcosa a me, cazzate del genere, perché a detta sua "io devo soffrire"» rido istintivamente, sollevando gli occhi al cielo.
«Perché?» chiedo.
Lui scuote la testa. «Niente... non preoccuparti, le parlerò io e vedrò di farla smettere. Senti, mi dispiace per quello che ha fatt-»
«Non mi servono le tue scuse di merda. Fanne a meno questa volta perché ormai non hanno più alcun effetto, d'accordo?» lo interrompo in partenza prima che si metta a formulare quelle paroline magiche come se farlo potrebbe cambiare qualcosa. Non voglio sentire più nessuna scusa da parte sua, ho sentito e visto abbastanza, con lui ho chiuso definitivamente.
«Ronnie» mi richiama un'ultima volta proprio mentre stavo per ficcare nelle orecchie le cuffie e mettere della musica per distrarmi. Alzo un sopracciglio.

«Quello che è successo ieri sera...» prende parola ma si ferma di scatto.
«Oh, sì, ti ho baciato» sorrido inevitabilmente. «Divertente, vero? E sì, me lo ricordo bene, forse è lo spinello, chissà! Ogni modo... com'è stato? Ti è piaciuto?» domando senza provare niente di niente, ma solo quella piccola soddisfazione di giocare con lui come lui l'ha fatto con me senza pensarci più di tanto.

«Che ti succede?» chiede corrucciando la fronte.

Guardo Adrien, le sopracciglia alzate, un'espressione falsamente stupita sulla mia faccia.
«Uhm... cosa nello specifico?» chiedo.
«Tu odi le droghe. Le hai sempre odiate» mi fa notare serio in viso.
Alzo le spalle.
«C'è una prima volta per tutto, no? Magari la prossima volta provo quelle pasticche rosa di cui mi hai parlato quella volta sulla barca. Fammi un fischio se riesci a racimolarne una e magari ti conquisti un altro bacio. Uh?» sorrido e infilo l'altro auricolare, metto play su Limbo di Freddie Dredd e porto il volume massimo. Gli mollo un occhiolino con un bacio al volo e giro le spalle allontanandomi a testa alta.

Ieri mi sono promessa una cosa: io non lascerò mai più che nessuno mi schiacci al suolo. Nessuno.

Ora c'è Lorelai, quella Barbie vivente con i genitori che lavorano nell'ambito legislativo.
Vediamo se continuerà a calpestarmi i piedi, così le faccio scoprire il sapore che ha l'asfalto. Potrà essere anche figlia del presidente degli Stati Uniti d'America, ma questo non mi fermerà di certo di afferrarla per la gola e farla sprofondare dietro metri sotto terra.
Si è scelta la persona sbagliata da infastidire.

***

Angolo autrice
Mhmm, credo che Ronnie stia pian piano entrando in una spirale auto distruttiva. Cristo, è irriconoscibile. Logan non aveva torto sul fatto che fosse cambiata.

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